Guglielmo Giannini e Umberto Bossi, Achille Lauro e Antonio Di Pietro, le campagne di Almirante per la pena di morte e le esternazioni di Cossiga, la rivolta di Reggio Calabria e gli show televisivi di Berlusconi, i referendum radicali contro il finanziamento pubblico dei partiti e i girotondi capeggiati da Nanni Moretti, per finire - momentaneamente - con Beppe Grillo ossessionato dagli zombie e dal "tutti a casa": che cosa accomuna eventi e personaggi così disparati? In varia misura discendono tutti dal populismo, che in Italia ha avuto radici profonde e, dopo aver conosciuto l'apogeo in epoca fascista, si è continuamente ripresentato nel dopoguerra sotto svariate spoglie. Un libro per capire come quella che era considerata una pericolosa patologia possa diventare una componente connaturata ai dei regimi democratici.
C’è una espressione della spiritualità russa che indica i «folli di Dio»: lo jurodivyj è il portatore di una sapienza che può abitare solo nella «stoltezza» (1 Cor 1,27), che suscita inquietudine e allarme. Il fenomeno dei «folli di Dio» non ha molti emuli nella tradizione occidentale, costruita attorno a paradigmi di santità molto diversi. Il volume raccoglie alcune di queste figure italiane di «folli di Dio», che, conquistati dal Vangelo, hanno imboccato una via di autoriforma.
Dall’Introduzione di Alberto Melloni.
Viene ripresentato in edizione aggiornata questo profilo della filosofia antica. L'autore esamina in successione tutto lo svolgersi della filosofia greca, dai primi filosofi ionici ai sofisti e alla grande triade di Socrate, Platone e Aristotele, per arrivare alla filosofia ellenistica e, con Plotino e Sant'Agostino, alla prima filosofia cristiana. Un'attenzione particolare è dedicata a rintracciare i legami che collegano i primi filosofi cristiani al pensiero pagano, legami che saldano in una tradizione ininterrotta i filosofi antichi all'età moderna.
Fino ad alcuni anni fa il Web godeva di buona fama, con la sua grande promessa di emancipazione per tutti e di rinnovamento in ambito culturale, economico e politico. Oggi, svanita quella retorica, la Rete mostra il suo lato oscuro, tanto che perfino il senso comune ha iniziato il suo movimento di rigetto. Nell'approfondire il complesso rapporto che lega a vari livelli la società attuale a una delle sue infrastrutture più rilevanti, il libro presenta e discute quanto di utile la ricerca sociale ha prodotto sul ruolo della Rete e sui suoi effetti, inclusa l'analisi dei rischi, come la circolazione delle fake news, la polarizzazione del dibattito pubblico, le conseguenze della connessione perenne per le nuove generazioni.
Come è possibile individuare, in una folla di sentenze che appartengono al passato giudiziale, quelle che potrebbero essere utili alla decisione di un caso, qui ed ora? Bisogna staccarne una o più, isolarle dalle altre, e costituirle in veri e propri «precedenti», per far sì che il passato serva all'oggi e che ciò che è stato già deciso segni un orientamento. Il «precedente» costituisce, in linea di principio, un'informazione utilizzabile; può entrare nel motore inferenziale che porta alla decisione, e diventare perciò un ingrediente della «calcolabilità giuridica». Con scritti di Guido Alpa, Franco Anelli, Roberto Bichi, Giovanni Canzio, Alessandra Carleo, Bruno Cavallone, Claudio Consolo, Maria Rosaria Covelli, Pietro Curzio, Massimo De Felice, Andrea Di Porto, Antonio Gambaro, Riccardo Guastini, Natalino Irti, Giovanni Legnini, Carlo Mottura, Filippo Patroni Griffi, Andrea Proto Pisani, Renato Rordorf, Michele Taruffo, Romano Vaccarella.
Il volume ripercorre a grandi tappe la storia della valorizzazione e della remunerazione del lavoro umano, nel lungo periodo che va dall'antichità ai giorni nostri e alla luce delle culture che hanno maggiormente contribuito allo sviluppo economico globale. A partire dal passaggio da un'economia naturale a un'economia monetaria, remunerazione in denaro e remunerazione in natura si sono fino a oggi variamente combinate, anche a seconda del grado di libertà di erogazione del lavoro. Dall'affascinante sintesi qui proposta emerge come la tensione tra mero compenso dello sforzo erogato e necessità di vita del lavoratore e della sua famiglia è stata fin da subito presente nella pratica e discussa a livello teorico-morale, con importanti implicazioni sulla struttura delle remunerazioni.
Codificate sulla base della Scrittura e divulgate attraverso una pluralità di testi e immagini, le opere di misericordia fornirono a istituzioni e città un riferimento fondamentale nell’individuare bisogni primari e interventi esemplari della carità pubblica. I saggi raccolti in questo volume si interrogano sulla trasformazione delle politiche di misericordia tra medieovo e prima età moderna. Grazie a un approccio multidisciplinare, il volume indaga come la misericordia venne declinata quale virtù politica, tesa a rendere meno feroce la società, mitigando il vivere comune in nome dell’ideale evangelico. La riflessione teologica e la retorica della carità servirono – non senza ambiguità – a catalizzare energie, a elaborare progetti sociali, a rendere riconoscibili e credibili antiche e recenti istituzioni, a sostenere politiche di soccorso e, anche, di controllo e disciplinamento. In nome della medesima carità si poteva infatti sia elargire un aiuto generalizzato, sia attuare un’attenta selezione, basata sull’idea che l’assistenza era un diritto riservato ad alcuni ma precluso a molti, giudicati indesiderati, pericolosi e viziosi.
