La nuova edizione dell'opera di Karl Rahner, Sulla teologia della morte, uscita in prima edizione tedesca nel 1958, ripropone quello che rimane un classico della teologia e della filosofia contemporanea. Le tematiche in esso affrontate, a partire dai due postulati fondamentali del pensiero teologico di Rahner - l'orientamento antropologico e il metodo trascendentale -, sono di straordinaria ricchezza e intensità teoretiche. Rahner, rileggendo la morte nella sua realtà dialettica e nella sua natura "velata", pone radicalmente in discussione la definizione usuale della morte come "separazione dell'anima dal corpo" e, per superarne l'inaccettabile dualismo, propone la tesi della "pancosmicità dell'anima". Originali sono le sue considerazioni sull'aspetto personale della morte come fine dello "status viatoris", come unità dialettica di azione e passione, come realtà che pone in relazione tempo ed eternità. Per finire con riflessioni di sorprendente finezza sul rapporto tra morte e peccato e sulla possibilità del "con-morire con Cristo".
DESCRIZIONE: L’esperienza religiosa è anche un viaggio: allontanarsi da ciò che è noto verso qualcosa che da un lato attrae, «chiama», dall’altro persiste nella sua lontananza, nel suo enigma. Ma un viaggio è innanzitutto un lavoro su di sé, uno «straniarsi» per esporsi ad altro. Appunto, una «fatica» come quella che fa la «luce» – che dà il titolo a questo libro – per illuminare il mondo. Un percorso lungo i confini, incerti, tra credenti e non credenti, investigando luoghi della Bibbia, eventi della vita, del nascere, del morire, e figure del linguaggio e dell’arte. Un libro di domande sul religioso – chi è il Dio sconfitto?, cosa significa sperare?, come essere liberi? – poiché, osserva l’autrice, solo nell’ostinazione di questo insonne interrogare si conserva l’umano. Un libro di formazione: un compito sempre da ricominciare, mai concluso.
COMMENTO: Cosa significa credere? Cos'è la fede per il credente e il non credente? Un libro molto atteso, scritto dalla celebre conduttrice del programma di Rai Radio3 "Uomini e Profeti".
Attraverso 314 lemmi, una bibliografia pressoché completa di quanto è stato pubblicato e un corredo di elenchi di caduti e dei componenti delle formazioni partigiane, questo Dizionario, che rappresenta una novità nella storiografia nazionale, intende fornire una prima e sicura informazione su persone, idee, problemi, istituzioni per chi intenda approfondire un periodo che, per quanto breve nella storia italiana e bresciana, ha inciso più di quanto comunemente si ritenga sul futuro del nostro paese.
Attraverso 314 lemmi, una bibliografia pressoché completa di quanto è stato pubblicato e un corredo di elenchi di caduti e dei componenti delle formazioni partigiane, questo Dizionario, che rappresenta una novità nella storiografia nazionale, intende fornire una prima e sicura informazione su persone, idee, problemi, istituzioni per chi intenda approfondire un periodo che, per quanto breve nella storia italiana e bresciana, ha inciso più di quanto comunemente si ritenga sul futuro del nostro paese.
DESCRIZIONE: Del confratello fra Cristoforo di manzoniana memoria, Giovanni Pozzi aveva la passione e il rigore. E una smisurata cultura nella letteratura profana e in quella sacra che, congiunta a una acuminata strumentazione critica e a una originale sensibilità, ne hanno fatto un saggista di fama internazionale. Ma dopo aver studiato scrittori medievali e barocchi, romantici e novecenteschi, il suo vero auctor lo trova in un confratello, Agostino Venanzio Reali (1931-1994). I suoi studi più maturi, qui riuniti, indagano la poesia scoperta di fatto dopo la morte del lirico e artista. È attratto dalla sua «anomalia»: l’ordine che s’ispira a san Francesco si è distinto nella pittura e nella scultura, nell’intaglio e nelle vetrate assai più che nella poesia, mentre in Reali la dedizione alle arti figurative si concilia e in certo senso nutre la sua parola poetica. E nella sua opera Pozzi sorprende, interrelati, i nodi cari a lui e ai suoi lettori: il rapporto tra pittura e poesia, come nei Bozzetti per creature ove brillano i colori della letizia francescana; il confronto intertestuale con Libro sacro (esperito nell’analisi della splendida versione realiana del Cantico dei cantici); il filo tematico mariano; la dialettica parola-silenzio della scrittura mistica... Ma Reali è caro a Pozzi soprattutto perché «la sua non è poesia del sacro, ma realtà religiosa che si esprime in forma poetica». Con questo libro, quasi testamentario, il grande critico ci guida verso la scoperta dell’alta poesia del confratello, preannunciando un “caso” postumo di grande respiro.
