
Da almeno vent'anni si parla di riformare la Costituzione dell Repubblica italiana, e oggi il dibattito sembra coinvolgere tutti i partiti. A cinquant'anni dalla sua promulgazione il volume offre un quadro sull'argomento, facendo il punto sul dibattito attuale. Costituzionalisti e giuristi, economisti, politici, filosofi, raccontano ognuno dal proprio punto di vista la "loro" Repubblica, ricostruendo il dibattito degli ultimi anni in una sorta di bilancio politico, economico e storico che offre una base per una descrizione meditata sull'esigenza di riformare lo Stato.
In questo secondo volume della biografia di Benito Mussolini, De Felice approfondisce l'analisi del consenso, mettendo in luce quanto il regime e i suoi sviluppi fossero intimamente legati alla personalità e al ruolo di Mussolini. Cruciali di quegli anni sono poi i problemi legati all'intervento in Spagna, ai rapporti con l'Inghilterra e la Francia da un lato e con la Germania dall'altro, al lungo e travagliato cammino dell'Asse dalle sue prime manifestazioni alla conclusione del "patto d'acciaio".
Il 29 dicembre 1991 il ministro algerino dell'Interno entra nella sala stampa e annuncia sbigottito i primi risultati della consultazione elettorale: si delinea una clamorosa e imprevedibile vittoria degli integralisti islamici del F.I.S. Dopo ventisei anni di un regime a partito unico, le prime elezioni democratiche vedono l'affermazione di un movimento che vuole introdurre una nuova forma di dittatura. E' a partire da questo evento, verificatosi paradossalmente nel paese arabo più occidentalizzato, che prende le mosse la riflessione dell'autore. Sul filo di una narrazione che è insieme testimonianza personale e analisi, Mimouni ricostruisce la storia recente del potere politico in Algeria.
L'opera intende rispondere a una domanda vitale: che cosa vuole dire per noi, oggi la civiltà e la cultura greca? A quale nostro bisogno risponde? Se il primo volume si concentrava sul senso profondo che la Grecia ha avuto e ha per l'Occidente, questo nuovo capitolo ricostruisce, secondo un ordine cronologico, la nascita e il primo sviluppo di quella civiltà, definisce chi erano i Greci e quale immagine avevano di sé, indaga il mondo miceneo, gli eroi del mito, la guerra di Troia tra canto epico e realtà storica. Momento centrale della vicenda è la nascita e l'organizzazione delle città, il sistema della polis. Il volume si chiude con le figure esemplari della saggezza arcaica e con due miti politici: Licurgo e Solone.
"Tempi Spazi Istituzioni" è il primo volume di un'opera di quattro che si pone come obiettivo quello di affrontare un periodo lungo dieci secoli, illustrando le interferenze e le interazioni fra la storia delle espressioni artistiche e la storia sociale, politica e culturale e quelle che potremmo chiamare le storie strutturali (storia del territorio, dell'economia...). Questo volume fornisce un quadro cronologico, spaziale e istituzionale della produzione e della fruizione artistica del Medioevo.
Nel congresso dei popoli oppressi, che riunì a Roma nel 1918 delegati cechi, polacchi, e slavi meridionali, fu riaffermato il diritto di ogni popolo al proprio Stato nazionale. Dopo la fine degli scontri bellici, l'applicazione pratica di questo sublime principio divenne presto l'incubo dei diplomatici europei. Al compito pressoché inestricabile di arrivare a tracciare confini in grado di riscuotere consensi, in presenza di una tipica frammentazione dei gruppi etnici, in cui la lingua varia "di villaggio in villaggio, quasi di fattoria in fattoria" (Marx), gli uomini di stato delle conferenze di pace parigine erano del tutto impreparati. Una tremenda ignoranza delle circostanze etnografiche e geografiche portò a conclusioni fatalmente errate.
Il volume intende tracciare un ritratto articolato del divenire dell'industria italiana nel suo complesso, degli attori e degli interlocutori del processo di industrializzazione. L'Annale intende mettere in luce peculiarità nazionali e tratti comuni all'esperienza di altri paesi, prestando attenzione a tutta una serie di tempi ancora poco esplorati sul piano della ricerca storica.
Un percorso attraverso i sentieri della storia dell'arte che, dai grattacieli postmoderni americani corrono fino ai tempi dei Greci e dei Romani, per scoprire come è mutata nei secoli l'idea di "classico". L'autore scava, dall'oggi in direzione dell'antichità, l'archeologia di un termine che è sempre stato carico di senso, ma di un senso sempre mutevole a seconda degli orizzonti del gusto, della cultura e della società del tempo. Dall'Ottocento, in cui Greci e Romani da "Antichi" contrapposti ai "Moderni" si cristallizzano in classici, si passa alla considerazione di Winckelmann, dell'idealizzazione della grecità e dell'uso del "classico" come repertorio del Rinascimento, fino all'indagine sul significato del "classico" per gli stessi Greci e Romani.
Le 19 "tesi" Sul concetto di storia, risalenti al 1942 ma pubblicate nel 1950, costituiscono una tappa fondamentale nell'evoluzione del pensiero di Benjamin. Il volume ne offre l'edizione critica, con il testo tedesco nelle sue successive stesure e varianti, una nuova traduzione italiana e un ricco materiale illustrativo. Agli apparati dell'edizione tedesca si sono infatti affiancati estratti da altre opere, frammenti o appunti inclusi nel "Passagen-Werk". Sono testi che documentano stadi significativi della riflessione di Benjamin in ordine ad alcuni concetti o figure centrali ripresi nelle "tesi". Il volume offre anche alcuni testi provenienti da una piccola cerchia di intellettuali, amici e interlocutori.
Il tomo centrale del secondo volume reinterpreta con abbondanza di indagini originali gli aspetti fondativi della classicità greca: il periodo aureo, quello della massima fioritura artistica e culturale, e dell'apogeo politico di Atene. Indice del volume: La storia e lo spazio greco; Le regole della convivenza; Le forme della comunicazione; Percorsi di un sapere; Gli eventi, la memoria, l'esempio.
Indagare il fenomeno della criminalità nella sua evoluzione storica, sociale e giuridica è di grande importanza per capire una società come quella italiana, da sempre portatrice di tensioni irrisolte tra Stato e cittadini. Dall'Unità alle inchieste di "Mani Pulite", i più tipici comportamenti deviati della nostra storia sono sempre legati, in qualche modo, ad un specifica matrice "politica", nel senso di una risposta vera o presunta assenza dello Stato. Naturalmente, il fenomeno criminale non è del tutto riconducibile a questa dimensione. Nel campo dei delitti comuni, sia in quelli contro il patrimonio che in quelli contro la persona, è possibile rintracciare una specificità italiana, una chiave di lettura dei mutamenti storico-sociali.
Secondo un assunto consilidato della storiografia, Roma diventa una città-stato solo alla fine del secolo VII a.C., e nulla può essere detto per il periodo antecedente, avvolto nel mito. Ma il ritrovamento dei resti delle cosiddette "Mura Palatine" del secolo VIII, avvenuto ad opera dello stesso autore una decina di anni or sono, rende questa posizione quasi insostenibile. Liquidate come semplice leggenda dagli storici ufficiali, le Mura Palatine sono in realtà assai ben conservate, hanno visto diversi rifacimenti fino in epoca imperiale, sono ricordate da Tacito e hanno avuto quindi un ruolo non marginale nella storia della città.

