
Dalla fondazione all'età gotica, Andrea Giardina racconta, con l'aiuto di studiosi internazionali, oltre tredici secoli che hanno depositato in Roma un numero incalcolabile di edifici e di storie. Il volume, che ha avuto un'edizione precedente nella collana "Storia e società", contiene saggi di: Mary Beard, Guglielmo Cavallo, Tim J. Cornell, Jean-Michel David, Florence Dupont, Augusto Fraschetti, Andrea Giardina, Giusto Traina, Rita Volpe, Paul Zanker.
Barry Strauss è Professor of Humanity and Classics alla Cornell University, dove dirige il Peace Studies Program. Ha vissuto e studiato in Grecia, Germania e Israele e ha preso parte a molte spedizioni archeologiche. È autore, co-autore, curatore di numerose pubblicazioni e collaboratore di importanti testate giornalistiche. È Heinrich Schliemann Fellow all'American School of Classical Studies di Atene ed è stato insignito del Cornell's Clark Award per l'insegnamento. Questo libro sulla battaglia di Salamina è il primo tradotto in italiano.
L'alleanza tra editoria e regime fascista ha nella scuola il suo terreno privilegiato: negli anni in cui nasce la moderna industria editoriale, produzione e diffusione dei libri di testo riflettono non solo ambizioni e limiti del totalitarismo, ma anche caratteristiche e dinamiche del mercato librario italiano. Attraverso la ricchissima documentazione di archivi editoriali e istituzionali, il volume ricostruisce una realtà vasta, frammentata e poco conosciuta, che vede la larga partecipazione del mondo della cultura. Un settore cruciale, nel quale gli interessi dell'imprenditoria privata si compenetrano con quelli statali, fino a incidere sulla politica scolastica e sugli equilibri editoriali complessivi.
Alla fine del Novecento, fu annunciata in Italia la 'morte della patria'. Oggi assistiamo alla rinascita del culto della nazione, mentre molti temono tuttora una perdita dell'identità nazionale. Gli italiani, in realtà, non hanno mai avuto una comune idea di nazione, anche se fin dal Risorgimento il mito di una Grande Italia ha influito sulla loro esistenza. Sono state molte le Italie degli italiani, divisi da ideologie antagoniste, sfociate talvolta in guerra civile. Emilio Gentile narra la storia del mito nazionale nelle sue varie versioni fino a spiegare le ragioni per le quali la nazione è scomparsa dalla vita degli italiani per riapparire nell'Italia d'oggi, con un incerto futuro.
La religione romana ha una cattiva reputazione. Paragonata alle religioni universali chiamate 'religioni del Libro', sembra non suscitare alcun interesse. Priva dell'idea di rivelazione, di credenze e di dogmi, essa è fatta unicamente di riti e di obblighi rituali. Questo ritualismo spesso prosaico è stato a lungo inteso in modo sbagliato, quando non addirittura disprezzato. E invece riti e sacrifici possono contenere un pensiero teologico o filosofico implicito: essi mettono in scena le gerarchie che esistono nel mondo terreno e nell'aldilà tra gli uomini e gli dèi, tra gli dèi stessi, tra i loro partners umani. Così, l'immolazione di un bue, l'ordine di distribuzione delle porzioni di carne, lo stesso modo di consumarle, dicono molto sui rapporti tra gli dèi e gli umani. Tutto questo viene dimostrato da John Scheid attraverso l'analisi di alcuni sacrifici praticati a Roma tra il II secolo a.C. e il III secolo d.C: quelli compiuti dalla confraternita religiosa dei fratelli arvali, quelli che si svolgevano durante i Giochi secolari, le prescrizioni sacrificali di Catone il Censore e, infine, i sacrifici funerari. Questi atti sacrificali, la cui esecuzione lascia il campo libero a tutta una serie di interpretazioni e di credenze, pongono un problema fondamentale: quale significato può avere una religione priva di fede?
L'esperienza bellica è per il giovane Calamandrei un tornante decisivo, un momento di scoperta di sé e delle proprie vocazioni. Abituati a rapportarsi a lui come a un padre della patria, è una scoperta trovarlo qui ragazzo innamorato, militare controvoglia, interessato alle fotografie più che alle armi, pieno di rimpianti per una carriera interrotta e spaesato di fronte a un evento decisivo, un momento di scoperta di sé e delle proprie vocazioni.
La mitologia di alberi e boschi, i bestiari delle fiabe, il gioco degli scacchi, la storia e l'archeologia dei colori, l'origine degli emblemi e delle bandiere, l'iconografia di Giuda, la leggenda di re Artù e quella di Ivanhoe. Un grande storico dei simboli si misura con un'affascinante indagine sulla complessità di segni e sogni del nostro Medioevo. Un viaggio lungo il labile confine dove reale e immaginario si fondono e creano la storia delle idee, una passeggiata incantata lungo i sentieri della cultura e dei simboli.