Il libro ci accompagna alla scoperta delle emozioni: ne conosceremo le origini, le basi neurali, capiremo le ragioni della loro pervasività e del loro inestricabile intreccio con il nostro corpo. Vedremo come riconoscere le emozioni altrui sia un fenomeno esso stesso emozionale, e perché non esistano stati emozionali al netto della dimensione espressiva e comunicativa; perché le nostre azioni, le nostre decisioni e i nostri ricordi hanno sempre una connotazione emozionale. Perché, insomma, il nostro pensiero è «fatto di emozioni».
Da oltre un ventennio assistiamo alla vasta ripresa del dibattito sulla disuguaglianza. La novità è che non ci si limita a considerare il classico divario della condizione umana, ma si è aggiunta una specifica attenzione, acuita dalla crisi, alla situazione dell'Occidente benestante. Le differenze nazionali sono ovviamente marcate se guardiamo al Nord Europa, ai paesi mediterranei e agli Stati Uniti. La disuguaglianza non è sempre socialmente negativa, lo diventa quando la ricchezza si concentra vistosamente e convive con quote cospicue di povertà. Occorre tuttavia distinguere la forte disuguaglianza economica dei redditi e dei patrimoni da quella più tenue che concerne gli stili di vita, la salute, l'istruzione, i consumi e il tempo libero. È ragionevole la sfida a contrastare questo stato di cose? Gli ostacoli sono molteplici, basta pensare all'instabilità internazionale, al divario tra tecnologia e occupazione, ai differenti livelli di produttività. Inoltre le politiche redistributive di contrasto alla povertà si scontrano con l'insidia del debito pubblico. Non si può quindi prescindere dalla crescita economica, che va aiutata da scelte pubbliche e non solo affidata ad automatismi di mercato. Questa è la priorità che sembra meglio corrispondere alle aspettative dei gruppi sociali intermedi e di quelli svantaggiati. Essa non sarà in grado di ridurre la disuguaglianza economica, ma offrirà risorse preziose per sostenere il percorso verso una più ampia equità.
A settant'anni dall'entrata in vigore della Costituzione, ecco un'opera che fa il punto sulle figure dei tredici presidenti della nostra Repubblica e sulle funzioni presidenziali nella storia italiana, dalle settimane della presidenza provvisoria di Alcide De Gasperi fino al giuramento di Sergio Mattarella. Il volume si compone di due parti simmetriche: la prima parte offre un profilo biografico di ciascun presidente e una disamina del suo mandato presidenziale e delle caratteristiche che lo hanno contraddistinto. La seconda parte è invece centrata sui grandi snodi storico-politici legati alla funzione e all'analisi del funzionamento della presidenza, settennato per settennato. Rigoroso nei contenuti storici di prima mano e accessibile nel linguaggio, il volume intende mettere a disposizione dei lettori utili strumenti per comprendere la storia e il funzionamento dell'istituzione che sta al vertice della nostra democrazia.
Che cosa significa essere ebrei? Nel rispondere a questa domanda il volume ricostruisce la storia del popolo ebraico, della sua religione e della sua cultura. Una vicenda iniziata 2000 anni prima della nascita di Cristo con l'insediamento di una tribù semitica nella terra di Canaan. L'esperienza dell'esilio, la distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei romani, la diaspora, l'Olocausto, le sfide attuali: momenti fondamentali di un percorso che gli autori seguono con acume ed empatia, organizzando il racconto sul doppio registro degli eventi storici e delle correnti di pensiero teologico e filosofico mettendoci così in contatto con una delle tradizioni culturali che più hanno impregnato la nostra civiltà.
Se quel che conta è la prosperità delle persone, il mercato e lo stato, eterni poli fra cui oscilla l'economia, non sono altro che strumenti per raggiungere quell'obiettivo e a nulla valgono le prese di posizione ideologiche. La contrapposizione stato vs mercato è superata: sarà sempre necessario prevedere un mix dei due. In questa dialettica che difficilmente trova un equilibrio, spesso eventi dirompenti vengono a favorire pericolose estremizzazioni. Avendo acquisito un potere maggiore, a causa della globalizzazione, il mercato finirà per scontrarsi con i suoi limiti? Dobbiamo prepararci al rovesciamento del sistema capitalistico e alla supremazia dello stato? Ciò porterà prosperità? Il mercato deve preoccuparsi di creare welfare o e responsabilità dello stato assicurarlo ai cittadini? Discutere di tali interrogativi significa affrontare alcuni dei temi cruciali del nostro tempo, dal cambiamento climatico alla disuguaglianza crescente.