(Pietro Gibellini)
COMMENTO: La scoperta di uno dei più importanti poeti italiani della seconda metà del '900, frate cappuccino (1931-1994) in Emilia Romagna, biblista, pittore e scultore.
DESCRIZIONE: Già studiata dal Fe’ d’Ostiani nella seconda metà dell’Ottocento e dal Guerrini alcuni decenni or sono, la personalità di Domenico Bollani è stata affrontata da Christopher Cairns con viva sensibilità storica e sulla base di un’ampia documentazione, reperita con pazienti e puntigliose ricerche d’archivio.
Nato a Venezia nel 1513 da una famiglia aristocratica, non più ricca, ma pur sempre dotata di prestigio, Domenico Bollani compì gli studi di diritto nell’università di Padova. Entrò ben presto al servizio della Serenissima, assolvendo numerosi uffici politici e diplomatici. Entrato a far parte del Senato veneziano, fu riconosciuto «senator di grandissima prudenza» e pertanto investito nel 1555 della luogotenenza del Friuli in una situazione difficile per epidemie, carestie, fermenti popolari e diffusione dell’eresia, e nel 1558 dell’ufficio di podestà di Brescia.
Il 15 marzo del 1559, alla morte del card. Durante Duranti, il Bollani fu nominato da Paolo iv Carafa vescovo di Brescia, con una prassi, non nuova nella Repubblica veneta, di trasferimento da un ufficio secolare ad un ufficio ecclesiastico.
L’abilità diplomatica, il realismo, la capacità di mediazione, lo spirito pragmatico del Bollani si rivelarono anche nella trama dei complessi rapporti, fatti di tensioni, di polemiche e di rappacificamenti, tra la Serenissima, gelosa della sua sovranità, e il Papato. In Bollani era vivissima la devozione agli ideali sia della Riforma cattolica sia dello Stato veneziano, cosicché nelle dispute tra Roma e Venezia, a proposito della pubblicazione nei domini veneziani della bolla In Coena Domini e delle attività inquisitoriali, la sua azione fu mediatrice e pacificatrice.
COMMENTO: Una ricognizione sulla figura di Domenico Bollani, grande vescovo riformatore di Brescia, che getta luce sul ruolo della Chiesa nella politica veneziana del XVI secolo.
CRISTOPHER CAIRNS insegna Storia del teatro italiano all’Università di Westminster (Londra). I suoi studi spaziano dalla letteratura del Rinascimento alla storia religiosa nell’età del Concilio di Trento, alla storia del teatro contemporaneo. Tra le sue pubblicazioni: Pietro Aretino and the Republic of Venice. Researches on Aretino and his Circle in Venice (1527-1556), Olschki 1985; Dario Fo e la «pittura scenica». Arte, teatro, regie 1977-1997, Edizioni Scientifiche Italiane 2000.
DESCRIZIONE: L’idea dell’ebraismo come di una religione monolitica, da tempo immemorabile uguale a se stessa e dalla quale si sarebbe separata solo la novità del cristianesimo, cede il passo ad una ricostruzione storica che esalta il grande pluralismo e la grande vivacità intellettuale dei “giudaismi del Secondo Tempio”. Ebrei e cristiani possono oggi finalmente insieme riconoscere le proprie origini. I loro comuni antenati si chiamano sadociti, samaritani, enochici, sapienziali: sono essi i principali protagonisti dello sviluppo del pensiero giudaico “da Ezechiele a Daniele”. La storia dei loro conflitti e del loro competere getta le premesse per la nascita parallela del giudaismo rabbinico e del cristianesimo quali movimenti intellettuali di riforma.
