
Il comunismo è stato a lungo il principale avversario-interlocutore dell'Occidente capitalista fin dall'evento fondante della Rivoluzione d'Ottobre. Grazie agli oltre duecento lemmi critici che compongono questo dizionario, le personalità, gli eventi storici, le organizzazioni, le istituzioni e le parole-chiave di quell'ideologia vengono presentati al pubblico con un taglio insieme informativo e saggistico che lo rendono uno strumento utile sia per gli specialisti sia per i curiosi del passato e del presente.
La Cina II. L'età imperiale dai tre Regni ai Qing si propone lo studio di un'epoca di grande splendore nella storia della civiltà cinese, dal tramonto della dinastia Han nel III secolo fino alla metà del XIX secolo e l'avvento della modernità. Un progetto unitario e ambizioso, che per ricchezza dei contenuti e prestigio degli studiosi coinvolti, è unico a livello internazionale.
Anche per La Cina II, Maurizio Scarpari - docente di Lingua cinese presso l'Università Ca' Foscari di Venezia e curatore di tutti e quattro i volumi che comporranno la Grande Opera - raccoglie il prezioso contributo di diciotto sinologi di fama mondiale (tra cui undici italiani e sette stranieri), per una panoramica esaustiva sul periodo della storia cinese che più colpisce l'immaginazione occidentale: la Cina della Grande Muraglia, dell'esercito di terracotta, della Via della Seta, di Marco Polo e della dinastia Ming.
Il volume si apre con l'analisi delle forme organizzative dello Stato sotto le diverse dinastie imperiali, per poi occuparsi, nelle sezioni successive, della struttura della società, delle correnti artistiche e letterarie, dei progressi in campo scientifico-tecnologico e dell'avvento delle grandi religioni della tradizione cinese, buddismo, daoismo e confucianesimo. Una panoramica esaustiva e affascinante, che non tralascia le relazioni tra la Cina e l'estero, dalle influenze indiane in campo religioso al conflitto con gli imperi nomadi, fino ai primi incontri con l'Europa del Medioevo.
Questa nuova "Grande Opera" vede la luce a partire dall'ultimo volume, quello che descrive gli anni a noi più vicini; ma seguiranno presto i volumi che completeranno l'intera storia della civiltà cinese dal periodo dei primi insediamenti umani ai giorni nostri. La storia, il pensiero, la letteratura, l'arte, le religioni e le scienze della Cina nel processo di formazione e di evoluzione nel corso dei secoli saranno trattati nei tre volumi tenendo conto dei rapporti con il mondo esterno, in un'ampia prospettiva che contempla l'incontro tra le diverse civiltà (superando dunque la consueta dimensione sinocentrica), in un terreno di dialogo e di scambio reciproco dove linee di pensiero si confrontano, i miti si intersecano arricchendosi di nuovi significati, l'arte e l'iconografia fungono da supporto essenziale alla circolazione delle idee, le innovazioni tecnologiche si sviluppano e transitano nelle opposte direzioni, e le religioni uniscono e dividono i popoli contribuendo alla penetrazione di culture straniere (si pensi, ad esempio, alla penetrazione del Buddismo e del Cristianesimo in Cina e nell'Estremo Oriente in genere). Una dimensione nuova e inedita, dunque, stimolante per il lettore occidentale desideroso di apprendere i rudimenti di una cultura che può apparire "esotica", "aliena" e "impenetrabile": una dimensione che gli consentirà di valicare i limiti della sua condizione, avvicinandolo alla civiltà cinese come a una realtà con cui confrontarsi.
Lo straordinario sviluppo delle arti che si manifesta in Toscana intorno al 1300 va di pari passo con la creazione - ai margini del fatto artistico propriamente detto - di testi, immagini, monumenti e istituzioni che contribuiscono alla presa di coscienza e al riconoscimento della specificità dell'arte. E proprio dell'invenzione dell'arte come Arte che Édouard Pommier scrive la storia in questo saggio. Annunciato dalle intuizioni letterarie di Dante, questo fenomeno si articola in più forme: nella promozione degli artisti a uno statuto elevato, al pari degli uomini illustri, consentendone l'ingresso nella storia; attraverso i primi discorsi che essi tengono sulla propria attività, generando cosi la teoria delle arti; per mezzo della creazione di ritratti, allegorie e dimore in cui gli artisti inventano la propria immagine e celebrano la propria attività; designando opere esemplari, consacrate come capolavori, da contemplare in una sorta di pellegrinaggio; con la fondazione, infine, di istituzioni e accademie che conferiscono alla creazione artistica la dimensione di un patrimonio trasmesso fin dall'Antichità. Con chiarezza e somma perizia, Édouard Pommier riesce a delineare una sintesi di profondo valore, e originale nel suo approccio, che costituisce una lettura accessibile per chiunque si interessi di arte e, allo stesso tempo, un importante contributo alla storia dell'estetica.
