Nato da una ricerca coordinata fra varie Università italiane, questo volume presenta l'analisi di alcune chiese, cosiddette Rotonde, che nel corso del Medioevo sono sorte lungo tutta la Penisola presentando la nobile forma riconducibile all'archetipo del mausoleo. Più precise e dirette genealogie possono riconoscersi nel rinvio alla Cappella palatina di Aquisgrana, nella citazione dei sacelli circolari del tardo impero con dedicazione alla Madre del Salvatore o nella volontà di porsi come "copia" mnemonica del Santo Sepolcro, o Anastasis, di Gerusalemme. Lo strumento offerto al lettore per lo studio di questo tipo architettonico è il disegno di rilievo, che mantiene un ruolo fondamentale nello studio della Storia dell'Architettura, ma che proprio in mancanza di documentazione archivistica - come spessissimo avviene nei casi affrontati da questo libro - si rivela un momento ineludibile della conoscenza di un manufatto architettonico.
Siamo già oltre il Novecento. Scritte negli ultimi anni di quel secolo queste poesie, di un autore già riconoscibilissimo e ancor giovane, testimoniano il brivido di metamorfosi dall'età dell'inquietudine e del dramma a una nuova, aurorale, seppur non meno tormentosa, epoca di rinascita.
Lo scozzese Giovanni Duns Scoto (1265-1308), contemporaneo di Dante Alighieri, figura tra i più conosciuti pensatori del medioevo. Divenuto francescano, si formò a Oxford e a Parigi e vi insegnò la teologia commentando ripetutamente il libro delle Sentenze del Lombardo. Operò un trentennio dopo la morte di Tommaso d'Aquino, risentendo del clima profondamente mutato a partire dalle condanne parigine e oxoniensi del 1277. Dopo un periodo di incertezze, il suo credito crebbe presso i teologi dell'ordine di san Francesco, dando origine, al pari di san Tommaso, a una vera e propria scuola scotista che attraversò i secoli. Etienne Gilson (1884-1978), il grande storico della filosofia medievale, non potè non incontrarlo di continuo nel corso della sua longeva vita di studi, ma il suo interesse si concretizzò in una monografia tutta dedicatagli solo molto tardi. Infatti tra gli ancora validissimi e fondamentali volumi gilsoniani su alcuni dei principali pensatori medievali (Il tomismo - con le sue sei edizioni dal 1919 al 1965 che ci offrono in realtà libri molti diversi -, La filosofia di san Bonaventura del 1924, Introduzione allo studio di sant'Agostino del 1929, La teologia mistica di san Bernardo del 1934), quello su Giovanni Duns Scoto, apparso nel 1952, è cronologicamente l'ultimo.
Quando nel 1954, sacerdote cattolico, mi recai per la prima volta in India, la terra di mio padre, vidi che il grande problema, anche mio, era quello del rapporto tra "induismo e cristianesimo": questo fu il primo titolo del libro che aveva come sottotitolo "Il Cristo sconosciuto dell'induismo". Ricordo che fu il mio grande amico Bede Griffiths a suggerirmi di invertire il titolo con il sottotitolo e gliene sono sempre stato grato. Desidero sottolineare inoltre che il tema del libro ha costituito da sempre il problema centrale della mia vita, come mostrano le diverse date delle varie introduzioni alle differenti edizioni. Ribadisco che l'aggettivo "sconosciuto" riferito a Cristo vale anche per il cristianesimo storico. Ho suggerito ripetutamente che l'incontro delle religioni, indispensabile oggigiorno, implica una mutazione nella stessa autocomprensione delle religioni e in questo caso dello stesso cristianesimo. Dopo essere stato storicamente ancorato per quasi due millenni alle tradizioni monoteistiche originate da Abramo, il cristianesimo deve meditare sulla "kenosis" di Cristo e avere il coraggio, come nel primo Concilio di Gerusalemme, di svincolarsi dalla tradizione ebraica (il cui simbolo era la circoncisione) e dalle tradizioni romane senza rompere con esse, lasciandosi fecondare dalle altre tradizioni dell'umanità.
Nel 1939 Mircea Eliade (1907-1986) pubblicava con il titolo Fragmentarium una raccolta di articoli, brevi saggi e ´frammentiª (appunti, note di lettura, pagine di diario) apparsi a Bucarest su diversi periodici e in particolare sulla rivista ´Vremeaª tra il 1935 e il 1939.
Queste pagine dense di scintillanti riflessioni e sorprendenti argomentazioni offrono ai lettori la possibilit‡ di ripercorrere la gestazione delle linee di pensiero dello studioso romeno che porteranno alle grandi opere della maturit‡ a partire dal Trattato di Storia delle Religioni del 1949.
