Traduzione di Federico Lopiparo
«Se l’evoluzione è vera, c’è ancora spazio per Dio?». Questa è la domanda, complessa, da cui muove il testo di Francis Collins, genetista di fama internazionale e scienziato tra i maggiori degli ultimi decenni. Accennando al proprio personale percorso di vita, che lo ha condotto dall’agnosticismo alla scoperta di Dio, Collins afferma che tra scienza e fede – pur così diverse tra loro – può esistere una profonda armonia, ed esprime con il termine “BioLogos” (da Bios, ‘vita’, e Logos, ‘Parola’) la convergenza tra la comprensione offerta dalla scienza contemporanea del mondo della vita e l’idea di un Logos, di una Parola creatrice che la fondi.
FRANCIS COLLINS (Staunton, 14 aprile 1950)
Genetista statunitense. È celebre per essere stato direttore dello Human Genome Research Institute, che ha elaborato l’ambizioso Progetto Genoma Umano. Nel 2009 è stato nominato da Papa Benedetto XVI membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Dallo stesso anno è direttore dei National Institutes of Health negli Usa. In italiano è tradotto Il linguaggio di Dio, in cui Collins ha proposto il concetto di BioLogos.
La vita è una lotteria. L'incertezza genera dubbi e il dubbio ci fa sentire a disagio; quindi ci piacerebbe ridurre, o meglio ancora eliminare, l'incertezza. Ma l'incertezza è ovunque, fa capolino in qualsiasi considerazione legata all'avvenire, si tratti del tempo, dell'economia o del sesso di un nascituro. Persino quelle quantità che crediamo di conoscere, come il numero di abitanti di un paese o le traiettorie dei moti dei pianeti, contengono delle possibilità di errore. Non stupisce perciò che l'uomo abbia da sempre cercato di definire, comprendere e limitare l'incertezza. Nel corso dei secoli, mossi da curiosità o competizione, pionieristici matematici e scienziati hanno via via ridotto le selvagge zone di incertezza per addomesticare le probabilità e le statistiche. Eppure, anche se da sconosciuta l'incognita è diventata conosciuta, il nostro pessimismo ci fa poi concludere che alcuni quesiti sono comunque irrisolvibili, e che le nostre intuizioni ci hanno ingannato. O peggio ancora: quando comprendiamo quanto l'incertezza sia onnipresente e mutevole, ci scontriamo con il caos, la meccanica quantistica e i limiti delle nostre capacità predittive. L'incertezza non è sempre un male. Ci piacciono le sorprese, purché siano piacevoli. A molti diverte puntare qualche soldo sulle corse di cavalli e la maggior parte degli sport non avrebbe senso se sapessimo all'inizio chi vincerà. Alcuni futuri genitori ci tengono a non sapere il sesso del nascituro. La maggior parte di noi, sospetto, non vorrebbe conoscere in anticipo la data della propria morte, e tanto meno come si verificherà. Ma queste sono eccezioni. La vita è una lotteria. L'incertezza genera spesso dubbi e il dubbio ci fa sentire a disagio; quindi vogliamo ridurre, o meglio ancora eliminare, l'incertezza. Ci preoccupiamo di che cosa succederà. Teniamo d'occhio le previsioni del tempo, pur sapendo che il tempo è notoriamente imprevedibile e che le previsioni sono spesso sbagliate. [...] Le faccende umane sono sempre state caotiche, ma anche in ambito scientifico la vecchia idea di una natura che obbedisce a leggi esatte ha lasciato il posto a una visione più flessibile. Possiamo trovare regole e modelli che sono approssimativamente veri [...] ma sono pur sempre provvisori, destinati a modifiche se e quando arrivano nuovi dati. La teoria del caos ci dice che perfino quando qualcosa obbedisce effettivamente a regole rigide, può lo stesso essere imprevedibile. La meccanica quantistica ci dice che, arrivando alle scale minime, l'universo è intrinsecamente imprevedibile. L'incertezza non è solo un segno di ignoranza umana; è ciò di cui è fatto il mondo.
La scienza è riuscita a dimostrare la non-esistenza di Dio? O, al contrario, l'ordine cosmico implica necessariamente un disegno intelligente? È proprio vero che non si può essere scienziati e religiosi allo stesso tempo? Quali sono i fondamenti dell'indagine scientifica e i confini tra scienza e metafisica? In questo volume l'astrofisico Italo Mazzitelli, aderendo alla laicità della scienza, risponde a tali interrogativi, confutando i luoghi comuni che vanno per la maggiore con un approccio adatto anche al lettore non specialista. Il discorso offre l'occasione di esaminare lo sviluppo del metodo scientifico, i successi raggiunti nel corso dei secoli ma anche i limiti da tenere sempre presenti. Limiti che implicano una conseguenza inevitabile: non potendo esplorare, per sua natura intrinseca, neppure la totalità del mondo materiale, la scienza deve mantenere un'assoluta neutralità nei confronti della fede, della religione e, soprattutto, del mistero di Dio.
