DESCRIZIONE: 1911-1964. Gli undici tomi di questo ciclo narrativo (romanzi e raccolte di racconti) sono ambientati in Cirenaica, la provincia orientale della Libia, dal 1911 – quando quella terra era una trascurata provincia dell’impero ottomano – al 1964 – allorché le scoperte di ricchi giacimenti petroliferi alterarono radicalmente la vita del paese. Le vicende politiche furono per lungo tempo drammatiche, la resistenza libica non fu liquidata che vent’anni dopo lo sbarco del corpo di spedizione italiano, si ebbe poi una pausa negli anni Trenta, ma già nel 1940 le armi ripresero la scena, non più un moderno corpo di spedizione coloniale contro la legittima resistenza dei nativi, ma il noto scontro di Grandi Potenze europee. Venne poi grazie alle Nazioni Unite la proclamazione di indipendenza del paese, era il 1951.
In questa cornice, che varia da un decennio all’altro, e quindi da un tomo all’altro del ciclo narrativo, si colloca un gran numero di vicende individuali, con personaggi dell’una e dell’altra parte, che hanno un tratto comune: di non esaurirsi nel moto collettivo – qualunque colore abbia in quel momento –, con una propria, segreta scena mentale, dove la storia giunge talvolta solo come lontano brontolio, ma che periodicamente si risolve in una tempesta, e dove la morte, con maniacale perseveranza, fa a gara con la perversità umana, che inventa guerre, stragi, deportazioni, colpi di mano. Si assiste così a una gamma di odissee individuali, ogni personaggio compie un viaggio nel regno dell’Altro, il nativo incontra l’Europa e il mondo moderno, l’europeo il mondo tradizionale. Sempre pesante il condizionamento della drammatica vita collettiva, che toglie al personaggio buona parte della libertà di artefice della propria storia, operando, la vicenda collettiva, come destino: per questa via, il Fato rimane signore della scena, qualunque sia la strada presa dal singolo.
COMMENTO: Edizione economica dell'evento letterario insignito del Premio Bagutta 2007. Il ciclo di romanzi dedicati all'avventura coloniale italiana in Africa: il deserto, la guerra, la decolonizzazione. Romanzi e racconti storici che sono anche delle narrazioni, per scrittura e atmosfere, uniche nel panorama letterario italiano ed europeo. Con un'introduzione di Pietro Gibellini.
L'Autore a detta dei critici (Citati, Magris, Barghellini Amidei, Galimberti) è una rivelazione nella letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato con successo per Garzanti, Mondadori, Scheiwiller. Presso la Morcelliana: Conversazioni in Piazza Sant'Anselmo e altri scritti. Per un ritratto di Cristina Campo (2002).
DESCRIZIONE: Due sono stati negli ultimi decenni i modelli interpretativi della filosofia platonica: un modello, ispirato a Schleiermacher, ha privilegiato l’interpretazione cronologica dei dialoghi, l’altro, proprio delle scuole di Tubinga e Milano, ha reinterpretato tutto Platone alla luce delle «dottrine non scritte». Come per sottrarsi a unilateralità ermeneutiche, l’autore di questo volume legge «il corpus platonico come un vero e proprio "protrettico" che propone filosofia per costringere il lettore a trovare soluzioni sulla base di poche indicazioni, il che implica la proposta di difficoltà crescenti che via via nello svolgimento delle opere selezionano i "veri filosofi". Platone appare convinto socraticamente che la filosofia è lavoro comune e scoperta. Ciò dà luogo a un insegnamento che, sempre, ma soprattutto nella forma scritta, avvicina al vero senza rivelarlo, comunica informazioni vere che non sono tout court la verità, ma che richiedono la partecipazione, l’elaborazione e lo sviluppo da parte del lettore». Un modello messo qui alla prova nella disamina del Sofista: ad assumere inaspettati significati sono i suoi punti più controversi (la dialettica come esercizio diairetico, il parricidio di Parmenide, la scoperta del non-essere in quanto "diverso").
