Queste pagine propongono un breve itinerario dell'anima ortodossa lungo i secoli: dall'antica leggenda della visita dell'apostolo Andrea ai nostri giorni, attraverso il martirio del Novecento. Non si tratta di un'altra icona della Santa Russia, ma dello sforzo di comprendere un Paese in cui il regno della santità e del "cielo sulla terra" si è sempre accompagnato al tormento del proprio destino storico. Il motivo che percorre l'intero libro è la ricerca della fratellanza, un'esperienza che non abbraccia solamente l'ecumenismo di vecchia maniera, ma anche e soprattutto il tentativo di condividere in Cristo la vita di un altro: il nostro prossimo nella fede.
"Il libro offre una contestualizzazione storica e culturale del rapporto tra Chiesa e mondo del lavoro, specie industriale, negli anni del post Concilio, focalizzando l'esperienza peculiare dei preti operai in fabbrica e raccogliendo la testimonianza di molti di loro, impegnati in un'opera di evangelizzazione audace e spesso non compresa nella Chiesa stessa. I testi pubblicati in questo volume danno la possibilità di conoscere la rappresentazione che alcuni preti operai torinesi hanno dato di se stessi e della comune esperienza vissuta dalla fine degli anni Sessanta e continuata anche dopo il termine del periodo di lavoro manuale. Sono pagine scritte in epoche diverse, ma che, pur nella loro disomogeneità, offrono uno spaccato di una vicenda per molti versi discussa e lacerante. Quegli «spezzoni di chiesa in classe operaia», di cui i preti operai torinesi si sentivano parte, hanno segnato la storia del cristianesimo in epoca contemporanea, a Torino in modo particolare, in alcuni casi molto più di quanto all'epoca fosse percepito dagli stessi protagonisti. L'«antico sogno nuovo» di una comunità cristiana non più padrona, ma serva, ai margini del potere perché centrata sul Vangelo, povera e per questo libera, ha trovato nell'esperienza dei preti operai un tentativo di realizzazione. Le contraddizioni e le tensioni sono costitutive di quella storia che, attraverso l'opera di recupero della memoria raccolta in questo libro, è in parte restituita ai lettori di oggi". (Marta Margotti). Prefazione Cesare Nosiglia.
La Chiesa nasce e cresce come realtà multiculturale e nei primi secoli le differenze erano parte integrante dell'esperienza vissuta, ma a partire dal V secolo numerose scissioni segnano la sua storia. Nel XX secolo si sviluppa, anche tra difficoltà e resistenze, il movimento ecumenico, cioè un cammino di ricerca di unità condiviso da molti cristiani e da molte Chiese, che riscoprono la diversità come una ricchezza da condividere. I capitoli di questo testo illustrano una breve storia ecumenica della Chiesa, incontrando le varie divisioni e giungendo al cammino di unità.
Il libro mette a fuoco l'attuazione del Concilio Vaticano II nella diocesi di Torino negli anni cruciali in cui era vescovo il card. Michele Pellegrino, concentrando l'attenzione sull'architettura religiosa, considerata nel contesto della città e del suo sviluppo.
La Biblioteca del Seminario di Torino custodisce il Fondo Pellegrino, lascito del cardinale Michele Pellegrino, già arcivescovo della diocesi di Torino, comprendente una vasta documentazione circa i vari aspetti della sua lunga vita di studioso e di ecclesiastico. Questo volume ne riporta il catalogo dei libri e l'inventario dell'archivio.
Chi era l’uomo passionista? Quanto incideva il vissuto quotidiano nel suo «fermo proposito» di raggiungere la pienezza della carità evangelica? Questa ricerca, che spazia dal 1720 al 1970, ha cercato di rispondere a questi e ad altri analoghi interrogativi.
La vita quotidiana di una comunità di persone consacrate dovrebbe essere fonte di gioia e di pieno appagamento esistenziale. Ciò accade se viene improntata a un grande spirito di fede nel soprannaturale e se viene modulata in un clima di famiglia, costante, semplice e sereno, nel rispetto dei ruoli, dei servizi e delle possibilità concrete. Questa serenità non è difficile rintracciarla nelle testimonianze di tanti religiosi passionisti che nella vita comune hanno trovato il loro ambiente ideale per il raggiungimento della perfezione nella carità. Tra gli altri si potrebbe citare, alla vigilia del primo centenario della sua canonizzazione, san Gabriele Possenti dell’Addolorata (13 maggio 1920). La pace e la gioia vissute da san Gabriele dell’Addolorata in comunità sono il sottofondo che ha ispirato questa ricerca, utile a conoscere meglio vita, spiritualità e missione della congregazione dei Passionisti, giunta al traguardo del suo terzo centenario di fondazione (1720-2020).
