Il moderno concetto di pace deve tutto all'Illuminismo. La forza della pace sta nell'accordo sostenuto dal consenso. Così intesa, la pace è reale solo dove tale consenso può essere espresso, vale a dire là dove i cittadini hanno l'effettiva possibilità di influire sulla decisione di intraprendere o meno una guerra. In altri termini, l'ordine del mondo non può essere mantenuto solo "dall'alto", dando vita a organizzazioni internazionali come l'Onu, esso deve germinare insieme con la promozione di quelle condizioni che pongono l'espressione del consenso al centro del processo di costruzione della pace.
Martha Nussbaum è da anni impegnata a costruire un nuovo progetto etico-politico, volto a dare un effettivo spessore al concetto di dignità umana e di giustizia sociale. Anche nella più equa delle società contemporanee, destinatario dei diritti individuali è l'individuo razionale, consapevole e indipendente. Ma la realtà, ci mettono ogni giorno sotto agli occhi molte situazioni in cui gli individui non possono contare sulle stesse abilità nell'utilizzare le proprie risorse. Bambini, anziani, persone non autosufficienti, disabili rischiano di non poter esercitare diritti fondamentali di cui pure sono nominalmente titolari. E il problema si complica ulteriormente quando ci occupiamo di culture non-occidentali.
Paolo Emilio Taviani è morto, nel giugno scorso, avendo sul tavolo la copia definitiva delle sue memorie, da consegnare al Mulino. Ci aveva lavorato fino a quindici giorni prima. Sull'onda emotiva della sua scomparsa, la pressione dei media a prendere visione di queste memorie è stata fortissima, Il Mulino ha ritenuto di non derogare al proprio stile editoriale e pubblicandolo oggi ha rifiutato di trasformare in "istant book" un libro cui Taviani aveva lavorato anni. La narrazione prende le mosse dai primi ricordi "politici" per portarsi subito sul precoce impegno politico di Taviani, poi sul suo ruolo nella resistenza, infine sui diversi aspetti della sua carriera politica: dalla Costituente al governo Berlusconi, passando per gli anni d'oro della DC.
Gabriele Lolli è uno studioso di logica e matematica che ha sempre rivolto una marcata attenzione alla dimensione storica delle discipline, in una serie ormai numerosa di libri fortunati. Questo suo nuovo saggio, come indica il sottotitolo, intende fornire un panorama complessivo delle filosofie della matematica del Novecento con l'obiettivo di darne non un repertorio completo ma limitato a quelle posizioni condivise in gran parte e ancora attuali.
Questo volume è il secondo di una originale iniziativa intesa a fornire un quadro complessivo del patrimonio intellettuale dell'Occidente; "Storia intellettuale d'Europa" è intitolata appunto la serie, prevista in sette volumi, che si è inaugurata nel 2001 con "La cultura del Medioevo". Questo volume dà conto, secondo una partizione tematica, del rigoglioso dibattito delle idee che caratterizzò la società europea fra le rivoluzioni del Quarantotto e la Grande Guerra. Dopo aver descritto il contesto intellettuale di metà Ottocento, il periodo che vide l'affermarsi della democrazia e la nascita delle prime grandi città moderne, l'autore affronta l'impatto della scienza e del pensiero sociale, del darwinismo, l'identità individuale, ecc.
"Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due e tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano." In questo passo di Matteo si suole individuare l'attribuzione da Cristo alla sua Chiesa del potere di giudicare. Come negli ordinamenti dell'uomo, anche nella Chiesa si amministra giustizia; ed è anche qui un compito difficile. In questo volume l'autore, studioso e avvocato della Rota Romana, indaga organi e procedure di questa specialissima giurisdizione.
Un testimone e protagonista di cinquant'anni di giornalismo italiano racconta la storia del giornale, il mestiere di chi lo fa e come, con l'arrivo del marketing, si siano trasformati il prodotto e l'autore. In questa nuova edizione, ampiamente riveduta e aggiornata, viene in particolare proposto un nuovo "diario" del lavoro settimanale di alcune testate nel corso del gennaio 2002, e sono esaminate le conseguenze della recente crisi degli introiti pubblicitari.
Le riviste degli anni di guerra e d'anteguerra, i fogli interventisti, i diari di trincea e la letteratura sulla guerra: rileggendo questa sterminata produzione Isnenghi ha ricostruito in questo studio l'atteggiamento nei confronti dell'intervento e poi dell'esperienza bellica di una intera generazione di intellettuali italiani: da Marinetti a Papini, da Prezzolini a Gadda, da Soffici a Jahier, Serra, Malaparte, Borgese, d'Annunzio. Dalla guerra come occasione rigeneratrice per l'individuo e la società alla guerra come veicolo di protesta o, al contrario, antidoto alla lotta di classe.
Gli italiani: familisti ma estroversi, indisciplinati ma creativi, cinici ma amanti del bello. Riuscirà finalmente ad attecchire anche da noi l'idea che le istituzioni garantiscono la convivenza civile solo se disciplinano i rapporti sociali, definendo diritti e doveri di cittadini, famiglie, aziende, burocrazie? Saprà infine contagiare anche gli italiani un senso di appartenenza e di identificazione con lo stato-comunità capace di ispirare la moralità di tutti i giorni? Per capire se le cose stanno cambiando e tentare una risposta occorre guardare di preferenza alle ultime generazioni.