Il XX secolo, e in particolare il periodo successivo al Concilio Vaticano II, ha visto l'ingresso delle donne in teologia, sia per quanto riguarda la ricerca e la produzione scientifica, sia per quanto riguarda il loro inserimento nelle istituzioni accademiche. Le teologhe italiane hanno conseguito i più alti gradi accademici, hanno prodotto ricerche scientificamente rilevanti, insegnano nelle Università e negli Atenei Pontifici, nelle Facoltà e negli Studi Teologici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Sebbene l'apporto delle donne abbia raggiunto ormai proporzioni significative non è stata ancora realizzata una ricognizione della loro produzione e della loro presenza nelle istituzioni scientifiche. Chi sono le teologhe italiane? Quante di esse insegnano nelle realtà accademiche? Di cosa si occupano? Quale accoglienza la loro produzione incontra in un campo di plurisecolare monopolio maschile? È stato quindi necessario tracciare un quadro ragionato, sia per quanto riguarda la cosiddetta teologia femminista, sia per ogni altro tipo di produzione teologica femminile. Altrettanto indispensabile si è rivelata sulla consistenza effettiva della collocazione delle donne nelle istituzioni accademiche. La ricerca si presenta suddivisa in due sezioni. La prima consiste in una panoramica della produzione teologica femminile in Italia. La seconda si presenta come una mappatura della presenza delle donne insegnanti all'interno delle istituzioni accademiche.
Dal secondo dopoguerra in poi non poche sono state le accuse di antigiudaismo mosse ai testi del Nuovo Testamento, in particolare al Vangelo di Giovanni. Ciò è dipeso da una mutata sensibilità nell’approccio alle questioni inerenti i rapporti tra ebraismo e cristianesimo, che ha retroproiettato interrogativi spinosi ai primi secoli dell’era cristiana. Si è pertanto resa indispensabile in ambito esegetico e storiografico una riflessione critica sul modo in cui si ricostruiscono le strutture sociopolitiche e religiose del giudaismo del I secolo e alla luce del quale si interpreta nel Quarto Vangelo la relazione conflittuale tra Gesù e i “giudei”, opportunamente collocati nei tempi e nei luoghi costitutivi della loro identità religiosa. Non è un caso, infatti, che tra i sentieri attualmente più battuti della ricerca sul vangelo giovanneo ci sia l’indagine dei profondi legami che esso manifesta con il suo milieu giudaico. Ma come e perché nasce il Quarto Vangelo? Esso è riducibile ad un riflesso della situazione della chiesa giovannea alla fine del I secolo, che rispecchierebbe l’ormai consumata rottura tra comunità cristiana e sinagoga? Oppure il testo può offrire anche elementi utili alla ricostruzione storica del rapporto tra Gesù e i suoi contemporanei? Come possono lavorare insieme esegesi, indagine storica e riflessione teologica per ricostruire tempi, luoghi e protagonisti del Quarto Vangelo? A tali interrogativi il volume “Giovanni e il giudaismo”, grazie ai contributi di insigni studiosi – incontratisi a Napoli presso la sezione san Luigi della Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – vuole dare risposta, guidando il lettore alla scoperta sia della ricchezza di temi che il Vangelo di Giovanni offre sia della complessità e pluralità dei campi di ricerca contemporanei, ancora poco recepiti in ambito italiano.
Il Meridione d'Italia è segnato da una condizione di complessità e di difficoltà che coinvolge le persone e le città. Particolarmente in un contesto come quello partenopeo, risulta significativo cogliere la sfida di un nuovo progetto di convivenza che richiede un confronto di alto livello, perchè le soluzioni da trovare nei vari campi dell'esperienza umana siano all'altezza della complessità globale. Discipline come l'antropologia, l'architettura e l'urbanistica, la filosofia, la sociologia, la psicoanalisi, la storia, la teologia si trovano qui in dialogo per attivare un canale di comunicazione tra ambiti spesso considerati distanti, ma che hanno in comune l'interesse per l'uomo e la vita di relazione con i suoi simili. L'augurio è che questo dialogo prosegua anche e soprattutto a livello di coscienze e istituzioni, producendo frutti duraturi per la promozione di una convivenza urbana e civile che possa dirsi autenticamente umana.
Cucina e spiritualità = magia in cucina. O più semplicemente un'alchimia alla portata di tutti che, partendo dal qui ed ora, nel posto giusto e al momento giusto, propone 100 ricette pensate con amore, per nutrire mente, corpo e anima in tutte le occasioni e scoprire la propria unica ed irripetibile ricetta della felicità. Preferibilmente vegetariane, l'unica eccezione è il capitolo dedicato specificatamente alle cene per 2, con alcune, sfiziose, ricette di pesce "perché è bello in 2 diventare mare". All'inizio di ogni capitolo si trova sempre una breve meditazione che, in linea con la filosofia di vita esposta nell'introduzione, consente di ritrovare la propria armonia interiore ed entrare in sintonia con la natura e il cibo che ci si accinge a preparare, caricandolo con grande rispetto, di magica energia positiva.
