Il volume sceglie 15 brani-simbolo dell'Antico e 8 del Nuovo Testamento, che hanno segnato l'immaginario linguistico, concettuale e artistico dell'Occidente. Dopo l'approfondimento del testo biblico, viene indicato come esso ha ispirato le arti figurative, la letteratura e la filosofia. In sintesi: la Bibbia letta come il "grande codice" che regge la cultura dell'Occidente.
Henri De Lubac fu studioso di patristica, docente di storia delle religioni, in dialogo con marxisti e atei, autore di uno studio sulla natura del cattolicesimo, e svolse un ruolo attivo nella resistenza francese. La corrispondenza fra il teologo e mons. Benedetti è durata circa trent'anni.
Il volume prosegue e approfondisce la riflessione che l'autrice porta avanti ormai da molti anni sulla necessità di ripensare linguaggi e simboli teologici a partire da una prospettiva femminile, per poter cogliere, attraverso la sensibilità specifica della donna, tutta la ricchezza di sottolineature e aspetti mai esplorati. Esso raccoglie alcuni articoli frutto di conferenze o relazioni che hanno come punto di riferimento varie tappe o momenti di un pensiero antropologico e teologico in cui si riconosce la centralità del tema della donna.
L'impegno cui l'autore ha consacrato tutta la propria vita è stato quello di studiare come poter essere ponte fra Oriente e Occidente. Il cuore della sua riflessione è l'insegnamento di John Main (1926-1982), un benedettino che ha fondato a Montréal una comunità la cui spiritualità è ora diffusa in tutto il mondo. John Main e Bede Griffiths hanno cercato di vivere, l'uno in Occidente e l'altro in Oriente, una vita monastica ricondotta a due elementi essenziali: la contemplazione e la comunità. Così, pur nelle differenze della sperimentazione di nuovi stili di vita monastica, la lettura profonda che padre Bede ha fatto degli scritti di padre John ha finito per far confluire i due movimenti.
I canti liturgici in lingua italiana raccolti nel volume sono frutto di un’esperienza di preghiera comunitaria che dura ormai da più di trent’anni. Il monaco curatore ha cercato una via originale per ritrovare il carattere «orante» del canto gregoriano, dando ai testi una struttura musicale che seguisse i cardini della teoria musicale aggiornata e che fosse adatta al ritmo naturale e agli accenti della lingua italiana.
Il Salterio Monastico, collaudato oramai da dieci anni con successo, giunge ora alla seconda ristampa perfezionata.
Note sul curatore
THOMAS MATUS, americano di nascita e musicista di formazione, è divenuto monaco all’eremo di New Camaldoli in California. È in Italia dal 1968, dove risiede presso l’Eremo di Camaldoli.
Parlare con i figli è per i genitori un'esperienza quotidiana, spontanea e immediata. Non occorre pensarci. La necessità di riflettere sul tema nasce solo di fronte alle reazioni 'negative' dei figli: quando si chiudono nel silenzio, rispondono male, sono ostinati, entrano in conflitto con l'adulto. Interrogarsi su 'cosa dire' diventa allora indispensabile. Ma la modalità in cui si affronta il dialogo può avvicinare o allontanare la soluzione del problema. Le riflessioni proposte affrontano il 'come' parlare con i figli per promuovere nei genitori una capacità di dialogo più consapevole, rispettosa, efficace.
Pur mantenendo il termine di "Diario", la pubblicazione accoglie tutti i materiali acquisiti dalla Fondazione "Don Primo Mazzolari": brogliacci e agende, note di cronaca e schemi di conferenze o di omelie, impressioni sugli avvenimenti e appunti di letture, promemoria di colloqui o riflessioni sulle cose.
I temi dei testi raccolti spaziano dalla liturgia alla Sacra Scrittura, dalla spiritualità presbiteriale a quella della vita consacrata e a quella laicale, dall'ecumenismo al servizio e al volontariato, dal rapporto tra etica e politica all'attenzione alla vita della città, dalle riflessioni sui temi dell'anno dello Spirito Santo a quelli della preparazione al Giubileo, dalla presentazione dell'anno pastorale 1998-99 sulla riscoperta del volto del padre alla scuola da salvare e alla cultura da promuovere.
L'immagine dell'Apostolo che emerge dall'analisi dei suoi testi non è quella di un pensatore già in possesso di una teologia completa ed evoluta, ma piuttosto quella di un teologo che viene via via precisando la propria riflessione sotto la pressione di nuove urgenze. Per questo l'autore ha scelto di esporre la teologia di Paolo presentando "le teologie" delle varie lettere singolarmente ed affidando a un capitolo sintetico conclusivo il compito di raccogliere gli elementi di unitarietà e di coerenza.