"Non si riesce a comprendere nulla della natura del denaro e delle mirabolanti capovolte che l'uomo compie attorno ad esso se non si passa dal modo d'essere di un soggetto che desidera ciò di cui non ha bisogno e che manca di ciò rispetto a cui non ha mai un sapere chiaro e distinto". Attraverso la lettura di Kafka, Kojève, Simmel, Heidegger, Lacan, Lévinas, una folgorante analisi delle ragioni che portano il soggetto a trasformare un mero strumento in quel fantasma vorace di fronte al quale ogni identità evapora e ogni volto si sfigura. Uno strumento utile per comprendere e smascherare l'inganno per eccellenza del nostro tempo.
Intento del volume è quello di presentare in forma sintetica il pensiero di J. Derrida.
L’aggettivo «sintetico» deve essere inteso in un duplice significato. Innanzitutto nel senso di «parziale»: di fronte ad una produzione come quella del filosofo francese (più di cinquanta volumi, centinaia di articoli, decine di interviste ed interventi vari), questo saggio sceglie di soffermarsi solo su alcuni dei termini e delle questioni che hanno impegnato la complessa opera derridiana. Tuttavia queste pagine articolano una lettura che intende essere sintetica soprattutto nel senso di «essenziale»: attraversando la riflessione che Derrida ha sviluppato attorno a concetti come quelli di scrittura, traccia, disseminazione, decostruzione, dif-ferenza,
aporia, impossibilità, ecc., il testo di Petrosino fa emergere quell’«infaticabile ed appassionata interrogazione sull’eventualità dell’evento» che rappresenta la cifra stessa del pensatore francese. In tal senso: «Che cosa significa e come è possibile essere rigorosi con un termine/concetto come quello di "evento"? O ancora più radicalmente: come il modo d’essere dell’evento obbliga a ripensare la natura stessa del logos e la forma di razionalità ad essa adeguata?»
Silvano Petrosino (1955) insegna Semiotica e Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Milano e Piacenza. Tra le sue opere ricordiamo: La verità nomade. Introduzione a E. Lévinas (Milano 1980, Paris 1984); Visione e desiderio. Sull’essenza dell’invidia (Milano 1992); Jacques Derrida e la legge del possibile. Un’introduzione (2a ed. Milano 1997, Paris 1994); Lo stupore (Novara 1997, Madrid 2001); Il sacrificio sospeso (Milano 2000, Paris 2008); Il dono (in collaborazione con P. Gilbert, Genova 2002, Bruxelles 2003); Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio (Genova 2003); Piccola metafisica della luce (Milano 2004); Capovolgimenti. La casa non è una tana, l’economia non è il business (Milano 2008)
Intento del volume è contribuire alla comprensione della natura del rapporto che il soggetto umano intrattiene con la parola. La riflessione ruota intorno a due interrogativi fondamentali: innanzitutto qual è, se ve ne è uno, lo specifico dell'esperienza umana della parola? Tale questione si è imposta a partire dalla constatazione che il linguaggio è un fenomeno che non coinvolge solo l'uomo, che non riguarda solo il soggetto umano, ma interessa, ad esempio, anche il mondo animale e ampi settori del mondo tecnologico. Il secondo interrogativo al centro di queste pagine è il seguente: qual è il luogo dell'esperienza della parola? A queste e altre questioni il volume risponde sviluppando una riflessione che, sulla base di alcune importanti distinzioni, come quelle tra "essere loquens" ed "essere eloquens", tra "reagire" e "rispondere", tra "trasferimento di informazioni" e "comunicazione", tra "scrivente" e "scrittore", giunge a identificare un rapporto di essenza tra l'ordine dell'esperienza e quello della parola, e quindi tra l'atto di parola e l'atto morale.
Proseguendo l'indagine sul luogo e sull'abitare iniziata con "Babele. Architettura, filosofia e linguaggio di un delirio", Petrosino affronta in questo testo il tema della casa e del nesso che lega l'economia alla giustizia. Anche in tale caso la questione di fronte alla quale la riflessione si trova con insistenza ricondotta è quella relativa alla posizione del soggetto, quella che quest'ultimo si sforza di assumere, ma anche e soprattutto quella ch'egli, al di là di ogni sua ingenua convinzione finisce in verità per assumere. "Non c'è esperienza che possa definitivamente allontanare da sé fantasmi, illusioni, sensi di colpa, autocensure e paure; di conseguenza non c'è calcolo economico che possa del tutto escludere dalla propria ricerca di giustizia l'insistente rischio di quel capovolgimento essenziale al termine del quale ci si trova di fronte alla perversione; anzi, a tale riguardo non è affatto raro che proprio l'insistenza sulla prima abbia condotto e continui a condurre il soggetto nei pressi della seconda. Infatti, chi può negare che nel suo abitare l'uomo abbia spesso finito per costruire non una casa, ma una torre o una prigione o una tana e talvolta perfino una tomba, dando così vita a un'economia indifferente a ogni richiamo della giustizia? Giustizia e perversione dunque, e sempre intrecciate tra loro: anche per questa ragione l'uomo non è mai un semplice vivente; anche per questa ragione l'uomo non è ancora veramente a casa".
Ancora una volta l'antico grido babelico si è alzato: "Unità! Unità! Venite, raduniamoci, riduciamo il mondo alla ragione, imponiamo la democrazia, garantiamo la sicurezza, incrementiamo i consumi, costruiamo la pace universale". Come allora, anche oggi questo appello risuona contemporaneamente in modo maestoso e tragico, come un magnifico invito e come una terribile minaccia. Passando da Beauchamp a Balthasar, da Kafka a Scholem, da Hegel ad Heidegger, da Lacan a Zumthor, da Lévinas a Derrida, il testo di Petrosino legge il breve racconto biblico relativo alla costruzione della Torre di Babele mostrandone la sorprendente ed inquietante attualità. Un'originale ricerca filosofica sul senso umano dell'abitare e sul delirio del potere.