Quante guerre ci sono nel mondo e di quante siamo a conoscenza? Perché di alcune si parla quotidianamente e di altre - troppe - poco o nulla? Qual è la situazione dei bambini nei teatri di guerra? Quale il rapporto dei giornalisti e dei mass media con i conflitti e la loro narrazione? Queste sono solo alcune delle domande che, avvalendosi della collaborazione di quattordici esperti, la Caritas Italiana pone in questo nuovo rapporto sui conflitti dimenticati. Anche quest'anno i contributi sono diversi per stile, modalità di analisi e contenuto, ma tutti insieme ci restituiscono un ritratto della situazione internazionale che è stata ben sintetizzata da papa Francesco con l'espressione "guerra mondiale a pezzi". Gli autori rispondono poi ad altri quesiti: la guerra è davvero inevitabile? La pace globale è inarrivabile? Quale sarà il nuovo terreno di scontro nel prossimo futuro? Che rapporto c'è fra guerre e ambiente? Si può parlare di più e meglio dei conflitti in corso? Le istituzioni sovranazionali possono fare di più? Caritas Italiana confeziona un volume fondamentale per capire la società globale in cui siamo immersi e, grazie ai numerosi riferimenti sitografici e bibliografici, fornisce strumenti per approfondire questi argomenti e spunti di riflessione per diventare cittadini globali più consapevoli.
"Apocalisse" è divenuto sinonimo di fine, in genere catastrofica. Il significato originario si è con il tempo coperto di polvere, fino a scomparire. Si è imposta una chiave di lettura che privilegia gli eventi terrificanti, che preludono al cataclisma finale: dal finimondo alla fine del mondo. Di contro, come reazione, si tende a rimuovere o a sminuire i testi apocalittici: la salvezza finale smussa ogni asprezza. La sfida che si pone l'autore di questo libro è duplice: da una parte far riscoprire la finalità originaria della letteratura apocalittica, tesa a rivelare i misteri dell'alto per dare un senso alla storia del basso; dall'altra, restituire serietà e severità alle sanguinose prove a cui devono far fronte i credenti nel Dio dell'esodo e di Gesù morto e risorto. In altri termini, cerca di offrire risposte alla domanda: come vivere l'apocalisse oggi? Ovvero, come possono le comunità cristiane affrontare le prove del quotidiano e la prova finale come condizione di beatitudine? Solo accettando di vivere nel braciere della storia la Chiesa ne uscirà purificata, per incontrare alla fine, il suo Signore: ecco la sconvolgente rivelazione dell'Apocalisse.
La casa che abitiamo è un bene "immobile" che dice chi siamo. È un confine aperto o chiuso, è uno spazio che si riempie e si svuota, evolve e si trasforma nel tempo insieme alla nostra famiglia. La casa è un progetto di vita: può essere stata trasmessa dai nonni e dai genitori come bene di famiglia, oppure comprata coi risparmi faticosamente accumulati negli anni. La casa dice qualcosa del futuro: può essere uno spazio in cui si spera di invecchiare o un alloggio provvisorio in attesa di nuove occasioni. La casa racconta dell'impegno giornaliero di ciascun componente nella cura e nella manutenzione degli spazi, nella dedizione e nell'impegno di crescere i figli. La casa è un diritto riconosciuto universalmente, ma di difficile realizzazione. Con questo Cisf Family Report 2024 abbiamo provato a immaginare quali case e quali approcci di pianificazione urbana possono essere la soluzione alla domanda di casa (e di serena convivenza, e di benessere, e di futuro) che viviamo in Italia e che sempre più interpellerà i tecnici e gli amministratori di domani, in considerazione delle emergenze demografiche e climatiche che stiamo affrontando.
