Quanto riescono a incidere gli apparati investigativi e di polizia italiani, scoprendo e reprimendo i delitti di corruzione? Rispetto all'improvviso emergere di una enorme massa di reati connessi al malaffare politico-amministrativo, qual è stata la reazione degli organi giudiziari? Le pene infitte sono state più o meno severe? Che cosa rende difficoltosa l'emersione di questi delitti e come si auto-giustificano gli autori di pratiche corruttive o clientelari? E qual è, di fronte alla corruzione, la reazione del mondo politico? Piercamillo Davigo e Grazia Mannozzi cercano di dare riposta a quesiti cruciali, scegliendo di far parlare soprattutto le cifre e costruendo una rigorosa ricerca empirica sul fenomeno della corruzione in Italia e sulla reazione delle agenzie di controllo (dalla polizia alla magistratura). Gli autori hanno raccolto e analizzato i dati disponibili in materia di denunce, condanne e loro distribuzione geografica, riti processuali utilizzati, quantità e qualità delle sanzioni comminate, percentuali delle sentenze concretamente eseguite, e li hanno incrociati con l'esame delle riforme normative intervenute dal 1983 al 2002.
"Non paragonabile con la nozione di 'rivoluzione scientifica', quella di Rinascimento, o Rinascenza, o Rinascita, o 'Renovatio', fu, giova ripeterlo, un ideale e un programma che realizzò un rinnovamente profondo all'insegna di un ritorno al passato [...]. D'altra parte lungo i secoli in cui il mito operò, non si mantenne uguale a se stesso. Coglierne l'origine, le differenze, lo sviluppo; determinare l'intreccio fra un'idea-forza e la riflessione storica sul suo dinamico affermarsi [...]: tali alcuni degli scopi di questo libro." Un'opera viene presentata in una nuova edizione introdotta da un testo di Michele Ciliberto.
Malebranche è uno dei protagonisti del Seicento filosofico francese. Di questo pensatore era da tempo assente in libreria l'opera principale, "La ricerca della verità", un'opera nella quale lo spirito di geometria della filosofia cartesiana si incontra con i vertici speculativi della tradizione agostiniana. Questa edizione rappresenta l'unica disponibile in italiano e viene ora riproposta con una nuova introduzione di Emanuela Scribano, una delle massime esperte della filosofia del Seicento.
Il volume raccoglie una selezione degli articoli di cronaca politica che Scoppola ha pubblicato sulle pagine di "Repubblica" negli ultimi diciassette anni, dal 1989 a oggi. Nel loro dipanarsi, questi 'pezzi di Italia' seguono un filo conduttore cruciale: il tema irrisolto del rapporto fra Chiesa e Stato. Un rapporto che, a ben guardare, è anche dialogo e contrasto fra i poli conflittuali dell'esperienza religiosa e di quella politica e quindi, in definitiva, fra coscienza e potere. Al centro di questa tangenza contraddittoria, Scoppola individua il partito dei cattolici italiani - prima la Democrazia cristiana, poi quanto le sopravvive - e ne fotografa, con la passione del coinvolgimento personale e la lucidità dell'analisi politica, la storia e l'evoluzione difficile in questi ultimi anni di convulsa transizione, da Tangentopoli alla comparsa della Lega, dal bipolarismo che ha lasciato spiazzate le aspirazioni dei centristi ai referendum elettorali degli anni Novanta, dalla nascita del nuovo Partito popolare di Martinazzoli fino alla Seconda Repubblica, all'Ulivo, a Berlusconi e al ritorno del centrosinistra al governo. Chiude il volume una riflessione inedita sul lascito ideale di Aldo Moro al paese, lascito che passa attraverso la grande esperienza politica dello statista democristiano, ma coinvolge anche la sua tragica fine.
