
Briganti e soldati, esattori e grassatori, sacerdoti e garibaldini sono i protagonisti di "Ombre nelle campagne", breve saggio in buona parte realizzato avvalendosi dell'ampia documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Torino, relativa ai carteggi tra Ministeri, Comandanti delle Zone Militari e autorità locali negli anni che seguirono l'Unità d'Italia quando si scontrarono, tra sommosse e processioni, il sogno garibaldino e le mire restauratrici borboniche mentre il fenomeno del brigantaggio oscillava, come nelle altre terre del sud, tra il mero banditismo e la coraggiosa resistenza, nel nome di Dio e del Re Borbone, all'unificazione sabauda. Leggendo gli episodi ora tragici, ora quasi comici proposti dall'autore, si evince quel senso di ribellione, sotteso ma pronto a esplodere anche violentemente alla prima occasione, che caratterizzò in quel periodo le popolazioni dell'Italia meridionale.
Lo studio evince dalla complessiva vicenda storica di Pirro, re dell'Epiro la costruzione di uno Stato che comprendesse oltre al territorio balcanico, la Magna Grecia, la Sicilia e l'Africa cartaginese. Il modello riporta a quello postalessandrino contemporaneo alle lotte tra gli Epigoni per l'acquisizione di potentati che saranno nel rovesciamento di ogni equilibrio rilevato da Toynbee le prede di Roma. Nel disegno intende avanzare in Sicilia il baricentro, avvalersi della tecnica militare macedone, nonché della capacità di condottiero: Pirro, come afferma Lèveque, vuole essere l'Alessandro Magno dell'Occidente ed il giudizio sulla sua figura oscillerà tra quello di un conquistatore o di un "War-Lord".
Una storia scritta direttamente dai protagonisti. Sessantuno lettere dal passato di notevole valore storico che assumono anche un rilevante valore sociologico perché non sono molte le testimonianze dirette di coloro che emigravano. In un Paese ad alto tasso di analfabetismo come l'Italia del primo Novecento è quasi un miracolo poter leggere donne siciliane che si raccontano ad una nobildonna di Mineo (Catania) la quale ha favorito l'avventura americana loro e dei loro cari. Donne grazie alle quali il Lettore viene direttamente a scoprire le speranze, le condizioni di vita, di lavoro, di relazione, gli amori e il desiderio di restare o di tornare a casa. Poi assieme agli autori, il lettore prima trova i nomi di alcuni di questi protagonisti nei registri di Ellis Island e in seguito ricerca e ritrova alcuni dei loro discendenti che ricevono così, non senza una grande emozione, queste inattese lettere dal passato.
Incrociando riflessioni e contributi di studiosi di diversa nazionalità e di differenti competenze, il volume offre una innovativa visione dei rapporti greco-turchi. La "tradizionale" contrapposizione viene sfumata in una fitta rete di rapporti, di scambi e prestiti reciproci che delineano un'immagine complessa di due realtà storicamente conflittuali, "costrette" a scontrarsi, ma anche ad incontrarsi. I contributi qui raccolti offrono così una riflessione sul nostro presente e sul futuro di una convivenza possibile e auspicabile tra "diversi".
Aule universitarie e sale consiliari accolgono nei loro scranni spesso i medesimi personaggi, soggetti intrisi di scienza e di politica che, particolarmente nella trancia cronologica all'interno della quale si snoda il volume XVIII e XIX secolo recitano da protagonisti sul variegato palcoscenico cittadino. E sono i componenti del ceto professionale, soprattutto, a rubare la scena alla "primadonna" per eccellenza e per tradizione, quella classe aristocratica che, tuttavia, resterà ancora a lungo salda al potere, forte del censo più che del titolo.
È la storia di un piccolo reparto, il LI Battaglione Bersaglieri, circa trecento giovani allievi ufficiali che si opposero ai tedeschi fin dal 9 settembre 1943, il giorno dopo l'armistizio del 1943. Nel momento dell'inerzia, della fuga dei Savoia e delle più alte gerarchie militari, del dissolvimento dell'esercito, del "tutti a casa", sul quale la storiografìa ufficiale stende un velo pietoso, quei giovani non si arresero e combatterono sul fronte italiano, con gravi perdite, da Cassino a Bologna, fino a raggiungere la frontiera svizzera nel maggio 1945. L'autore ha inteso onorare e mantenere viva la memoria dei suoi compagni, di quelli caduti e di quelli sopravvissuti. Sulla roccia di quota 253 di Montelungo (fronte di Cassino, battaglia dell' 8 Dicembre 1943, giorno dell'Immacolata) sono scolpite queste parole "... dissero i morti ... voi che tornerete ... dopo gli abbracci i baci ed i saluti. ditelo agli altri come siam caduti ...".
In questo volume l'autore chiude strappi e colma lacune, suggerisce con discrezione la rete delle relazioni, le reali e le istituzionali, tra i soggetti coinvolti. E disegna le coordinate dell'ambizioso progetto di chiudere il circolo tra il Gymnasium e la comunità cittadina, nei limiti e negli eccessi ricostruendo la vicenda travagliata del 'privilegio' che perde in estensione mentre cerca miglior fondamento nella qualità, specie laddove come nella medicina e nell'economia più acuto è lo scontro, diretto a promuovere in diritti i bisogni, e più tenace l'interposizione ora ideologica, ora corporativa dei filtri.
"Senza la Sicilia l'Italia non è Nazione". Così disse Agostino Depretis, nel giugno 1876, per sottolineare l'urgenza di dare compimento a un processo unitario ancora incompiuto per la mancata integrazione del Mezzogiorno, e in particolare della Sicilia, nel neonato Stato italiano. La Sicilia era quella regione in cui la Destra storica aveva dovuto affrontare nei 15 anni precedenti problemi enormi di governo in condizioni difficilissime di ordine pubblico, una situazione socio-economico precaria, una pubblica sicurezza inesistente, renitenza alla leva diffusa, ripetuti tentativi insurrezionali rivoluzionari e reazionari.

