Come è possibile parlare di scienza quando in ballo ci sono i sentimenti? La scienza è una materia oggettiva, da sempre considerata altra cosa rispetto ai sentimenti. Tuttavia la parte più intima dell'essere umano, la coscienza, è un dato oggettivo, biologico: chi potrebbe negarne l'esistenza? E chi potrebbe negare l'esistenza del rapporto che c'è tra corpo e pensiero? Non è forse vero che quando siamo imbarazzati arrossiamo, quando ci emozioniamo ci viene la pelle d'oca? Questo volume ha l'arduo compito di dare dignità scientifica al problema della coscienza e di dimostrare che tra letteratura e scienza non sempre può esserci una netta distinzione. L'obiettivo degli autori è quello di fondare una nuova scienza che si pone a metà strada tra due mondi, quello letterario e quello scientifico, con la consapevolezza che ciò che li accomuna è l'uomo.
Il paesino di Downe, nel Kent, ospita Down House, la Casa dei Darwin. Oggi è un museo, alla periferia sudorientale di Londra, ma nel 1842 si trovava a due ore di carrozza dalla capitale, "all'estremo limite del mondo". Charles Darwin vi giunse con la moglie Emma Wedgwood, in attesa del terzo figlio, e non se ne andò più. Sul terreno della casa c'è ancora il Sentiero Sabbioso, sul quale Darwin passeggiava ogni giorno, meditando e tentando di venire a capo dei molti problemi che la sua teoria della selezione naturale gli poneva. Su quei prati sono cresciuti i suoi numerosi figli, tra i quali la piccola Annie, la più amata. E proprio Annie, morendo a dieci anni, ebbe forse un ruolo importante nell'elaborazione del pensiero metafisico del grande naturalista inglese. L'interpretazione radicalmente naturalistica del male, del bene, della sofferenza o del posto per nulla privilegiato dell'uomo nella natura, sono il frutto del suo lavoro teorico e sperimentale, ma in parte anche della sua vita privata. Questo libro è una biografia intima di Darwin, della piccola Annie e dell'intera "tribù" dei Darwin-Wedgwood, scritta da un loro diretto discendente. Ma è anche un affresco a tutto tondo dell'Inghilterra vittoriana, con le sue poesie, le sue chiese, i suoi paesaggi, l'incedere tumultuoso della scienza e dell'industria e i contrasti che certe idee, proprio come quella "pericolosa" di Darwin, hanno portato nelle coscienze dell'epoca. Per giungere fino a noi, ancora sature della loro dirompente carica innovativa.
Il DDt è pericolosissimo per la salute? Assolutamente no... Il virus dell'AIDS è nato e si è sviluppato in Africa? No. Questo libro intende guidare il lettore attraverso le mille bugie che la scienza ha diffuso, dimostrando in maniera argomentata come la difesa di molte teorie scientifiche contrapposte ad altre sia in realtà frutto di scelte politiche e non dei risultati dei test di laboratorio.
Il libro si rivolge a quanti, pur non possedendo competenze specifiche in campo informatico, sono interessati all'intelligenza artificiale e alle sue possibili applicazioni nell'ambito delle scienze umane, prima fra tutte la filosofia. In questo breve volume si è tentato pertanto di fornire una descrizione delle metodologie e degli esperimenti propri dell'intelligenza artificiale non eccessivamente incentrata sul loro sostrato tecnologico, cercando invece di renderlo facilmente comprensibile al fine di avvicinare un sempre maggior numero di lettori a questa disciplina.
Il filosofo alle prese con il cervello, l'organo la cui struttura non suggerisce affatto le sue funzioni. Nascosto dentro una scatola ossea, il cervello fu il viscere "misterioso" al quale Aristotele, giudicato il più grande biologo dell'antichità classica, si sforzò di assegnare una funzione. Quella prescelta, temperare il calore della regione del cuore, fu certamente sbagliata e questo libro ne spiega le ragioni. Ma è proprio vero, che Aristotele non capì nulla del cervello?
Grazie alla tecnologia e alle cosnoscenze scientifiche che incorpora, un terzo della popolazione mondiale gode oggi di condizioni e di una durata della vita enormemente migliorate rispetto a un secolo fa. Gli altri due terzi del mondo vivono invece come un secolo fa, o peggio, perché di tecnologie non dispongono, o di esse hanno conosciuto solo i costi ambientali e umani. Molti scienziati temono inoltre che le tecnologie alla base dei nostri elevatissimi consumi, cui guarda con legittime aspettative la maggioranza della popolazione mondiale, stiano diventando insostenibili proprio per i sistemi che sostengono la vita. Considerata la posta in gioco, dovremmo forse adoperarci maggiormente per comprendere i poteri della tecnologia "scientificizzata", i loro effetti a lungo periodo, e quali possibilità sussistono per indirizzarli più efficacemente a scopi umani. Senza rinunciare ai benefici acquisiti, ma anche senza ignorare che essi dipendono da ciò che la tecnologia e la scienza sapranno fare per gli esclusi del mondo, e per il futuro del pianeta. I saggi organicamente raccolti in questo volume tratteggiano da differenti prospettive una serie di risposte ai complessi interrogativi che nascono dalle contraddizioni e incognite sopra delineate.
