
Nell'ottobre 2007 si è commemorato il novantesimo anniversario della 'rotta di Caporetto': per i soldati italiani e austro-tedeschi e per la popolazione friulana fu un evento determinante che cambiò le modalità del conflitto, la società e l'economia del Friuli. Furono giorni che misero a nudo tutte le carenze dello Stato maggiore italiano, l'arroganza dei momentanei vincitori austro-tedeschi e la giustificata paura delle genti friulane. Una parte consistente della popolazione cercò scampo nella fuga, un vero e proprio esodo, e coloro che rimasero dovettero subire vessazioni, violenze e saccheggi che si protrassero per interminabili giorni. La pubblicazione si propone di testimoniare quella realtà attraverso un percorso, frutto di una ricerca decennale, di immagini fotografiche e documenti provenienti dalle principali riviste italiane e austro-tedesche e da album privati, e di costituire un contenitore culturale divulgativo e didattico per fare piena luce sui rapporti intercorsi tra soldati italiani, austro-tedeschi e popolazione friulana e veneta nei giorni di Caporetto.
L'evoluzione del paesaggio agrario, l'organizzazione della produzione, lo sfruttamento dei boschi alpini e le articolazioni istituzionali della società rurale (dal Cinquecento all'Ottocento) vengono studiati utilizzando un vasto repertorio di documenti manoscritti inediti, di diverso genere e formazione. Reciproci scambi tra "fonti scritte" e "fonti disegnate" hanno permesso di ricomporre storicamente i quadri economici e le articolazioni della società rurale. L'articolazione delle strutture signorili, le politiche aziendali, la questione dei confini, i progetti di risanamento del territorio e di valorizzazione delle risorse agricole e gli incartamenti aziendali vengono analizzati anche alla luce dell'insieme eterogeneo di documenti cartografici e mappe. L'ampio catalogo presentato nel DVD allegato, inoltre, permette di visualizzare ogni sfumatura delle mappe e analizzare i particolari difficilmente percettibili in una produzione a stampa, consentendo una nuova valorizzazione del documento iconografico.
Il tema della "transizione sanitaria" è riproposto in questo volume nella sua accezione di trasformazione triplice: dei profili epidemiologici, dei rischi di malattia e delle forme di attenzione alla salute. Il concetto di "health transition", nell'originaria e più espressiva denominazione anglosassone, include, infatti, accanto all'evoluzione del quadro epidemiologico, l'insieme dei fattori che stanno alla base della sua trasformazione e quindi i cambiamenti sociali, culturali e comportamentali che si sono verificati in parallelo a quelli epidemiologici, come pure le modifiche nei fattori di rischio e nelle risposte che le società sono riuscite a fornire per contrastare le malattie e la morte. Attorno a questi snodi cruciali si sviluppano i contributi di questa pubblicazione che, con ottica interdisciplinare, analizzano alcuni aspetti del complesso e tormentato passaggio dal vecchio al nuovo regime di mortalità
La storia della cosiddetta "guerra di Gradisca", o "guerra degli Uscocchi", che contrappose la Repubblica di Venezia e gli Asburgo tra 1615 e 1617, viene qui approfondita attraverso una ventina di contributi di studiosi italiani, inglesi, sloveni e croati. Gli interventi trattano aspetti diversi del conflitto: dal contesto politico-diplomatico in cui lo scontro maturò, alla realtà economica, sociale e demografica del territorio gradiscano e istriano nella prima metà del XVII secolo, alla storia sociale e militare degli eserciti e dei tenitori coinvolti.
Il 1918 è l'anno della vittoria per l'Intesa e segna la fine del conflitto, ma è anche un anno orribile in cui continuano le offensive, le controffensive e le stragi su tutti i fronti. Un'intera generazione continua a perdersi tra i meandri delle trincee, tra i campi di battaglia e di prigionia, tra gli ospedali e i cimiteri di guerra. Il 1918 è l'orribile anno dell'occupazione e della profuganza per i friulani e i veneti, l'anno delle violenze, della fame, delle malattie. È, inoltre, l'anno in cui si disgregano tre imperi e si pongono le basi per un nuovo contraddittorio assetto mondiale e una pace precaria. Attraverso documentazioni fotografiche, avvisi e notificazioni originali, testimonianze, diari e giornali d'epoca il volume ripercorre gli eventi che hanno condizionato la vita dei soldati e delle popolazioni dei paesi belligeranti nell'ultimo anno del conflitto.
"Gli intensi scambi commerciali che nell'antichità romana e paleocristiana collegarono i porti di Alessandria d'Egitto e di Aquileia favorirono anche l'instaurarsi e lo svilupparsi di significative relazioni culturali, artistiche e religiose tra le due metropoli». Sulla scorta di questa intuizione di don Gilberto Pressacco, la pubblicazione mira a riscoprire e ravvivare i legami tra le genti di queste due sponde del bacino mediterraneo, favorendo così un dialogo che, proprio nella riscoperta di radici comuni, può condurre a una migliore integrazione e a una più feconda e pacifica convivenza tra popoli. L'espressione più vistosa di tali antichi legami è indubbiamente da ricercarsi sul piano cultu(r)ale e, in particolare, nel nome dell'evangelista/evangelizzatore San Marco, fondatore della Chiesa copto-alessandrina e, si ritiene, anche di quella aquileiese. Questa, però, non è l'unica traccia o 'spia'. Nei primi secoli dopo Cristo è possibile che anche altre influenze alessandrine possano aver 'contaminato' la sponda aquileiese. Ci si riferisce a quel fenomeno storico-religioso noto come 'gnosticismo', che si diffuse proprio nell'intervallo tra il primo e il quarto secolo dopo Cristo.
