Nella vita della Chiesa è tornato in forma dirompente il tema della sinodalità. Questa rinnovata attenzione è dovuta alla riscoperta della partecipazione alla missione di Cristo nel mondo: il Concilio Vaticano II ha affermato che tutti i fedeli hanno il sensus fidei e quindi non soltanto possono contribuire a testimoniare la fede, ma anche a decidere gli orientamenti dottrinali e pastorali da assumere per custodirla e realizzarla. Questo riconoscimento ha risvegliato nella Chiesa cattolica la consapevolezza dell'utilità del Sinodo come strumento di attuazione della collegialità episcopale ed espressione della communio e della concordia che lo Spirito Santo crea nella Chiesa. Nel corso degli ultimi cinquant'anni l'istituzione fondata da Paolo VI ha trovato uno sbocco nel magistero di papa Francesco, che la descrive innanzitutto come esercizio di ascolto dal quale nessuno dei fedeli può essere escluso, in virtù dell'azione dello Spirito che opera in essi, rendendoli corresponsabili della missione e connaturali alla realtà divina. In quest'ottica la sinodalità produce nuove sfide per il futuro, richiede conversione e riforma per far sì che la Chiesa assuma un nuovo volto.
Un classico nel catalogo Morcelliana, la cui prima edizione fu nel 1936 e la seconda, a cura di Massimo Marcocchi che ne ha mostrato l'importanza dal punto di vista storiografico, nel 1977. Scrive Mario Bendiscioli, nell'Introduzione: "le vicende religiose della Germania odierna oltrepassano la sfera della politica ed investono la cultura e la coscienza religiosa in generale. È appunto questo il senso del significato universale delle controversie culturali e religiose del Terzo Reich che ha ispirato il presente tentativo di una esposizione e illustrazione pacata e al possibile obiettiva delle controversie stesse". Proprio per questa loro dimensione culturale e spirituale, oltre che storica, queste pagine conservano oggi la loro sorprendete attualità. Prefazione di Francesco Torchiani.
Nel mondo occidentale odierno molti pensano che i credenti dovrebbero rinunciare alla loro rivendicazione di verità. Che si possa uccidere in nome di Dio l'abbiamo infatti riscoperto con gli atti di terrorismo e le nuove guerre di religione, in Europa e altrove. Ma, se l'esclusivismo, per il quale un'unica religione è vera, porta con sé, inevitabilmente, l'intolleranza religiosa, rendendo la coabitazione impossibile, in che misura invece il pluralismo e il relativismo, così presenti nell'esigenza di laicità, rispettano quello che le credenze religiose veramente sono? Queste domande, così importanti per la nostra vita sociale, sono affrontate per mezzo di una riflessione sulle credenze religiose, la verità, la tolleranza e il problema di sapere se abbiamo tutti lo stesso Dio. Questo libro difende un esclusivismo della verità religiosa che non porta a mettere i non credenti contro i credenti e le religioni le une contro le altre.
Scrive Cacciari nell'Avvertenza: «Nessuno come Van Gogh ha visto la tragica letizia del colore, l'immortalità della cosa nell'estremo della sua facies patibilis, la sua eternità in uno con la sua natura terrestre. Solo nutrendosi di essa il nostro esserci può credersi indistruttibile». Un viaggio attraverso l'opera - i simboli, i paesaggi, gli autoritratti, gli oggetti dipinti, i colori - di uno dei pittori più amati, commentata dal filosofo e illustrata con ampio apparato di immagini.