Questi pensieri, sotto forma di versi, vogliono essere come un raggio che parte dall'intimo della Trinità. Lì il Padre e il Figlio non cessano mai di conversare. È un gioco di amore che si fa addirittura Persona nello Spirito Santo. Pagine sostanziate di Bibbia, che sanno insieme di semplicità e di cielo. Parole sgorgate dall'intimo del cuore. Cadenzate con la vita. C'è il sapore del quotidiano illuminato da Dio. L'Abbà-Papà ritma lo scorrere dei versi con l'insistenza di una goccia d'acqua che tiene umida e feconda la terra del cuore. Leggendo e meditando questi versi viene voglia di fare la stessa esperienza dell'autore: sentire Papà vicino e parlare con lui. Don Paolo vive di Papà, sta bene con lui, per star bene anche con tutti i fratelli e le sorelle, accolti nel suo nome e all'ombra del suo sguardo.
Il Salterio, che è una raccolta di preghiere e di carmi, è intonato dalle labbra festose di antichi fedeli felici, ma lo è, in una tonalità ben più forte e più frequente, dalle bocche aride di sofferenti che lanciano a Dio il loro grido desolato: «Fino a quando, Signore? Per sempre?», avendo come «compagne solo le ombre». È per questo che si è pensato di riproporre, rivisitandola, una delle opere più care a David Maria Turoldo, la sua versione dei 150 Salmi. Gianfranco Ravasi
Meno di quarantotto ore dopo la partenza per un viaggio dall'Alaska fino a Vancouver, la barca in cui si trovano Chris, suo zio Jack e Frank, affonda. Nel naufragio lo zio perde la vita e i due ragazzi - senza radio funzionante, razzi di soccorso e cibo - si ritrovano su un'isola deserta e devono imparare rapidamente a sopravvivere e difendersi dalla minaccia di un orso gigante. Frank non sopporta Chris che si ritrova a stringere amicizia con un corvo che ribattezza Giovedì. Durante le loro perlustrazioni i ragazzi si imbattono in un misterioso albero con delle scatole di legno appoggiate sui rami, al cui interno ci sono delle ossa, lo Skeleton Tree. Nella notte, Chris sogna il padre defunto che gli annuncia: "Arriverà un uomo e dopo sette giorni verrete salvati". Il giorno dopo Frank sta male per un'infezione e Chris, nella speranza di trovare un aiuto, scala la montagna che li sovrasta, ma scopre che si trovano su di un'isola. Solo il ritorno allo Skeleton Tree e la scoperta di un improbabile filo che unisce Chris e Jack gli permetterà di trovare la salvezza. Età di lettura: da 8 anni.
È dal 2014 che Papa Francesco parla di una «terza guerra mondiale a pezzi» che immerge il mondo in uno stato permanente di conflitto su scala globale. Profeticamente negli ultimi anni questa espressione ha trovato conferma nel numero crescente di conflitti che si aprono e rimangono aperti senza trovare una soluzione. In questo contesto va inserito il testo biblico con il suo articolato modo di pensare tanto la guerra quanto la pace. Il Dio guerriero che combatte in prima persona per la liberazione del suo popolo dalla schiavitù d'Egitto è lo stesso che è signore sulla guerra e pone fine ad essa, per sempre. Difatti, nel vangelo secondo Matteo nel discorso della montagna è proprio la costruzione della pace l'opera che rende ogni uomo un autentico figlio di Dio (Mt 5,9). L'Antico e il Nuovo Testamento immaginano un mondo giusto e aspirano alla vittoria della pace sulla guerra e sulla violenza. Un anelito che tocca agli uomini di ogni epoca e società far divenire realtà.
Dall'esperienza vissuta in 25 anni di vita associativa, nasce questo libro-inchiesta: non certo un saggio analitico, ma un contributo di verità che tenta di rispondere alla crisi attuale del volontariato sociosanitario di fronte alle leggi di riordino e alle spinte organizzative di tipo aziendale. Difficile conciliare la modernità scandita dal pacemaker dell'economia con l'impianto dei valori della solidarietà e con l'atteggiamento di libertà e apertura al prossimo, che è proprio del mondo del volontariato. Attraverso un dialogo aperto con vari protagonisti, portatori di esperienze e visioni diverse, emergono, però, nuovi segnali su cui costruire il futuro: contributi tanto concreti nella loro potenzialità quanto fragili e bisognosi di sostegno. Sta a tutti noi mantenere un ruolo di protagonisti e non di comparse in un mondo che cambia, preservando "il buono e il giusto- che, dalle radici profonde della solidarietà e del riconoscimento del nostro prossimo, sempre si ripropongono come valori fondanti della convivenza umana.
