Protagonista di un libro della Bibbia di soli 48 versetti, Giona è il prototipo dell'uomo dal cuore contratto, che tenta di fuggire di fronte alla chiamata di Dio, alla missione da Lui indicata. Per questo Giona è anche ciascuno di noi, la nostra comunità, la Chiesa. La sua storia è la nostra storia.
La relazione è il luogo privilegiato della crescita, di ogni crescita umana e spirituale. L'attuale crisi vocazionale trova infatti le proprie radici in una concezione individualistica che ha lentamente pervaso la cultura antropologica fino ad incidere sulla pastorale. Occorre quindi partire da una riflessione sulla comunità in quanto evento umano e religioso, per ridare fiato ad ogni esperienza di chiamata.
Nel corso del secolo che sta per concludersi l'interpretazione della Bibbia nel mondo occidentale ha come oscillato fra alcuni estremi: a una lettura scientifico-razionalista si è spesso contrapposta una sensibilità esasperatamente misticheggiante, e accanto a queste si sono fatte largo interpretazioni ideologiche o "selvagge" della Scrittura, del tutto estranee alle tradizioni ermeneutiche giudaica e cristiana.
Il volume sceglie 15 brani-simbolo dell'Antico e 8 del Nuovo Testamento, che hanno segnato l'immaginario linguistico, concettuale e artistico dell'Occidente. Dopo l'approfondimento del testo biblico, viene indicato come esso ha ispirato le arti figurative, la letteratura e la filosofia. In sintesi: la Bibbia letta come il "grande codice" che regge la cultura dell'Occidente.
Henri De Lubac fu studioso di patristica, docente di storia delle religioni, in dialogo con marxisti e atei, autore di uno studio sulla natura del cattolicesimo, e svolse un ruolo attivo nella resistenza francese. La corrispondenza fra il teologo e mons. Benedetti è durata circa trent'anni.
Il volume prosegue e approfondisce la riflessione che l'autrice porta avanti ormai da molti anni sulla necessità di ripensare linguaggi e simboli teologici a partire da una prospettiva femminile, per poter cogliere, attraverso la sensibilità specifica della donna, tutta la ricchezza di sottolineature e aspetti mai esplorati. Esso raccoglie alcuni articoli frutto di conferenze o relazioni che hanno come punto di riferimento varie tappe o momenti di un pensiero antropologico e teologico in cui si riconosce la centralità del tema della donna.
L'impegno cui l'autore ha consacrato tutta la propria vita è stato quello di studiare come poter essere ponte fra Oriente e Occidente. Il cuore della sua riflessione è l'insegnamento di John Main (1926-1982), un benedettino che ha fondato a Montréal una comunità la cui spiritualità è ora diffusa in tutto il mondo. John Main e Bede Griffiths hanno cercato di vivere, l'uno in Occidente e l'altro in Oriente, una vita monastica ricondotta a due elementi essenziali: la contemplazione e la comunità. Così, pur nelle differenze della sperimentazione di nuovi stili di vita monastica, la lettura profonda che padre Bede ha fatto degli scritti di padre John ha finito per far confluire i due movimenti.
I canti liturgici in lingua italiana raccolti nel volume sono frutto di un’esperienza di preghiera comunitaria che dura ormai da più di trent’anni. Il monaco curatore ha cercato una via originale per ritrovare il carattere «orante» del canto gregoriano, dando ai testi una struttura musicale che seguisse i cardini della teoria musicale aggiornata e che fosse adatta al ritmo naturale e agli accenti della lingua italiana.
Il Salterio Monastico, collaudato oramai da dieci anni con successo, giunge ora alla seconda ristampa perfezionata.
Note sul curatore
THOMAS MATUS, americano di nascita e musicista di formazione, è divenuto monaco all’eremo di New Camaldoli in California. È in Italia dal 1968, dove risiede presso l’Eremo di Camaldoli.