Nel ´laboratorioª eliadiano degli anni í30 troviamo gi‡ individuati gli elementi principali della dialettica del sacro e del profano e gli aspetti ´prediscorsiviª delle concezioni metafisiche dei popoli di cultura arcaica espressi attraverso il linguaggio simbolico e vengono analizzate le conseguenze negative della ´degradazione del misteroª e della ´laicizzazione dellíassolutoª, quelle credenze pseudoreligiose moderne che hanno il loro culmine nelle ideologie materialistiche totalizzanti.
Quel che san Francesco Saverio, morendo nel 1552 al largo del continente cinese, aveva tanto desiderato, annunciare il Vangelo di Cristo all'Impero del Centro, fu possibile per i suoi confratelli gesuiti che inaugurarono, o quasi, un lungo periodo di reciproco fascino, ma anche di malintesi, tra il cristianesimo e la Cina. Étienne Ducornet, storico e teologo, profondo conoscitore della lingua cinese e della vita cristiana in Cina, conduce la sua ricerca fino ai nostri giorni, interrogandosi sui rapporti tra due mondi di pensiero. Individua tre sfide che la Chiesa cinese deve oggi raccogliere: l'inculturazione, la comunione e la modernità. Il suo libro, che sa far luce senza semplificare, rispettando le zone d'ombra e gli aspetti complessi, informa e, ponendo domande vere, fa riflettere sull'immensa posta dell'incontro di due destini.
Jacques Ellul (1912-1994) è più conosciuto negli Stati Uniti che nel suo paese, la Francia. Agli inizi degli anni Sessanta, Aldous Huxley fece tradurre e pubblicare il suo capolavoro "La tecnica rischio del secolo". Questo libro, nello stesso tempo libertario e credente, solitario e impegnato nel suo secolo, aveva previsto tutto, o quasi. Crisi come quelle della mucca pazza, e il nostro sgomento davanti al piatto? Lui li aveva previsti. La sgradevole impressione, in questo campo come in altri (OGM, riscaldamento climatico, scorie nucleari, pesticidi, amianto, ripetitori, fatti come Seveso, ecc.), di essere messi di fronte a scelte che ci trascendono infinitamente, di andare verso un mondo sempre più insicuro, rischioso, alienante? Lui l'aveva previsto. La ferma volontà degli scienziati di fabbricare, con clonazione e manipolazioni genetiche, non solo piante e animali "migliorati", ma un uomo superiore, un superuomo? Lui l'aveva previsto. Non solo aveva previsto questi fenomeni, ma li aveva pensati, analizzati, giudicati attraverso un'opera feconda e torrenziale. Persuaso che è la tecnica a condurre il mondo (molto più della politica e dell'economia), ha passato la vita ad analizzare i mutamenti che provoca nella nostra società e la sua influenza totalitaria sulle nostre vite. In quest'opera, Jean-Luc Porquet espone venti idee forti di Ellul, e le illustra su temi di attualità.
L'esperienza del sacro si svolge e si definisce attraverso alcuni elementi costanti che la caratterizzano in tutti i tempi e a tutte le latitudini. Il primo di tali elementi è il simbolo: "il simbolo costituisce una componente essenziale del pensiero umano e della vita dell'uomo. Si situa all'origine della creatività artistica, poetica e letteraria. Svolge un ruolo centrale nell'insieme delle attività umane ed è all'origine della cultura, del suo sviluppo e della sua permanenza". Stabiliti i punti di riferimento teorici necessari per lo studio del simbolismo religioso attraverso una ricostruzione storiografica e metodologica che vede quali suoi punti di forza le concezioni di Jung, Gaston Bachelard, Mircea Eliade, Ricoeur, Jacques Vidal e l'attuale antropologia dell'immaginario, Ries ricostruisce in dettaglio l'emergere del pensiero simbolico nella preistoria e presenta le forme che il simbolo ha assunto nelle religioni antiche, in quelle orientali, nell'ebraismo, nel cristianesimo e nell'islam, mostrando come esso abbia sempre svolto un ruolo determinante nelle diverse sfere della cultura umana. Alla panoramica storica si accompagna la trattazione tematica, con l'analisi di alcuni motivi simbolici che sono descritti e interpretati in tutta la loro pregnanza di significato: il ciclo, la figura umana, la montagna sacra, le componenti dell'ambiente, la croce, la luce e tutta la costellazione di immagini che ruota intorno a una delle attività religiose dell'uomo, il pellegrinaggio.
Testi di: J.-R. Armogathe, J.-P. Batut, F. Camisasca, A. Cazzago, M.-A. Crippa, G. Dalmasso, P. Fiorini, E. Guerriero, Laiti, G. Pasquale, F. Pistillo, A. Strukelij.