La preghiera costituisce, in maniera non appariscente, un filo d'oro che lega l'intera vita di Chiara Lubich. Lo testimoniano i numerosi testi, disseminati tra i suoi scritti, nei quali ne parla, e soprattutto le preghiere personali e intense che vi affiorano costantemente. Raccolti in questo libro tali scritti suggeriscono un percorso per entrare nel più profondo rapporto con Dio. Le pagine introduttive, inoltre, collocano l'esperienza della fondatrice dei Focolari nella più ampia tradizione cristiana e offrono una chiave di lettura, proprio a partire dalla preghiera, della spiritualità dell'unità.
Nel 1961, ancora prima del Concilio Vaticano II, Chiara Lubich fonda a Roma il Centro “Uno” per l’unità dei cristiani, con lo scopo di svegliare nei cristiani il desiderio dell’unità. Vede chiaramente che la messa in pratica del Comandamento nuovo di Gesù (Gv 13,34) è una strada idonea per ricomporre la piena comunione tra le Chiese. L’impegno della Lubich per questa causa rimane costante fino alla fine della sua vita e diventa uno degli scopi specifici del Movimento dei focolari. Poco prima della sua morte le viene conferito il dottorato Honoris Causa in teologia dalla Liverpool Hope University per il suo contributo “nel riunire in modo ecumenico cristiani di tutte le denominazioni”. Questo libro riporta alcuni dei suoi discorsi ed alcuni spunti in dialogo in cui esplicita il suo pensiero al riguardo. I testi sono introdotti da persone appartenenti a varie Chiese, che hanno fatta propria la spiritualità dell’unità. La prefazione è del Card. Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Roma) e la postfazione del Rev. Olav F. Tveit, Segretario Generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Ginevra). L’introduzione è di Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari.
Attraverso dei temi chiave (debolezza, verità, autenticità, relazioni, ferialità e grazia) il testo cerca di indagare quale dovrebbe essere il profilo spirituale di un testimone. La testimonianza è un tema chiave per il cristianesimo perché dice che l'esperienza di fede non ha solo come scopo quello di santificarci ma anche quello di essere segno per gli altri. In che senso il cristiano è segno? In che senso deve diventare guida? In che senso la sua luce non può restare nascosta? Il testo cerca di rispondere a queste domande cercando di riportare alla luce del sole ciò che la cultura contemporanea vuole rilegare all'intimistico.