COMMENTO: Una innovativa storia dell'origine del giudaismo, alla luce delle più recenti interpretazioni della Bibbia, inserita nella nuova collana Antico e Nuovo Testamento.
GABRIELE BOCCACCINI insegna dal 1992 presso la University of Michigan, USA. È autore e curatore di numerose opere sul giudaismo del Secondo Tempio e le origini cristiane, tra cui: Il medio giudaismo (Marietti 1992), Oltre l’ipotesi essenica (Morcelliana 2003), e Il messia tra memoria e attesa (Morcelliana 2005). È direttore della rivista «Henoch» e promotore dell’Enoch Seminar.
DESCRIZIONE: Un titolo pregnante e promettente, quello che, con semplicità, Romano Guardini ha aggiunto a una ricca raccolta di saggi, di trattati, di conversazioni culturalmente ambiziose sulla scia di quanti in Germania e altrove hanno sviluppato il concetto goethiano di Bildung, di “formazione”. Poiché per lui, nel 1923, assumeva un’importanza cruciale l’applicazione delle sue idee pedagogiche generali, messe alla prova nel cantiere educativo del Castello di Rothenfels e nella creazione dell’associazione giovanile Quickborn [fonte viva], all’ambito della liturgia cattolica.
Da tale necessità nacque Formazione liturgica che si proponeva – scavando più a fondo rispetto a Spirito della liturgia (1918), con un processo sobriamente fenomenologico, e non di meno inserito in una prospettiva di antropologia metafisica – di mostrare come la liturgia abbia fondamenti inconcussi nella natura dell’homo religiosus, per giungere poi in una piena espansione nell’area della grazia “soprannaturale”, una sfera di gratuità “positiva”, quella della fede rivelata, al cui centro è l’incarnazione del Verbo di Dio, di Cristo.
Giulio Colombi
COMMENTO: Il testo chiave di Guardini in una nuova edizione critica. Un testo che rivela il senso profondo della liturgia cristiana.
ROMANO GUARDINI (1885-1968) è stato una delle maggiori figure della storia culturale europea del sec. XX. Presso la Morcelliana è in corso di stampa l’Opera Omnia.
La prima traduzione italiana delle Sentenze di Isidoro di Siviglia si giustifica come un documento di primaria importanza non solo della sua epoca, ma della cultura medievale. Innanzitutto esse costituiscono la prima "summa", ispiratrice di un genere letterario che si sarebbe poi sviluppato con grande fortuna. Esse parlano a tutti, all'uomo comune come persona, al monaco come tipo dell'ascetismo, all'ecclesiastico come responsabile della vita religiosa, alla autorità civile come investita della missione di organizzare la società. È il primo trattato di morale politica. Presenta una visione organica della verità dogmatica e della sua incarnazione nella pratica, porgendola in una concisione essenziale; non sono trattazioni diffuse, ma messaggi che tendono a concentrarsi in un motto: Isidoro non diluisce, lancia delle illuminazioni che debbono fissarsi nella memoria per diventare viatico alla spiritualità quotidiana.
I nomi degli dèi. Saggio di teoria della formazione dei concetti religiosi del 1896 costituisce, insieme ai due volumi delle Religionsgeschtliche Untersuchungen del 1889, il contributo più significativo di Usener ad una storia delle religioni fondata su di una filologia comparata che permetta di ricuperare “le tracce spirituali di un tempo scomparso”. Usener vi affronta il classico problema delle origini del monoteismo dal politeismo attraverso l’ipotesi di un triplice passaggio evolutivo. All’inizio stanno gli dèi momentanei (Augenblicksgötter) che si manifestano soltanto per un istante in eventi particolari come la semina o il raccolto per poi svanire. Vengono poi gli dèi particolari (Sondergötter), sorta di dèi funzionali che agiscono in situazioni che si ripetono regolarmente. Infine, in una fase successiva in cui il nome del dio non è più collegato con la sua funzione, compaiono i tipici dèi personali del politeismo: in essi si sono fuse differenti divinità speciali con i loro nomi particolari. In questo modo è aperta la via per la formazione del monoteismo.
(Giovanni Filoramo)