
Redatto da una gruppo di studiosi del Centre d'histoire et civilisation de Bysance (CNRS-Collège de France) e curato da un'importante bizantinista italiana, questo primo volume, di una serie di tre, è dedicato al periodo fondativo dell'Impero: dall'inaugurazione della capitale di Costantino sul sito dell'antica Bisanzio nel 330 fino ai primi anni della conquista araba che definisce i limiti territoriali ridotti dell'Impero (termine del regno di Eraclio nel 641, arrivo degli eserciti arabi in Siria e Palestina e inizio del Medioevo bizantino). Negli ultimi trent'anni molte prospettive e numerosi dati storici sono stati messi in discussione dai progressi avvenuti in campo archeologico, epigrafico, numismatico e papirologico. Questi nuovi risultati sono qui affiancati alle testimonianze delle fonti tradizionali in modo da fornire una sintesi concisa, il più possibile completa, della storia politica e militare, religiosa, culturale e sociale bizantina. Una serie di capitoli è poi dedicata alle principali regioni dell'Impero, dai Balcani all'Egitto. Evitando le semplificazioni legate alla "decadenza" e al dirigismo statale, vengono delineate con chiarezza le cause della prosperità dell'Oriente romano, ma anche quelle della regressione che si avvia nel 550.
Detenuti politici o ladri recidivi, omosessuali o zingari: attraverso il racconto della vita e del comportamento di sei prigionieri-funzionari del lager di Auschwitz, Charles Liblau disegna un quadro vivido e necessario per comprendere le terribili procedure che regolavano i campi di sterminio. Figure sinistre e inquietanti, individui senza convinzione e di dubbia moralità, i Kapo erano scelti tra i deportati per controllare e "governare" le squadre di lavoro e la vita nelle baracche, esercitando sugli altri internati un potere assoluto e, soprattutto, collaborando con le SS nell'opera sistematica di annientare i loro stessi compagni.
Durante il Terzo Reich furono uccisi tra i 5 e i 6 milioni di ebrei. Per i nazisti, l'antisemitismo finalizzato all'eliminazione fisica degli ebrei era una questione di importanza fondamentale e le principali divergenze tra gli studiosi riguardano l'interpretazione piuttosto che il fatto in sé. Questo dizionario è frutto del lavoro collettivo di oltre cento autori di undici paesi, con l'aggiunta di saggi specifici dedicati alla peculiare situazione italiana.
Nessuno voleva una guerra fredda, nessuno l'aveva pianificata e nessuno dei protagonisti l'aveva davvero prevista, per lo meno nelle forme rigide che poi assunse. Ciò che si andava delineando nei mesi conclusivi della Seconda guerra mondiale era un'inedita geografìa di potenza in cui Stati Uniti e Unione Sovietica primeggiavano... Gli assunti ideologici e i paradigmi culturali dei protagonisti ebbero un ruolo determinante: additavano la direzione in cui ciascuno intendeva procedere, ed erano le lenti attraverso cui si giudicavano le mosse altrui, si tentava di indovinare le possibili concatenazioni di eventi futuri, si soppesavano i pericoli evidenti o potenziali. L'URSS di Stalin non poteva concepire la coesistenza internazionale se non in chiave intrinsecamente conflittuale, il governo degli Stati Uniti, insieme a larga parte delle élite europee, si convinse che una ferma contrapposizione ai sovietici fosse la via più efficace, e meno pericolosa, per promuovere interessi, ideali e identità di una coalizione occidentale che prese a definirsi come "mondo libero". Fu allora che la guerra fredda prese forma.
Il processo rivoluzionario avviato in Russia nel 1917 occupa uno spazio del tutto particolare all'interno degli eventi che hanno configurato la storia del Ventesimo secolo. Alla caduta degli zar del febbraio seguirono i primi governi provvisori che sfociarono con la presa del potere da parte dei bolscevichi nell'ottobre del 1917. La rivoluzione ebbe tra le conseguenze immediate l'uscita dalla guerra mondiale, la guerra civile interna e il terrore. Dopo la grande discussione storiografica sullo stalinismo e il comunismo sovietico, dopo il crollo dell'URSS e l'apertura degli archivi, Marcello Flores torna su questo evento-simbolo del Novecento con una riflessione storico-interpretativa che intende ragionare senza paraocchi ideologici sul senso di uno spartiacque della storia contemporanea.