Tradizionaliste, riformiste o militanti che siano, le correnti islamiche di oggi hanno tutte una base comune: se è vero che si sono forgiate per lo più in confronto e in reazione alla modernità dell'Occidente, il rinnovamento da cui sono nate affonda le radici in un'epoca anteriore all'impatto coloniale. Il percorso dell'affermazione dell'islamismo è infatti tortuoso e dimostra come le energie latenti dell'Islam si siano risvegliate già prima del contatto con l'Europa della rivoluzione industriale, anche se il colonialismo e l'imperialismo europeo hanno poi impresso loro una direzione particolare. In queste pagine gli autori analizzano l'evoluzione storica dei movimenti islamici contemporanei e dimostrano che, nel relazionarsi con l'IsIam, confondere la tradizione con l'estremismo è un errore dalle conseguenze potenzialmente gravissime, che va evitato a ogni costo. Invece di reprimere ed escludere, si potrà affrontare meglio il fenomeno dell'estremismo accogliendo il nuovo Islam, quello della riforma e della "via media", come parte essenziale e costituiva della civiltà contemporanea.
Il volume è un'opera essenziale nella produzione di Norberto Bobbio, espressione autorevole di una significativa evoluzione della sua riflessione teorica, a partire dall'urto con gli eventi storici vissuti dall'Italia nel secondo dopoguerra. Sono gli anni in cui, finalmente al riparo del nuovo ordinamento giuridico, da una costituzione democratica e da una legislazione moderna, il nostro paese rinasce e approda felicemente nell'epoca del miracolo economico. La rottura di questo equilibrio è simboleggiata dal '68, dall'instabilità dei governi, dalle stragi, dagli inizi degli anni di piombo. Non a caso il volume è una raccolta di saggi scritti dal 1969 al 1975. Il mondo sta cambiando e l'Italia anche. Nella Premessa all'edizione Bobbio scrive: "una teoria del diritto che continui a considerare l'ordinamento giuridico dal punto di vista della sua funzione tradizionale, puramente protettiva e repressiva, appare totalmente inadeguata". I meccanismi, che anziché impedire atti socialmente indesiderabili - come pene, multe, ammende, risarcimenti - mirano a 'promuovere' il compimento di atti socialmente desiderabili, non sono una funzione nuova. Ma è nuova l'estensione che ha avuto e continua ad avere nello stato contemporaneo. Bobbio allude così allo spostamento della sua attenzione dallo studio della struttura a quello della funzione del diritto, elemento essenziale "per adeguare la teoria generale del diritto alle trasformazioni della società contemporanea.
Il primo capitolo del testo è dedicato all'"interazione faccia a faccia", così come è stata studiata da uno dei più importanti e influenti sociologi del secolo scorso, Erving Goffman. La comunicazione, in particolare quella dei piccoli momenti quotidiani, è resa possibile da un ordine basato essenzialmente su una serie di rituali, che regolano e rendono possibile gli incontri tra gli individui. Il secondo capitolo prende in esame le pratiche che vengono impiegate per costruire e conferire un senso condiviso alle situazioni di interazione, oggetto di studio dell'etnometodologia. Il terzo capitolo si occupa invece dell'analisi della conversazione, ovvero delle modalità con cui, nel corso di uno scambio comunicativo, viene creato un ordine che consente ai due dialoganti di non sovrastarsi e di cooperare. Il quarto e ultimo capitolo è dedicato allo studio del linguaggio considerato all'interno del contesto sociale; se ne analizzano i collegamenti alle più diverse dimensioni della società e della cultura, dall'identità (personale, di genere sessuale, di gruppo, fino ad arrivare a quella nazionale) alla classe sociale, e si discute di come il linguaggio stesso possa essere considerato un tipo di azione sociale.
Sesso, mistero e religione. Tre problemi intrecciati, tre sguardi per risolverli. Alla base, la villa detta dei Misteri di Pompei e il suo celebre affresco. Facendo tabula rasa delle vecchie interpretazioni e delle letture per iniziati, Paul Veyne si lancia in un'indagine minuziosa che ricolloca quelle pitture in un mondo femminile ideale impregnato di poesia dionisiaca e sfocia in una fenomenologia del sentimento religioso presso gli Antichi. Sul versante dei Greci, Lissarague ci fa entrare nell'iconografia del gineceo, prima di affrontare un percorso più fantasioso. Frontisi-Ducroux si avventura in seguito nel campo dell'erotico greco, per interessarsi alle modalità dello sguardo nei momenti più intimi.
