L'esilio è dimensione della condizione umana. I profeti accompagnano negli esili della vita, il che vale soprattutto per Ezechiele, che riceve la sua vocazione nell'esilio di Babilonia. La profezia è essenziale quando la vita deporta in terre straniere e la speranza e la fede rischiano di spegnersi.
La Chiesa sinodale in Cristo Gesù è il popolo di Dio in cammino, profezia della fraternità universale e del Regno. La sinodalità ha caratterizzato, anche se con termini, istituzioni e modalità diversi, il cammino della Chiesa fin dall'inizio, manifestandone l'identità e la missione. I diversi doni carismatici e ministeriali, la stessa costituzione gerarchica della Chiesa non precedono la comune vocazione sinodale, ma la servono. Vivendo a fondo questa chiamata comunitaria i carismi e i ministeri, laicali e ordinati, sfuggono da ogni pericolo di contrapposizione e di opposizione, depotenziando in questa prospettiva ogni logica di potere e facilitando la comunione e il servizio. La tensione sinodale è connaturale a ogni dono carismatico, ministeriale e gerarchico. In questo panorama teologico, ecclesiologico e sacramentale si colloca la rilettura sinodale della Chiesa, popolo di Dio, dei carismi e dei ministeri che la costituiscono e della sua stessa missionarietà. È questa la proposta e la prospettiva che l'autore vuole offrire alla comunità ecclesiale e alla riflessione teologica.
La tipologia classica della vocazione presbiterale cattolica è ancora affidata all'autocandidatura: è il singolo che si presenta e chiede di essere accolto per «farsi prete». Laddove la prospettiva fosse invece primariamente ecclesiale, sarebbe la comunità nel suo insieme che elegge un candidato e ne verifica la capacità per una sequela matura e responsabile. Ma oggi l'approccio non è di questo tipo: chi chiede di entrare in seminario ritiene più che sufficiente la propria disponibilità personale, vivendo spesso il percorso formativo come un test selettivo da superare. Partendo dall'attuale contesto di "fine della cristianità", il volume esamina nelle sue linee fondamentali la struttura della formazione nei seminari, che è ancora quella impostata dal concilio di Trento (XVI secolo), e propone un'ipotesi diversa per l'itinerario formativo dei futuri presbiteri e, dunque, di un diverso modello di seminario.
«Tutto è iniziato quasi per caso. Durante il lockdown ogni sera recitavo la compieta camminando sul terrazzo che dà sul sagrato della mia chiesa; una vera fortuna in quei giorni. Una sera mi sono accorto che c'era un uomo che stava ritto, davanti al cancello del sagrato, con le mani levate in preghiera, guardando il portale della chiesa. Proprio in quel momento recitavo il salmo che dice: "Voi che state nella casa del Signore, durante le notti. Alzate le mani verso il tempio e benedite il Signore (Sal 134,1-2)". C'è una preghiera che avviene fuori dal tempio, o sulla sua soglia, ogni sera; una preghiera di uomini e donne sconosciuti, ma che levano le loro mani verso il Signore».
Questo libro non pretende di dare risposte esaurienti alle domande che le donne e gli uomini di oggi - credenti e non credenti - si pongono su quanto sta accadendo nel mondo. Ai credenti queste pagine propongono una rilettura meno abitudinaria e meno distratta di un caposaldo della loro fede, la provvidenza, non per eliminare dubbi, ma per renderli fecondi stimoli alla riflessione personale. Ai non credenti esse si rivolgono nella convinzione che in ogni non credente si nasconde un non credente, e che, allo stesso modo, in ogni non credente si cela spesso un'inquietudine interiore che lo porta a non accontentarsi dei soli fatti e lo spinge a cercarne il senso. La visione cristiana della provvidenza non è certamente il punto di partenza di tale ricerca, ma potrebbe esserne il punto d'arrivo.
La pandemia è stata vissuta come un passaggio drammatico e inatteso. Ma il quadro planetario era già in gestazione e l'esperienza della crisi lo ha posto come irreversibile. Il libro traccia un itinerario di domande e si misura con la comprensione di un mondo nuovo, la cui soglia è già stata varcata.
A partire dalla sua personale esperienza di vita e di ministero – è a capo di una onlus che si occupa di disabili e anziani – l'autore, prete milanese, riflette sul tema della fragilità. Queste pagine, che hanno il ritmo di un racconto il cui unico scopo è la testimonianza, si rivolgono a tutti, in particolare a coloro che si sono trovati a fare i conti in modo diretto con la fragilità e la disabilità, per poter riconoscere in questa esperienza un'opportunità e un'occasione di crescita.
Sommario
Introduzione. I. Lucrezia: scoprire la fragilità. II. Fede e Luce: condividere la fragilità. III. La formazione permanente: sostenere la fragilità. IV. La parrocchia: portare la fragilità. V. Sacra Famiglia: rispondere alla fragilità. VI. Epilogo: abbracciare la fragilità. Postfazione.
