Il volume curato da don Paolo Gessaga accompagna i passi del pellegrino lungo i percorsi del Cammino francescano della Marca, fornendo informazioni indispensabili sulle varie tappe, intrecciandole a episodi della vita del santo, ma soprattutto aiutando il lettore a entrare nella spiritualità dei luoghi attraversati, per viverli in pienezza e gustarli con la giusta calma. Perché anch'egli possa camminare danzando, sull'esempio di san Francesco d'Assisi e di tutti i santi pellegrini. «Sono molti i santi che sono stati pellegrini e che sono oggi punto di riferimento di itinerari che permettono di approfondire la spiritualità di ciascuno di essi. Tra tutti, però, si distingue in modo inequivocabile san Francesco d'Assisi. Egli non fu un semplice santo pellegrino, ma un uomo che trasformò il cammino in una danza.» (don Samuele Marelli)
Il Cammino per Santiago è sempre una sfida: per alcuni una sfida lanciata a se stessi; per altri una sfida alla forza della natura per come si presenta sulla strada. Per don Paolo Asolan, esso è stato, vent'anni fa, il tentativo di rispondere a ciò che il destino gli aveva strappato, con la morte del padre e nella crisi di un ruolo di sacerdote che egli sentiva di vivere in maniera quasi inerte. Santiago aveva rivelato all'autore, come egli stesso dice, «che l'esistenza non si presenta più come un problema da risolvere con le nostre sole forze ma come una strada da percorrere». C'è sempre un pellegrinaggio da compiere, ci sono esperienze da attraversare, cammini più o meno originali, più o meno dolorosi, gioiosi, gloriosi o luminosi, in tutte le nostre vite. Questo libro non è un semplice racconto di viaggio, ma il diario di un'esperienza interiore. Poiché, se c'è gente che sul Cammino scopre il mondo, la natura, la lentezza, se stesso; gente che rinasce relazionalmente dopo esperienze affettive fallimentari; gente che ritrova l'essenziale della vita, perso in esperienze lavorative matte e disperatissime (tutte cose bellissime e importanti, forse anche necessarie per avere accesso al proprio sé profondo), c'è soprattutto la decisione sempre rinnovata di un bivio da prendere, di una freccia da seguire o da ignorare, dell'interpretazione, infine, del nostro stesso significato e della direzione in cui camminiamo. La domanda sulla fine - con l'ipotesi buona che vi sia davvero Qualcuno alla fine e all'origine delle cose: di me stesso innanzitutto e poi di tutto ciò che amo - è quella da cui ancora dipende tutto il resto, la ferita che mette inquietudine dentro, la domanda che pone in cammino. Ogni giorno. Prefazione di Gianfranco Ravasi. Postfazione di Davide Gandini.
La presente guida della Terra Santa si distingue dalle comuni guide turistiche per il suo scopo prevalentemente biblico senza trascurare che per parecchi secoli questa terra fu anche la sede di ferventi popolazioni cristiane e di fiorenti comunità monastiche. Così pure, a servizio dell'ecumenismo, essa si preoccupa di informare sulle attuali minoranze cristiane, sull'ebraismo, in continuità con l'Antico Testamento, e sull'islamismo. Lo scopo biblico appare fin dall'inizio nella indispensabile Introduzione dove la storia della salvezza è anche, necessariamente, una geografia della salvezza. A chi, senza conoscere la Bibbia, percorre la Terra Santa, ne rimangono sconosciuti i valori più suggestivi. Perciò questo libro è non solo un sicuro compagno di viaggio, ricco dell'esperienza di numerose escursioni e del frutto di studi severi, ma anche come un continuo invito a leggere la Bibbia con frequenti riferimenti ai passi biblici e specialmente i numerosi passi biblici riferiti per esteso, sia nelle località minori toccate dagli itinerari, sia per le località maggiori descritte in modo esauriente e collocate in ordine alfabetico nella terza parte. Questa guida rende quindi più immediato l'ascolto della Parola di Dio durante le escursioni. (Mons. Enrico Galbiati)
Il pellegrinaggio, soprattutto il cammino lento, fatto a piedi, è occasione per assaporare la bellezza della natura, la tranquillità del tempo che passa senza la fretta di arrivare, mentre il silenzio che avvolge il pellegrino è capace di imprimere nell'animo la pace e aprire al contatto con Dio. Oggi andare a piedi da un luogo verso un altro, come facevano gli antichi cristiani, è un esercizio prima di tutto dello spirito. «L'immagine del cammino comporta quella fatica, del tempo da trascorrere nel deserto, delle insidie e degli ostacoli da superare. Eppure il cammino, secondo l'esperienza dei pellegrini, non consuma le forze, non spegne il desiderio, non induce allo sconforto, non fa spazio alla tentazione di "tornare indietro" o di abbandonare la carovana, finché resta viva la promessa di Dio e l'attrattiva della città santa. Il popolo in cammino condivide l'esperienza: cresce lungo il cammino il suo vigore.» (Mario Delpini, Arcivescovo)
La vita cristiana è un cammino e l’immagine del pellegrinaggio è ciò che la caratterizza: i cristiani sono popolo in cammino non verso “qualcosa” ma “qualcuno”. Il destino ultimo della storia dell’uomo è Gesù Cristo e ogni esperienza cristiana deve continuamente ricordarlo. Ecco perché il pellegrinaggio attraverso strade, storie e modalità diverse è una buona scuola di vita.
