Dieci donne: Eva, Sara, Agar, Rachele, Miriam, Debora, Rut, Anna, Giuditta, Ester. Un filo rosso attraversa la testimonianza di vita di queste donne fragili e forti: la storia dell'umanità non è condannata da Dio, essa è luogo di benevolenza, di misericordia. Le madri di Israele cantano un Dio che si prende cura dei deboli e degli oppressi e lo fa attraverso il debole e l'oppresso stesso. Ognuna di queste madri di Israele, con la sua parola e la sua azione, rivela la presenza attiva di Dio nel groviglio, spesso drammatico, delle vicende umane. La sua missione è quella di svelare che ogni tempo storico è evento di salvezza e che, dentro le trame contorte della vita, opera un altro protagonista, il Signore. Due parole accompagnano questo percorso: Bibbia e vita perché «la Bibbia non è una raccolta di libri sacri da studiare, è Parola di vita da seminare. Bibbia e vita si abbraccino, perché mai l'una stia senza l'altra» (Papa Francesco). Con un salto nel tempo si intravedono in ogni madre di Israele alcuni passi silenziosi di Maria di Nazaret che nel Magnificat rivela il cuore appassionato e colmo di tenerezza del nostro Dio.
Il testo propone una rilettura della vita pastorale della Chiesa alla luce dell'Evangelii gaudium attraverso un itinerario segnato da un'esperienza pastorale che si rinnova a partire dalla presa di coscienza dell'essere Chiesa. Una Chiesa che vuole stare con la gente per accompagnarla, consapevoli che l'incontro e il dialogo possono aiutare l'uomo di oggi ad avvicinarsi a Dio e ai fratelli. La dimensione ecclesiale ci fa cogliere il decisivo incontro tra Dio e l'uomo come esperienza generativa di un popolo fedele in cammino. In gioco ci sono le relazioni fraterne che vanno ben oltre le semplici dinamiche di gruppo e che, attraverso una pastorale dell'incontro e del dialogo, si fa carico delle solitudini e delle ferite dell'uomo di oggi. Un'attenzione particolare è riservata al dialogo interreligioso e al suo rapporto con la prassi pastorale. Infine, si presenta l'esperienza di Francesco di Assisi come trasparenza della Chiesa; in particolare l'incontro del poverello di Assisi con il Sultano d'Egitto, che è quasi una profezia per le scelte pastorali di papa Francesco, finalizzate ad intraprendere un cammino segnato da un cambio mentalità, per costruire una fraternità universale che trova il suo fondamento nella fede in Dio Padre.
Le opere della Via Crucis qui riprodotte sono nella Cappella dei Santi Ippolito e Cassiano alla Badia di Carigi, a Casa Ilaria, Montefoscoli (Palaia - Pisa). Casa Ilaria è il sogno di un luogo speciale dove ognuno può sentirsi a casa. Si propone di promuovere il benessere e la qualità della vita di tutte le persone, in particolare di quelle con svantaggi fisici, handicap, povertà ed emarginazione sociale. Tutta l’attività di Casa Ilaria, la sua ispirazione e il suo senso sono guidati e animati da una forte dimensione spirituale. Il luogo stesso, antichissimo sito monastico, la sua tradizione e il collegamento con diversi ordini religiosi, la presenza di una chiesa e il clima di serenità e accoglienza lo rendono particolarmente favorevole alla realizzazione di percorsi spirituali, ritiri personali o di piccoli gruppi, iniziative a carattere formativo-religioso, esercizi, momenti e itinerari di preghiera.
Autore Lorenzo Baldisseri
Già Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi dal settembre 2013, è stato creato Cardinale dal Santo Padre Francesco nel Concistoro del 22 febbraio 2014.
Dottore in Diritto Canonico e Licenziato in Teologia Dogmatica, ha lavorato nel servizio diplomatico della Santa Sede presso le Nunziature Apostoliche in Guatemala e El Salvador, Giappone, Brasile, Paraguay, Francia e Zimbabwe.
Nel 1992 è stato nominato Arcivescovo e Nunzio Apostolico in Haiti. Successivamente, è stato Nunzio in Paraguay, India e Nepal, Brasile.
