
Modificando l'ottica con cui si guarda la civiltà, Armesto propone una storia della natura, compreso l'uomo, a partire dal suo intreccio naturale con l'ambiente, intersecando una varietà di habitat a partire da sovrapposizioni finora inesplorate. Così la vicinanza al mare accomuna la storia di Venezia con quella di Rapa Nui e l'altitudine permette di considerare le analogie tra la civiltà del Tibet con quella dell'Iran. Un'analisi sorprendente e sperimentale, che travalica qualsiasi confine geografico per sfatare il pregiudizio che solo alcuni ambienti sono favorevoli all'insediamento umano, in quanto la civiltà è diffusa da vettori umani, a prescindere dalle barriere ambientali. Emerge tutta l'onnipotenza del talento civilizzatore dell'uomo, che appare diffuso in tutto il mondo e si concentra in zone tradizionalmente sottovalutate dalla storia delle civiltà.
Eminente studioso del Rinascimento, Eugenio Garin non fu storico di carattere erudito o di vocazione strettamente filologica; al contrario interrogò i grandi autori rinascimentali muovendo da problemi teorici assai precisi. Il volume si propone di individuare differenti periodi nella produzione scientifica di Eugenio Garin portando soprattutto alla luce i saggi degli anni '30 e degli anni '40, sorprendenti per le connotazioni di carattere spiccatamente religioso da cui sono percorsi: tanto più sorprendenti se si pensa all'immagine di Garin quale autorevolissimo esponente della "cultura laica" del nostro paese impostasi negli anni '50 e durata, con poche variazioni, fino alla sua morte. L'opera rappresenta un'autentica novità da molti punti di vista: consente di mettere a fuoco l'itinerario intellettuale di un personaggio come Garin; contribuisce a mostrare la complessità delle ricerche rinascimentali nella seconda metà del secolo scorso e getta luce su un capitolo essenziale della storia degli intellettuali italiani del XX secolo.
I saggi qui raccolti si propongono di leggere alcune immagini cinquecentesche - capolavori di affermati maestri o dipinti pressoché sconosciuti - come documenti di storia politica, sociale e religiosa del Cinquecento italiano, utilizzandole come vere e proprie fonti iconografiche, a prescindere dalla prospettiva stilistica e formale ancora prevalente nella storia dell'arte. Ritratti di personaggi illustri nascondono e al tempo stesso manifestano difficili legittimazioni dinastiche o complesse vicende inquisitoriali; criptici emblemi racchiudono raffinati messaggi teologici; comuni raffigurazioni devote, - santi, crocifissioni, deposizioni - permettono di gettare nuova luce sulle inquietudini spirituali che percorsero l'Italia negli anni del concilio di Trento e che coinvolsero anche personaggi come Michelangelo Buonarroti e Vittoria Colonna; scene apparentemente innocue esprimono in realtà manifesti ideologici della Controriforma militante.
Frutto delle lezioni tenute da Peter F. Tschudin presso l'Istituto per la fabbricazione della carta dell'università politecnica di Darmstadt, il volume si presenta come un'opera multidisciplinare e complessa che intende offrire una sintesi metodologica nello studio della storia della carta raccogliendo in un unico testo gli esiti della ricerca internazionale. La materia carta, la sua storia, produzione, applicazione e diffusione vengono indagati dall'autore nei molteplici aspetti dello sviluppo storico-tecnico e socio-economico dai tempi della sua invenzione all'era industriale, senza trascurare i temi scientifici e conservativi. Ricchi apparati ci offrono una selezione di denominazioni storiche di varietà, misura e quantità, una bibliografia scelta sulla storia della carta, un catalogo illustrato di filigrane, la proposta di norma per la raccolta dati, con relative raccomandazioni, messa a punto dall'International Association of Paper Historians (IPH). Dedicato non solo a ricercatori e specialisti il libro si rivela essere un utile strumento di studio e ricerca per studenti e appassionati dell'affascinante modo della carta e della sua storia.