L'ideale apostolico di Daniele Comboni rivive oggi nei due Istituti da lui fondati, i Missionari Comboniani e le Suore Missionarie Comboniane (Pie Madri della Nigrizia), e nei due sorti in epoca recente, le Missionarie Secolari Comboniane e i Laici Missionari Comboniani: in tutto oltre tremila uomini e donne consacrati all'animazione missionaria e all'evangelizzazione e promozione umana dei «più poveri ed abbandonati» in una quarantina di paesi d'Africa, delle Americhe, dell'Asia e dell'Europa. A questi tremila e più missionari si deve aggiungere il notevole numero di parenti e amici, sostenitori e zelatori, che mutuano da Comboni l'amore e l'interesse per le missioni. Tutti assieme formano quel movimento missionario, con la partecipazione attiva dei laici, che Comboni stesso aveva sognato e in parte realizzato durante la sua vita.
Giuseppe Rapelli può essere annoverato tra i protagonisti della vita sindacale, associazionistica e politica nell'Italia del '900. Dopo la militanza nello scenario torinese del primo dopoguerra, al sorgere del fascismo si trovò giovanissimo alla guida dell'organizzazione sindacale cristiana torinese e nello stesso periodo condivise, sul terreno politico, la breve stagione del Partito Popolare. Nel secondo dopoguerra seppe affiancare la presenza sul piano locale alle nuove funzioni esercitate in ambito nazionale, sia in campo politico come membro dell'Assemblea costituente e successivamente come parlamentare democristiano, sia in campo sindacale dapprima come segretario della CGL unitaria per la corrente cristiana e come promotore, poi, di un tentativo di rinascita del sindacalismo cattolico.In questo volume il figlio di Giuseppe Rapelli ricostruisce le tappe dell'impegno giovanile del padre, riservando particolare attenzione alle esperienze sindacali e alle emblematiche vicende legate alla rivista «Il Lavoratore». Pubblicata dal gennaio al settembre 1926, in essa si ritrovano infatti vari temi al centro del vivo dibattito dell'epoca, nel quale associazioni e movimenti, partiti e istituzioni si confrontarono con la progressiva chiusura di ogni spazio democratico da parte del regime fascista.«Nella Torino di Gramsci e Gobetti, Rapelli rappresenta una delle espressioni della cultura sociale e politica di matrice cattolica che sostiene l'esigenza di un aperto e coraggioso confronto, che vuole condurre su un terreno comune rivendicazioni, diritti, aspirazioni e progetti del movimento operaio. [...] Il personaggio appare indubbiamente scomodo (nel sindacato, nel partito, nelle organizzazioni cattoliche) e tale rimarrà anche successivamente, spesso al centro di contrasti e polemiche. Accanto ad una figura non sempre compresa e spesso isolata, emerge nel contempo e con altrettanta evidenza il personaggio coerente, il militante disinteressato, il convinto assertore dei propri ideali perseguiti con tenacia, diffidente verso i facili compromessi e le scorciatoie accomodanti.» (Dalla Prefazione di Walter E. Crivellin)
Queste pagine descrivono con chiarezza espositiva e una documentata ricerca storica le origini dei Monti di Pietà. Vi si narra come e dove questi istituti sono sorti e sono stati organizzati, la loro finalità e la loro evoluzione. Nel XV secolo i frati francescani inventarono infatti uno strumento finanziario provvidenziale, con lo scopo di combattere il dilagante fenomeno dell’usura e di venire incontro ai bisogni e alle difficoltà economiche dei cittadini meno abbienti.
Corredato da un’introduzione di Renato Bordone, esimio medievista recentemente scomparso, e da un’intervista a Maria Giuseppina Muzzarelli, docente di Storia medievale presso l’Università di Bologna, questo volumetto si propone dunque di tracciare e documentare la genesi e gli albori di un ente creditizio a tutti noto, il Monte di Pietà, voluto ideato e diffuso ai suoi prodromi dai frati minori osservanti nel Medioevo.
Le pagine di questo volume sono una parte importante del percorso ricostruttivo nell'ambito della ricerca sulla politica ecclesiastica riformatrice dei vescovi nel Piemonte medievale, sia in senso teorico-storiografico sia in senso pratico-applicativo. Se si può parlare di riforma vescovile in Piemonte, e in particolare del consolidarsi dell'autorità ecclesiastica, questa è riscontrabile alla fine del secolo X e all'inizio dell'XI, quando i presuli difendevano la libertas della propria chiesa di fronte alle nuove iniziative romane che tentavano di imporre il primato della sede apostolica attraverso l'ingerenza nelle questioni locali. Accanto alla difesa delle autonomie, questi vescovi erano partecipi di uno spirito riformatore che guardava al modello della Chiesa imperiale, anch'essa attraversata in quel momento da ideali di riforma. A partire dalle singole figure dei presuli subalpini, l'autrice tenta di ricostruire gli elementi che concorrono al consolidamento dell'autorità ecclesiastica del vescovo, protagonista sin dal Medioevo di orientamenti riformistici.
Miscellanea di saggi di scienza biblica e di storia della Chiesa in omaggio di Mons. Giuseppe Ghiberti e mons. Renzo Savarino, insegnanti alla Facoltà Teologica di Torino, in occasione del 75° compleanno.