È di san Bernardo l'espressione: "Questa è la mia più sublime, interiore filosofia: sapere Gesù"; in realtà, tutta la riflessione monastica è espressione di questa filosofia e di questo sapere. Certamente, anche il monastero è una "scuola", dove tuttavia, più che a una conoscenza speculativa del mistero, si mira alla sua ammirata contemplazione, alla sua intima esperienza e alla sua fedele imitazione. È quanto risalta dai saggi contenuti in questo volume dell"Opera Omnia" di Inos Biffi. Dopo un'analisi dei tratti contrassegnanti il modo proprio di fare teologia nei chiostri, colombaniani, cisterciensi o benedettini, questi saggi ne esplorano l'ampia letteratura che ci hanno lasciato in eredità, per delineare sia alcuni profili di monaci (Colombano di Bobbio, l'abate di Clairvaux, Aelredo di Rievaulx, Gertrude di Helfta, e altri), sia alcuni aspetti del loro pensiero: un pensiero che abitualmente si risolve nella figura di Cristo, suggestivamente definito come Colui nel quale è raccolta "tutta la dolcezza della terra", e per tutti rimane il termine del più vivo e orante desiderio. I contributi del volume potranno concorrere efficacemente alla ripresa di un'immagine più integrale della teologia, che è indubbiamente "intelligenza della fede", ma anche "amore".
Per mito, nel linguaggio di oggigiorno, s’intende qualcosa di irreale o semplicemente una leggenda più o meno fantastica. Con la parola mythos, invece, si deve intendere quello che tradizionalmente significava, vale a dire un modo diverso che gli uomini hanno di esprimere una convinzione, o piuttosto una verità che non è necessariamente «chiara e distinta» alla ragione e che, ciò nonostante, si accetta come ovvia e quindi non ha bisogno di essere dimostrata.
Il messaggio dei miti non può essere trasmesso con una riflessione esclusivamente razionale. Troppo spesso si è considerato il concetto come il migliore strumento della parola in quanto tende all’univocità necessaria per l’intelligibilità. Tuttavia ridurre il logos a concetto porta a un suo serio impoverimento, con gravi ripercussioni sulla vita umana stessa. Di fatto l’uso più corrente della parola è simbolico, perciò polivalente, non univoco e salva il discorso dal grande pericolo dell’oggettivismo, il quale facilmente porta al fanatismo. Il mito egizio (raccontato da Platone) che vede nella scoperta della Scrittura l’inizio della degenerazione della cultura racchiude una qualche verità. Un pensiero puramente oggettivo non permette altre interpretazioni. Una deduzione logica univoca non permette alcuna deviazione: 2 + 2 = 4 e solo 4. Il simbolo invece ci permette di superare l’oggettivismo senza cadere nel soggettivismo. Il simbolo non è né oggettivo né soggettivo; sta nella relazione e quindi il dialogo è indispensabile per pensare bene – e anche per vivere bene. La natura umana non è individualistica. L’uomo non è riducibile all’individuo e nemmeno a un semplice concetto. Per questo il discorso sul mito ci porta necessariamente a parlare del mezzo più potente che l’uomo ha per avvicinarsi alla realtà e ai suoi simili: il simbolo.
Conclude questo primo tomo una riflessione sul culto, cioè sul rito in quanto simbolo in azione, espressione fondamentale dell’homo religiosus ed attività che l’uomo compie in comunione con il cosmo per il sostentamento dell’universo: il rito è infatti l’azione che consente al secolare di essere vissuto nella sua sacralità.
Vie d’uscita dallo stallo del capitalismo: Esempi dall’America latina e un messaggio per il mondo intero
Ci troviamo in una fase di emergenza in cui sono sempre più grandi i fenomeni di distruzione ad opera del capitale di ogni forma di legame con la natura, con l’uomo e le compatibilità sociali. La realtà che ci circonda è oggi caratterizzata da una serie di conflitti economici e politici, nascosti dietro il paravento di motivi etnici e religiosi che, a dispetto della cosiddetta uguaglianza che si sarebbe dovuta originare dalla globalizzazione, riproducono in realtà una ripartizione del mondo tra i maggiori e più potenti paesi capitalistici.