In seguito è stato Segretario della Congregazione per i Vescovi e Segretario del Collegio Cardinalizio. In qualità di Segretario del Collegio ha assunto l’incarico di Segretario del Conclave nel 2013.
Dottore honoris causa della Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais (Brasile), è autore di varie pubblicazioni.
Nei giorni 27-29 settembre 2018 si è svolto, presso il Santuario Maria Madre della Chiesa di Jaddico (BR), il IV Convegno di Mariologia Carmelitana organizzato da entrambe le famiglie carmelitane. L’iniziativa di tali Convegni ha una sua storia partita proprio da questo santuario nel 2012 quando vi fu celebrato il primo sui tratti mariani più tipicamente carmelitani. Ad esso ne sono seguiti due celebrati nel 2014 a Sassone (Roma) e nel 2016 a Maddaloni (CE), ognuno con una tematica propria del carisma mariano dell’Ordine dei Carmelitani, in un’ottica di progressiva specificazione. Il tema trattato in questo IV Convegno è di grande interesse e assai importante per vari motivi. In primo luogo, perché l’immagine, l’icona, la rappresentazione del sacro hanno provocato sempre nella storia delle religioni una certa controversia, in molte occasioni non esente da violenza. Di fronte all’abbondanza e all’esuberanza delle immagini di alcune religioni, che potremmo definire politeiste (da alcune tradizioni orientali fino alla religione greco-romana), il monoteismo ha teso a pensare che il divino non è, per definizione, rappresentabile. Dio è al di sopra di qualsiasi espressione umana, di qualunque immagine e persino di qualsiasi nozione (si pensi alla teologia apofatica più radicale). Perciò, quando rappresentiamo Dio, il sacro, il divino, creiamo idoli che, in ultima analisi, finiscono col separarci da quello che vorremmo rappresentare. In secondo luogo, il tema trattato è fondamentale perché viviamo in un’epoca davvero “iconica”: siamo immersi nella cultura dell’immagine. I moderni metodi informatici hanno relegato in un secondo piano molte forme di comunicazione tradizionali. Il messaggio breve, abbreviato, talvolta ridotto ad immagini, a dubbiose trascrizioni fonetiche o a parole sconnesse è il linguaggio più abituale tra i nostri giovani. C’è chi vede questo processo con un forte pessimismo, come un ritorno alla barbarie o un regresso ai geroglifici, con conseguenze incalcolabili per l’espressione scritta e orale; c’è poi chi, al contrario, lo vede come un ventaglio di nuove forme di espressione, di maggiori possibilità di divulgazione culturale e di nuove manifestazioni artistiche e letterarie e, perché no, di nuovi linguaggi. In ogni caso, e quale che sia la valutazione di questo processo culturale in cui viviamo, non c’è dubbio che la riflessione teologica (la catechetica, la spiritualità, la missiologia e persino la teologia sistematica) non può eludere questo tema e deve riconsiderare il senso e la missione dell’immagine nella trasmissione della fede. Né la vita religiosa in generale, né il Carmelo in particolare, possono eludere questa riflessione così necessaria al momento di prendere in considerazione la propria missione.
Una nuova edizione ampliata e aggiornata del volume biografico dedicato a Carlo Acutis, il ragazzo quindicenne "patito" di internet, Beato dal 10 ottobre 2020. Il volume - inserito all'interno della collana Testimoni - presenta una nuova prefazione di monsignor Dario Edoardo Viganò e una nuova introduzione - aggiornata alla situazione attuale del processo in vista della Canonizzazione. Il giovane Carlo morì nel 2006, dopo un'infanzia e una adolescenza trasformata dalla grazia di Dio. Sin da piccolo aveva il dono di entrare in relazione con tante persone e veniva percepito come un esempio dai coetanei. Vedeva nel web un "veicolo di evangelizzazione e di catechesi" e lui stesso ha messo le sue capacità informatiche al servizio del Vangelo e della Chiesa portando Gesù, attraverso Internet e i social network, tra i suoi coetanei e tra quanti vivevano a contatto con lui. Tra i cardini della sua vita: la preghiera, il senso di missione, l'amore per la Vergine Maria e l'Eucaristia quotidiana. Grazie alla collaborazione tra LEV e VatiVision in quarta di copertina è presente un QRcode che rinvia ad una pagina web da cui è possibile scaricare il film sulla vita di Carlo Acutis "La Mia Autostrada per il Cielo" ed altri contenuti a lui dedicati.
