
"Ho bisogno solo di qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo delle trattative": così nell'estate del 1940 Mussolini giustifica all'allora capo di stato maggiore, Pietro Badoglio, l'ingresso dell'Italia nella Seconda guerra mondiale. E quando un anno dopo Hitler invade la Russia il Duce, abbagliato dalla possibilità di una vittoria veloce a fianco dei nazisti e della spartizione del bottino, invia in poche settimane un corpo di spedizione a sostegno delle truppe tedesche. Il prezzo di questa decisione, frutto di un calcolo cinico quanto catastroficamente sbagliato, è altissimo: dei 220.000 soldati italiani che nella primavera 1942 sono dislocati sul Don solo 100.000 tornano a casa. Impreparati sul piano militare, mal equipaggiati, guidati da comandi incompetenti e costretti a subire continue umiliazioni anche dai propri alleati, soccombono alla forza d'urto dell'esercito sovietico e al martirio della ritirata, alla fame, al gelo, alle condizioni disumane dei campi di lavoro e di rieducazione. Alla fine della guerra, le esigenze dei veterani si perderanno nel turbinio della retorica patriottica e la verità sul trattamento ricevuto da parte dei russi e le grandi sofferenze patite verrà sacrificata alle esigenze della propaganda politica: "Dite che siete stati bene" ordinerà qualcuno. A settant'anni dalla campagna di Russia, Hope Hamilton ripercorre la storia del corpo degli alpini attraverso le testimonianze di chi partecipò alla spedizione.
«Io porto perennemente le sbarre in me» confidava Kafka all'amico Gustav Janouch. Questo libro indaga le peculiari modalità di espressione letteraria dell'ebreo, concentrandosi su quel caratteristico sentimento del ghetto che Elena Loewenthal descrive come «un luogo che ognuno di noi porta ancora dentro di sé, che ognuno nasconde nelle pieghe del cuore, nei sogni di notte e in una strana, inappagata sete di spazi aperti». Luca De Angelis rintraccia questa cosmografia interiore viaggiando nella letteratura ebraica fra Otto e Novecento in autori come Kafka, Zangwill, Svevo, Bassani, Saba e molti altri.
L'avvincente storia dell'uomo dalle sue origini nell'Africa tropicale fino all'ascesa e caduta delle grandiose civiltà e città preindustriali, con una particolare attenzione ai mutamenti radicali e agli effetti devastanti determinati da eventi quali l'avvio dell'agricoltura e la domesticazione degli animali o i lunghi periodi di siccità. Un libro che ci fa capire come lo studio del passato, pur lontanissimo dal mondo di oggi, possa assumere un particolare valore alla luce dell'attuale situazione di crisi climatica globale, miseria diffusa e crescente divario tra ricchi e poveri
Come sono cambiati il ruolo e l'immagine della donna nella contemporaneità? A tale interrogativo cerca di rispondere questo volume che, promosso dall'Associazione di Storia Contemporanea, presenta in un quadro d'insieme agile e lineare alcune tra le principali tappe che hanno radicalmente trasformato la condizione della donna moderna: libri, impegno politico e amministrativo, leggi e sentenze, esperienze di lotta e di contestazione, canzoni e riviste hanno fatto fare un salto di qualità alla donna, delineando un itinerario non privo di ostacoli e storture, di fraintendimenti e complicazioni, ma comunque rivolto nella direzione del superamento della discriminazione, dell'inferiorità e della marginalità che hanno a lungo condizionato, e ancora condizionano, la sua vicenda storica.
Chi ha reso possibile la formazione intellettuale degli architetti dell'annichilimento? Chi furono i maestri dei medici nazisti? In quale brodo culturale sono stati immersi coloro che hanno concepito l'assassinio di massa? Dal momento che gli uomini sono nutriti dalle credenze delle generazioni precedenti, si deve procedere a un'archeologia intellettuale del disastro del secolo appena trascorso. Convinti che la cultura fosse sinonimo di "progresso" e di "ragione", abbiamo occultato l'immensa storia dell'anti-illuminismo, quella parte della cultura europea che si dedicò a fare degli ebrei una questione. L'immaginario antiebraico non si limita a qualche figura rinomata, ma impregna la storia dell'intera Europa. Chi potrebbe negare che l'antiebraismo, mutato in "antisemitismo", costituisca il sottofondo di questa catastrofe? Ma lo sfondo non esclude una cerchia più ampia: come poter capire le leggi di Norimberga prescindendo dagli statuti di 'limpieza de sangre' del XV secolo spagnolo? Come poter capire il comportamento genocida dell'autunno 1941 senza correlarlo al programma "T4" nazista di soppressione dei malati mentali? Gli anni 1880-1914 sono stati la matrice di una brutalizzazione della società che la Grande Guerra avrebbe esacerbato con una morte di massa. Privata del suo terreno di coltura, la storia senza precedenti ma non senza radici della Shoah rischia alla lunga di apparire come un incidente nella "marcia continua del progresso".
Gli Stati preunitari nell'età moderna, ovvero l'Italia "prima dell'Italia" nell'analisi di vari aspetti tra cui: identità culturale, le dinamiche politiche, istituzionali e amministrative, i mutamenti graduali e i cambiamenti improvvisi, il convulso processo di unificazione nazionale. Una sintesi puntuale e scientificamente aggiornata, rivolta soprattutto agli studenti e ai giovani che vogliono conoscere la storia del proprio Paese.