Marco Bove, presbitero milanese, è presidente della Fondazione Istituto Sacra Famiglia onlus e assistente spirituale internazione di Fede e Luce. Si è occupato della formazione permanente del clero ed è stato parroco a San Nicolao della Flue e a San Lorenzo in Monluè, a Milano. Tra le sue pubblicazioni recenti: Venite a mangiare. Il cibo, la vita e le sue stagioni (EDB 2015), La vita consacrata tra conflitti e affetti. Incontri di formazione (Ancora 2017) e Le spalle di Dio. L’esperienza spirituale dei cercatori di Dio (Àncora 2019).
Un breve commento per ogni salmo aiuta a comprendere la ricchezza spirituale di parole e immagini a volte lontane dalla nostra cultura e dalla nostra quotidianità.
L’invito contenuto in questo libro è partecipare, con consapevolezza e profondità, alla voce della Chiesa che, lungo i secoli, nella preghiera dei Salmi riconosce e celebra la presenza di Dio nella vita dei suoi figli.
Federico Badiali è docente incaricato di Teologia sistematica alla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e alla Scuola di formazione teologica della diocesi di Bologna, di cui è direttore.E' segretario dell’Associazione teologica italiana (ATI) e della Commissione presbiterale italiana. Con EDB ha pubblicato Conosci la messa? (2018) e, insieme a P. Boschini e M. Nardello, Come si scrive una tesi in Teologia (2017).
Preghiere per la vita, fatta di relazioni, di gioie, di dolori, di difficoltà e di paure, perché si possa riscoprire nella famiglia il sostegno e il conforto per la propria quotidianità.
Descrizione
Attraverso una rilettura semplice e profonda del brano di Emmaus (Luca 24,13-35), l’autore accompagna a comprendere come la messa sia la strada per incontrare, passo dopo passo, il Cristo risorto.
Sommario
Introduzione. Il brano evangelico (Lc 24,13-35). 1. Due amici in cammino. 2. Un altro si avvicina. 3. Si entra in dialogo. 4. La narrazione di un’esperienza. 5. La spiegazione. 6. Il possibile distacco. 7. La supplica. 8. La tavola. 9. L’apertura degli occhi. 10. La rilettura del passato. 11. Il cammino a ritroso. 12. La condivisione dell’esperienza dell’incontro. 13. Conclusione. Appendice: La terza edizione del Messale Romano.
Note sull'autore
Alberto Zironi, parroco di Nonantola, Redù e Rubbiara (Modena), è docente di Teologia dei Sacramenti e di Introduzione alla liturgia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Emilia in Modena. Per EDB ha scritto La Messa: capisci cosa fai? (2006).
Ci sono momenti e situazioni che chiamiamo "crisi", in cui il pozzo della vita si prosciuga. Procediamo nel deserto dell'anima e nella notte del cuore, alla ricerca di nuovi significati e di strade per il futuro. La sfida che questo libro intende approfondire riguarda il modo in cui interpretiamo e affrontiamo le crisi della nostra vita e della nostra società. Può essere la crisi un tempo provvidenziale? Possiamo trovare una "buona notizia" pur dentro l'esperienza traumatica e dolorosa della "notte"? Come scorgere nella crisi la possibilità di un muovo e un'opportunità di cambiamento e di trasformazione? A partire da queste domande e con uno sguardo alla pandemia da Coronavirus, l'autore immagina un approccio diverso alla "questione Dio", un nuovo modo di essere Chiesa e una spiritualità possibile per il futuro.
Il libro è una lunga lettera scritta per gli amici in tempo di pandemia. Parla del tempo che stiamo vivendo, che ha messo a nudo le fragilità delle nostre organizzazioni sociali, economiche e anche religiose, aprendo a possibili inquietanti scenari di difficile e complessa interpretazione, e vuole essere una mappa che aiuti il lettore a non perdere l'orientamento, a trovare la sorgente capace di dissetare la sua sete esistenziale. La diagnosi del tempo presente è condotta in maniera assai precisa e si allarga al legame tra pandemia e crisi ecologica. A questo quadro problematico va aggiunta la fragilità delle democrazie occidentali che la pandemia ha reso ancora più evidenti. Che fare dinanzi a un contesto cupo e a un futuro divenuto tanto incerto? Con mirabile concretezza, molto utile anche in chiave pastorale, Theobald indica le sorgenti alle quali attingere per ridare fiato al legame sociale che tiene uniti gli uomini tra loro. Si ritrovano qui molti temi cari all'autore, ridetti e ripensati in una forma adeguata all'urgenza del momento e con un linguaggio accessibile a tutti e non specialistico.