
Nell'Ottocento il colonialismo europeo andò di pari passo con il ricorso alla deportazione, basti pensare al caso dell'Australia o quello della Guyana francese. Anche in Italia, all'indomani dell'Unità, si immaginò che la deportazione potesse essere lo strumento ideale per sconfiggere i briganti, tanto da essere al centro dell'attenzione del partito colonialista italiano e di molte iniziative di esploratori e avventurieri italiani che cercavano terre da conquistare in quadranti che vanno dal Marocco al Mar Rosso, dal Borneo alla Polinesia. Molti vedevano nella deportazione l'occasione per dare il via all'espansione coloniale e nei loro scritti attingevano a un immaginario utopico che si nutriva dell'idea che i criminali, deportati in lande selvagge, potessero rigenerarsi lavorando la terra e dominando i selvaggi. Fondato su una ricerca d'archivio originale e solidissima, questo libro riporta alla luce un tema dimenticato della nostra storia, di grande attualità oggi con il ritorno delle 'classi pericolose' e del tema del controllo sociale al centro del dibattito pubblico.
Fra le molte periodizzazioni possibili per segnare il problematico termine a quo della storia contemporanea, questo manuale adotta l’ondata rivoluzionaria del 1848 – evento senza dubbio epocale a livello europeo, e avvertito come tale anche dai contemporanei – per raccogliere in un unico volume l’intera materia che comunemente viene ricompresa in questa disciplina. È una scelta che ha il vantaggio di includere in una trattazione organica problemi ed eventi imprescindibili per la comprensione del mondo contemporaneo, a cominciare da quelli relativi alla realizzazione dell’unità italiana. Questa nuova edizione si presenta ora in una forma decisamente rinnovata e accresciuta. La parte sul Novecento, in particolare, è stata ampliata e articolata in un maggior numero di capitoli di taglio essenzialmente tematico, per meglio dar conto delle trasformazioni degli ultimi decenni.
Oggi molte delle categorie attraverso le quali leggevamo la storia contemporanea (Stato, nazione, impero, classe) sono andate in crisi e hanno subito trasformazioni sostanziali. La globalizzazione e le sue conseguenze impongono di ripensare radicalmente i processi storici tenendo conto di uno spaziomondo di cui sono protagonisti uomini e civiltà appartenenti ad etnie, culture e religioni differenti, dislocati in tutto il pianeta. Questo manuale, allora, si propone di ricostruire quella che definiamo come età contemporanea superando la periodizzazione tradizionale basata sul canone della storia nazionale ed europea. Momento inaugurale delle dinamiche dell'età contemporanea vengono considerate le trasformazioni mondiali imposte dall'imperialismo di fine Ottocento. Connessa a questa scelta cronologica sta quella geografica orientata a rivedere il rapporto centro-periferia, ovvero tra un Occidente centrale e propulsivo e il resto del mondo 'periferia', da considerarsi solo quando e se interagisce con il centro. I lunghi e travagliati processi dell'età contemporanea, infatti, hanno mostrato come nello spazio-mondo questa relazione sia mobile e duttile, oppure che le geometrie degli equilibri fluttuano spesso e rapidamente. Ma l'approccio qui utilizzato non rappresenta solo un correttivo geografico. A cambiare è la narrazione stessa che cerca di superare le problematizzazioni storiche più classiche. Temi transnazionali e trasversali (migrazioni, capitali e commercio, espansione degli imperi, circolazione delle idee) affiancano e contribuiscono a superare l'impostazione di una storia scritta esclusivamente dal punto di vista dei governi nazionali o incentrata sulle comunità geografiche. Ampio spazio è quindi dedicato a temi internazionali, ai nuovi protagonismi mondiali, alle nuove guerre, ai cambiamenti sociali e geopolitici degli ultimi decenni di cui si evidenziano le radici e l'evolversi nel passato più prossimo restituendo la giusta complessità al tempo che viviamo.
"Naufraghi nella tempesta della pace": un documentario della "Settimana Incom" del 1947 evocava così la tragedia dei profughi dell'Istria. Si aggiungevano a milioni e milioni di altri "naufraghi", frutto degli sconvolgimenti della guerra e del dopoguerra: milioni di persone sradicate dalla propria terra dalle deportazioni operate dalla Germania nazista e dalla Russia staliniana, ex prigionieri, donne e uomini in disperata fuga dall'inferno della Shoah o dalle zone martoriate dagli spostamenti del fronte. E a questa marea di profughi se ne somma un'altra, alimentata da milioni di persone espulse a forza dai paesi dell'Europa centro-orientale. Il dramma delle popolazioni tedesche ha qui un rilievo centrale: già con la fuga disperata davanti all'Armata rossa nell'ultima fase della guerra, e poi con le espulsioni dell'immediato dopoguerra dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia, dall'Ungheria, dalla Romania, dalla Jugoslavia, ove il loro dramma si aggiunge a quello degli italiani dell'Istria. Si pensi ai polacchi e agli ucraini vittime di feroci espulsioni reciproche da territori in cui avevano convissuto per secoli, e ad altre sofferenze ancora: si inizieranno allora a intravedere i contorni di una fra le pagine più rimosse della storia europea. Questo studio illumina alcuni squarci di questa vicenda, in cui drammi personali e collettivi si intrecciano, ed evoca le ferite di memoria che quel trauma ha lasciato.
La Resistenza nella Venezia Giulia fu caratterizzata dalla coesistenza di diverse anime e contrapposte etnie. Un coacervo di interessi e spinte nazionalisti-che che resero esplosiva la situazione nella Venezia Giulia.
La Russia di recente si è riproposta in maniera decisa come attore di primo rango sulla scena politica mondiale. Sembrerebbe che nel continente euro-asiatico fosse in atto un sommovimento geopolitico. Ma la crisi ucraina del 2013-14 non è stata altro che la replica di un fenomeno sismico riapparso lungo la faglia già colpita nel 1054. L'apertura russa del 1991 non è sfociata nella nascita di una "casa comune" europea. Le strutture occidentali (NATO, UE) si sono ampliate occupando lo spazio lasciato libero da Mosca e hanno raggiunto i confini della Georgia nel 2008 e dell'Ucraina nel 2014. In entrambi i casi, la Russia ha lanciato un segnale chiaro di forza e determinazione, di potenza recuperata. Essa ha un volto europeo e uno asiatico. Perciò ha espresso l'idea di avvicinarsi all'Asia, centro economico del futuro. Attraverso l'intreccio di un fitto ragionamento storico-politico e l'uso di più di cento mappe tematiche e documentazioni infografiche, questo libro ci aiuta a capire le attuali problematiche e le nuove poste in gioco del colosso russo nel contesto mondiale. Un altro pregio del volume è quello di proporre al lettore una serie di elementi geo-statistici di grande importanza sulle fonti energetiche, sull'esercito, sull'industria spaziale, su quella nucleare e su quella aeronautica per soffermarsi poi sulle tradizioni sociali e culturali, sugli aspetti più deboli della nuova demografia, sui ritardi negli equipaggiamenti militari: le luci e le ombre della rinata superpotenza.