Tempi legali, di trasporto, di scadenza, tempo libero, tempi morti. La nostra vita quotidiana è governata da un convulso conto alla rovescia; intratteniamo con gli orologi un rapporto di conflittualità difensiva. Già nel 1865 il matematico Lewis Carroll faceva dire al Cappellaio Matto del suo Paese delle Meraviglie: "Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io, non ne parleresti con tanta confidenza. Non gli va di essere battuto. Se invece ti fossi mantenuta in buoni rapporti con lui, lui farebbe fare al tuo orologio tutto quello che vuoi tu". La frenetica idea del tempo come un oggetto naturale che ci sfugge è il risultato dell'intrecciarsi di una molteplicità di storie, da quella religiosa a quella delle invenzioni tecniche, dal corso dell'astronomia a quello della fisica, della biologia e della psicologia. Pietro Redondi ripercorre il concetto di tempo, della sua misurazione e raffigurazione nella storia della cultura, dell'arte e della letteratura occidentali.
Margherita Hack, una delle astrofisiche più note al mondo, ci accompagna nell'avventura della cosmologia. Siamo oggi in grado di ricostruire ciò che era alle origini l'universo: un acceleratore di enorme potenza, fatto di quark e fotoni che si suppongono governati da un'unica forza fondamentale. Seguendo l'espansione dell'universo primordiale, la nuova astronomia ne ripercorre le varie fasi, cercando conferme a teorie e risposte a interrogativi insoluti. Un viaggio nello spazio e nel tempo: dalle stelle più vicine alle remote quasar, dall'origine dell'universo alla sua possibile evoluzione.
Il progresso ha realizzato meraviglie. Nello spazio di un secolo, gli abitanti del pianeta sono triplicati, le ricchezze prodotte sono state moltiplicate per venti, l'energia consumata è aumentata di trenta volte. Ma questo exploit ha un rovescio della medaglia. Le risorse naturali si stanno esaurendo, alterando gli equilibri che regolano la vita. Sembra che niente riesca a scalfire il consenso sull'ideologia progressista, che prevede un'incessante ed estenuante marcia in avanti, a colpi di crescita economica, innovazioni tecnologiche, urbanizzazione galoppante, mobilità senza freni e compulsione consumistica. Questa forma di progresso è incompatibile con la stabilità della biosfera ed è inaccessibile alla maggior parte della popolazione mondiale. L'umanità ha raggiunto il capolinea della strada intrapresa all'inizio della modernità. Un testo sull'evoluzione dell'umanità.
Ogni vivente può essere osservato da due prospettive distinte: la sua forma e la funzione cui è chiamato a rispondere. Com'è fatto e cosa fa. La forma è il campo di studi della biologia dello sviluppo, che ci racconta come si costruisce un organo durante l'embriogenesi; la funzione è appalto dell'evoluzionismo, che studia perché quell'organo è fatto cosi e non altrimenti e come opera nell'ambiente secondo le leggi darwiniane. Sono due prospettive che hanno dialogato poco tra loro, ma che di recente hanno trovato una composizione nella nuova disciplina della "biologia evoluzionistica dello sviluppo", evo-devo per gli amici. Gli esseri viventi si trovano all'incrocio fra queste due logiche e devono soddisfarle entrambe: riusciamo a fare poca strada se cerchiamo di leggere la storia delle forme biologiche solo in termini di espressione genica. La natura non ha un progettista che possa sbizzarrirsi in esercizi di libera creazione, ma parte sempre da ciò che ha già imparato a produrre e che ha dato buona prova di sé, in ogni stadio dello sviluppo. Questo libro racconta il divenire delle forme, in un viaggio zoologico appassionato e illuminante.
Il modo di concepire l'ereditarietà e l'evoluzione sta attraversando una fase di rivoluzionario cambiamento. Le nuove scoperte della biologia molecolare mettono in discussione, infatti, la versione "genocentrica" della teoria darwiniana, secondo cui l'adattamento ha luogo esclusivamente tramite la selezione naturale di variazioni casuali del DNA. In questo testo, Eva Jablonka e Marion Lamb sostengono, invece che l'ereditarietà non ha a che vedere soltanto con i geni e tracciano quattro "dimensioni" dell'evoluzione, quattro sistemi ereditari che in essa giocano una parte: quello genetico, quello epigenetico (trasmissione cellulare dei tratti esente da mutazioni del DNA), quello comportamentale e quello simbolico (trasmissione tramite il linguaggio o altre analoghe forme di comunicazione). Ciascuno di essi, secondo le autrici, è in grado di fornire variazioni su cui può agire la selezione naturale.