L'AUTORE è ordinario di Storia della filosofia antica all’Università di Macerata. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Dialettica e verità. Commentario filosofico al «Parmenide» di Platone (Vita e Pensiero, Milano 20002), L’uomo tra piacere, intelligenza e Bene. Commentario storico-filosofico al "Filebo" di Platone (ivi, 19982), Arte politica e metretica assiologica. Commentario storico-filosofico al "Politico" di Platone (ivi, 1996). Presso la Morcelliana ha curato: Gigantomachia. Convergenze e divergenze tra Platone e Aristotele (2002) e Dio e il divino nella filosofia greca («Humanitas» 4\2005).
COMMENTO: Un commento al celebre dialogo platonico (che affronta i temi del non-essere e della legittimità dell'idea del diverso) da parte di uno dei più autorevoli storici del pensiero antico.
Il primo volume di un'impresa editoriale: un Annuario di storia delle categorie teologiche-politiche costitutive dell'Occidente, tra ebraismo, cristianesimo e islamismo, con la partecipazione dei maggiori specialisti.
Un classico del pensiero moderno. Raccolti da Carlo Renouvier e commentati da Augusto Del Noce, questi sono gli scritti postumi del filosofo francese (1814-1862) dai quali emerge la sua insuperata riflessione sulla libertà (La ricerca di una prima verità, II problema della scienza, Indicazioni dell'idea del libero arbitrio...). Un pensiero oggi più che mai attuale. Con la postfazione di Giuseppe Riconda.
Il volume parte dall'analisi del concetto di discrezione, che è alla base dell'istituto della direzione spirituale, per individuare caratteri e forme di una pratica dalle complesse implicazioni teoriche, che nel periodo dell'età moderna esce dai confini dei chiostri e delle confraternite e raggiunge progressivamente i singoli fedeli, fino a divenire nel corso dei secoli XVIII e XIX esercizio così generalizzato da sovrapporsi al sacramento della confessione. Nella letteratura spirituale il termine latino "discretio" ha valenza di categoria cognitiva e di categoria etica, e assume tanto il significato di discernimento tra il vero e il falso quanto quello di virtù regia, o mediana, che conduce alla perfezione; essa ha quindi rilievo non soltanto in rapporto alla coscienza individuale, ma anche in relazione alle attività interpersonali e di governo. Nella cultura religiosa della fine del medioevo la discretio spirituum diviene elemento fondante del percorso mistico e la prudenza che l'accompagna rappresenta la virtù privilegiata per acquisire un comportamento devoto; allo stesso modo nella cultura moderna la discrezione è virtù emblematica della civiltà di corte e della civiltà delle buone maniere, così come la simulazione e la dissimulazione sono comportamenti etici che hanno valenze molteplici tanto sul piano religioso che su quello sociale.
˛ˇ D E S C R I Z I O N E : S o l l e c i t a t o d a l l a t r a d u z i o n e i n l a t i n o , n e l 1 8 2 3 , d e l l a B h a g a v a d g ˝ t a , u n o t r a i p i ˘ i m p o r t a n t i d e i t e s t i s a c r i d e l l o h i n d u i s m o , W i l h e l m v o n H u m b o l d t p u b b l i c a t r a i l 1 8 2 5 e i l 1 8 2 6 d u e m e m o r i e a c c a d e m i c h e d i c o m m e n t o a l t e s t o s a n s c r i t o e a l c u n e n o t e s u l l a v e r s i o n e l a t i n a . I n t a l i t e s t i , q u i t r a d o t t i p e r l a p r i m a v o l t a i n i t a l i a n o , l i n t e r e s s e l i n g u i s t i c o s i i n t r e c c i a c o n l a p r o b l e m a t i c a d e l l o s v i l u p p o s t o r i c o d e l l u o m o e d e l l e m o d a l i t ‡ d e l s u o a g i r e p o l i t i c o n e l m o n d o , a t t e s t a n d o c o s Ï l a d i m e n s i o n e a n t r o p o l o g i c a c o m e u n l u o g o c e n t r a l e d e l l a f i l o s o f i a h u m b o l d t i a n a . N o n a c a s o H u m b o l d t r e n d e i l t e r m i n e h i n d u y o g a c o n V e r t i e f u n g : l a t t o d e l l a p p r o f o n d i r e , d e l c o n