Parlare con i figli è per i genitori un'esperienza quotidiana, spontanea e immediata. Non occorre pensarci. La necessità di riflettere sul tema nasce solo di fronte alle reazioni 'negative' dei figli: quando si chiudono nel silenzio, rispondono male, sono ostinati, entrano in conflitto con l'adulto. Interrogarsi su 'cosa dire' diventa allora indispensabile. Ma la modalità in cui si affronta il dialogo può avvicinare o allontanare la soluzione del problema. Le riflessioni proposte affrontano il 'come' parlare con i figli per promuovere nei genitori una capacità di dialogo più consapevole, rispettosa, efficace.
Pur mantenendo il termine di "Diario", la pubblicazione accoglie tutti i materiali acquisiti dalla Fondazione "Don Primo Mazzolari": brogliacci e agende, note di cronaca e schemi di conferenze o di omelie, impressioni sugli avvenimenti e appunti di letture, promemoria di colloqui o riflessioni sulle cose.
I temi dei testi raccolti spaziano dalla liturgia alla Sacra Scrittura, dalla spiritualità presbiteriale a quella della vita consacrata e a quella laicale, dall'ecumenismo al servizio e al volontariato, dal rapporto tra etica e politica all'attenzione alla vita della città, dalle riflessioni sui temi dell'anno dello Spirito Santo a quelli della preparazione al Giubileo, dalla presentazione dell'anno pastorale 1998-99 sulla riscoperta del volto del padre alla scuola da salvare e alla cultura da promuovere.
L'immagine dell'Apostolo che emerge dall'analisi dei suoi testi non è quella di un pensatore già in possesso di una teologia completa ed evoluta, ma piuttosto quella di un teologo che viene via via precisando la propria riflessione sotto la pressione di nuove urgenze. Per questo l'autore ha scelto di esporre la teologia di Paolo presentando "le teologie" delle varie lettere singolarmente ed affidando a un capitolo sintetico conclusivo il compito di raccogliere gli elementi di unitarietà e di coerenza.
L’epistolario di Seneca e san Paolo, ambientato nella Roma neroniana, è un prodotto della letteratura pseudoepigrafa del IV secolo. La preoccupazione dell’anonimo autore non è tuttavia di natura filosofico-religiosa, problematiche queste praticamente assenti da tutta la corrispondenza. Viceversa l’avversione per la forma e lo stile dei testi biblici, lontano dai canoni classici, rappresentava in quel tempo l'ostacolo maggiore che le persone colte, educate alla scuola dei retori, dovevano superare prima di abbracciare in toto la fede cristiana. Di queste istanze si fa interprete l’autore il cui scopo è in primo luogo quello di raccomandare la lettura delle epistole paoline agli uomini colti, mostrando come lo stesso Seneca, pur criticandone la forma, avesse saputo apprezzare il contenuto e riconoscerne la divina ispirazione. Egli inoltre esorta i cristiani a una educazione retorico-stilistica, al riconoscimento della utilità della cura formale e alla valorizzazione del patrimonio della tradizione classica.
L’accostamento di Seneca, considerato come erede e depositario del patrimonio culturale classico, e Paolo, l’Apostolo delle genti, assume un valore emblematico: è l’espressione di una tendenza viva nella tarda antichità che mira al superamento del conflitto tra paganesimo e cristianesimo e a una integrazione e sintesi tra cultura classica e tradizione cristiana.
Curatrice
Laura Bocciolini Palagi è ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università degli Studi di Firenze.
Qual è il contributo della Chiesa antica circa l'interpretazione del messaggio evangelico sull'uso della violenza in ogni sua forma? Il volume propone documenti dei primi tre secoli che registrano posizioni cristiane tendenzialmente negative nei confronti del servizio militare: se i Padri di cultura greca sembrano pronunciarsi "diplomaticamente" sulla questione, i Padri latini oppongono sostanzialmente un aperto diniego alla pratica di militare nell'esercito.