Obbediente, ribelle, polemico, profetico. Così, tra paradossi e antitesi, viene spesso presentata la inquieta figura di don Primo Mazzolari (1890-1959), sacerdote cremonese che ha segnato profondamente il panorama religioso e sociale italiano del Novecento. Un uomo dalle molte sfaccettature, difficile da incasellare in definizioni univoche, ma sempre fedele alla sua missione di testimone del Vangelo. Frutto di un'approfondita ricerca storica e di un'attenta analisi delle fonti, il primo volume di questa biografia abbraccia i suoi anni di formazione e quelli drammatici della guerra, il ministero a Cicognara, nel Mantovano, le prese di posizione contro le violenze fasciste. Le idee, i conflitti, le speranze di un uomo dalla fede profonda, un intellettuale acuto, un polemista coraggioso, capace di sfidare le convenzioni e di aprire canali di dialogo anche con i più "lontani". Un trentennio denso di eventi cruciali per l'Italia e per la Chiesa, dalla crisi modernista all'organizzazione politica dei cattolici, dalla democrazia cristiana murriana al Concordato del 1929, vissuto anche da Mazzolari con doloroso sconforto. «La sua profezia si realizzava nell'amare il proprio tempo, nel legarsi alla vita delle persone che incontrava, nel cogliere ogni possibilità di annunciare la misericordia di Dio. Don Mazzolari non è stato uno che ha rimpianto la Chiesa del passato, ma ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l'amore appassionato e la dedizione incondizionata» (Papa Francesco).
Moore ha il merito di aver inaugurato la riflessione etica di impostazione analitica con la pubblicazione dei Principia Ethica nel 1903. Questa raccolta, curata da Sergio Cremaschi e Massimo Reichlin, comprende scritti mai tradotti e due inediti che valorizzano aspetti meno noti della figura di Moore, permettendo, da una parte, di risalire alle correnti di pensiero e ai dibattiti da cui prese avvio l'etica esposta nei Principia e, dall'altra, evidenziando come anni dopo Moore corregga le proprie tesi giovanili. In questo quadro resterà comunque ferma la legittimità dell'opzione religiosa come risultato di un atto di fede non giustificato da prove, sullo stesso piano dell'opzione ateista, dato l'esito agnostico di ogni indagine sull'esistenza di Dio. Un classico dell'etica contemporanea.
In occasione della proposta avanzata in Vaticano dalla Curia Generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi per il riconoscimento di "Dottore della Chiesa" per santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), molti studiosi e specialisti del pensiero della filosofa hanno convogliato le proprie energie e ricerche - coordinati dallo studioso Francesco Alfieri - con l'obiettivo di analizzarne gli scritti per mettere in risalto la sua "eminente dottrina", requisito indispensabile per l'ottenimento del riconoscimento di Dottore della Chiesa. Dalle ricerche contenute in questo fascicolo emerge che la Stein non sia morta il 9 agosto 1942 nel campo di sterminio di Auschwitz, ma che sia sopravvissuta un altro anno in questo campo di sterminio, e quindi che sia morta nel 1943: una rivelazione fondamentale, che apre a nuove e inesplorate piste di ricerca sugli studi steiniani.
"Romano Guardini ha dedicato a Socrate e a Platone - che per lui formano, come vedremo, una coppia inscindibile - vari scritti, che vanno dal 1926, anno del suo primo saggio su La morte di Socrate, al 1965, anno del discorso su Verità e ironia, tenuto all'Università di Monaco per ringraziare della celebrazione accademica del suo ottantesimo compleanno. Essi occupano dunque una quarantina d'anni, distribuendosi quasi interamente lungo l'arco della sua vita, e si sviluppano secondo una linea di interpretazione sostanzialmente continua, sia pure con diversi arricchimenti ed approfondimenti. Per comprenderne appieno il significato è forse utile ricordare, molto sommariamente, lo stato degli studi, e soprattutto delle interpretazioni, di Socrate e di Platone che caratterizzava la cultura tedesca nella prima metà del Novecento, soprattutto nei primi tre decenni di tale secolo, cioè quelli nel corso dei quali Guardini delineò nei suoi tratti fondamentali la sua immagine di Socrate e di Platone." (dall'Introduzione di Enrico Berti)
Tra i movimenti filosofico-religiosi che caratterizzarono la civiltà greco-latina dell'età imperiale, e quindi il Medioevo e il Rinascimento occidentali, una particolare attenzione ricevette un complesso di dottrine risalenti al II - III secolo d.C. e contenenti l'insegnamento di un sapiente egiziano, che aveva il nome di Ermete Trismegisto. Si trattava di una filosofia religiosa originata nell'Egitto del III-I secolo a.C, che conservava elementi della tradizione religiosa egiziana più antica, e ben presto tradotta in greco. Inizialmente non oggetto di particolare attenzione da parte della cultura pagana, invece questi testi anonimi furono accolti dal cristianesimo nella sua diffusione nel mondo antico: l'insegnamento di Ermete fu considerato come una conferma della rivelazione di Cristo, e successivamente, la rivelazione (segreta) di Ermete Trismegisto fu considerata non più una conferma, ma un antichissimo preannuncio di quella cristiana, dando origine ad una proliferazione di testi ermetici 'tecnici' (cioè magici, astrologici, alchemici etc.) e testi 'filosofici' che furono a lui attribuiti. È questa una storia dell'ermetismo come filosofia religiosa che fece parte a buon diritto della cultura occidentale almeno fino al sedicesimo secolo, allorquando cominciarono a sorgere alcune voci di scetticismo nei confronti della genuinità egiziana, che non spensero del tutto l'aura di esotica religiosità e l'ansia di riscoperta del mondo antico propri del Medio Evo e del Rinascimento.
