
La resistenza di cui parla Luigi Pedrazzi è un atteggiamento interiore: è il restare fermi sui principi in cui crediamo e sull'insegnamento delle grandi figure che li incarnano e li rinnovano. Ne è una testimonianza questo libro in cui sono raccolti alcuni interventi che l'autore ha pubblicato tra il 2004 e il 2005 sul quotidiano bolognese "Il Domani". Il materiale è ordinato in tre sezioni seguite da tre piccoli saggi scritti ad hoc, in cui la riflessione va oltre la cronaca per affrontare problemi tutt'ora aperti o di portata più generale.
Il volume ripercorre la storia della guerra in Vietnam dalle sue lontane premesse storiche negli anni Quaranta sino al disimpegno statunitense nel 1973 e all'arrivo dei nord-vietnamiti a Saigon nel 1975. Il resoconto si concentra non solo sugli avvenimenti militari ma anche sul contesto internazionale dell'intervento americano e sulle ripercussioni interne agli Stati Uniti, dove l'opposizione alla guerra fu uno degli elementi forti attorno a cui, alla fine degli anni Sessanta, si coagularono la rivolta giovanile e un vasto movimento di opinione.
Mitchell K. Hall insegna Storia nella Central Michigan University. Ha pubblicato anche "Crossroads: American Popular Culture and the Vietnam Generation" (2005) e "Historical Dictionary of the Nixon-Ford Administrations" (2008).
Il secolo di Giustiniano fu segnato da una lunga serie di grandi guerre combattute in Oriente, nei Balcani, in Africa, in Italia e nella Spagna visigota, guerre nel corso delle quali i generali di Bisanzio seppero dare prova di abilità, sfruttando tutti gli elementi a loro favore: la migliore qualità delle truppe, la conoscenza del territorio per condurre una guerriglia estenuante e il controllo dei mari. Ma, nonostante l'esercito bizantino, erede della tradizione romana, fosse una formidabile macchina da guerra, il contemporaneo impegno in diverse regioni rappresentò uno sforzo immane per l'impero, da sempre a corto di soldati e con un'organizzazione militare spesso indebolita da crisi interne. Il libro ripercorre in una documentatissima sintesi le campagne di riconquista e quelle difensive combattute da Bisanzio, descrivendo gli assedi, le battaglie di terra e di mare, la diplomazia, le formazioni militari e le tattiche, senza tralasciare i costi della guerra.
"Un conto è guardare e un conto è vedere, e io per troppi anni ho guardato senza voler vedere." Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Discriminata come "alunna di razza ebraica", viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa "invisibile" agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz. Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra, in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla. Dopo trent'anni di silenzio, una drammatica depressione la costringe a fare i conti con la sua storia e la sua identità ebraica a lungo rimossa. "Scegliere di raccontare è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea". Enrico Mentana raccoglie le memorie di una testimone d'eccezione in un libro crudo e commovente, ripercorrendo la sua infanzia, il rapporto con l'adorato papà Alberto, le persecuzioni razziali, il lager, la vita libera e la gioia ritrovata grazie all'amore del marito Alfredo e ai tre figli.
Il secolo appena trascorso è stato definito in molti modi: "breve", delle "idee assassine", dell'era atomica, degli "ismi", della nascita del villaggio globale. Enzo Biagi ha riversato in questo dizionario (che spazia da Thomas Mann a Marlene Dietrich, dall'Aids alla mafia, da Mike Bongiorno a Fausto Coppi) le esperienze di cui è stato spettatore, facendo parlare i fatti e i protagonisti. Storie di vite generose e infami, di giganti della storia e di semplici comparse che, però hanno anch'esse il diritto di dire la loro; storie di ideologie che hanno travolto il destino di milioni di persone; storie di esseri eccezionali che hanno votato la loro vita al bene dell'umanità.
Georges Dumézil fu docente di civiltà indeuropea al College de France a partire dal 1948. Proprio la sua perizia nel muoversi nelle aree delle diverse culture antiche lo porta a non abbracciare la teoria che vede la religione dei romani come una semplice prosecuzione di quella dei greci. Essa fu una forma di culto complessa e originale, anche se mediata da altre culture.