Questo nuovo "Annale" della "Storia d'Italia" dedicato alle Migrazioni prende spunto da due considerazioni di fondo. La prima considerazione è la rilevanza che nel lungo periodo i processi di emigrazione e di immigrazione hanno avuto nella storia italiana. Innanzi tutto è stata la posizione strategica nel Mediterraneo a rendere l'Italia uno dei nodi di quell'intensa mobilità che ha conferito unitarietà culturale alle civiltà del grande bacino marino. In secondo luogo è stata la dinamica demografica esistente nelle aree di frontiera settentrionali a conferire all'Italia un altro rilevante ruolo strategico. Le Alpi, ritenute a lungo una frontiera-barriera, nelle ricerche più recenti si sono rivelate l'altro grande spazio di comunicazione e di scambio, in virtù della radicata mobilità delle popolazioni locali. In terzo luogo è stata l'incessante mobilità interna che, nonostante la reiterata frammentazione politica del paese, ha caratterizzato i rapporti fra diverse realtà, mettendo costantemente in contatto le popolazioni di differenti aree economiche e sociali. E infine, a conferire un altro ruolo decisivo all'Italia è stato il contributo predominante che in termini quantitativi il nostro paese ha fornito alle grandi emigrazioni europee otto-novecentesche. La seconda considerazione investe l'attualità che i fenomeni di emigrazione e immigrazione hanno assunto oggi, nel breve periodo, sotto lo stimolo delle tendenze affermatesi negli ultimi venti anni.
Nei secoli VII-XIII l'epoca medievale vede la trasformazione del vasto impero multietnico in uno Stato ricentrato sulla popolazione greca, anche se ancora accoglie minoranze slave e armene e non ha ancora perduto tutte le province italiane. I sovrani bizantini mettono in atto un formidabile rinnovamento che rende Bisanzio la più grande potenza cristiana dei secoli X-XI, prima di essere invasa da un nuovo avversario venuto dalle steppe d'Oriente, i turchi. Le istituzioni, le gerarchie, gli eserciti sono più di una volta modificati per far fronte a nuove minacce o in vista di espansioni. Lo stesso potere imperiale si trasforma in un sistema familiare e dinastico. L'Impero trova la sua identità in un cristianesimo ortodosso, che si fonda, dopo il rifiuto dell'iconoclastia, sulla devozione a immagini che ispirano un'arte religiosa specifica. La chiesa bizantina si allontana da quella romana e allarga la sua sfera di influenza verso Russia e Bulgaria. Durante questo periodo, la cultura bizantina si riappropria della tradizione ellenica pagana e si convince della propria superiorità. La potenza militare ed economica dei latini, che culminerà nella presa di Costantinopoli del 1204, spinge i bizantini verso un rimodellamento identitario che sfocerà nello "Stato-nazione" dell'epoca successiva, e che sarà argomento del terzo e conclusivo volume.
Le voci di centocinquanta testimoni, tra poeti, viaggiatori, filosofi, esploratori, eruditi, pellegrini, avventurieri di ogni nazionalità ed epoca, accostate come in un mosaico variegato e scintillante, compongono l'eterno «romanzo» di Costantinopoli. Da Procopio a Le Corbusier, da Paolo Silenziario a Mandel'stam, da Psello a Dos Passos, da Anna Comnena a Flaubert, da Ibn Battuta a Gide, da Gilles a Loti, da Grelot a Melville, da Andersen a Cocteau, da Chateaubriand a Fermor, da De Amicis a Mark Twain, da Byron a Yeats, da Nerval a Pamuk, narrazioni e descrizioni si snodano attraverso la Roma d'Oriente in dieci percorsi: un inconsueto itinerario topografico che è anche un viaggio nel tempo e nei segreti di un'eredità storica, artistica e culturale, quella bizantina. Ogni percorso è illustrato da una mappa-itinerario e da un'introduzione scientifico-narrativa ai monumenti e ai luoghi, che fornisce anche indicazioni precise per rintracciarli nel «labirinto» dell'antica Città. Un breve apparato di note, un'indispensabile quanto aggiornata bibliografia e un supplemento biografico con i profili di tutti gli autori convocati completano il volume, corredato inoltre da piú di centocinquanta immagini tra disegni, incisioni, foto d'epoca e mappe.
«L'intera nottata era stata tempestosa, con scrosci di pioggia. All'alba il sole lottava con le nuvole e la nebbia. Dietro di noi il Mar di Marmara sollevava spumeggianti onde verde scuro. Ma davanti a noi, come una Venezia costruita dalla fantasia, potevamo vedere la grande Costantinopoli».
Hans C. Andersen
«La statua di Atena si elevava su una colonna nel Foro di Costantino a un'altezza di quasi trenta piedi e indossava una veste di bronzo. Sul capo incombeva un cimiero alto e terribile. I riccioli che ricadevano dalla fronte erano raccolti in una crocchia sulla nuca. La mano sinistra sollevava un lembo della veste, l'altra era protesa verso sud».
