
Il sito minerario di Cludinico (Ovaro), in Carnia, attivo per oltre un secolo fino a metà Novecento, rappresentò una realtà di fondamentale importanza che giunse a impiegare sino a 1.600 lavoratori. Il volume ripercorre le vicende di questo straordinario luogo, illustrandone i principali aspetti storici e ambientali, e presentando i risultati dell'attività di schedatura - condotta dal Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali di Villa Manin - degli arnesi, attrezzature e documenti ora esposti nel museo, visitabile grazie alla disponibilità dei volontari dell'Associazione turistica 'Pro Ovaro'. Vengono inoltre proposte alcune interviste ad ex minatori che raccontano il lavoro e la sua organizzazione, le fatiche e le emozioni della vita dentro 'Creta d'Oro'. I beni museali, le informazioni e le testimonianze raccolte nel corso di queste ricerche costituiscono un patrimonio fondamentale per ricomporre la memoria collettiva di questa comunità e del suo territorio.
Il '68 è un tema, quasi paradossalmente, sempre attuale. Coinvolge chi c'era ed è rimasto dalla stessa parte, chi lo ha guardato da lontano con curiosità o con fastidio, chi lo ha attraversato e ora lo rimuove o lo rifiuta, ma anche chi non era ancora nato o all'epoca andava all'asilo ed è desideroso di avvicinarsi, di conoscere, di capire, di giudicare. Questa ampia e rigorosa antologia allinea e accosta analisi e interpretazioni del fenomeno, disegni del contesto italiano e internazionale, documenti della rivolta universitaria, dibattiti sull''eredità' del '68 e, al contempo, presta particolare attenzione ai 'luoghi' (le aule, l'assemblea, il corteo, le occupazioni), al modo di vestire, alle canzoni. Ne risulta un affresco vasto e composito che restituisce efficacemente linee, particolari, colori, atmosfere, contraddizioni di questa mitica e lontana stagione.
ll vastissimo patrimonio dei beni comunali, cioè le terre di uso collettivo, è stato fino all'Ottocento un istituto decisivo per le diseredate masse rurali del Friuli, poiché ha rappresentato per esse un vitale supplemento di risorse e, insieme alla chiesa locale, un potente fattore di radicamento identitario e territoriale e di regolazione dei rapporti vicinali. Facendo seguito alla pubblicazione del 2004 (dedicata all''area metropolitana udinese') e a quella del 2010 (riguardante un territorio compreso tra Mortegliano, Codroipo, Dignano e Mereto di Tomba), questo volume propone la traduzione a stampa dei privilegi con cui Venezia concedeva in uso "per grazia" le terre pubbliche alle comunità rustiche comprese negli attuali comuni di Rive d'Arcano, San Daniele, Ragogna, Majano, Osoppo, Gemona, Venzone, Artegna, Buia, Treppo Grande, Tricesimo, Colloredo di Monte Albano, Moruzzo e Fagagna. Un articolato inquadramento al complesso tema dei beni comunali in Friuli è propedeutico alla lettura ragionata degli atti trascritti, che apre ad uno stimolante spaccato sulla vita quotidiana della società rurale premoderna.
"Molta influenza aver possono gli studi nostri, e le varie nostre indagini a rendere meno aspera la condizione economica della Carnia; tale è il fervido nostro voto e tale il motivo delle nostre meditazioni e delle nostre fatiche alle quali auguriamo solo il premio della patria benemerenza". Con queste parole si chiude la Prefazione con la quale Giovanni Battista Lupieri (Luint, 1776-1873), medico e uomo dai molteplici interessi culturali, si accinge all'impresa di continuare la storia della Carnia redatta, nella seconda metà del Cinquecento, da Fabio Quintiliano Ermacora. Lupieri estende il periodo d'indagine dal 1420 fino al 1870 con l'intento di offrire anche una statistica sul territorio e le sue risorse, sulla popolazione e le sue condizioni socio-economiche. Il volume, in cui la cronaca di quasi un secolo del piccolo borgo di Luint si intreccia costantemente con la storia della Carnia, dell'Italia e del mondo, offre una vivace testimonianza di come vennero vissuti dal raffinato intellettuale carnico quegli anni densi di importanti avvenimenti politico-economici che vanno dal periodo napoleonico ai primi anni successivi all'Unità d'Italia.
La pubblicazione presenta alcuni aggiornamenti sulla ricerca archeologica altomedievale in Friuli Venezia Giulia. Le indagini, effettuate a seguito di scavi condotti di recente in specifici siti del Cividalese, privilegiano l''altro' medioevo, marginale rispetto ai centri di potere, e contribuiscono a ricostruire il mondo complesso, caratterizzato da grandi differenze socio-economiche, culturali ed etniche, dell'epoca in cui i Longobardi, occupato nel 568 il Friuli giungendo fino ad Aquileia, fondarono il primo Ducato longobardo in Italia con capitale Forum Iulii (Cividale). Partendo dalle strutture urbane rinvenute nel sito Corte Romana a Cividale, il volume catalogo della mostra inaugurata in occasione delle 'Giornate del Patrimonio' nel 2010 e di cui è prevista l'apertura fino al 2013 -, prosegue poi nell'analisi di altri siti archeologici, come ad esempio quelli della chiesetta rurale di San Martino di Remanzacco e della necropoli di Romans d'Isonzo, fino ad arrivare ai confini del Ducato longobardo.
