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<tr><th colspan=2>Database Error</th></tr>
<tr><td align="right" valign="top">Message:</td><td><b>WARNING:</b> No link_id found. Likely not be connected to database.<br />Could not connect to server: <b>5.135.208.142</b>.</td></tr>
<tr><td align="right">Date:</td><td>Friday, March 1, 2024 at 1:38:54 PM</td></tr>
<tr><td align="right">Script:</td><td><a href="/demo/obtain_abstract.php?codice=978882970020">/demo/obtain_abstract.php?codice=978882970020</a></td></tr> </table>
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<tr><th align='left' bgcolor='#e9b96e' colspan='5'>Call Stack</th></tr>
<tr><th align='center' bgcolor='#eeeeec'>#</th><th align='left' bgcolor='#eeeeec'>Time</th><th align='left' bgcolor='#eeeeec'>Memory</th><th align='left' bgcolor='#eeeeec'>Function</th><th align='left' bgcolor='#eeeeec'>Location</th></tr>
<tr><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>1</td><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>0.0003</td><td bgcolor='#eeeeec' align='right'>247848</td><td bgcolor='#eeeeec'>{main}( )</td><td title='C:\wamp64\www\demo\obtain_abstract.php' bgcolor='#eeeeec'>...\obtain_abstract.php<b>:</b>0</td></tr>
<tr><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>2</td><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>0.0354</td><td bgcolor='#eeeeec' align='right'>333904</td><td bgcolor='#eeeeec'>Database->connect( )</td><td title='C:\wamp64\www\demo\obtain_abstract.php' bgcolor='#eeeeec'>...\obtain_abstract.php<b>:</b>36</td></tr>
<tr><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>3</td><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>23.6355</td><td bgcolor='#eeeeec' align='right'>334984</td><td bgcolor='#eeeeec'>Database->oops( )</td><td title='C:\wamp64\www\demo\used_book\classes\db\Database.singleton2.php' bgcolor='#eeeeec'>...\Database.singleton2.php<b>:</b>87</td></tr>
<tr><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>4</td><td bgcolor='#eeeeec' align='center'>23.6355</td><td bgcolor='#eeeeec' align='right'>335032</td><td bgcolor='#eeeeec'><a href='http://www.php.net/function.mysqli-error' target='_new'>mysqli_error</a>
( )</td><td title='C:\wamp64\www\demo\used_book\classes\db\Database.singleton2.php' bgcolor='#eeeeec'>...\Database.singleton2.php<b>:</b>264</td></tr>
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<table align="center" border="1" cellspacing="0" style="background:white;color:black;width:80%;">
<tr><th colspan=2>Database Error</th></tr>
<tr><td align="right" valign="top">Message:</td><td><b>WARNING:</b> No link_id found. Likely not be connected to database.<br />Could not open database: <b>libreriacoletti</b>.</td></tr>
<tr><td align="right">Date:</td><td>Friday, March 1, 2024 at 1:38:54 PM</td></tr>
<tr><td align="right">Script:</td><td><a href="/demo/obtain_abstract.php?codice=978882970020">/demo/obtain_abstract.php?codice=978882970020</a></td></tr> </table>
«Perché lo facciamo? Per rispettare la necessità della Storia, che non ha bisogno soltanto di accadimenti straordinari ma vive della vita segreta delle persone, del riflesso che i grandi fatti hanno su quanti ne sono stati vittime ed eroi insieme». Forti di questa convinzione, Claudio e Stefano, cugini romani, rievocano ciò che hanno conosciuto solo attraverso il racconto di nonni e genitori: quanto avvenne in Italia dai primi decreti antiebraici del 1938 alla Liberazione. Per ritrovare le proprie origini, scelgono di avviare una fitta corrispondenza in cui rivivono quegli anni tra memoria collettiva e ricordi familiari, note personali e preziosi documenti, in particolare il diario tenuto in quei terribili mesi da Maurizio Bondì, padre di Claudio, le cui parole interrogano, decifrano, citano. Sorprendentemente, ciò che ne ricavano non è affatto il plumbeo resoconto di un precipitare nell'abisso né uno sconfortato chiosare su un tragico destino, ma l'esatto opposto: una vitalità che le pagine stentano a contenere, una quotidianità gioiosa fatta di oggetti, stoffe, arredi, ricettari, di relazioni, scorci e paesaggi che appartengono a un'Italia ormai scomparsa. Tra ricostruzione storica e riflessione sul significato della memoria, gli autori restituiscono intatti la tenacia e l'entusiasmo di quei ragazzi che trasformarono la debolezza in forza e non permisero che fossero l'angoscia o il risentimento a dettare l'agenda emotiva dei loro anni a venire. Un flusso di coscienza che non si interrompe, ma si lega alle riflessioni che Alessandro Piperno, figlio di Stefano, ha voluto consegnare a un lungo testo conclusivo, nella consapevolezza che «non c'è nulla di più ebraico di un commento al commento: lo sfrenato dialogo intergenerazionale in cui la memoria si mescola all'eloquenza, l'eloquenza al sentimento, il sentimento alla storia». Postfazione di Alessandro Piperno.