Il problema sempre più grave dell’impatto fra modo di produzione-distribuzione e natura-ambiente è il risultato di una società ormai asservita alle ragioni del capitalismo nella sua fase più aggressiva. Oggi ancor più di ieri, a causa delle regole di una competizione globale sempre più sfrenata, non si considera la natura se non per la sua possibilità di divenire oggetto di scambio, merce misurabile attraverso il denaro.
La sete di giustizia sociale e la capacità di costruire nuove forme di democrazia partecipativa stanno dando l’impulso alla maggior parte dei governi dei paesi dell’America Latina per avviare un nuovo percorso dove al centro della scena politica si collocano i lavoratori, la natura e il popolo indigeno. La maggioranza silenziosa da secoli sottoposta a condizioni di sfruttamento inumane diventa ora soggetto dirigente dei processi di trasformazione politica e socio-economica.
Dall’esperienza della Casa della Carità, una riflessione sulla convivenza con il popolo Rom
I Rom a Milano, i Rom in una metropoli italiana ed europea: è un incontro-scontro che perdura da molto tempo, ma che sta acquistando oggi note, a volte, particolarmente drammatiche. La politica, con i «pacchetti sicurezza», è un amplificatore del disagio.
Dal disagio dell’immigrato, di cui il popolo italiano ha più di un secolo d’esperienza, si è passati al disagio «a causa» degli immigrati, e qui la metropoli rischia di respirare l’aria forzata di una cappa ideologica che ormai attraversa i partiti, le opinioni, le cosiddette forze sociali e che va sotto il tema «sicurezza», dimenticando che l’insicuro è, anzitutto, chi è senza domicilio fisso, senza lavoro, senza aiuti, senza stima, senza volto... dimenticando che l’accattonaggio, lo scippo e altra violenza sono un frutto e non una causa.
I Rom e noi sono i termini di un rapporto che fotografa perciò il nostro disagio sociale e civile e così si può perdere l’occasione che i Rom contribuiscano al realizzarsi di una società pluralista. Il pluralismo è la tensione inevitabile di una metropoli che non voglia implodere, come testimoniano figure tra loro diversissime, come Mumford o Panikkar, Geddes o l’Abbé Pierre.
L’implosione di una metropoli non è il disordine, il misto, il diverso, il cumulo dei problemi, l’incontro-scontro, ma l’ordine totalizzante ed escludente. L’implosione di una metropoli è che ci sia un «noi», sempre più asettico, e tanti «resti»: gli altri. Ghettizzare i Rom non è da metropoli del XXI secolo: è avvilente per i Rom e per noi metropolitani.
Ma chi oggi può rischiare di dirsi «noi»? Solo chi rischia un reale rapporto con l’altro. Il meglio del pensiero europeo del secolo scorso lo sintetizza, senza alcun partitismo, da Buber a Lévinas, da Sini a Derrida, da Beckett a Camus.
La parola la prende il filosofo, il drammaturgo, il poeta, ma la parola-testimone la prende chi nella situazione rischia il rapporto, chi fa di questa la sua ragion d’essere. La Casa della Carità fondata da don Colmegna a Milano, con la sua gente, la sua ospitalità le sue iniziative riguardo a emarginazione e immigrazione, può dire un I Rom e noi che non sarebbe altrimenti dicibile.
La migliore introduzione ai dinosauri rivolta ai giovani.
Jaca Book fa i dinosauri proprio perché ha tanto fatto sull’evoluzione e ha in programma anche opere sulla storia del cosmo e della natura.
I dinosauri mantengono un fascino imparagonabile nell’immaginario dei ragazzi e sono una strada per insegnare la storia naturale, il tutto però con una chiave di novità: in ogni volumetto, disegnato con le migliori tecnologie della computer graphic, c’è come personaggio un dinosauro nel suo contesto, nel suo paesaggio e con gli animali a lui contemporanei.