Le fotografie dell'emigrazione regionale in Belgio, reperite nell'Archivio Multimediale della Memoria dell'Emigrazione Regionale (AMMER) o fornite dalle comunità gemellate del Friuli Venezia Giulia e della Vallonia, si riferiscono in prevalenza al secondo dopo-guerra. Il volume si apre con un contributo metodologico sulla fotografia di famiglia e di emigrazione e prosegue con una presentazione dei temi della mostra e un approfondimento storico. Il catalogo dell'esposizione itinerante raccoglie fotografie che documentano l'ambiente della miniera ed altri luoghi di lavoro. Completano il percorso le immagini dell'intimità familiare e quelle dei momenti d'incontro fra corregionali emigrati.
Il presente volume intende essere uno strumento didattico utile a contestualizzare e approfondire una vicenda che, pur costituendo un’eccezione durante la Shoah, offre un importante esempio di riflessione e speranza soprattutto per le giovani generazioni. Si tratta della testimonianza dei fratelli Eugenio e Giacomo Sonnino, salvati dal Prof. Giuseppe Caronia che, tra il 1943 e il 1944, diresse la Clinica di Malattie Infettive del Policlinico di Roma. Quell’incarico, lungi dall’essere un riconoscimento alla sua carriera, era la conseguenza della persecuzione subita fin dai primi anni del fascismo, che gli costò il trasferimento dalla Clinica pediatrica, centro delle sue ricerche, e la perdita della cattedra all’Università di Roma. Caronia usò il suo reparto come rifugio per sottrarre alla deportazione del 16 ottobre 1943 e dei successivi rastrellamenti un centinaio di persone: ebrei, antifascisti, disertori. Dopo la Liberazione fu rettore dell’Università di Roma, membro dell’Assemblea costituente, deputato per la Democrazia cristiana e consigliere comunale della capitale. Morì nel 1977. Nel 1998 gli fu conferita l’onorificenza di ‘Giusto tra le Nazioni’. In questo contesto, rilevante è la testimonianza dei figli di Eugenio e Giacomo Sonnino, Mara ed Eliseo, che leggono e interpretano il passato con lo sguardo rivolto al futuro.
 Completa il volume il documentario Non dovevamo essere qui, frutto dell’intervista ai fratelli Sonnino e ultimo impegno di Eugenio dettato dall’urgenza di trasmettere un lascito affinché la testimonianza del salvataggio della loro famiglia non andasse perduta.
Sono raccolti in questo volume gli atti del Convegno sui distretti industriali, organizzato nel 1997 presso la Facoltà di Economia dell'Università di Udine. L'incontro, aperto sia ai contributi teorici che alle testimonianze di operatori economici e istituzionali, ha permesso di comprendere meglio i vantaggi competitivi ancora presenti nei distretti industriali friulani e di delineare possibili coerenti interventi di sostegno allo sviluppo della struttura industriale della regione.
Parlare della storia messenica significa evocare, fatalmente, la vicenda del popolo ebraico la diaspora, l'agognato ritorno nella terra dei padri. Quella precisa identità culturale che è tuttavia riconosciuta facilmente ai figli di Sion, è si direbbe, altrettanto facilmente negata ai Messeni. Tre ininterrotti secoli di sottomissione alla potente Sparta, durante i quali la storia, in Messenia, si esaurisce in alcuni tentativi di ribellione all'invasore, appaiono evidentemente un tempo troppo lungo per aver consentito una reale preservazione della propria identità e della propria cultura. Quello che però sembrava un tentativo votato al fallimento (ricongiungere fra loro la Messenia libera dell'età micenea e oscura con la Messenia liberata da Epaminonda) si rivela, nell'arco di queste pagine, impresa possibile; e la cosiddetta "deculturazione" dei Messeni ci appare piuttosto un'identità culturale sommersa e silenziosa, quasi racchiusa in un bozzolo, che attende soltanto il momento di riaprirsi alla storia. "
Il volume considera alcuni aspetti significativi della storia economica e demografica del Friuli tra la caduta della Repubblica di Venezia e la fine della dominazione austriaca. Le linee essenziali di questa complessa fase storica sono ormai note, ma numerose e vaste restano le zone d'ombra. I contributi raccolti nel volume suggeriscono nuove piste di ricerca, segnalano fonti documentarie ancora in parte inesplorate e offrono numerosi elementi di riflessione critica per il dibattito storiografico.
I contributi raccolti nel volume forniscono alcune tessere per ricostruire il complesso mosaico della storia demografica del Friuli tra XVI e XIX secolo: Marco Breschi, "Linee di ricerca per una storia della popolazione del Friuli fra XVI e XIX secolo"; Alessio Fornasin, "Diffusione del mais e alimentazione nelle campagne friulane del Seicento"; Alessandra Peruzzi, "La demografia del patriziato friulano"; Marco Breschi, Aleksej Kaltz e Elisabetta Navarra, "I friulani a Trieste (sec. XVIII)"; Marco Breschi e Nicola Serio, "Case e famiglie a Udine nell'anno 1809"; Nicola Serio, "Demografia e territorio nel Friuli del XIX secolo"; Marco Breschi, Giovanna Gonano e Claudio Lorenzini, "Il sistema demografico alpino". "La popolazione della Carnia", 1775-1881; Daniela Marino, "Mortalità infantile in una comunità di montagna. Treppo Carnico (1834-67)"; Matteo Manfredini e Francesca Morassi, "Matrimonio e comportamento nuziale in un villaggio carnico. Cercivento", 1867-1900.