Il celebre quadrato magico - che presenta sempre le stesse parole in qualunque modo lo si legga - compare in chiese e abbazie medievali, in Italia e all'estero, ma anche su una colonna della palestra di Pompei (l'incisione sarebbe dunque antecedente al 79 d.C.). Ma qual è il vero senso della frase del quadrato? E' un semplice gioco enigmistico o nasconde significati esoterici? E' un'invocazione pagana o addirittura satanica, oppure un simbolo cristiano? Rino Camilleri, in questo libro, svela i segreti di questo simbolo e ne racconta l'affascinante storia. Prefazione di Vittorio Messori.
In questa autobiografia Hobsbawm reinterpreta il Novecento attraverso il personale punto di vista delle sue esperienze, e rivendica con passione la legittimità delle sue posizioni politiche e culturali di sinistra. Nato lo stesso anno della Rivoluzione d'ottobre e cresciuto a Vienna e a Berlino, fu costretto a emigrare in Inghilterra in seguito alle persecuzioni razziali. Comunista convinto senza mai essere dogmatico, è rimasto fedele agli insegnamenti di Marx anche negli anni delle abiure e delle sconfessioni.
Sergio Romano ha fatto parte del corpo diplomatico dal 1954 al 1989, pur continuando a coltivare il gusto per la ricerca storica. Quest'opera è il frutto di entrambe le carriere: è una storia della politica estera italiana contemporanea fondata sulle impressioni e sulle conoscenze di un testimone privilegiato. Nella prima edizione, che risaliva a più di dieci anni fa, Romano ripercorreva i meandri della politica estera italiana dall'armistizio del 1943 alla caduta del Muro di Berlino. Oggi questa nuova stesura, profondamente rivista, prosegue il racconto esaminando il ruolo dell'Italia nel mondo delle "guerre umanitarie" e dei fondamentalismi.
Il vincolo che collega la nostra cultura alla lingua, alla storia, al pensiero dei greci e dei romani non va ricercato in una presunta "identità" tra gli antichi e noi. Al contrario, è opportuno, e più produttivo, sforzarsi di capire le differenze; e proprio la riflessione su questa distanza ci consentirà di conoscere il senso che il passato e la sua eredità hanno per noi. È questa la via seguita da Luciano Canfora nei saggi scritti per questo volume, incentrati su alcuni temi cruciali: il metodo degli storici antichi, il rapporto tra storiografia e verità, la visione della storia come mescolanza, come fiume "grande e lutulento" che assimila e trascina le più diverse tradizioni culturali.
L'analisi compiuta in questo libro tende a dimostrare che Gesù ha eliminato il fondamento della cultura ebraica scalzando i legami di sangue come unità di essenza, il tempo come attesa della salvezza, i tabù e i rituali di purificazione. Viceversa il cristianesimo, costituendosi fin dalle prime azioni di Pietro e di Paolo con tutte le strutture normali del sacro, non ha messo in atto quello che Gesù aveva proposto. Si tratta di un'operazione impossibile? A giudicare da quello che è avvenuto nei duemila anni trascorsi e da quello che sta avvenendo oggi, con il riavvicinamento della Chiesa wojtyliana all'ebraismo e al musulmanesimo, sembrerebbe di sì. Tuttavia la proposta di Gesù sembra l'unica degna di salvare l'uomo contemporaneo.
Esiste un Platone segreto che si rifiuta di affidare alla scrittura le proprie dottrine e rinvia discepoli e interlocutori alla parola. In questa accurata sintesi, Giovanni Reale indaga le dottrine segrete platoniche evidenziandone difficoltà e contraddizioni. Perché il filosofo greco ha costruito il suo sistema in un preciso momento storico, mentre un'intera civiltà passava dalla comunicazione orale a quella scritta e ha constatato l'inadeguatezza tanto dell'oralità tradizionale (esemplificata dai poemi omerici), quanto della comunicazione scritta, fondando un nuovo linguaggio, quello dell'oralità dialettica. Reale conduce il lettore attraverso i concetti guida del pensiero platonico, mostrandone la vicinanza all'odierna filosofia ermeneutica.