Il mondo in cui viviamo e che comprendiamo meglio è quello misurato dal metro e dall'ora, che possiede quei precisi confini spaziali e temporali in cui siamo cresciuti e ci siamo evoluti. Oggi è chiaro però che c'è dell'altro, sopra e sotto. Sotto ci sono le molecole, gli atomi, le particelle elementari e altro ancora fino al limite di grandezza rappresentato da una frazione di metro con un denominatore di 35 cifre intere. Sopra ci sono i pianeti, le stelle e le galassie in un universo che ha un diametro in metri rappresentabile con una cifra a 27 zeri. Più o meno in mezzo ci stiamo noi con il nostro metro. Anzi, per essere più precisi, scrive Edoardo Boncinelli, ci sta lo spessore di un capello o, se volete, il diametro di una cellula-uovo umana. Con il suo stile semplice e chiaro, Boncinelli conduce un'esplorazione della fisica classica e di quella dei neutrini superveloci per raccontare le grandi avventure intellettuali che hanno portato al disvelamento della trama nascosta di cui è fatta la realtà. "Alla ricerca delle leggi di Dio" parla di tutta la fisica che è necessario conoscere, vecchia, nuova e nuovissima, senza fare ricorso a formule, figure, e neppure esercizi, ma accompagnando il lettore in un viaggio nel mondo dell'infinitamente piccolo e dell'immensamente grande che noi, "strani animali curiosi a cui è cresciuto un po' troppo il cervello", riusciamo ad avvicinare in uno sforzo continuo di interpretazione e comprensione del reale.
Il gocciolamento di un rubinetto, l’evoluzione delle condizioni meteorologiche, la dinamica di una popolazione animale: sono tutti fenomeni che non obbediscono al paradigma della scienza classica, per la presenza di un elemento comune, il caos, che rende impossibili le predizioni per la sua estrema sensibilità alle condizioni iniziali, che dovrebbero essere date con una precisione impossibile, fino
all’ultimo decimale. Dall’attenzione ai multiformi fenomeni del caos è nato un nuovo paesaggio matematico, complesso e fantastico, dominato dagli attrattori e dai frattali, dove il disordine si genera allo stesso modo dell’ordine, e dove non ci si deve più chiedere se Dio giochi a dadi, ma quali siano le regole del suo gioco.
l'autore
Ian Stewart è professore di matematica all’Università di Warwick. Grande divulgatore, collabora con riviste prestigiose come «Nature», «New Scientist», «Scientific American», ed è autore di numerosi libri, tra i quali: L’altro segreto della vita (2002), L’assassino dalle calze verdi e altri enigmi matematici (2006). Per Bollati Boringhieri: Qual è la forma di un fiocco di neve? Numeri magici in natura (2003), Com’è bella la matematica. Lettere a una giovane amica (2006) e, con Martin Golubitsky, Terribili simmetrie. Dio è un geometra? (1995).
IL LIBRO
Come può un matematico credere in Dio?
Un luogo comune nato con l’illuminismo vuole che gli scienziati siano atei o agnostici. La ricerca della verità perseguita attraverso la scienza sarebbe infatti incompatibile con qualunque convinzione di tipo religioso.
Per Antonio Ambrosetti, scienziato di grande e riconosciuto valore e cristiano dichiarato, la matematica e la religione appartengono a due sfere distinte dell’esperienza umana, che possono coesistere in modo proficuo e reciprocamente stimolante, come è dimostrato da illustri matematici credenti come i cattolici Giovanni Prodi ed Ennio De Giorgi, o gli ebrei Paul Rabinowitz e Haim Brezis.
In particolare l’autore discute la pretesa onnipotenza della matematica, in base alla quale molti ritengono di poter dimostrare matematicamente tutto. La matematica ha molti limiti e, comunque, non può essere usata né per dimostrare né tanto meno per negare l’esistenza di Dio.
Anche se forse può aiutarci ad avvicinare il suo mistero e a coglierne la grandezza.