Le tavole mostrano l'animale scelto nel suo habitat: la quotidiana lotta per la sopravvivenza, che sia preda o predatore; la difesa della prole; l'apprendimento; il pasto. La struttura ossea; la diffusione geografica nei continenti del Mesozoico; il confronto con alcuni generi dello stesso gruppo. Eccezionali immagini lavorate su originali modelli 3D, sulla base delle più recenti conoscenze di quel mondo lontano e fantastico. Un piccolo vocabolario dei dinosauri, l'elenco dei musei più importanti in Italia e nel mondo e un elenco dei siti web più importanti concludono il volume.
Il progetto per ora è di sedici titoli.
Una sicurezza per gli insegnanti e le biblioteche, un giocattolo divertentissimo ed enciclopedico per ragazzi e non ultimo anche una serie da collezionisti.
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L’ARTE UNIVERSALE
In due volumi, una ricca introduzione alle tradizioni artistiche dell'umanità
Venticinque grandi autori tracciano il filo rosso dell’arte occidentale dall’arte greca sino all’epoca contemporanea quando, anche a causa della diffusione del mercato dell’arte, il linguaggio artistico occidentale diventa globale. L’opera si affianca al volume I mondi dell’Arte, dedicato alle tradizioni artistiche non occidentali, e con essa forma uno straordinario dittico enciclopedico sull’arte di tutti i tempi.
Questo volume presenta la Storia dell'Arte medievale con un approccio innovativo, incentrato sulle origini culturali, sul contesto storico e sui presupposti tecnici dell'opera artistica e architettonica. L'obbiettivo è di restituire il più fedelmente possibile le intenzioni di costruttori, artisti e committenti, il loro retroterra culturale, il loro orizzonte di significato, le condizioni materiali che definivano la loro azione. Il coordinatore del volume, Paolo Piva, ha coinvolto eminenti studiosi italiani e tedeschi in un progetto in cui fossero condivisi questi orientamenti metodologici di fondo. Il risultato di questo lavoro è un libro capace di offrire illuminanti chiavi di lettura al millenario percorso dell'arte medievale (dal 300 al 1300 d.C.) senza la pretesa di descriverne puntualmente ogni fase ma con l'ambizione di rivelarne le fondamentali coordinate.
Una letteratura 'mistica' e molto accessibile delle parabole, capace di renderle sperimentabili nel loro significato pi˘ profondo
Líopera di Adrienne von Speyr (1902-1967), mistica Svizzera, Ë molto vasta. A valorizzare ed editare i suoi lavori fu Hans Urs von Balthasar che strinse con lei un rapporto di profonda amicizia e straordinariamente fruttuosa collaborazione.
Da ragazza ella lottÚ per diventare medico e prendersi cura del prossimo. Líincontro con il teologo nei primi anni della seconda guerra mondiale favorÏ il suo ingresso nella Chiesa cattolica. Successivamente ricevette numerose ìgrazie misticheî incentrate sulla rivelazione della grandezza di Dio e sullíenormit‡ del suo amore attorno líincarnazione di Cristo. A sua volta si sforzÚ di far conoscere il contenuto della sua esperienza di Dio dettando brevi e puntuali spiegazioni dei libri della Bibbia.
Nellíopera che viene presentata, Adrienne spiega le parabole di Ges˘. Ella non ricorre alla filologia o alla sociologia, cerca bensÏ di interpretare le parole del Maestro di Nazaret nella luce dellíeternit‡. PerchÈ di questo vuole parlare Ges˘: della generosit‡ eterna di Dio che egli Ë venuto a rivelare e a lasciare in eredit‡ ai discepoli nel dono dello Spirito. Le parabole acquistano, di conseguenza, una profondit‡ nuova, sono uníanticipazione dellíEucarestia e della vita eterna. Una lettura sorprendente nel ricordo di un genio femminile donato allíumanit‡ e alla Chiesa. Adrienne