Aqaba a Tozeur sono due riferimenti geografico-esistenziali riconducibili a Fabrizio De André e a Franco Battiato, posti quasi come numi tutelari a 15 riletture di capolavori della canzone italiana, da Smisurata preghiera a Pensieri e parole, da Caruso a Fisiognomica. Convocando a raccolta alcuni artisti contemporanei che si sono espressi attraverso quel tipo di comunicazione particolare che è la canzone d'autore - De André e Battiato anzitutto, ma poi Gaber & Luporini, Guccini, De Gregori, Fossati, Mannoia & Amara, Vecchioni, Van De Sfroos, Zucchero, Mogol & Battisti, Baglioni, Baustelle, Alice, Dalla - gli autori scavano nella loro poetica e nei loro testi alla ricerca di ciò che per loro è sacro, ovvero ciò che è specificatamente umano, e al tempo stesso capace di trascenderlo. Perché non solo la canzone può essere arte, ma può, talvolta, persino indicare qualcosa che riempie e segna le nostre vite, e che però non sappiamo pienamente dire.
Franco Battiato non è stato solo un musicista ma anche un mistico e un pensatore che si è espresso, nella sua maturità umana e artistica, principalmente (anche se non esclusivamente) attraverso le sue canzoni. Analizzare i testi messi in musica da Battiato vuol dire così collegarli con quella vasta Enciclopedia di riferimenti culturali e religiosi che l'artista stesso ha evidenziato: Bibbia e Vangeli (ufficiali e apocrifi), la spiritualità dell'Oriente cristiano, il misticismo indiano, il buddismo tibetano, il sufismo e l'esoterismo novecentesco di Gurdjieff e Guénon. Di tutto questo dà conto la ricerca puntuale e appassionata di Paolo Jachia, che «non è andato a "scavare" con ragionamenti nell'anima di Battiato, ma ha cercato piuttosto di sintonizzarsi con essa» (dalla prefazione di p. Guidalberto Bormolini).
Il saggio offre una presentazione critica di tutta la produzione musicale di Roberto Vecchioni, dagli esordi all'ultimo album "L'infinito", in uscita nell'autunno 2018. Il cantautore milanese nei suoi cinquant'anni di attività artistica ha ripercorso con profondità e lucidità i temi fondamentali dell'esistenza, dall'amore all'amicizia, dalla riflessione esistenziale e religiosa alla polemica culturale e politica. Dall'analisi attenta di Jachia, amico e collaboratore di Vecchioni, emerge con forza, da un lato, il vastissimo reticolo artistico e letterario – con citazioni da film, leggende, romanzi, poesie – che innerva i testi di Vecchioni e, dall'altro, la profonda ricerca spirituale che li caratterizza.
4 marzo 1943 - 1 marzo 2012: sono gli estremi della parabola terrena di Lucio Dalla, un grande artista della parola e della musica che ha saputo raccontare l’allegria e la disperazione, la forza dell’amore, l’inquietudine del vivere. Curioso, sperimentatore, spregiudicato nella sua ricerca artistica e umana, non ha mai nascosto la profonda religiosità che animava la sua visione del mondo ma anche la sua concezione dell’arte, perché – diceva – «Dio è tutto: forma e contenuto». Questo libro delinea il profilo artistico di Dalla grazie a un’attenta analisi dei testi delle sue canzoni e la ricostruzione dei rapporti con artisti e intellettuali (come Roberto Roversi e Francesco De Gregori) cruciali per la sua formazione e la sua carriera. Lucio Dalla, un «giullare di Dio» come l’amatissimo Francesco d’Assisi, è stato capace di raccontare non solo il nostro tempo storico ma ancora di più il nostro tempo interiore, lo scorrere delle nostre stagioni esistenziali. E lo farà ancora a lungo.
Che tipo d’uomo oggi ascolta De Gregori? Qualcuno che sia capace, come Cristo, di essere straniero in patria («folle» per i suoi familiari, secondo i Vangeli) e straniero a ciò che è scontato e uguale. Qualcuno che abbia il coraggio di essere «fuori posto». Qualcuno che sia capace di usare gli occhi per vedere quel che non è scontato. Qualcuno che nondimeno, e anzi proprio per questo, sia capace di «raccontare, senza nulla inventare», la luce di una verità segreta e ulteriore (e che dunque non abbia «paura del buio e della fantasia»). Leggendo questo saggio acuto, imprevedibile e documentato, potrai scoprire le radici nascoste e il volto inusuale di uno dei massimi cantautori italiani. Un capitolo finale presenta il gruppo dei Baustelle, che – secondo l’autore – si collocano nella scia della «rivoluzione artistica» di De Gregori.
È un’opera di taglio specialistico-accademico. Appartiene cioè al versante semiotico-linguistico della produzione di Paolo Jachia. Così l’autore: «L'analisi del Fu Mattia Pascal non vuole tanto o solo mostrare la sua “appartenenza” al modo carnevalesco e al genere del romanzo polifonico quanto e piuttosto la proficuità che questo tipo di lettura “bachtiniana” può portare alla comprensione di un testo fondamentale sia per la storia di Pirandello che per quella del genere romanzo ». Così invece, sempre nelle parole dell’autore, viene descritto l’esito sorprendente della ricerca: «I testi evangelici (e di conseguenza la figura di Cristo) sono un imprescindibile punto di riferimento dell’intero romanzo pirandelliano, caratterizzato non casualmente e per ben due volte, da passione morte e risurrezione del protagonista, una volta sotto il nome di Mattia Pascal, l’altra sotto il nome di Adriano Meis».