c e n t r a r s i s u u n d a t o o g g e t t o , d e l l o s c a v a r e , d e l l i m m e r g e r s i f i n o n e l l e p r o f o n d i t ‡ d i q u a l c h e c o s a . I n q u e s t a c o n c e n t r a z i o n e d i t u t t e l e e n e r g i e p s i c h i c h e i n u n o s p r o f o n d a m e n t o t o t a l e c h e a n n u l l a o g n i a l t r a r e a l t ‡ c i r c o s t a n t e s i r i t r o v a n o u n a n e l i t o e u n a t e n s i o n e r e l i g i o s a m e n t e i s p i r a t e c h e s i e v o l v o n o f i n o a i n t r a p r e n d e r e l a v i a d i u n a u n i o n e m i s t i c a c o n l A s s o l u t o . I d e n t i f i c a n d o i n t a l e s p r o f o n d a m e n t o i l n u c l e o d e l l a p o r t a t a f i l o s o f i c a d e l l a r e l i g i o n e i n d i a n a , H u m b o l d t p e r v i e n e i n f i n e a c e l e b r a r e n e l l a B h a g a v a d g ˝ t a u n c a n t o s u p r e m o d e l l a l i b e r t ‡ r e l i g i o s a d e l l u o m o m o r a l e .
C O M M E N T O : P e r l a p r i m a v o l t a i n i t a l i a n o u n a l i m p i d a i n t r o d u z i o n e a l g r a n d e t e s t o r e l i g i o s o i n d u i s t a , s c r i t t o d a l l ' i l l u m i n i s t a t e d e s c o .
W I L H E L M V O N H U M B O L D T ( 1 7 6 7 - 1 8 3 5 ) p e n s a t o r e p o l i e d r i c o , l i n g u i s t a , t r a d u t t o r e m a a n c h e p o l i t i c o e d i p l o m a t i c o , e l a b o r Ú l a s u a r i f l e s s i o n e f i l o s o f i c a s e c o n d o u n o r i g i n a l e p r o f i l o a n t r o p o l o g i c o . T r a l e s u e o p e r e i n i t a l i a n o r i c o r d i a m o : S c r i t t i f i l o s o f i c i , a c u r a d i G . M o r e t t o e F . T e s s i t o r e ( U t e t 2 0 0 7 ) .
Il presente volume, terzo della serie dei Nuovi studi aristotelici, raccoglie gli scritti concernenti la "filosofia pratica" di Aristotele, contenuta nelle due Etiche autentiche (Nicomachea e Eudemea), e la filosofia politica, contenuta nella Politica. Come è noto, per Aristotele queste ultime due discipline sono parti di un'unica scienza, da lui chiamata più volte "scienza politica" e, almeno una volta, "filosofia pratica". Perciò non ho diviso il volume in sezioni, come invece ho fatto nei volumi precedenti. Ho scelto, come sottotitolo dell'intera raccolta, "filosofia pratica", perché questa espressione è diventata attuale dopo la cosiddetta "riabilitazione (o rinascita) della filosofia pratica", movimento sviluppatosi nel corso degli anni Settanta del Novecento e ancora non del tutto esaurito.(dalla Prefazione)
Filosofia della religione, alla sua pubblicazione nel 1968, apparve nel contesto culturale italiano ed europeo come una svolta, sia per l'incidenza della teologia evangelica tedesca (in primis Karl Barth) sul concetto di religione proposto, sia per l'assunzione dell'ermeneutica filosofica come centrale dal punto di vista metodologico. Di qui la reazione di alcuni critici alle tesi di Mancini. Secondo l'apologetica che si era sviluppata dal secolo XVIII in poi, compito precipuo della filosofia della religione era quello di giustificare razionalmente la religione naturale, di cui si cercava di dimostrare sia il fatto sia il contenuto (i preambula fidei). La religione naturale diveniva in tal modo oggetto di una teologia naturale, mentre spettava alla teologia soprannaturale (interessata all'intellectus fidei) penetrare e sistematizzare scientificamente la verità rivelata. Al contrario, per Mancini, la filosofia della religione come ermeneutica della rivelazione, poteva, anzi doveva, avere come oggetto la religione in senso forte, identificata appunto con la rivelazione storicamente data. Con una precisazione: tutte le religioni storiche si presentano come rivelazione, come messaggio di salvezza. Una tesi che rende quest'opera un classico del Novecento. Più volte ristampata, Filosofia della religione inaugura la pubblicazione delle "Opere scelte" di Mancini.