Roma, 23 marzo 1944. A via Rasella esplode una bomba che uccide trentatré soldati tedeschi. Da Berlino un ordine atroce: per ogni membro delle SS, Hitler vuole la testa di dieci italiani. Celeste Di Porto, giovane ebrea amante di un fascista, aiuta a scovare nel Ghetto i suoi stessi vicini di casa, che con disprezzo la chiamano «Pantera Nera». Nella città liberata una ricca donna tedesca, Elena Hoehn, viene accusata di spionaggio, colpevole di aver dato rifugio a un carabiniere ricercato per aver arrestato Mussolini dopo la sua destituzione. Nello stesso carcere, alle Mantellate, le due inizieranno un percorso che le porterà a cercare, con sorti alterne, una nuova avventura nel solco di Chiara Lubich e dell'emergente ideale focolarino. Ma sono davvero due donne che affrontano un viaggio spirituale o si tratta di due carnefici dalle mani insanguinate? Corrisponde a verità la leggenda che vuole Celeste rancorosa e incapace di discernere tra il bene e il male, salvata da un'anima pia e compassionevole come Elena? Il desiderio ostinato di entrambe di riscattarsi e calcare il «palcoscenico del mondo» e la brama di riscrivere il proprio trascorso gettano ombre sulle conversioni religiose. Tra delazioni, tradimenti e tentativi di redenzione, attraverso le vicende di figure ai margini della Storia, Anna Foa e Lucetta Scaraffia si addentrano in territori inesplorati del nostro passato e restituiscono, nell'ambiguo rapporto di amicizia fra Celeste ed Elena e nella loro ricerca tormentata di una nuova vita, lo specchio di una società che, sebbene anelante a un rinnovamento spirituale, tendeva a dimenticare le colpe e a rimuovere i delitti.
Il decennio della “degenerazione morale” o quello dell’ultima modernità italiana? Da tempo si discute di un periodo recente della nostra storia al quale si guarda ora con nostalgia ora con disprezzo. In realtà gli anni ottanta sono anni di modernizzazione economica e sociale, anni in cui la società italiana abbandona rapidamente i caratteri dei decenni precedenti, l’economia prende forme più vicine a quelle a noi contemporanee: si affermano nuovi soggetti economici che pongono al centro il rapporto con il territorio, dalle piccole imprese alle reti dei distretti industriali. Soprattutto, si afferma compiutamente una società con uno spirito nuovo nella quale segnano il passo la ricerca della libertà individuale, la fine delle ideologie politiche, il perseguimento della soddisfazione personale attraverso la realizzazione professionale e il guadagno. Tutto questo in un contesto europeo e internazionale in cui gli eventi e i processi storici che si svolgono al di là delle frontiere entrano per la prima volta a viva forza nel dibattito politico e nell’opinione pubblica. Gervasoni ricostruisce la vivacità dell’Italia di quegli anni guardando ai processi economici e a quelli aggregativi, ai consumi, alle culture di massa, dall’audiovisivo alla musica; una società meno diseguale e più disincantata nei confronti delle grandi idealità collettive e pubbliche, in cui la politica, portatrice di senso, capace di mutare la storia, fece di tutto per rallentare la corsa trovandosi per molti versi estranea al mutamento e all’accelerazione dei tempi. «Gli anni ottanta – scrive l’autore – nel loro essere miscela di nuovo e di vecchio, di continuità e di rottura, di splendore e di miserie, furono l’ultimo vero decennio del Novecento e il primo del xxi secolo: il punto di passaggio e di transizione tra due universi socio-culturali molto diversi, in cui si sovrapposero fenomeni novecenteschi in dissoluzione con stimoli del secolo che stava per aprirsi».
Ogni anno, dall’Italia, più di 60.000 visitatori raggiungono il Lager di Auschwitz; per lo più gruppi di studenti e di insegnanti, ma anche famiglie e singole persone. Dal 1959 il loro numero cresce continuamente, nonostante sia trascorso ormai più di mezzo secolo dalla sua liberazione. Chi si reca a O´swi¸ecim (Polonia) e visita il Lager di Auschwitz, che ha sede nel campo base, e poi raggiunge Birkenau, il campo di sterminio poco distante, spesso non riesce a capire come funzionava questo immenso centro di sterminio e di afflizione. Intorno a questo luogo memoriale immerso in un grande e profondo silenzio che lascia esterrefatti, la vita scorre e la città come i suoi abitanti cercano di mostrarsi per quello che sono oggi, senza riuscire a risolvere (ma si potrà mai?) il conflitto tra il presente e un passato che non passa. Per capire occorre arrivare a O´swi¸ecim preparati e informati, ma poi sul luogo che tra il 1940 e il 1945 vide morire più di un milione di ebrei e fu il Lager del martirio di un’Europa soggiogata dalla scure nazista, gli occhi guardano ciò che rimane senza troppo comprendere. Visitare Auschwitz è una guida ricca di informazioni, fotografie e mappe, di suggerimenti puntuali per aiutare il visitatore a entrare in ciò che resta oggi di questo terribile passato, un utile strumento per cominciare a ricostruire la storia del complesso concentrazionario e a rivivere con l’immaginazione i frammenti di vita quotidiana di molti dei deportati ebrei e non che vissero in questo luogo i loro ultimi giorni.
