Il ’68, anno degli studenti e il testamento di Gesù sull’amore, tanto diversi eppure compatibili. Alle prese entrambi con l’amore e il disamore. E tuttavia volerli accostare può apparire un’impresa, forse un azzardo. Volerci vedere delle affinità e perciò ricordarli insieme può trasformarsi in tentazione irresistibile. “Strano tipo di rivoluzione” giovanile il Sessantotto. Strano tipo di Testamento, quello di Gesù sull’amore. Tentare di armonizzarli nella ricorrenza dei cinquant’anni del Movimento studentesco può sembrare addirittura una forzatura pazzesca e bizzarra. Ma a ben vedere un filo rosso li unisce. Solo un caso il sinodo sui giovani che papa Francesco ha convocato, a 50 anni dal Sessantotto, o inizio storico di una riflessione nuova e coraggiosa sulla condizione dei giovani?
Nel febbraio del 1965 i cappellani militari della Toscana emanano un comunicato stampa accusando i giovani italiani obiettori di coscienza di essere dei vili. In loro difesa interviene don Milani con una lettera aperta agli stessi cappellani, una lettera di altissimo valore morale e civile nella quale chiede rispetto per chi accetta il carcere per l'ideale della nonviolenza. Per questa sua lettera Milani viene denunciato da un gruppo di ex combattenti e messo sotto processo. Impossibilitato a parteciparvi per l'aggravamento del tumore che lo porterà, di lì a poco, alla morte, Milani scriverà una memoria difensiva sotto forma di lettera ai giudici. In essa la storia civile dell'Italia unita viene riletta senza retorica celebrativa come storia feroce di guerre, di spietato colonialismo, di sopraffazione di poveri. La lettera, vero manifesto contro l'obbedienza cieca, metterà anche sotto accusa la illusoria deresponsabilizzazione dell'esecuzione di ordini, anche omicidi, impartiti da una autorità. Le due lettere di Milani sono accompagnate da note che ne chiariscono il senso e le relazioni con la sua opera.