All'inizio del XX secolo, la malaria era il problema principale della sanità pubblica italiana. Era causa di scarsa produttività, povertà e arretratezza economica, e aveva inoltre bloccato l'alfabetizzazione, limitato la partecipazione politica e indebolito l'esercito. Questo libro racconta in che modo l'Italia divenne il principale centro mondiale per lo sviluppo della malariologia, prima paese a lanciare una campagna nazionale per debellare la malattia. L'autore segue gli avanzamenti iniziali, le battute d'arresto, e la vittoria finale contro la malattia avvenuta alla fine della Seconda guerra mondiale. Mostra in che modo le professioni mediche e l'istruzione contribuirono a educare la popolazione all'autodifesa e come parallelamente ne beneficiarono i commerci e le libertà civili. Tratta inoltre degli sforzi antimalaria del regime di Mussolini, e rivela i particolari scioccanti, e inediti, del rilascio intenzionale da parte dell'esercito tedesco di larve di zanzare fra i civili italiani dell'Agro Pontino, per rallentare l'avanzata delle truppe alleate.
Gli anni tormentati del post-terrorismo e del craxismo, della corruzione e della mafia, la drammatica crisi del 1992-93, la lunga corsa per entrare nell'Europa monetaria: dietro la cronaca dei fatti le scosse di un terremoto profondo che ha cambiato la vita pubblica e le abitudini degli italiani. Nato come ampliamento del volume "Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi", questo nuovo libro di PauI Ginsborg si è via via trasformato in un'autonoma e approfondita ricerca sull'Italia, dal 1980 al 1996. Nella ricostruzione dell'autore, i dati dell'economia (il nuovo corso del capitalismo italiano tra disoccupazione e avanzata del terziario) sono considerati in parallelo con i fatti della politica (la crisi dello Stato centralista e burocratico, il ruolo della magistratura) e con la formazione di una nuova società civile. A sua volta il tema della famiglia, che percorre tutto il libro, è indagato a partire da un'analisi dei consumi, dei gusti e della cultura della gente.
La mafia non si identifica con una società locale, ma rappresenta il frutto perverso dell'incontro di ambienti tra loro diversissimi. Anche per questo la sua storica fortuna deriva dall'intreccio tra i due versanti. Un intreccio che viene generalmente ricondotto alla grande migrazione otto-novecentesca, ma che è divenuto poi un fenomeno permanente. Esso si ripropone a ondate per tutto il Novecento, sia nei periodi in cui la migrazione fluisce liberamente, sia quando è regolamentata o proibita. Si muovono le persone, i prodotti legali e illegali, ma anche i modelli associativi criminali. Si tratta di flussi che vanno dalla Sicilia all'America ma anche nella direzione opposta. E il meccanismo è cosi fluido perché ci sono vuoti sociali, aree grigie tra legalità e illegalità, sistemi di corruzione politica e affaristica, meccanismi identitari che creano campi di azione favorevoli su entrambi i versanti. A cavallo tra i due secoli come nei ruggenti anni '20, negli anni della Grande Crisi come nella congiuntura drammatica della seconda Guerra mondiale, tra le isterie della guerra fredda e le speranze degli anni '60 fino a periodi a noi più vicini. Nel flusso variegato degli eventi storici, due società così diverse domandano entrambe mafia, necessitando dall'altro lato di strumenti non poi così diversi di lotta alla criminalità organizzata.