Nel secondo dopoguerra molti intellettuali e giuristi laici vollero confrontarsi con la concezione cristiana della politica, in riferimento soprattutto ai contenuti del personalismo e del diritto naturale. L'universo politico liberale e azionista del periodo costituente si misurò con la sfida della riscoperta delle radici cristiane dell'identità europea e della rimeditazione dello statuto pubblico della religione come fondamento morale di una società libera e giusta. Il pensiero laico della Liberazione e dell'Assemblea Costituente suggerì la proposta di una religione civile chiamata a rifondere la democrazia del dopoguerra su orizzonti di senso ultimi e trascendenti. La novità del pensiero laico della Costituente fu quella di andare oltre la semplice riduzione "filosofica" del cristianesimo a simbolismo liturgico, per avviare un autentico confronto con la fede. Dopo aver preso in esame l'antifascismo laico nel suo rapporto con la tradizione cristiana e averlo analizzato comparativamente con il liberalismo di Croce in Italia e di Strauss negli Stati Uniti, il volume sottolinea aperture e limiti di una proposta culturale coraggiosa sul piano delle idee, ma spesso incapace, per ragioni storiche e politiche, di oltrepassare la teoria per costruire insieme con i cattolici soluzioni sempre condivise sul fronte della famiglia, dell'educazione e della vita.
La Slovenia rimane un’entità poco nota e conosciuta in Italia.
Nonostante gli stretti rapporti culturali, politici ed economici con il nostro Paese, scarsa attenzione è stata dedicata al giovane Stato nato dalla disgregazione della Jugoslavia. Insieme con l’ignoranza coesiste un sentimento d’estraneità. Che lo Stato italiano confini a Nord-Est con la Repubblica di Slovenia è paradossalmente una nozione di difficile apprendimento per molti: a più di quindici anni dalla sua dissoluzione, rimane viva nella coscienza di molti italiani la presunta esistenza di una realtà jugoslava o, al limite, ex jugoslava, senza che si riconosca la specifica presenza di nuovi Stati indipendenti.
La diffusa ignoranza sull’esistenza e sui caratteri dello Stato sloveno è una delle tante manifestazioni della scarsa attenzione di gran parte della classe politica e intellettuale italiana verso i popoli dell’Europa centro-orientale.
La finalità di questo volume è di fornire al pubblico italiano un insieme di informazioni e di analisi
sulla Slovenia contemporanea e sulle relazioni italo-slovene: il tutto al fine di favorire una migliore conoscenza reciproca fra i due Paesi, pur senza mascherare le differenze e i diversi punti di
vista su determinati momenti storici e sui problemi ancora irrisolti.
L’ambizione è di leggere in maniera nuova, non più conflittuale, ma fondata sull’idea di collaborazione e amicizia, la complessa e intricata storia delle relazioni fra le due nazioni.
Massimo Bucarelli, docente in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università «La Sapienza » di Roma, è autore di vari saggi e lavori dedicati alle relazioni italo-jugoslave nel Novecento, tra cui le monografie Mussolini e la Jugoslavia 1922-1939 (Bari 2006) e La “questione jugoslava” nella politica estera dell’Italia repubblicana 1945-1999 (Roma 2008).
Luciano Monzali è professore associato in Storia delle Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari. È autore dei volumi: L’Etiopia nella politica estera italiana (1896-1915) (Parma 1996); Italiani di Dalmazia. Dal Risorgimento alla Grande Guerra (Firenze 2004); Italiani di Dalmazia (1914-1924) (Firenze 2007); Antonio Tacconi e la Comunità italiana di Spalato (Padova 2008).
John Fitzgerald Kennedy è il presidente degli Stati Uniti per antonomasia. Una figura di grande carisma della compagine democratica americana, ucciso il 22 novembre 1963 a Dallas mentre era in visita ufficiale alla città. Bruno Vespa racconta il mito della presidenza Kennedy durata poco più di due anni. A sessant'anni dall'assassinio di Dallas, una ricostruzione critica, tra pubblico e privato, di una delle figure più importanti della storia americana, dal giuramento del 1961 al fatidico giorno del 1963 che cambiò per sempre il paese. Quella di "Jack" Kennedy è stata una parabola che si è interrotta nel suo momento più alto, facendo sprofondare l'America nel suo lato oscuro. Vespa ne ripercorre la vicenda nelle sue luci e nelle sue ombre, con l'esperienza del grande giornalista e la capacità del fine analista della storia.
Una classica storia della cultura greca da Omero a Platone, interpretata alla luce dell'evolversi dei suoi mezzi di comunicazione, dalla tradizione orale a quella scritta. Eric A. Havelock rivela ragioni e significato di questa svolta rivoluzionaria, che a una situazione sociale di crescente incertezza rispondeva con l'ordine critico e sistematico del sapere affidato alla scrittura. Eric A. Havelock è stato professore emeriro dell'Università di Harvard.
Testimone e complice delle vicende umane da oltre centocinquant'anni, la fotografia ha un rapporto privilegiato con l'indagine poliziesca e scientifica. Lo storico - per il quale una fonte che unisca magicamente passato e presente (restituendoci l'impronta di un istante irripetibile) dovrebbe rappresentare un occasione più unica che rara - nutre da sempre verso l'immagine tecnica una diffidenza solo in parte motivata. Fonte per la storia e (inseparabilmente) agente di storia, la fotografia attende ancora una riflessione metodologica e soprattutto ricerche sul campo che ne verifichino la leggibilità e ne promuovano l'inserimento tra gli strumenti di lavoro dello storico.