Il volume contiene i seguenti argomenti: Connettersi con il proprio spirito di luce; Cominciare a dialogare con il proprio spirito di luce; La struttura di verticalizzazione della coscienza applicata al dialogo con il proprio essere di luce; Workshop per apprendere a utilizzare la struttura di verticalizzazione della coscienza applicata al dialogo con il proprio essere di luce; Conoscere i 19 organi vibrazionali che costituiscono l'essere di luce; Respiro dell'infinito per allenarsi a vivere il momento del distacco dal corpo fisico; Respiro dell'infinito che permette al nostro essere di luce di manifestare tutte le sue possibilità, per aiutarci ad affrontare i problemi della vita quotidiana; Respiro dell'infinito che permette di cambiare aspetti del passato che ancora influiscono e pongono ostacoli nel nostro presente; Creazione della galassia di aggregazione...
Esiste non un divario ma un baratro culturale tra la cultura preponderante e decisamente maggioritaria, dei medici e dei medicalizzati, e la cultura igienistico-naturale e salutistica, dei gruppi minoritari ed ardimentosi che si battono per un cambiamento radicale della vita, del modo di pensare, e dei metodi di assistenza sanitaria. Pitagora non ha regalato al mondo soltanto i suoi celebri teoremi, che valgono forse il 5 per cento del suo intero insegnamento, ma è andato ben oltre, illuminando il genere umano con spunti e dritte filosofiche, etiche e scientifiche, che hanno lasciato il segno, rivelandosi di assoluta attualità. L'uomo di oggi, ferito da insulti sempre più insopportabili nei suoi valori, nella salute, nello spirito, nel sesso, nell'amore per la natura e gli animali, e frastornato da pesti inventate, da avvelenamento crescente di aria, acqua e terra, da terremoti sospetti e da scie chimiche tracciate sopra la sua testa, prova un inarrestabile richiamo verso i valori impersonati dal grande filosofo di Crotone.
Architettura, pittura, epigrafia, le immagini hanno trovato nella Chiesa delle origini i mezzi per esprimersi in tutti i modi, con tutti gli strumenti e in modo privilegiato nell'universo liturgico: costruzioni e volumi, spazi e luoghi, segni visivi e gesti. In questo breve saggio si studia particolarmente questarelazione semantica e simbolica; naturalmente,la ricchezza dei possibili soggetti da riscontrare ha determinato necessariamente una precisa delimitazione geografica e culturale della questione, con l'opzione non marginale per l'area napoletana, che senza dubbio presenta singolari esemplificazioni artistiche e interessanti sistemi decorativi.
Se nella storia dell'Occidente la Chiesa ha sempre costituito il naturale tessuto connettivo e il centro propulsore della società a livello simbolico, culturale, politico e religioso, oggi, al contrario, viviamo in un mondo sempre più secolarizzato, in cui i valori fondamentali sembrano messi radicalmente in discussione. Dal punto di vista dell'arte il Novecento ha costituito un punto di non ritorno. All'armonia di derivazione classica che aveva fatto propri i contenuti e l'ispirazione del cristianesimo, ha sostituito una nuova estetica, in cui l'uomo si è fatto interprete di una ricerca di senso "senza Dio". Questo aspetto ha necessariamente comportato un cambiamento radicale dal punto di vista del significato stesso dell'espressione artistica. Cambiamento non sempre sufficientemente valutato nella sua complessità, anche all'interno del mondo ecclesiale. Purtroppo, molti esempi di arte "sacra" contemporanea mostrano le difficoltà di affrontare le sfide del mondo d'oggi. In questo contesto, la Chiesa è chiamata a rinnovarsi, a inculturarsi sempre più nel tempo presente, a superare la tentazione di creare spazi isolanti, per cercare di instaurare un dialogo con il mondo, perché possa ancora oggi costituire per l'arte un luogo fecondo di ispirazione e di evangelizzazione.
Il presente volume sulla Torah (Pentateuco) è il primo di una serie di testi, il cui obiettivo è presentare una nuova interpretazione della Bibbia e della sua ricezione in Occidente, relativamente alla storia delle donne e alle cosiddette questioni di "genere". In questo testo la scelta del canone ebraico, in relazione con la tradizione cristiana, offre elementi di riflessione per una diversa considerazione del femminile. I testi della creazione vengono rivisitati alla luce dell'identità maschio-femmina, a immagine di Dio. Il ruolo delle donne nella storia della salvezza - dalle progenitrici d'Israele alle salvatrici di Mosè, con particolare rilievo alla figura politico-profetica di Miriam - è presentato in un'originale chiave interpretativa sullo sfondo del contesto culturale, sociale, giuridico e iconografico dell'Antico Oriente.Scritti di Silvia Schroer, Carol Meyers, Sophie Démare-Lafont, Donatella Scaiola, Thomas Hieke, Mercedes Navarro Puerto, Irmtraud Fischer, Jopie Siebert-Hommes, Ursula Rapp, Mercedes Garcia Bachmann, Dorothea Erbele-Kuster, Karin Finsterbusch.