Il volume ripercorre la genesi, l'affermazione e la caduta della Repubblica di Mazzini, Garibaldi, Mameli e di tanti altri patrioti e analizza il patrimonio politico e ideale lasciato dall'esperienza repubblicana.
Che cosa ne sarebbe stato della penisola italiana se l'impresa del 1861 fosse fallita? E se la diplomazia di Cavour avesse perso? E se Vittorio Emanuele ii non fosse andato a Teano? E se Franceschiello avesse vinto? E se Mazzini. Nel momento in cui sembrava che il sentimento nazionale fosse oscurato da un diffuso opportunismo localista, abbiamo chiesto a sei grandi storici di mettersi alla prova della controfattualità: capire come sono andati i fatti confrontandoli con le alternative possibili e anche probabili. Giuseppe Berta, Emilio Gentile, Giovanni Sabbatucci dialogano sugli eventi del Risorgimento, che erano davvero appesi a un filo, mentre Luciano Cafagna, Franco Cardini, Mario Isnenghi nel loro racconto ipotetico assumono il punto di vista di tre protagonisti: Cavour, Francesco ii, Garibaldi. Il gioco si rivela ricco di sorprese e suggestioni per l'Italia di oggi e liquida i pregiudizi prodotti dalla «storia fatta con il senno di poi». Immaginare seriamente il destino di piccole Italie ha di per sé la conseguenza di rafforzare l'unità nazionale che è - come scrive il presidente Giorgio Napolitano, interprete del nuovo patriottismo - «l'autentico fine da perseguire».
Questo libro narra la storia del figlio di Napoleone Bonaparte e della sua seconda moglie, Maria Luisa d'Austria. Nato nella porpora il 20 marzo 1811 e destinato a essere l'erede e il continuatore del padre, il piccolo Napoleone II diventa invece, all'età di soli tre anni, ostaggio delle potenze ostili alla Francia. Con la caduta dell'impero napoleonico infatti, viene condotto dalla madre in Austria, alla corte del nonno Francesco I Imperatore, e lì abbandonato, sacrificato alla "ragion di stato" e costretto a una forzata germanizzazione. Un destino doloroso lo attende, perché il bambino non rivedrà mai più il padre, oramai esule a Sant'Elena, né potrà, una volta cresciuto, regnare. Una vicenda che si apre con grandi aspettative e prosegue con tremende disillusioni, nella quale il re di Roma (che sarà anche noto nella storia come Aiglon) è solo uno strumento di forze molto maggiori della sua, a cui deve costantemente piegarsi, sino a morire a soli ventun'anni di tisi. Alessandra Necci ricostruisce questa storia con una precisione al tempo stesso fedele e appassionata mettendo in evidenza le difficoltà incontrate nel percorso di vita di un bambino, e del suo complesso rapporto con i genitori, ma soprattutto le leggi spietate che regolano la politica, di fronte alla quale la vita dei singoli esseri umani conta poco o nulla.
La fine del libro cartaceo si avvicina? Qualche anno fa, i primi e-book non facevano certo temere per un'estinzione del sapere stampato; di recente, tuttavia, la tecnologia ha molto migliorato la funzionalità del libro elettronico, rendendolo più maneggevole ed efficace. Alcuni si entusiasmano per le innumerevoli possibilità editoriali che questo cambiamento epocale comporta; altri, invece, evocano scenari apocalittici. Poco meno di seicento anni fa, la comparsa del libro stampato aveva suscitato altrettanti entusiasmi e timori in una società che sino ad allora aveva conosciuto solo la scrittura a mano. A Venezia, città che aveva intensamente vissuto la nascita e gli sviluppi dell'"ars typographica" il rapido propagarsi della stampa aveva rivoluzionato i meccanismi socio-culturali, provocando situazioni contrastanti. Se disponiamo di ampie testimonianze circa le vicende giuridiche e amministrative relative ai primi esperimenti editoriali, documentare le diffidenze e i timori che li avevano accompagnati è invece impresa meno agevole. Qualche interessante testimonianza ci proviene da pochi e frammentari scritti marginali (in genere poesie), stesi talvolta a corredo di opere più importanti e raccolti ora in questa antologia. Grazie a essi, l'euforia e l'ostilità nei confronti della stampa, conosciute soprattutto attraverso cifre e statistiche industriali, trovano anche un'espressione lettetaria.