Alla fine degli anni Ottanta la dissoluzione del mondo comunista ha completamente ridisegnato lo scenario politico globale: è finito l'equilibrio bipolare della guerra fredda, nuovi protagonisti sono venuti avanti, nuove zone di tensione sono emerse, il sistema internazionale stenta a ritrovare un equilibrio e anzi oggi riceve i duri colpi della crisi. Il volume ricapitola con chiarezza i due ultimi decenni di politica internazionale: dalle eredità della guerra fredda alla vittoria dell'Occidente con l'implosione dell'Europa comunista, dal difficile unilateralismo americano all'espansione del radicalismo islamico, dal cammino dell'unione europea all'emergere della Cina come grande potenza, cha fa prevedere un ventunesimo secolo posto oramai sotto il segno dell'Asia.
Heidegger ha sempre concepito il suo pensiero come un vero e proprio destino, presentando i problemi filosofici come strutture fondamentali dell'esistenza umana e insieme interpretando le soluzioni date a quei problemi nel corso della tradizione occidentale come eventi epocali nella storia dell'essere. Questo libro, pensato come una nuova e completa introduzione all'opera heideggeriana - dalla sua genesi alla fine degli anni Dieci sino agli ultimi esiti agli inizi dei Settanta -, mostra che in realtà tale "destino" è dipeso da scelte precise compiute dal filosofo e invita ad attraversare ancora una volta una riflessione senza la quale non si potrebbe capire a fondo la sfida del nostro tempo.
Il panico può impedirci di entrare in un supermercato o in un cinema, rendere un inferno una coda in autostrada o un viaggio in autobus. Il panico è un'esperienza dolorosa e sconvolgente i cui sintomi, improvvisi e violenti, inducono a pensare che sia incontrollabile. Ma se riconosciuto e affrontato in maniera adeguata può essere vinto. Questo libro, anche attraverso storie di pazienti, ne illustra le caratteristiche cliniche, le componenti biologiche, psicologiche e sociali, le cause scatenanti, il rapporto con altre manifestazioni del disagio psicologico, le possibili terapie e le forme di prevenzione.
Questo volume traccia l'evoluzione del profetismo nel mondo moderno. La profezia, trasmissione della voce di Dio che si contrappone alla realtà del potere, viene meno con l'avvento della modernità, trasformandosi per un verso in utopia e progetto rivoluzionario e per l'altro in visione intima del mistico, contatto personale con Dio. L'ultimo "profeta" è per Prodi Girolamo Savonarola, a cui è riservata l'attenzione maggiore; il volume prosegue poi individuando nell'esperienza di personaggi come Angela Merici e Filippo Neri, o nella riflessione sui mali della Chiesa di Antonio Rosmini, una linea sotterranea di profetismo che continua anche nell'età moderna.
In che cosa credettero gli italiani che così numerosi assicurarono il loro consenso al fascismo? Per trovare una risposta, più che le prese di posizione degli intellettuali di regime e della classe politica dominante serve studiare il "senso comune" dei militanti, degli uomini di secondo piano, della folla solitaria del fascismo. È quanto ha fatto Zunino in questo studio che, immergendosi in una sterminata produzione fatta di giornali di provincia, riviste, libri dimenticati, riporta in luce il complesso di idee, spesso contraddittorie, che convissero nel fascismo: le immagini della libertà e della dittatura; dell'America e dell'Unione Sovietica; della donna, della famiglia, dei giovani; della stirpe, della ruralità; del duce e dei capi; della guerra e della pace. Una grammatica mentale che rivela le motivazioni, gli interessi, le paure, le illusioni che resero possibile il consenso al regime.
"Sono figlio di un morto ammazzato": questa è la "confessione" che dà avvio al libro in cui Roberto Vivarelli racconta per la prima volta, con partecipazione ma anche con stupefacente lucidità, la sua esperienza di repubblichino adolescente. Il padre di Vivarelli fu ucciso dai partigiani jugoslavi nel 1942. Alla caduta del fascismo e dopo l'8 settembre 1943, rimanere fascisti per i due figli sarà anche una questione di fedeltà all'ombra paterna. Ma dal 1948 egli avvierà una propria "ricostruzione" culturale e politica, che lo condurrà su posizioni assai lontane da quelle di partenza. Ma solo dopo mezzo secolo riuscirà a far combaciare le stagioni della propria vita e a vedere il filo unitario che le lega.