Negli ultimi anni abbiamo sperimentato e vissuto la vicenda sconcertante in cui Dio è stato messo di nuovo in questione anche nell'ambito della teologia. In questo volume curato da Joseph Ratzinger nel 1971, e per il suo carattere pioneristico divenuto un classico, otto eminenti teologi tedeschi si esprimono discutendo questo problema che riveste una importanza di vita o di morte per la teologia e il cristianesimo.Il tema viene dapprima sviluppato come questione filosofica, nel confronto col positivismo contemporaneo e le sue pregiudiziali antimetafisiche, viene indagato in rapporto agli impulsi centrali da cui deriva l'ateismo dei nostri giorni, e nelle sue motivazioni entro la stessa aporetica teologica; di contro, però, viene presentato criticamente anche il punto d'avvio del discorso cristiano su Dio, sulla base dell'esperienza di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento. Solo allora viene affrontato il concreto problema teologico: quello di comunicare il concetto di Dio della tradizione ecclesiale in modo che le esigenze della Sacra Scrittura, gli interrogativi della filosofia odierna e il patrimonio di cognizioni accumulato dalla tradizione filosofico-teologica trovino una complementarietà e convergenza intrinseche e oggettivamente fondate. I due ultimi contributi trattano del come svolgere la predicazione, l'annuncio su Dio, quale questione della teologia sistematica e di quella pratica.
Dopo oltre un ventennio di lavori preparatori, Hubert Jedin, studioso di fama internazionale nel campo della storia della chiesa, presentava nel 1949 il primo volume della Storia del Concilio di Trento. Questo volume è diviso in due parti: la prima tratta del sec. XV, valorizzando molte fonti inedite; la seconda parte è interamente dedicata alle complesse e appassionanti fasi della “lotta per il concilio” nel primo quarto del sec. XVI, mentre nasce e si consolida la grande scissione religiosa protestante, e delinea una ricca panoramica degli avvenimenti ecclesiastici e delle controversie delle potenze dell’epoca.
DESCRIZIONE: Ha i lineamenti di una costellazione un catalogo storico: alcuni autori come stelle polari, collane che tracciano cammini intrapresi o interrotti, libri che, col tempo, assumono i tratti della classicità o un volto sfocato. Una miriade di nomi e titoli, dalla cui ricorrenza si possono trarre indicazioni sulle idee che hanno orientato l’attività editoriale. Un nome ritorna, in forme varie, sfogliando queste pagine: Romano Guardini. Il suggerimento di Mario Bendiscioli – accolto dai fondatori Fausto Minelli, Alessandro Capretti, Giulio Bevilacqua – di pubblicare nel 1930 Lo spirito della liturgia ha assunto una valenza simbolica che si riverbera sull’intera storia dell’editrice. Cosa significava pubblicare Guardini in quegli anni se non affrontare, in forma mediata, la sfida della modernità? Ovvero, pensare una cultura cattolica non indifferente alle istanze costitutive del Moderno: scientificità e criticità della ricerca, libertà della coscienza. Un confronto di cui il pensatore tedesco era uno dei maggiori rappresentanti nell’ambito della teologia europea. Sintomatico è che nel medesimo decennio venissero pubblicati testi di Karl Adam, Peter Lippert, Marie Joseph Lagrange, Gilbert Keith Chesterton, Hilaire Belloc, Jacques Maritain – e dello stesso Guardini apparisse un titolo quanto mai programmatico: La coscienza.
Un fare i conti con la modernità che può ben dirsi la ragion d’essere della Morcelliana.