Questa Via Crucis, scandita dalla Parola di Dio e dalle meditazioni di Papa Francesco, può aiutare i giovani ad incontrare Gesù nella preghiera, riconoscendo in Lui non solo il Signore e il Maestro ma anche il compagno di viaggio della propria vita. Può essere di conforto e sostegno per gli ammalati perché attraverso il dolore si riconoscano in Gesù ed entrino in comunione con Lui attraverso la preghiera, affrontino la sofferenza con coraggio abbracciando la croce quotidiana. Infine può essere utile agli educatori, ai catechisti chiamati ad aiutare i ragazzi a loro affidati a vivere con Gesù nel cuore, ponendo una base solida alla loro formazione umana e cristiana.
Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2021
Come che vada o venga, è sempre vero che non è mai troppa. La pazienza, come l'attesa, dona sapore alle cose. Le pagine del libro sono incentrate «su quattro personaggi e sulle loro storie; si tratta, indubbiamente, di storie "vere", nel senso che diamo oggi a questa parola, in quanto le fonti a disposizione sono indubbiamente di prim'ordine anche dal punto di vista storico; quattro storie, ma non quattro mondi diversi: i primi due protagonisti sono infatti madre e figlio (Monica e Agostino), mentre gli altri (Francesco e Chiara) appaiono indissolubilmente legati dalla sequela di Gesù povero, un percorso sulle vie di Dio nel quale l'uno fu guida sapiente per l'altra, che dal proprio canto lo riconobbe come un punto di riferimento indiscusso, la sua più grande consolazione - così scrisse nel proprio Testamento - dopo Dio. Quattro itinerari diversi, attraverso cui i protagonisti hanno dovuto apprendere sulla loro stessa pelle cosa significhi aver pazienza, non stancarsi, non irrigidirsi, non deflettere dai propri obiettivi. Quattro storie che possono insegnare tanto a persone come noi, sempre di corsa, sempre in ritardo, incapaci di attendere anche un minuto in più, ai quali è stato tanto difficile abituarsi alla quarantena forzata che il Covid-19 ci ha imposto (e che ha propiziato la scrittura di queste pagine)» (dall'Introduzione).
Ordo Divini Officii Recitandi Sacrique Peragendi pro Anno Domini 2021
Non si può non riconoscere che, in un certo qual senso, Francesco d’Assisi ha avuto una fortuna invidiabile rispetto ad altri santi: dichiarato nel 1992 dal Time Magazine uno degli uomini più rappresentativi del secondo millennio, studiato da centri di ricerca universitari laici e non, innumerevoli pubblicazioni scientifiche e divulgative inerenti alla sua storia, diversi film a lui dedicati, riconosciuto come riferimento ideale da persone di diverse culture e religioni.
L’Autore studia il breviario di san Francesco, uno strumento prezioso per chi desidera approfondire il messaggio e la tematica del pensiero del Santo di Assisi.
Il codice, denominato Breviarium sancti Francisci, consiste fondamentalmente in un breviario, il salterio e l’evangeliario; la prima parte è la più consistente ed è costituita dal breviario della Curia romana riformato da Innocenzo III. L’antichità del testo, che lo rende un testimone privilegiato di tale riforma e quindi della storia dei libri liturgici in generale, è confermata dalla presenza, soprattutto nelle solennità mariane o di santi legati al ministero pontificio, come Pietro, Paolo e Gregorio Magno, di letture tratte dai sermoni dello stesso Innocenzo III; tali letture dopo la sua morte nel 1216 saranno rese facoltative dal successore, papa Onorio III, e immediatamente scompariranno dal breviario. Infatti il Breviario di san Francesco è l’unico breviario vero e proprio che contiene tali letture per esteso. Questo codice fu usato da Francesco e certamente cooperò a formare in lui una seppur rudimentale cultura teologica che gli permise di esprimere la sua spiritualità e il suo pensiero in alcuni scritti, tre dei quali sono ancora in nostro possesso in formato autografo.