La donna romana raffigurata dagli scrittori antichi o negli elogi funebri appare una donna ideale, moglie e madre integerrima, dedita alla casa e alla famiglia, sottratta allo sguardo e al contatto con gli estranei. Per contrasto, le donne "facili", di condizione sociale e economica inferiore, e le schiave, sono prive di qualsiasi statuto e considerazione. Attraverso l'uso critico delle fonti disponibili, il volume disegna il profilo variegato della donna nella società dell'antica Roma, cogliendola nelle diverse dimensioni: il diritto e la famiglia, il matrimonio, l'educazione ricevuta e quella impartita ai figli, il quotidiano, l'abbigliamento e la cura di sé, i costumi sessuali, la religione e il lavoro. Ci sono, dunque, molte donne romane: le storie raccontate nell'ultimo capitolo ci parlano di alcune di loro.
La crisi ha prodotto effetti drammatici sul tessuto economico e sociale dei paesi europei. L'aspetto economico, pur rilevante è solo il sintomo di un problema più ampio di natura politica che investe la capacità delle democrazie occidentali di risolvere problemi accumulati da oltre un ventennio. Chi è eletto democraticamente fa fatica a prendere decisioni impopolari che possono compromettere la sua rielezione. L'emergenza diventa così il motore dell'azione politica e il modo di giustificarla di fronte agli elettori, con la conseguenza che la cura - tardiva e varata sotto la pressione dei mercati diventa ancor più dolorosa e impopolare.
Non è possibile una democrazia senza partiti, ma senza partiti politici democraticamente organizzati la democrazia corre sempre il rischio della deriva verso vecchie forme di plebiscitarismo autoritario oppure verso nuove forme di populismo.
Capace di suscitare entusiasmi e speranze pari ai timori e alle ripulse, il "grillismo" sembra più di una meteora del costume: forse sarà un nuovo protagonista degli equilibri politici italiani, forse, come promette e minaccia, li farà saltare. In ogni caso, sarà bene conoscere il fenomeno più da vicino, al di là del clamore giornalistico. Con l'aiuto dell'Istituto Cattaneo, il lettore potrà scoprire le ragioni del successo del M5s e potrà quindi, alla vigilia delle prossime elezioni politiche, su cui Grillo si sforza quotidianamente di mettere un'ipoteca, inquadrare bene il movimento e la sua organizzazione dentro e fuori la rete, il rapporto tra la base e il condottiero-blogger, le relazioni tra eletti e militanti, l'uso delle tecnologie informatiche e della "web democracy", il ruolo delle tradizioni civiche e la capacità di proiezione a livello nazionale.
Non pretendere che le persone "facciano" questo o quello, ma ottenere che esse "vogliano fare" questo o quello è il senso della leadership, che consiste nel plasmare opinioni, desideri e priorità all'insegna non di un "io" potente ma di un "noi" efficace. Dalle origini dell'identità di gruppo alle basi della legittimità e dell'autorità, alle dinamiche legate alla giustizia e alla correttezza dei comportamenti, alle determinanti del carisma e dell'appartenenza a un gruppo, fino alla pratica e alle politiche della leadership, il volume presenta una nuova psicologia della leadership, secondo cui il leader, per avere successo, deve saper creare, difendere e trasmettere un senso di identità di gruppo.
Il settennato di Giorgio Napolitano ha segnato l'accrescersi dell'influenza della presidenza della Repubblica nel sistema politico-istituzionale. In un periodo caratterizzato dalla crisi del bipolarismo, dalla delegittimazione dei partiti e dalla debolezza di governo e parlamento, il Quirinale è stato il crocevia di incisive decisioni di politica interna ed internazionale. Dalle scelte legislative ai rapporti tra politica e giustizia, dalle missioni militari all'estero agli impegni nei confronti dell'Unione europea, la voce del capo dello Stato è stata sempre più presente ed ascoltata. Non si è trattato, però, di un presidenzialismo di fatto o "a Costituzione invariata". Come dimostra l'analisi condotta in questo volume, Napolitano ha saputo cogliere le potenzialità di intervento offerte dall'elasticità della disciplina costituzionale, così rafforzando il ruolo del capo dello Stato all'interno del nostro regime parlamentare.