Il motivo che spinse Giovanni XXIII a convocare il Concilio Vaticano II fu l'aggiornamento pastorale. Questo è stato considerato non tanto come una riforma ecclesiale, ma come una vera e propria nuova inculturazione della fede. L'importanza di questa distinzione implica la considerazione che l'inculturazione della fede sia presa in carico nella sua specificità di maggiore ampiezza di azione e complessità di processi rispetto alla riforma della Chiesa. Un primo interrogativo che si pone questo studio è sulla consapevolezza della Chiesa italiana in ordine a questa nuova inculturazione della fede occidentale. Un secondo interrogativo riguarda il confronto che tre distinti modelli pastorali, presenti nello scenario ecclesiale italiano, devono avere con alcuni punti fermi della attuale post-modernità. Emerge un cristianesimo permanentemente sinodale, che, finalmente abbandonata la forma della cristianità, abbraccia la sfida minoritaria nel suo confronto con la città, ma non rinunzia alla sua dimensione popolare e non si relega a posizioni elitariste.
La teologia pastorale è una disciplina teologica relativamente giovane. In due secoli e mezzo essa ha vissuto profondi cambiamenti, che le hanno permesso di passare dall'essere una scienza pratica, regolativa dei comportamenti dei pastori e quindi con chiara connotazione clericale, a diventare una scienza teologico-pratica, capace di riflettere teologicamente sulla prassi ecclesiali, dandole chiari indirizzi di azione. Nel contesto del genere letterario manualistico, il presente lavoro colloca l'evento pastorale al punto di congiunzione tra la Parola di Dio che ispira le prassi ecclesiali e lo Spirito che guida i cammini umani secondo la luce di Dio. Questo volume tiene presente, oltre agli studi che l'autore ha compiuto nell'arco degli ultimi dodici anni, l'alto magistero di papa Francesco. E a lui, infatti, che viene dedicato questo libro in riconoscimento del grande impegno teologico e pastorale che sta profondendo alla sua Chiesa.
In lingua italiana non esistono libri che affrontano il tema espresso nel titolo. Questo saggio, allora, è un tentativo, umile e deciso, di colmare questa lacuna. È uno studio serio e documentato, una riflessione fondamentale per chiunque abbia a cuore la pratica catechistica a tutti i livelli di competenza.
L'ottavo capitolo dell'esortazione post-sinodale "Amoris laetitia" di papa Francesco affronta le delicate questioni inerenti alle situazioni dette "irregolari": "situazioni di fragilità o di imperfezioni" che vanno affrontate con chiarezza non solo a partire dalla loro disamina, ma soprattutto a partire da alcuni principi-guida. Questo libretto sviluppa un agile vademecum al capitolo: non vuole essere un commento approfondito, ma sceglie di tratteggiare le linee-guida che soggiacciono all'architettura di questo testo, per evidenziarne i principi teologico-pastorali. Un contributo alla riflessione delle comunità e dei singoli cristiani su temi delicati, e proprio per questo meritevoli di approfondimento.
Sono ben note a tutti le difficoltà sul perdono che s'incontrano a tutti i livelli dell'esistenza umana. E tuttavia, è dal perdono che bisogna passare per un vero cammino di umanizzazione, che sia rivelativo dell'uomo e di Dio. Bisogna, allora, smetterla di opporre il perdono alla giustizia. Così come bisogna profondamente legare il perdono al rispetto e all'amore dovuti ad ogni persona, facendo sì che ogni persona non sia identificata con i propri reati/peccati commessi. Riconoscere, allora, il perdono come una delle vie del bene porta ad individuarlo dentro le grandi coordinate della giustizia e dell'amore/rispetto. E così il perdono apre le porte alla speranza di un futuro migliore. Il senso di questo libro, pensato per lettori che ricercano la verità di questo tema, è di individuare e sviluppare questa ipotesi di lavoro attraverso una metodologia transdisciplinare. L'ampiezza del tema giustifica la necessità di attraversare le diverse prospettive disciplinari a favore del guadagno di un sapere scientifico e sapienziale.
Le paure sono cattive consigliere. Anzi, cattive padrone. Esse sono anchge generate dalla non accettazione del cambiamento. Si rimane troppo legati algi schemi del passato e si confonde la nostalgia con il vagheggiamento del futuro. Così avviene anche per la Chiesa, che rischia di rimanere troppo legata agli schemi del passato per un maliteso senso della tradizione, inteso come mera ripetizione, e per non avere il coraggio di scrollarsi da un abbraccio troppo istituzionale con la società. Come se la mera esemplice dimensione istituzionale possa garantire il futuro della Chiesa e sostituirsi di fatto all'azione vivificante dello Spirito. Bisogna allora scrollarsi di dosso le pesantezze della cristianità del passato ed accettare le sfide della contemporaneità, accompagnate e sostenute da una solida e critica lettura biblico-teologica. Bisogna ancora accettare con gioia la logica della debolezza, evitando l'uso caricaturale della forza anche delle istituzioni.