Don Paolo Gessaga raccoglie da una lunga esperienza di pellegrinaggi in tutto il mondo il significato e il modo più vero di vivere questa avventura, offrendo al lettore spunti interessanti per intraprendere un “viaggio” che sia significativo per la propria vita e per l’incontro con Dio.
«Siamo un popolo in cammino. Non ci siamo assestati tra le mura della città che gli ingenui ritengono rassicurante; nella dimora che solo la miopia può ritenere definitiva.» (Mario Delpini)
Il pellegrinaggio aiuta la fede, e il cibo che consumiamo durante la strada è parte di un significato più ampio. I cammini verso la Terra Santa, sulla via Francigena puntando a Roma, lungo i sentieri che conducono a Santiago o ai grandi santuari mariani, sono segnati da storie e sapori: tra hummus e scalogni, gnocchi di castagne e sciroppi, torte dolci e salate delle più diverse tradizioni gastronomiche si cammina anche stando in cucina. Così è l'annuncio del Vangelo, itinerante e saporito, e ogni mettersi in viaggio, anche solo con la fantasia. Se per ogni itinerario la meta è fondamentale, anche il cibo che lo accompagna diventa momento di conoscenza ed esplorazione. Partiamo per questo nuovo viaggio, noi viaggiatori nell'anima.
«Come ogni esperienza autenticamente umana, anche il camminare ha il suo cibo, e le bisacce dei pellegrini raccontano eroismi e sacrifici, profumano di fatica ed entusiasmo, consegnano sapori di terre lontane o custodiscono l’aroma di casa». Con queste parole gli autori riassumo questo loro nuovo volume.
È il momento di mettersi in cammino, in questo mondo così complesso c’è ancora voglia di semplicità e di terra, anche a tavola. Il pellegrinaggio aiuta la fede, e il cibo che consumiamo durante la strada è parte di un significato più ampio. Gli autori hanno individuato otto strade, dalla Terrasanta, meta fondamentale del cristiano; Gerusalemme e il deserto, la Galilea e il Monte Nebo, mentre viene preparata la zuppa di Ascalona, con le omonime cipolle e il famoso hummus. Celebratissima negli ultimi anni, la Via Francigena, che da Canterbury portava a Roma, è il secondo pellegrinaggio scelto dagli autori che vi hanno accostato gli Gnocchi del Viandante, la Torta dei Bischeri e la Minestra romana di fave. Immancabile il cammino di Santiago, legato alla figura di Giacomo – uno dei 12 apostoli – che, secondo la tradizione, dopo la resurrezione di Gesù raggiunse la penisola iberica e lì si impegnò nell’opera di evangelizzazione. Qui gli autori hanno raccolto, tra chiese, monasteri, alloggi, ospizi, ospedali, locande, i prodotti più tipici della terra spagnola, le Empanadas Gallega, la Tarta de Santiago, e un dolce iconico, il Milagros del Santo. Ancora i pellegrinaggi mariani tra Oriente e Occidente, le attività missionarie, il contatto con popoli lontani che ci suggeriscono ottimi piatti come il Sabji e pooris induista, le melanzane buddiste, il canguro all’aborigena, il pilo persiano, gli spiedini alla greca o ancora la trota alle mandorle.
Se per ogni viaggio la meta è fondamentale, anche il cibo che lo accompagna diventa momento di conoscenza ed esplorazione.
"Se la terra d'Israele è la Terra Santa per eccellenza, il territorio dell'attuale Turchia è stato "la Terra Santa della Chiesa-: la culla del cristianesimo e l'ambiente in cui il messaggio di Cristo, uscito dalla terra d'Israele, ha incontrato nuovi mondi, culture e lingue e si è configurato nelle forme che conosciamo ancora ai nostri giorni. Nella sua storia, il messaggio cristiano è passato attraverso momenti di inculturazione, chiarificazione, formulazione che hanno avuto nell'Asia Minore uno dei primi e più importanti centri". Un viaggio in Turchia può essere un'occasione per ripercorrere alcune tappe di questa lunga e feconda storia. Nella guida, quindi, non troverete tanto indicazioni di tipo turistico, quanto il racconto di una storia di fede, espressa nelle vicende che l'hanno riguardata e nelle forme artistiche con cui è stata rappresentata nei millenni. A chiudere, una sezione dedicata ai siti di maggiore interesse e ad alcune proposte di itinerari.