Quelli dei movimenti migratori interni e verso l'esterno sono temi chiave per la storia della società italiana negli ultimi due secoli. Qui sono affrontati significativamente insieme, in una prospettiva di ampio respiro, mettendo alla prova e a confronto approcci statistico-demografici, antropologici, storici e grafici. Ne esce un aggiornato bilancio degli studi e un'analisi di questioni più generali o ricerche su casi specifici, che mettono in forse consolidate interpretazioni, o invece confermano la validità di vie di ricerca già sperimentate. Diversi contributi mettono in luce l'esistenza di interessanti forme di plurilocalismo; altri fanno emergere i limiti di troppo rigide distinzioni tra migrazioni interne ed esterne; altri ancora invece sondano con efficacia un campo di ricerca ancora molto giovane quale è quello relativo ai processi migratori nel secondo dopoguerra. È un libro, insomma, che segna il terreno per una rinnovata stagione di ricerche.
Il volume ricostruisce i tentativi di realizzare una bibliografia locale nel Trentino del Settecento. Quella che a prima vista potrebbe sembrare una vicenda per molti versi marginale assume, invece, una certa rilevanza in quanto si intreccia con la riscoperta e la definizione di un'identità territoriale prima che politica, linguistica e culturale. Protagonista di queste pagine è il roveretano Jacopo Tartarotti (1708-1737), fratello minore del più celebre Girolamo, che, pubblicando nel 1733 il suo Saggio della Biblioteca Tirolese, propose agli studiosi locali, e non solo, un primo abbozzo di una bibliografia di scrittori trentini che rimase al centro (con riferimenti anche fortemente polemici) del dibattito culturale fino ai primi dell'Ottocento. Ecco dunque il significato di riprodurre le pagine del saggio in edizione anastatica. Se il Trentino del Settecento ha già offerto numerosi e interessanti spunti per la ricerca storica e per la ricostruzione di fondi librari antichi, è la prima volta, invece, che viene indagato da un punto di vista prettamente bibliografico.
L'idea che l'Italia fascista abbia accolto come profughi persone perseguitate dal nazionalsocialismo appare in contraddizione con i punti in comune tra i due sistemi politici e i loro rapporti sempre più stretti in politica estera. Le cifre però parlano chiaro: quasi 18.000 persone, in prevalenza ebrei e di cui almeno 5.000 provenienti dall'Austria, trovarono rifugio in Italia fra il 1933 e il 1945. Per molti di loro il nostro paese fu solo un luogo di transito; altri però si fermarono e, nonostante il successivo internamento in campi o località isolate alle condizioni di soggiorno obbligato, riuscirono a sfuggire alla deportazione nei luoghi di sterminio nazisti e poterono contare sulla generosità e disponibilità della popolazione locale, documentate da molti racconti autobiografici di esuli. Il volume raccoglie i contributi di autori italiani, austriaci e tedeschi, oltre a numerose testimonianze e resoconti di profughi, che affrontano il tema, poco noto al grande pubblico italiano, della storia dell'esilio austriaco in Italia: ne esce un quadro storico e umano complesso, insieme rigoroso e commovente, indispensabile per meglio comprendere quel tragico periodo di oppressione.
Il volume propone la documentazione dell'attività dei deputati friulani eletti all'Assemblea costituente nell'XI Circoscrizione, in altre Circoscrizioni o nel Collegio unico nazionale. Esso documenta non solamente il loro apporto alla discussione del progetto di Costituzione (approvato nel 1947) ma anche l'impegno profuso in sede parlamentare in anni difficili per la neonata Repubblica italiana.
L'opera costituisce la prosecuzione del vasto progetto 'Nuovo Liruti' iniziato nel 2006 con la pubblicazione del primo volume dedicato al medioevo raccogliendo le biografie dei personaggi illustri che hanno contribuito a definire la fisionomia culturale del Friuli in età veneta, dal 1420 al trattato di Campoformido del 1797 che segnò la fine del potere della Repubblica di Venezia. Strumento fondamentale di consultazione storico-letteraria e biografica, questo secondo volume presenta circa 1000 voci di personaggi della cultura friulana, redatte da oltre 120 studiosi italiani.
La famiglia Lorio tra la fine del Quattrocento ed i primi trent'anni del Seicento diede vita a una vera e propria dinastia impegnata nel mondo del libro. Originari di Portese (nei pressi di Salò), ricoprirono infatti diversi ruoli: da librai ad editori, da traduttori di testi greci a produttori di carta, a tipografi, svolgendo la loro attività tra Udine e Venezia. Lo studio affronta in particolare la figura di Lorenzo Lorio, editore nella città di San Marco tra il 1514 e il 1528, che fu certamente il più importante finanziatore delle opere di Erasmo da Rotterdam uscite in Italia nei primi trent'anni del Cinquecento. Di questo personaggio viene qui offerta una descrizione puntuale dell'intera produzione editoriale.