Subito dopo la fine della Prima guerra mondiale, dal 1919 al 1926, sulle rovine dell'Impero ottomano, la Turchia e le potenze vincitrici si contendono il controllo su una piccola provincia del neonato Regno di Iraq. La zona di Mossul, ricchissima di petrolio, diventa l'epicentro di un conflitto politico e diplomatico che rischia più volte di farsi armato. È una crisi che per la prima volta rivela l'abbraccio incestuoso tra diplomazie occidentali e interessi petroliferi, in uno schema che non sarà mai più così chiaro e trasparente. Ma è anche la prima esibizione muscolare di Mussolini nel mondo, in una vicenda che mostra i tratti già vecchi di un regime in formazione. Una vicenda profetica e appassionante, che Mauro Canali ci racconta sulla base di documenti inediti raccolti negli archivi italiani e statunitensi.
Redatto da una gruppo di studiosi del Centre d'histoire et civilisation de Bysance (CNRS-Collège de France) e curato da un'importante bizantinista italiana, questo primo volume, di una serie di tre, è dedicato al periodo fondativo dell'Impero: dall'inaugurazione della capitale di Costantino sul sito dell'antica Bisanzio nel 330 fino ai primi anni della conquista araba che definisce i limiti territoriali ridotti dell'Impero (termine del regno di Eraclio nel 641, arrivo degli eserciti arabi in Siria e Palestina e inizio del Medioevo bizantino). Negli ultimi trent'anni molte prospettive e numerosi dati storici sono stati messi in discussione dai progressi avvenuti in campo archeologico, epigrafico, numismatico e papirologico. Questi nuovi risultati sono qui affiancati alle testimonianze delle fonti tradizionali in modo da fornire una sintesi concisa, il più possibile completa, della storia politica e militare, religiosa, culturale e sociale bizantina. Una serie di capitoli è poi dedicata alle principali regioni dell'Impero, dai Balcani all'Egitto. Evitando le semplificazioni legate alla "decadenza" e al dirigismo statale, vengono delineate con chiarezza le cause della prosperità dell'Oriente romano, ma anche quelle della regressione che si avvia nel 550.
Detenuti politici o ladri recidivi, omosessuali o zingari: attraverso il racconto della vita e del comportamento di sei prigionieri-funzionari del lager di Auschwitz, Charles Liblau disegna un quadro vivido e necessario per comprendere le terribili procedure che regolavano i campi di sterminio. Figure sinistre e inquietanti, individui senza convinzione e di dubbia moralità, i Kapo erano scelti tra i deportati per controllare e "governare" le squadre di lavoro e la vita nelle baracche, esercitando sugli altri internati un potere assoluto e, soprattutto, collaborando con le SS nell'opera sistematica di annientare i loro stessi compagni.
Durante il Terzo Reich furono uccisi tra i 5 e i 6 milioni di ebrei. Per i nazisti, l'antisemitismo finalizzato all'eliminazione fisica degli ebrei era una questione di importanza fondamentale e le principali divergenze tra gli studiosi riguardano l'interpretazione piuttosto che il fatto in sé. Questo dizionario è frutto del lavoro collettivo di oltre cento autori di undici paesi, con l'aggiunta di saggi specifici dedicati alla peculiare situazione italiana.
Nessuno voleva una guerra fredda, nessuno l'aveva pianificata e nessuno dei protagonisti l'aveva davvero prevista, per lo meno nelle forme rigide che poi assunse. Ciò che si andava delineando nei mesi conclusivi della Seconda guerra mondiale era un'inedita geografìa di potenza in cui Stati Uniti e Unione Sovietica primeggiavano... Gli assunti ideologici e i paradigmi culturali dei protagonisti ebbero un ruolo determinante: additavano la direzione in cui ciascuno intendeva procedere, ed erano le lenti attraverso cui si giudicavano le mosse altrui, si tentava di indovinare le possibili concatenazioni di eventi futuri, si soppesavano i pericoli evidenti o potenziali. L'URSS di Stalin non poteva concepire la coesistenza internazionale se non in chiave intrinsecamente conflittuale, il governo degli Stati Uniti, insieme a larga parte delle élite europee, si convinse che una ferma contrapposizione ai sovietici fosse la via più efficace, e meno pericolosa, per promuovere interessi, ideali e identità di una coalizione occidentale che prese a definirsi come "mondo libero". Fu allora che la guerra fredda prese forma.

