
Il Catalogo narra la storia di uno dei luoghi più leggendari e simbolici di Roma, il Capitolium, acropoli e roccaforte della città antica, abitato già prima della sua nascita e dove sorse il più importante dei suoi santuari, dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Partendo dalla visione mitica e romantica che i diversi viaggiatori e artisti in visita a Roma, ebbero dell’Urbe sin dalla fine del XVI secolo, si esamina il percorso storico-urbanistico del Campidoglio attraverso rari documenti d’archivio, dipinti, sculture, plastici e opere conservate essenzialmente presso le collezioni capitoline. Pur segnato da un periodo di totale abbandono, iniziato con la caduta dell’impero romano e che lo rese selvaggio e inospitale, nonché funesto e tetro per via delle esecuzioni capitali che vi si volsero durante il Medioevo, il Sacro Colle risorse con l’arrivo della nobile famiglia dei Caffarelli alla metà del XVI secolo. Viene in seguito approfondito il periodo in cui i Prussiani si stabilirono in Campidoglio ampliando le loro proprietà con nuovi edifici e successivamente si illustrano i cambiamenti che furono messi in atto dopo la proclamazione di Roma Capitale d’Italia nel 1870. Liberato il colle dalla presenza teutonica con la fine della I Guerra Mondiale, ebbe inizio un fervido periodo di studi e indagini archeologiche volte alla riscoperta del Tempio di Giove e delle fasi più antiche della città, accompagnato da demolizioni e distruzioni che dovevano riportare alla luce il virgiliano immobile saxum, la Rupe Tarpea, simbolo sacro dell’origine stessa di Roma. L’ultima parte del catalogo è infatti dedicata a una storia dei più recenti scavi che si sono eseguiti in Campidoglio, con particolare riferimento agli importanti ritrovamenti emersi sull’area del Belvedere Tarpeo e che hanno restituito oltre a strutture della prima età imperiale, un cospicuo numero di terrecotte architettoniche dipinte e di scultura fittile riconducibile alla decorazione della fase originaria di fine VI secolo a.C. del Tempio di Giove.
«Sir John Elliott, Regius Professor Emeritus di Storia Moderna a Oxford, è uno dei maggiori storici viventi, autore di magistrali ricerche sulla storia della Spagna moderna, della sua cultura politica e della sua espansione mondiale. In questo libro, frutto di lunghi anni di studio, racconta la storia parallela dei due imperi atlantici della prima età moderna, l'America spagnola e quella inglese.
Quegli imperi nacquero dalla volontà di trapiantare nella vastità degli spazi americani due culture diverse, per molti aspetti antitetiche e a lungo ferocemente ostili: quella latina, cattolica e assolutista della Spagna e quella anglosassone, protestante e liberale dell'Inghilterra. Due culture concordi solo nel concepire le terre d'America come uno spazio sacro, come un'offerta della Provvidenza divina per realizzare finalmente nel mondo l'ideale cristiano del regno di Dio.
In un continente vastissimo e scarsamente abitato da popoli diversi per lingue e culture, vennero allora a confronto due modelli di dominio coloniale, quello centralistico e burocratico della Spagna e quello disseminato e individualistico dell'Inghilterra. E quelle due realtà, che in Europa si combattevano, trovarono nel continente americano sorprendenti forme di interazione e di scambio.
Lo sguardo che Elliott posa su di una materia di straordinaria complessità è attento ai particolari e ricco di acute e rivelatrici osservazioni ma non perde mai di vista il problema fondamentale: confrontare in una prospettiva di ampio respiro i due maggiori modelli imperiali prodotti dall'Europa moderna. Il suo bilancio è quindi destinato a nutrire le riflessioni e le conoscenze di chi, nel mondo globalizzato di oggi, si interroga sull'interazione di civiltà diverse su scala planetaria, perché riesce a fornire, con un lavoro di comparazione di altissimo livello, una visione d'insieme del più imponente tentativo di unificazione culturale delle società umane: quello dei "secoli lunghi" del dominio europeo in America».
A partire dalla fine della Seconda guerra mondiale, l'Europa ha vissuto enormi cambiamenti sociali, ideologici e politici. Sono state proprio le distruzioni umane e materiali prodotte dalla guerra a spingere i popoli del continente ad una rottura radicale con il proprio passato, ad indurli a trasformare questo spazio geografico da contenitore di Stati in antica rivalità e costante competizione tra loro in un laboratorio in cui si vanno sperimentando nuove forme di stabilità, tolleranza, democrazia e prosperità. Nelle quattro parti in cui è suddiviso il volume, Hitchcock analizza il ruolo giocato dagli europei di fronte al predominio americano e sovietico e le sfide opposte da leader come de Gaulle, Brandt, Thatcher e Mitterrand alle due superpotenze.