Meditazione e silenzio sono due gemelli che nascono insieme, prima l'una o poi l'altro, e viceversa. Se tali dimensioni sembrano essere, in prima battuta, prerogative dell'Oriente, esiste invece un'ampia e ricca tradizione cristiana di meditazione silenziosa a partire già dai primi secoli. John Main, monaco benedettino John e una delle figure più significative del Novecento per la riscoperta della meditazione in Occidente, ci accompagna nelle affascinanti vie del silenzio che portano a riscoprire la presenza interiore di Dio, l'autentico tesoro di essere destinatari del suo amore, tanto da arrivare a lasciar andare ciò che non è essenziale, fino ad abbracciare il mondo intero. L'antologia, con Introduzione di Laurence Freeman, suddivisa in tre sezioni: «Lasciare andare», «Abbracciare il mondo» e «Cento pensieri sulla preghiera, Dio, l'amore», presenta alcuni testi rappresentativi dell'insegnamento di Main, portato avanti dalla Comunità Mondiale della Meditazione Cristiana (WCCM).
Dall'originario significato astronomico, il termine "apocatastasi" passa a indicare, entro una visione ciclica della storia, la teoria per cui, alla fine dei tempi, tutte le creature saranno reintegrate nell'ordine armonico voluto da Dio al momento della creazione. Si accende così la speranza in una salvezza universale, che non cancella la tragicità e il peccato dell'esistenza individuale, ma la riabilita in un più ampio orizzonte di senso, nel giorno in cui Dio sarà «tutto in tutti». Dal mondo antico e tardo-antico (in particolare con Origene) ai pensatori del Novecento, tra religione, filosofia e letteratura, il volume ricerca le tracce dell'apocatastasi e i fondamenti che autorizzano a farne il cardine della filosofia morale. Di fronte all'attuale crisi ecologica e allo spettro della distruzione del pianeta, la questione dell'apocatastasi si fa ineludibile e si ripropongono gli interrogativi che questo principio, provocatoriamente, suscita: esistono colpe tanto gravi da meritare una pena eterna senza possibilità di redenzione? Può convertirsi all'amore, dopo la morte, chi in vita lo ha ostinatamente rifiutato? È ancora possibile riparare al male dopo eventi come la Shoah?
Tra 1774 e 1778 il filosofo Gotthold Ephraim Lessing dà alle stampe sette frammenti attribuiti a un immaginario Anonimo di Wolfenbüttel. In essi il vero autore, H.S. Reimarus, per primo osserva, con sguardo storicamente disincantato, la discontinuità tra il messaggio di Gesù e le forme della sua trasmissione. Il sesto frammento, qui proposto con ampio commento, esamina le contraddizioni presenti nei racconti evangelici della risurrezione, che rendono impossibile dimostrare se sia realmente avvenuta: i discepoli potrebbero aver sottratto il corpo dal sepolcro e attribuito alla morte del maestro un significato di redenzione che in origine essa non aveva. Queste riflessioni sono il fondamento del dibattito ancora aperto sulla figura storica di Gesù. Una chiave per comprendere il significato della risurrezione per la ricerca storica, ma anche della ricerca storica per la risurrezione.