La Shoah ha un grande valore educativo: è un paradigma di quanto l'uomo può fare di male, ma anche di bene. Fra coloro che la Shoah l'hanno vissuta, e hanno opposto resistenza al tentativo nazista di trasformare in bestie gli esseri umani, qualcuno è stato capace di esprimere solidarietà e incoraggiamento ai compagni di sventura. I racconti dei sopravvissuti in genere sono una litania incredibile di atrocità. Questo libro, invece, contestualmente alla memoria del male presenta alcune inedite testimonianze di reduci dai lager di sterminio e di prigionia, dove la morale e la dignità umana hanno finito per imporsi contro gli aguzzini.Il filo conduttore che le unisce è la solidarietà, il mutuo soccorso fra internati, il reciproco aiuto, l'affermazione della moralità e della natura del bene.
Destinatari
Il libro è particolarmente indicato ai giovani e a chiunque sia interessato a testimonianze di moralità e di bene nei lager nazisti.
Autore
LUIGI FRANCESCO RUFFATO, francescano minore conventuale, esperto di studi sociali, di teologia e filosofia della liberazione, è saggista e giornalista. Ha pubblicato, fra gli altri, molti studi e saggi su Massimiliano M. Kolbe PATRIZIO ZANELLA, giornalista, ha collaborato con molte riviste, periodici ed emittenti radiotelevisive dedicandosi principalmente alla divulgazione storico culturale.
L'irregolarità del processo intentato a Galileo è un fatto. Nonostante l'Inquisizione si attenesse a una procedura codificata, sulle inesattezze formali del processo la storiografia moderna tedesca ha versato fiumi d'inchiostro. Ma lo sguardo dello storico passa qui dalle inesattezze formali, dalla falsificazione di documenti e dalle lacune del procedimento giudiziario, all'analisi delle stesse basi canoniche di cui si sarebbe avvalsa la sentenza di condanna. Non sono in gioco solo la violazione del diritto e la falsificazione di documenti, ma gli stessi argomenti teologici. Non è mai esistito, in realtà, un decreto di condanna dell'astronomia copernicana come dottrina eretica né un decreto di censura teologica dell'eliocentrismo - per il quale Galileo di fatto fu condannato. Così, si annoda ancora di più l'intreccio di quel processo, ove - commenta l'autore "il falsario è rimasto vittima del falso da lui stesso prodotto". A sfumare sono i contorni fra un'autorità ecclesiastica regista del processo ingannevole contro uno dei fondatori della scienza moderna, e una istituzione vittima dell'aver prestato fede per secoli a questa grande menzogna fondata su presupposti inesistenti. Il seguito della storia è ancora da scrivere, perché nell'imponderabile oscillano conseguenze e giudizi ideologici. I documenti conducono fin qui, ma la ricostruzione di questo grande equivoco spalanca nuove piste di ricerca.
1307-1314: un processo farsa condannò a morte il più potente ordine militare del medioevo. I templari erano ormai diventati uno dei più ricchi gruppi monastico-militari e il re di Francia, bisognoso delle loro ricchezze, sollevò contro di loro un castello di accuse: pratiche omosessuali, riti magici di iniziazione, blasfemia. Un inquisitore francese sottopose i membri dell'ordine a torture e interrogatori pur di ottenere le prove e le confessioni per poter sciogliere il gruppo e incamerare i suoi beni. I templari erano davvero 'banchieri di Dio', maghi o ciarlatani? E' accettabile un procedimento locale che porta alla soppressione di un ordine presente in tutta l'Europa?
Quello dei Cavalieri di Cristo è stato il più enigmatico e controverso esercito di Santa Romana Chiesa. Nati nel 1119 per vegliare sui pellegrini in Terra Santa, i Templari hanno affrontato il Saladino e i Mamelucchi, combattuto battaglie, garantito servizi finanziari a principi e sovrani, costruito imponenti fortezze e straordinarie cattedrali, fino a diventare il più potente ordine monastico degli occidentali. Ma la loro travolgente ascesa si è interrotta sul rogo che il re di Francia fece preparare per Giacomo Molay, l'ultimo maestro del Tempio. E quel drammatico epilogo non cessa di far discutere.
Nel corso della storia gli elementi climatici sono stati la principale causa di morte violenta. Più di lance e spade, più di granate e proiettili, ben più della bomba atomica. Alluvioni, siccità e carestie hanno cancellato interi popoli, il gelo ha costretto armate che parevano invincibili a drammatiche ritirate e le tempeste hanno distrutto flotte che sembravano inaffondabili. Il clima ha ragione di tutto e anche la guerra non fa eccezione. Tra i tanti esempi analizzati dall'autore, quello del 9 a.C. in cui le legioni di Varo, terrorizzate dalla furia divina di un nubifragio, si lasciarono macellare dai barbari senza quasi opporre resistenza. E fu la fine della penetrazione romana nell'Europa centrale.