Un fruttivendolo guappo, un gobbo ignorante e superstizioso, un carbonaio ladro, un fattorino giovane e intrigante, un erudito ex bidello di scuola: cosa possono avere in comune questi personaggi così diversi? L'amore per la mitologia greca, naturalmente. O meglio la curiosità di conoscere amori, furori, imbrogli, battaglie degli dèi greci. Federico Sòrice, il bidello, racconta giorno per giorno una sorta di mitologia rivisitata con spirito tipicamente napoletano, perché così le avventure e i piaceri di don Antonio Pagliarulo o di don Rosario Nepeta si intrecciano a quelli di Giove, Minerva, Nettuno, Venere, Ercole...
Il romanzo di Alai è la saga di una famiglia di potenti feudatari tibetani, i Maichi, raccontata da un "idiota", il figlio minore del capofamiglia. Siamo negli anni Trenta, ma la vita scorre uguale da secoli: i feudatari hanno schiavi, schiere di concubine, storici di corte, boia personali ed eserciti familiari. Ma la modernità comincia a fare irruzione in quel mondo arcaico: un emissario cinese convince i Maichi a piantare campi di papaveri (i "rossi fiori" del titolo) per produrre oppio, e la loro ricchezza cresce a dismisura, così come l'invidia dei vicini. E quando tutti coltiveranno solo papaveri, sarà l'"idiota" a convincere il padre a piantare il grano, proprio alla vigilia di una carestia.
Opera breve ma straordinariamente densa, la "Cabala del cavallo pegaseo" è il quinto dei sei dialoghi composti da Bruno tra il 1584 e il 1585, durante il suo soggiorno inglese. In essa si intrecciano temi di grande rilievo teorico: la satira, aspra e sostenuta da puntuali riferimenti al testo biblico, nei confronti della "santa asinità" cristiana; la critica di alcuni aspetti della filosofia antica, in particolare nei confronti di Aristotele e di Sesto Empirico; l'insistenza su una concezione dell'uomo e della natura che capovolge la visione umanistica; l'idea della trasmigrazione delle anime. Ma la vera protagonista del dialogo è l'ignoranza, che nelle sue molteplici forme rappresenta il più pericoloso nemico del pensare e dell'agire umani.
In questo saggio Philip Ball racconta la storia dei colori, dai pigmenti minerali ai coloranti organici all'artificio dei prodotti della chimica. Grazie alla sua interpretazione del linguaggio cromatico, scopriamo che un particolare pigmento "parla" di sangue e clorofilla, mentre un altro rievoca lo zolfo e il mercurio degli alchimisti; impariamo le ragioni fisico-chimiche per cui il tempo ridipinge le tele; ci rendiamo conto di come spesso sia stata la quantità dei colori sulla tavolozza a limitare la creatività dei pittori, tanto che è possibile collegare la rivoluzione del Rinascimento veneziano alla disponibilità di nuovi pigmenti, e la comparsa dei prodotti chimici applicati all'industria alla nascita dell'Impressionismo.
Nel 1960 D'Arrigo consegnò all'editore Mondadori per la stampa una prima redazione di Horcynus Orca, dalla quale furono estratte le prime cento pagine e pubblicate sul Menabò di Vittorini. Già allora Vittorini chiosò con queste parole: "Fa parte di un work in progress ch'io non sono riuscito ad appurare in che anno, e come, e perché, sia stato iniziato, e come sia andato avanti finora, ma che ritengo possa restare soggetto a mutamenti e sviluppi anche per un decennio". Questo libro è la prima stesura del capolavoro di D'Arrigo, pubblicato con il titolo originale.
Una ricostruzione delle drammatiche giornate tra il 25 aprile 1945, il giorno della liberazione di Milano, e il 29, quando i corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi fascisti furono appesi per i piedi in piazzale Loreto. L'autore racconta l'avanzata degli Alleati, le trattative segrete dei generali nazisti, la fuga scomposta di fascisti e tedeschi, fra viltà e tradimenti reciproci, e gli ultimi giorni convulsi di Mussolini. Accogliendo le tesi di Montanelli, Bertoldi sostiene che ci fu sì la lotta armata dei partigiani, ma l'insurrezione del popolo in armi, a lungo pianificata, non avvenne per paura di schierarsi in un momento di grande confusione, in cui era difficile capire chi alla fine avrebbe vinto.