L'AUTORE
Antonio Ambrosetti, nato a Bari nel 1944, già docente di Analisi matematica alla Scuola Normale di Pisa, insegna alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. È socio nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei, socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino e membro dell’Istituto Veneto di Lettere Scienze ed Arti. È stato visiting professor alla Rutgers University del New Jersey, all’ETH Zürich (il Politecnico federale di Zurigo, una delle più prestigiose università tecniche del mondo) e negli atenei di Chicago, Parigi, Bonn, Losanna, Madrid e Brema, tra gli altri. Ambrosetti fa parte dell’International Advisory Board dell’Istituto di Matematica dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca ed è consulente dell’International Centre for Theoretical Physics dell’UNESCO. Per la sua attività di ricerca è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui la laurea honoris causa dell’Universidad Autonóma di Madrid nel 2005 e il premio Caccioppoli nel 1982, assegnato dall’Unione Matematica Italiana. Autore di oltre 130 lavori scientifici, ha da poco pubblicato il volume Il fascino della matematica presso la casa editrice Bollati Boringhieri.
Di fronte all'offensiva creazionista, che nega validità al naturalismo sia in filosofia sia nelle scienze naturali, Pievani propone una rapida e pungente analisi degli argomenti contro il finalismo, in un serrato susseguirsi di argomentazioni, da Hume a Darwin, dall'aristotelismo scolastico al creazionismo targato Stati Uniti che più ha scosso le coscienze negli ultimi anni, ma trattenendosi dall'entrare nel merito della querelle contingente sull'introduzione o l'esclusione del darwinismo nei programmi scolastici.
Evocando il rogo di Giordano Bruno, il processo a Galileo, le dispute sull'età della Terra, la "guerra delle scimmie" dichiarata dal darwinismo, Claude Allegre narra la secolare vicenda del "lungo addio" tra religione e scienza. Siamo destinati a una secolarizzazione totale della nostra esistenza? O non sono già minacciose le pretese di vecchi e nuovi fondamentalismi? E' possibile un ateismo realmente "scientifico"? In realtà, conclude l'autore, qualunque sia la risposta che diamo a queste domande, resta il fatto che quella di credere o non credere è una libera scelta, forse addirittura il fondamento di qualsiasi "società aperta".
Da millenni gli uomini si interrogano sulla natura ultima della vita, eppure le spiegazioni che sono state fornite nel corso della storia si possono dividere in due sole grandi categorie: da un lato c’è chi pensa che tutti i fenomeni vitali possono essere ricondotti al movimento di minuscole particelle fisiche; dall’altro c’è chi invoca un’entità speciale, una sostanza invisibile che anima la materia vivente dandole uno scopo. Chi la chiama Dio, chi «slancio vitale» o vis viva: sarebbe l’«intelligenza» cosmica necessaria a spiegare la mirabile organizzazione degli esseri viventi, così apparentemente diversa dal caos della materia bruta.
La spiegazione «vitalistica» ha trionfato per secoli, benché della «forza vitale» non si sia mai trovata traccia. Democrito, Epicuro, La Mettrie e Darwin, campioni della visione «meccanicista», erano considerati i «materialisti» da combattere.
Nel frattempo la scienza è progredita ed è grazie agli enormi passi avanti compiuti nei decenni scorsi da fisici e biologi che Peter Hoffmann ha potuto scrivere questo libro, un vibrante e aggiornatissimo racconto che di fatto rovescia la prospettiva e condanna al fallimento ogni forma residua di vitalismo: il moto caotico e casuale delle molecole, unito alla necessità imposta dalle leggi fisiche, è tutto ciò che serve per spiegare la vita.
Al furore iconoclasta del cosiddetto Nuovo Ateismo, che vede nella scienza la sua più potente alleata in una moderna crociata contro Dio, Amir Aczel ribatte che una sobria disamina delle più prestigiose teorie, dal Big Bang ai quanti, dalla relatività alla sintesi tra evoluzione e genetica, per non dire delle escursioni della matematica nel campo dell'infinito, porta a conclusioni di tutt'altro segno: il pensiero scientifico né dimostra l'esistenza di una qualche divinità né la confuta. Il che lascia aperta la questione della complessa relazione tra fede religiosa e ragione scientifica, in un clima di mutuo rispetto e tolleranza. C'è ancora spazio, dunque, per l'interrogazione a un tempo filosofica e teologica sul creatore del mondo. Quella che invece appare desueta e dannosa è ogni pretesa neo-fondamentalistica, compresa quella di un ateismo non meno perentorio e dogmatico dell'interpretazione letterale di qualsiasi rivelazione.