Niceta Coniata
«Con che grazia si disgrega la vostra bellezza! La lebbra che rode i vostri mosaici imita le venature del marmo che li incornicia.
Li si vede apparire come correnti d'aria, frammenti di figure, mani, le vesti volanti. E questa vergine drappeggiata di polvere di carbone, e questa polvere d'oro delle cupole, e questa colla d'oro in cui i vostri angeli impigliano le ali».
Jean Cocteau
«Santa Sofia è una collina informe di pietre accumulate e sormontate da una cupola, che brilla al sole come un mare di piombo».
Alphonse de Lamartine
Quella degli ottomani fu una storia di espansione e declino durata seicento anni. Cominciò ai piedi delle montagne dell'Anatolia, si nutrì delle energie delle zone di frontiera per poi travolgere il potere bizantino e portare alla costruzione di un impero che all'epoca del suo massimo splendore si estendeva dal Danubio al Nilo. L'impero era islamico, ma molti dei suoi sudditi non erano musulmani e nessuno cercava di convertirli. Controllava le più importanti vie commerciali tra Oriente e Occidente, ma non era particolarmente interessato al commercio. Era un impero turco, ma molti dignitari, funzionari e soldati erano slavi dei Balcani. Chi viveva fuori dai suoi confini lo temeva, i popoli che ne facevano parte lo consideravano un miracolo di dinamismo e organizzazione. Prodigioso anche nella decadenza, nonostante la crescente corruzione, l'inconcludenza di alcuni sultani e l'inettitudine dei comandanti militari, smentì per trecento anni continui pronostici di imminente collasso e riuscì comunque a sopravvivere ai suoi più acerrimi nemici: lo zar di Russia e l'imperatore asburgico. Jason Goodwin accompagna il lettore in un viaggio dilatato nel tempo e nello spazio in cui capitoli narrativi si alternano ad altri dedicati ad aspetti particolari, come il ritmo di vita all'interno dell'impero o il modo in cui gli ottomani combattevano o andavano per mare.
Un nuovo Annale delle Storia d'Italia che, curato dallo stesso autore del volume dedicato alla massoneria, riprende i filoni esoterici/magici/mistici che a partire dalle loro radici antiche si sono carsicamente sviluppati in Italia in età moderna. Dai neopitagorici ai cabalisti, dal rosacrocianesimo alle correnti esoteriche novecentesche, fino alle nuove forme contemporanee.
I saggi sono suddivisi in quattro sezioni: Origini mediterranee e orientali; Forme esoteriche in età moderna; Forme esoteriche nella costruzione dell'identità nazionale; Forme esoteriche in età contemporanea.
"Queste memorie sono in qualche modo la ricostruzione di una vicenda personale e sociale nelle insanguinate vicende del mio tempo. Ma - anche per il memorialista - non è proprio certo che le cose siano andate così, e con tale "ordine" sotteso. L'accaduto forse diverrà più sicuro, quando saranno appurati nessi ed eventi che a tutt'oggi, almeno per chi scrive, risultano ambigui o ancora nel farsi, o ancora troppo personali e segreti. Quell'evento fu cosi, come sta aggrappato nella mia dolce, dolorosa memoria? O si è consumata la chiave, ammesso che ci sia in campo una chiave, sia pure per una raccolta di frammenti? Essendo incerta la lingua, come si dà e si legittima la memoria? E perché temiamo tanto che la memoria si perda? E la vanità di stare ancora e per sempre sulla scena o un tentativo di salvezza? O forse è la memoria di una soggezione ad altri, tale che non può reggere il silenzio."
Le "Figure bizantine" di Charles Diehl sono il frutto di una duplice vocazione. Da una parte, quella del grande accademico, che in quasi cinquant'anni di carriera universitaria esplorò e spesso rivoluzionò ogni singolo settore della bizantinistica. Dall'altra, quella del pubblicista di grande talento che ancor oggi affascina i lettori con ricostruzioni limpide e godibili di personaggi, episodi e scene di vita della corte dell'Impero d'Oriente. Nei vari ritratti che, nei primi anni del '900, andò pubblicando su prestigiose riviste parigine, e che poi sarebbero confluiti nelle "Figure", Diehl fece rivivere, miscelando armoniosamente l'intuizione psicologica con il rigore storico, le pagine delle cronache con l'aneddoto civettuolo, uomini e donne che animarono il fastoso, mistico, scintillante millennio bizantino. Con introduzione di Silvia Ronchey, nota biografica e bibliografia dell'autore di Tommaso Braccini.