
Una folclorica relazione sul secolare rapporto tra le donne e il cibo attraverso i mutamenti storici. Un richiamo al ruolo marginale, benché esclusivo, assegnato alle donne dalla preparazione dei pasti, fino alla presenza di eccessi alimentari quali l'anoressia, santificata nel Medioevo e considerata una patologia in età moderna.
Una nuova storia di Roma antica, scritta da uno dei maggiori esperti internazionali, che ribalta molte delle convinzioni della storiografia tradizionale. La vicenda di un popolo e di una città raccontata con grande chiarezza e molti spunti innovativi, basandosi sulle acquisizioni storiografiche più recenti; ma anche una riconsiderazione filologica di diverse fonti scritte e i risultati di ricerche archeologiche condotte sul campo.
Trascurata a lungo dalla storiografia politica e ancora di più sociale, negli ultimi anni la questione giovanile è entrata a pieno titolo nella storia contemporanea. Emersa come categoria sociale a partire dal Settecento, tanto che si può parlare di "invenzione" della gioventù in età moderna, questa fase della vita si è progressivamente allungata nel corso del Novecento, adattandosi alle norme sociali. Questa ricerca ripercorre l'evolversi della questione giovanile e dei rapporti tra generazioni nella storia occidentale del XIX e XX secolo; vengono così presentati i principali modelli di organizzazione giovanile in campo politico e associativo dalla fine dell'Ottocento fino al Novecento.
La civiltà di Bisanzio ha prodotto, nei vari campi dell'arte, opere di raro splendore. Questo perché la città di Costantinopoli si è trovata nel punto di incontro tra Oriente e Occidente, erede delle civiltà greca e romana e proiettata verso il mondo slavo, il Caucaso e il Vicino Oriente. Ma anche perché alla base della sua cultura artistica, cristiana e imperiale, stava la convinzione che forme e simboli fossero riflesso di un'ispirazione giunta dall'alto, insegnamento attraverso l'immagine, manifestazione visiva della Verità.
Giuliano Procacci studia i vari aspetta della storia contemporanea, rivolgendosi a quell'episodio, ossia alla disfida di Barletta, con la curiosità e la passione per le fonti che lo hanno aiutato a narrare i grandi eventi. Procacci ha così scoperto che la disfida di Barletta non andò proprio così come la si conosce e che di disfide ce ne furono più di una, in secoli diversi. E' stato uno di quegli episodi della storia che servono alla politica, al patriottismo e anche alla letteratura, e che vanno quindi raccontati nuovamente.
Testimone e complice delle vicende umane da oltre centocinquant'anni, la fotografia ha un rapporto privilegiato con l'indagine poliziesca e scientifica. Lo storico - per il quale una fonte che unisca magicamente passato e presente (restituendoci l'impronta di un istante irripetibile) dovrebbe rappresentare un occasione più unica che rara - nutre da sempre verso l'immagine tecnica una diffidenza solo in parte motivata. Fonte per la storia e (inseparabilmente) agente di storia, la fotografia attende ancora una riflessione metodologica e soprattutto ricerche sul campo che ne verifichino la leggibilità e ne promuovano l'inserimento tra gli strumenti di lavoro dello storico.
Il libro rappresenta un contributo all'approfondimento dei rapporti sociali e delle relazioni tra le classi sotto il nazismo, dimostrando la capacità di chiamare in causa non solo i dati della storia sociale, ma i rapporti più complessi con la politica interna ed estera della Germania nazista. Il mutamento della condizione della classe operaia e la politica del regime nazista nei suoi confronti costituiscono l'asse interpretativo a sostegno dell'opera, che non trascura i meccanismi messi in atto dal regime per bloccare la lotta operaia. Nella sua analisi, l'autore tende a superare i limiti del legame della classe operaia alle sue istituzioni, ravvisando l'essenza delle classi subalterne nella loro lotta contro la classe dirigente.
Precettistica religiosa, letteratura libertina, arte figurativa, documenti archivistici delineano la storia sotterranea di un'intimità quotidiana che non ha prodotto molti discorsi, né memorie collettive. Uno spaccato che dal Medioevo alle soglie del Novecento porta alla luce visioni culturali e correnti di pensiero dal punto di vista religioso e laico. Un quadro variegato di conferme e di sorprese per rivivere le avventure del corpo nei pruriti di pulci e pidocchi, nelle evacuazioni umane, nelle pratiche igieniche genitali, nelle sollecitazioni e nelle mortificazioni delle "parti vergognose". Dalle avventure di un corpo a misura d'uomo emerge un'intimità quotidiana istintiva o calcolata, in cui la vera sorpresa è la scoperta di un mondo di donne.
La storia del continente europeo (dall'Atlantico agli Urali) nel corso di 3.500 anni, con continui rimandi agli eventi della cultura e dei costumi, alle mutazioni del clima e del paesaggio, alla rete fitta dei commerci e delle economie. Una storia "policentrica" che dà conto delle centinia di popoli e genti che hanno animato, in varia misura, le vicende europee.
Forse nessun altro tema è stato studiato dagli storici più dello sterminio nazista degli ebrei. Eppure nella coscienza collettiva questo lavoro non sembra lasciare traccia: Auschwitz rimane sinonimo di un male tanto assoluto quanto incomprensibile. Per questo è necessario comprendere come il progetto politico sotteso allo sterminio degli ebrei sia drammaticamente vicino a noi nel tempo e nello spazio. Il libro porta l'attenzione del lettore proprio sulla "modernità" di Auschwitz, mettendo in luce la metodologia tecnico-burocratica dello sterminio, così come la strumentalità politica implicita nella logica della pulizia etnica.
Un giovane tedesco, già espulso dal partito nazista, si arruola nelle SS "per vedere e testimoniare" - così dirà poi - che cosa veramente vi accada. La sua qualifica tecnico-professionale gli fa guadagnare la fiducia dei superiori e assumere incarichi delicatissimi, come l'ordinazione e la consegna dei gas destinati ai campi di concentramento. Ben presto cerca di mettersi in contatto con gli alleati e la Santa Sede per denunciare le atrocità naziste e soprattutto per sabotare l'utilizzo dello Zyklon B a scopo di sterminio. Questa doppia vita lo mina fisicamente e psichicamente e, nell'aprile del 1945, passa le linee e si consegna agli alleati. Chiuso in un carcere parigino, lo troveranno impiccato nella sua cella. Eroe o simulatore? Innocente o colpevole? Nonostante il fascino sottile di questo enigma, l'impegno storico dell'autore non concede nulla all'interpretazione di tipo psicologico: l'enigma non si risolve nell'individuo, ma nei suoi rapporti con il resto del mondo. E così l'interrogativo si ripropone, su una scala ben più vasta e inquietante: sono innocenti o colpevoli gli innumerevoli testimoni tedeschi volontariamente passivi e tutti coloro che, tanto più in alto nella gerarchia dell'autorità politica o spirituale, assisterono senza intervenire allo sterminio di milioni di esseri umani?

