
L'intenso, personale e prezioso carteggio intercorso nei primi trent'anni dell'Ottocento fra tre amici appartenenti alla buona e colta borghesia alpina, Giovanni Battista Lupieri, Liberale Monti e Giuseppe Solero, è qui offerto al lettore, corredato da un'attenta ricostruzione storica. Le lettere costituiscono documenti preziosi per la storia della montagna friulana e veneta. Unitamente alla vivace e spontanea descrizione delle vicende personali, con i loro risvolti di felicità e dramma, emergono le più universali speranze e preoccupazioni legate agli sviluppi politici del governo napoleonico prima, e della Restaurazione poi.
Il volume presenta una raccolta di trenta diari composti da viaggiatori polacchi che hanno attraversato le terre del Friuli e della Venezia-Giulia in un periodo compreso tra il 1575 e il 1888. L'opera è una rara testimonianza di come venisse letto e vissuto il primo territorio italiano da chi, provenendo dal nord-est, si dirigeva alla volta delle città storiche della nostra Penisola. Vi si riconosce il Friuli quale terra di frontiera, territorio di profonda miseria, desolazione e scenario di carestie, in contrapposizione con il benessere di Trieste, principale porto dell'impero austriaco. Merito del libro è quello di aver inserito la regione del Friuli-Venezia Giulia nella grande epopea del Grand Tour.
La pubblicazione intendere mettere meglio a fuoco la figura e l'opera di un personaggio che non soltanto è stato antesignano della tutela del nostro patrimonio artistico ma che con la sua opera maggiore, ossia la "Storia delle belle arti friulane" pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1819, ha posto le basi della moderna storiografia artistica del Friuli. Il volume, oltre ad offrire un notevole contributo alla conoscenza della personalità del di Maniago e del contesto storico e culturale nel quale egli si è mosso, risponde anche all'esigenza di aggiungersi e fare da contrappunto alla pubblicazione della "Storia delle belle arti friulane", importante iniziativa editoriale che ripropone il testo preparato dall'autore per una terza edizione.
Il tema della rappresentanza in antico regime solleva molti interrogativi e trova risposte in diversi, anche se contermini, campi d'indagine. La rappresentanza è un tema squisitamente istituzionale ma richiede, per la comprensione delle società tra Quattro e Settecento, di allargare il campo d'indagine anche ad una lettura politica, delle dinamiche sociali, dei modelli e tradizioni culturali. Una recente indagine sulla serie inedita degli atti del Parlamento friulano, dal 1501 al 1805, di prossima pubblicazione in questa stessa collana, ha fatto nascere la necessità di approfondire alcuni aspetti concettuali, interpretativi e metodologici intorno a questo tema e di confrontarsi con recenti esperienze di ricerche su altri ambiti territoriali italiani ed europei.
La Società Elettrica Cooperativa Alto But di Paluzza (Secab), sorta nel 1911, fu la prima impresa friulana per la produzione e distribuzione di energia elettrica strutturata in forma cooperativa ed è ancor oggi la più importante della regione. Essa si connota non solo per la peculiarità della forma giuridica, la longevità, il radicamento nel territorio e l'apporto fornito allo sviluppo e all'integrazione socio-economica dell'alta valle del But, ma anche perché fu una delle pochissime realtà elettriche che nel ventennio fascista uscirono indenni dall'assalto monopolizzatore della Sade. Il volume considera tutti questi aspetti, soffermandosi inoltre sulle profonde trasformazioni avvenute nel mercato elettrico nei primi decenni del Novecento, sul ruolo svolto dalle piccole società elettriche nella valorizzazione dei bacini imbriferi e sui problemi tecnici connessi alla produzione e al vettoriamento dell'energia
I decenni successivi alla caduta della Repubblica di Venezia furono contrassegnati da un convulso processo di modernizzazione delle antiche strutture amministrative e istituzionali. La costruzione di nuovi apparati di governo, il consolidamento dei poteri dello Stato e la realizzazione delle riforme vennero affidati anche ad un corpo di tecnici e burocrati selezionati. Figura esemplare di questo nuovo ceto di funzionari è il perito pubblico e agrimensore udinese Francesco Rota. Ricostruendo le sue vicende personali, la sua formazione culturale e il suo itinerario professionale l'autore propone all'attenzione dei lettori un ampio e complesso quadro economico e sociale del Friuli in età napoleonica.
Carlo Guido Mor (Milano 1903 - Cividale del Friuli 1990) è stato uno dei protagonisti della storiografia giuridica e istituzionale italiana del secolo appena trascorso. Studioso infaticabile, egli ha lasciato un gran numero di studi relativi ai più vari settori della disciplina, lungo un ampio arco cronologico. Il volume corredato da una bibliografia analitica dello storico 'friulano', ricca di 598 titoli ne analizza per la prima volta la poliedrica figura, grazie ai contributi di alcuni dei maggiori studiosi italiani di storia medievale e di storia del diritto.