L'Autore accompagna il lettore in una comprensione profonda e attualissima dell'insegnamento del Discorso della Montagna (Matteo 5-7), in cui il Maestro di Galilea, attraverso la via delle Beatitudini, ci consegna la magna charta del cristianesimo, la pietra miliare su cui costruire la nostra fede. Le nove Beatitudini sono storia umana, vicenda che ci riguarda: è Dio stesso che in Cristo dice al povero, a chi piange, a chi ha fame, a chi è perseguitato: "Io sono dalla vostra parte, ho scelto ciò che è ignobile e disprezzato dal mondo per confondere i sapienti, ciò che è debole per confondere i forti". La beatitudine, ci dice Matino, non è felicità che arriva solo come promessa futura, ma condizione presente che, senza ignorare il travaglio del momento, trova nella promessa del Maestro e nella comunione dei fratelli la sua forza, l'ottimismo necessario per far fronte al quotidiano sofferente. La sapienza del mondo, che rigidamente vuole sconfitto il povero, vinto l'afflitto, perdente il mite, è stravolta dalla sapienza di Dio che, pur non amando la miseria, non godendo delle lacrime, non gioendo dell'afflizione del sofferente, sceglie come sua dimora la povertà del povero, l'afflizione del misero e per questo ne sana le ferite, ne cura le piaghe, ne asciuga le lacrime. Un messaggio, quello delle Beatitudini, di cui i nostri tempi hanno profondamente bisogno.
Un libro, questo di monsignor Molinari, che non solo raccoglie una serie di interventi su temi biblici e non, ma che soprattutto testimonia - se pure ve ne fosse bisogno - dell'attenzione che il vescovo emerito di L'Aquila ha avuto, per tutto il corso della sua vita di pastore e di lettore attento e curioso, nei confronti della cultura tout court. Parole di Dio e parole umane si intrecciano in questo percorso, alla ricerca di luoghi di senso e di incrocio tra l'offerta di salvezza che dalla Bibbia giunge all'uomo e la risposta umana, talvolta titubante, talvolta affaticata, ma sempre presente. Poeti come Pavese, romanzieri come Chesterton, teologi come Bultmann... vengono ripresi e restituiti al lettore in maniera originale e profonda, diventando "sentieri" in cui ritroviamo la freschezza della nostra umanità redenta e in ricerca.
La saga del popolo Longobardo, dal 433 al 787 d.C. Scritta da Paolo Diacono dal 787 al 789, l'Historia Langobardorum narra fra mito e storia le vicende del suo popolo dalla partenza dalla Scandinavia all'arrivo in Italia. Il testo viene presentato in una nuova traduzione che vuole rendere leggibile il testo come un romanzo. Il libro si compone di tre parti: 1) una biografia di Paolo Diacono. Cristiano e longobardo, Paolo Diacono è il maggior intellettuale di quel popolo e le sue opere s'inseriscono nel filone storiografico ad indirizzo nazionale romano (Historia Romani) e ad indirizzo nazionale germanico (Historia Langobardorum). Universale e particolare stanno alla base della cultura europea e pertanto Paolo Diacono ne è uno dei fondatori. Non solo, ma il suo rapporto con Carlo Magno lo pone come uno dei fondatori di quella che viene chiamata rinascita carolingia. 2) la nuova traduzione dell'Historia Langobardorum. 3) Note di carattere storico in numero limitato e come guida al lettore per la lettura del testo di Paolo Diacono.
La storia del burattino più famoso del mondo. Età di lettura: da 9 anni.