Lo scopo principale di questo volume è la ricostruzione storica delle lente trasformazioni e dei bruschi mutamenti delle teorie e delle pratiche mediche nelle civiltà cosiddette occidentali, a partire dal V secolo avanti Cristo. La seconda metà del V secolo costituisce, infatti, una tappa decisiva nel pensiero medico dell'Occidente: data da questo momento quella che per molti è la nascita della letteratura medica e dell'arte della medicina. Si parla di nascita della letteratura medica nel senso che i primi scritti conservati dei medici greci che sono stati tramandati con il nome di Ippocrate, risalgono, se si considerano i più antichi di essi, a questo periodo. Ippocrate, infatti, viene considerato il Padre della medicina anche se appartiene a una lunga progenie di medici che si proclamano discendenti di Asclepio. È questo l'ambito cronologico del volume, che si spinge nella trattazione fino alla Peste Nera del Basso Medioevo, frontiera di un profondo rivolgimento del pensiero medico.
Il libro si presenta come una ricostruzione analitica degli editori italiani dall'Unità agli anni Sessanta, la loro trasformazione da tipografi a imprenditori, i loro programmi e le loro strategie politico-culturali, la produzione editoriale, le trasformazioni societarie. Introdotto da un saggio di ricostruzione storica complessiva, il volume è diviso in quattro parti che corrispondono alla cronologia della storia politica e sociale italiana: dall'Unità alla fine dell'Ottocento; dall'inizio del Novecento all'avvento del fascismo; il regime fascista; il secondo dopoguerra. Per ciascuno di questi periodi si seguono i tratti principali dell'attività degli editori, le trasformazioni societarie, la politica culturale, la produzione editoriale, i rapporti e gli intrecci tra gli autori, il collegamento con le istituzioni politiche. Il volume è completato da un ampio apparato bibliografico e da una cronologia relativa alla data di nascita delle singole case editrici.
"Avremo in queste pagine un oggetto e uno scopo ben precisi: seguire, tra medievale, moderno, postmoderno, una dimensione della storia generalmente trascurata, quella giuridica; una dimensione che, pur immersa nella globalità del divenire storico, ha una sua autonomia, che ha talvolta grossi legami con il potere politico e gli è sottomessa, ma che, soprattutto nelle manifestazioni della pratica quotidiana e della riflessione scientifica, ha la forza e la capacità di percorrere strade proprie. Seguiremo legislatori, giudici, scienziati, semplici uomini di affari in una vicenda segnata da una perenne dialettica fra localismo-particolarismo e universalismo, dove il diritto rivela il suo carattere di realtà affiorante alla superficie della quotidianità dalle radici profonde di una civiltà e pertanto capace di esprimerla nella sua cifra più genuina; rivelando altresì la sua possibile autonomia dalle scelte contingenti del potere politico. Il nostro cammino è lungo: più di millecinquecento anni. Hanno - Medioevo, modernità e postmodernità - una visione uniforme del diritto, della sua genesi e del suo esprimersi, tanto da consigliare di vedere quei millecinquecento anni come un continuum che corre ininterrotto? O constatiamo visioni diverse, se non addirittura opposte?". (Paolo Grossi)
"Tra il 9 e l'11 aprile avvenne una delle stragi più efferate di tutta l'occupazione dell'Etiopia. Un gruppo di ribelli, inseguito da una colonna italiana, si asserragliò all'interno di una grande grotta. Si trovava nella regione del Gaia Zeret-Lalomedir. L'assedio durò diversi giorni. Per avere la meglio sui ribelli si chiese l'intervento di un plotone del reparto chimico. Quando i superstiti decisero di arrendersi gli italiani divisero gli uomini e i ragazzini dalle donne e dai bambini. I primi vennero mitragliati a gruppi di cinquanta sul ciglio del burrone. I bambini e le donne non sopravvissero a lungo a causa dell'iprite." Stragi sconcertanti, deportazioni, lager: ecco l'Italia fascista in Etiopia. Dominioni ricostruisce le operazioni belliche della "più grande campagna coloniale della storia" e la mattanza che portò allo sfascio l'effimero, inutile impero voluto da Mussolini, conquistato male e governato peggio.
Dalle grandi rivoluzioni di fine Settecento alla Prima Guerra mondiale: è la periodizzazione di questo volume pensato esplicitamente per la didattica universitaria. Una periodizzazione che vede l'Ottocento come un "secolo lungo" - dalla rivoluzione americana ai primi anni del secolo - e che è non solo largamente invalsa a livello storiografico, ma anche consacrata dai programmi scolastici e fatta propria dai nuovi ordinamenti universitari e dalla logica modulare che li contraddistingue.