
I beni comunali, vale a dire le terre di uso collettivo, hanno storicamente costituito un elemento decisivo nella vita delle comunità rurali del Friuli. Questo patrimonio fondiario, rappresentato da boschi, prati stabili, pascoli e paludi, ha consentito un vitale supplemento di risorse per le masse diseredate delle campagne fino alla prima metà del XIX secolo, ed è stato, assieme alla chiesa locale, un potente fattore di radicamento e di identificazione territoriale che ha regolato le relazioni intra-comunitarie e quelle di vicinato e ha garantito la sopravvivenza e la conservazione del modello socio-economico che si era consolidato nel tempo. Il volume riporta la trascrizione dei "Privilegi', ovvero degli atti di concessione dei beni comunali in epoca veneta alle ville e ai borghi compresi entro il territorio di Udine e dei comuni ad esso circostanti, offrendo molteplici informazioni e indizi sulla vita quotidiana delle antiche comunità rurali.
Gian Giuseppe Liruti avviava nel 1760 la pubblicazione delle "Notizie delle vite ed opere scritte da" letterati del Friuli", divenute ben presto uno strumento fondamentale di consultazione storico-letteraria e biografica. Il "Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani" si propone quale aggiornamento, integrazione e arricchimento del lavoro del suo illustre predecessore, realizzato sulla base delle attuali prospettive culturali e delle nuove metodologie di studio. Ne risulta un'opera indispensabile per chiunque voglia conoscere in modo approfondito la storia del Friuli dalle sue origini ai nostri giorni. Il primo volume presenta oltre 320 voci redatte da una trentina di studiosi italiani e delle principali università italiane ed europee relative a personaggi che hanno contribuito alla crescita culturale del Friuli nel corso del medioevo
Il volume raccoglie ventuno saggi di storia del Friuli fra tardo medioevo ed età contemporanea. Pur affrontando aspetti diversi, che spaziano dall'ambito politico-amministrativo a quello socio-economico, culturale, ecclesiastico e religioso, essi seguono un percorso logico fra temi, luoghi ed epoche della storia della società e del territorio friulano. Una prima linea tematica attiene alla coesistenza, entro i confini del Friuli veneto, tra le entità di carattere feudale e quelle di tipo urbano e rurale, e porta ad affrontare il problema di Udine e della sua aspirazione a costituirsi come centro politico-amministrativo, capitale del territorio. Una seconda linea approfondisce i risvolti culturali e l'elaborazione ideale a sostegno di queste posizioni. Un terzo gruppo di saggi, infine, conduce in modo più mirato all'interno degli insediamenti minori, a carattere prevalentemente rurale o di tipologia piuttosto cittadina è il caso di centri come Spilimbergo o Maniago e consente di cogliere nel vivo le articolazioni socio-economiche, le stratificazioni e la mobilità della società per ceti, con le incrinature che ciò produce nella compagine feudale
Negli ultimi anni del Cinquecento, in un clima di incertezza e di crisi economica, il "pubblico perito' Jacopo Stainero chiude la propria carriera raccogliendo nel prontuario di estimo ed agronomia dal titolo "Patria del Friuli restaurata" una vita intera di esperienza professionale. La materia trattata diventa l'occasione per ritrarre la società friulana del XVI secolo da un'angolazione del tutto inedita: patti agrari, consuetudini colturali, pesi e misure, rendite, eredità vengono esaminati non con lo sguardo freddo e distaccato del teorico, ma con la partecipazione di un uomo profondamente coinvolto nelle vicende del proprio tempo. Su uno sfondo di tremenda desolazione e miseria, il risollevarsi dell'agricoltura diventa così il presupposto per il riscatto del Friuli intero. Il manuale è corredato da tavole statistiche che riportano l'andamento dei prezzi delle derrate per tutto il XVI secolo, un "corpus' di dati proposto in forma integrale
In un mondo contemporaneo desideroso d'immagini e di esotismo, in cui il commercio delle differenze culturali acquisisce sempre più importanza, l'arte popolare di Ayacucho in Perù veicola rappresentazioni visive che riflettono l'immaginario occidentale dell'indianità e, al contempo, lo contestano. Il volume indaga genesi ed evoluzione della categoria sociale dell'indianità ripercorrendo le tappe del passaggio di questa produzione, dal contesto rituale tradizionale al mercato urbano e turistico, dai processi migratori internazionali ai progetti contemporanei di "ethnic art", fino al mercato "online". Si svela così la complessità dei legami tra politica nazionalista e rivendicazioni etniche e l'intreccio di interessi commerciali ed accademici che accompagnano la collocazione di quest'arte indigena, a tutt'oggi relegata al di fuori delle storie dell'arte tradizionali, sul mercato mondiale
Il terremoto del Friuli presente nella memoria collettiva per la sua drammaticità in termini di vittime e distruzioni è quello del 6 maggio 1976, ma le scosse dell'11 e 15 settembre successivi furono ben più gravide di conseguenze: esse, infatti, spazzarono via tanto il lavoro materiale di ricostruzione svolto quanto il tessuto sociale conservato fino a quel momento; la reazione di maggio e l'attivismo dei mesi estivi vennero soppiantati dall'apatia degli sfollati a seguito di questi ultimi eventi. I quattro mesi intercorsi tra i due sismi furono tuttavia caratterizzati dalla più importante esperienza collettiva che il Friuli ricordi. La necessità di 'sopravivence' materiale presto divenne questione di sopravvivenza degli spazi e delle comunità di borgata in quanto tali. Nelle tendopoli presero vita forme di autogestione assemblee e comitati alternative e indipendenti dall'ordine costituito, refrattarie a qualsiasi tentativo di colonizzazione politica, religiosa o economica. La pubblicazione prende il via dall'esperienza degli abitanti di uno dei borghi di Gemona Godo per abbracciare poi le vicende della cittadina stessa e dell'intera zona terremotata.
In questa miscellanea di saggi e articoli, riproposti in ordine cronologico nella loro versione originale, in italiano o in tedesco, si ritrovano molti degli intellettuali tedeschi 'altri', il cui distintivo è quello di non essere in sintonia con il proprio tempo: giacobini tedeschi, scrittori antifascisti nella guerra civile spagnola, Bertolt Brecht, Egon Erwin Kisch, Kurt Tucholsky, Carl von Ossietzky, Heinz Czechowski, Daniela Dahn. Tra i vari temi affrontati, la letteratura e la storia tedesca del Novecento, la situazione politica contemporanea in Germania (il passato nazionalsocialista che non passa, l'antisemitismo e i problemi sociali e culturali derivati dall'unificazione nazionale del 1990), e quella dell'Italia contemporanea, che viene analizzata a partire dagli anni Ottanta, con particolare riguardo alla sinistra italiana.