"Studiare i presupposti e i sottintesi, essere in grado di riconoscerli, stanarli, formularli esplicitamente è aumentare la nostra capacità di comprendere tesi. È inoltre aumentare la nostra capacità di usarli per apprendere le informazioni che ci danno ma anche per metterli in discussione. Infine è aumentare il nostro controllo sulla nostra stessa comprensione, ricondurla a delle regole, perché il riconoscimento di impliciti può e deve essere motivato."
Di cosa si occupa la fisica? Il quesito è di quelli da far tremare le vene ai polsi, ma Carlo Bernardini non ha esitazioni nell'affermare che "la domanda è sempre una forma embrionale di ricerca e ne costituisce una buona premessa, e dunque i bravi docenti sono ben contenti di ricevere buone domande e temono, semmai, che di domande non ce ne siano abbastanza". Per capire la fisica, infatti, prerequisito essenziale è la disponibilità ad allontanarsi dal senso comune e a navigare in qualche oceano dell'astrazione, farsi venire delle curiosità, provare a formulare domande pertinenti e 'osare' chiedere spiegazioni. La fisica è una scienza sperimentale. Questo significa che al fisico è richiesta una forma tutta particolare di intuizione e l'intuizione ha un che di miracoloso: c'è una semplice domanda, "perché?", che ronza nella testa, impossibile da scacciare. Finché appare come un lampo la risposta e l'interrogativo, si placa. In sostanza, 'capire la fisica' vuol dire capire che è possibile usare forme razionali di pensiero per risolvere problemi sempre più generali della conoscenza del mondo. Si tratta di un vero e proprio allenamento della mente all'elasticità, il cui scopo unico è misurare il presunto contenitore che si chiama "universo".
Galileo segna una tappa epocale nella storia della scienza e del progresso, non solo per le sue scoperte nei campi della meccanica e dell'astronomia ma anche, e forse specialmente, per la rivolta di cui si fece portatore, spesso con ironia sferzante, contro le resistenze intellettuali e istituzionali che si opponevano al rinnovamento culturale. In realtà la dottrina astronomica copernicana sostenuta da Galileo, destinata a scardinare la fede dogmatica nel geocentrismo, non venne mai dichiarata - né poteva essere altrimenti apertamente eretica. Lo stesso Urbano VIII, il papa che farà condannare lo scienziato, la considerava soltanto 'temeraria'. Una distinzione sottile ma fondamentale perché, nel linguaggio dell'Inquisizione, significava che il sistema eliocentrico non era totalmente in contrasto con la Scrittura, limitandosi a contrastare solo con alcune nozioni di astronomia in essa presenti.
Il principio della libertà dell'organizzazione sindacale e la sua progressiva estensione, l'autonomia collettiva, il contratto collettivo di diritto comune, i principi dell'inderogabilità e dell'efficacia, l'autotutela e le principali forme di lotta sindacale, la normativa sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, la sindacalizzazione del pubblico impiego, la disciplina comunitaria del fenomeno sindacale e altro ancora. Il diritto sindacale è un complesso di norme di diversa origine, al cui interno confluiscono la normativa costituzionale sulla libertà sindacale e il diritto di sciopero, quella ordinaria di riconoscimento dei diritti sindacali dei lavoratori e infine una disciplina di origine collettiva, che regola i rapporti tra i lavoratori dipendenti e le rispettive organizzazioni sindacali oltre ai rapporti tra le organizzazioni sindacali di lavoratori e di datori di lavoro. Questo manuale fornisce un inquadramento delle principali problematiche e tematiche del diritto sindacale e ne traccia l'evoluzione in Italia, dalle origini fino a oggi, mettendo in evidenza i principi che lo hanno caratterizzato nel periodo liberale, in quello corporativo del Ventennio fascista e in quello repubblicano.