
Il volume si ispira a una concezione della storia intesa come intersezione permanente di processi e di eventi in una dimensione mondiale. Questa dimensione globale non ha una natura solo economica o commerciale. Fino alla prima guerra mondiale, gli stati europei si sono proiettati nel mondo nella presunzione di dominarlo. La guerra, con l'intervento degli Stati Uniti e la rivoluzione russa, e il ventennio fra le due guerre sono stati la stagione del declino della potenza degli stati nazionali europei. Il passaggio della guerra da conflitto europeo a conflitto mondiale nel 1941, ha determinato la marginalità dei paesi europei, la fine dei loro imperi, il dominio delle due superpotenze eurasiatica e americana e il tentativo di altri continenti di affermarsi come soggetti autonomi. La dissoluzione della superpotenza eurasiatica nel 1991 ha aperto una stagione che vede l'oscillazione fra l'aspirazione all'egemonia unilaterale americana e la crescita di soggetti internazionali destinati a imporre il governo multilaterale del mondo. Una storia del mondo scandita da quattro date: il 1870 con la conclusione dei Risorgimenti nazionali e l'ultima stagione del colonialismo europeo; il 1917 che segna la prima drastica interruzione dell'isolazionismo americano e getta le basi della nascita dell'URSS; il 1941 che precostituisce il dominio mondiale delle due superpotenze e il 1991 che apre la stagione della multilateralità come unica via di gestione delle relazioni intercontinentali.
La riedizione di un classico. Accuratamente aggiornato grazie al sistematico lavoro del curatore. "Alto Medioevo" affronta tutti i temi classici della storia altomedievale: dall'età tardo-antica agli sviluppi signorili locali, dall'impero carolingio alla nascita della potenza papale. Attraverso l'analisi dei fatti, Giovanni Tabacco porta il lettore ad approfondire gli aspetti più caratteristici e specifici dei secoli iniziali e centrali del medioevo, coniugando impegno scientifico e rigore espositivo. Un volume attualissimo, fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi a questo periodo e comprenderlo in tutti i suoi molteplici elementi distintivi.
Attraverso l'accurata e dettagliata analisi di Grado Giovanni Merlo, il volume affronta tutti gli aspetti dell'epoca comunemente denominata basso medioevo: dalla nascita dei comuni all'espansine del potere papale, dallo sviluppo economico del secolo XI al consolidamento degli stati territoriali. L'opera guida così lo studente e il lettore nella comprensione e nell'approfondimento di ogni aspetto della storia degli ultimi cinque secoli di medioevo.
Il processo di integrazione europea a cui assistiamo oggi ha avuto concretamente inizio dopo la seconda guerra mondiale e in seguito a diversi decenni di "guerra civile", seguiti all'affermarsi, nell'Ottocento, del nazionalismo. Per capire adeguatamente tali avvenimenti è necessario però tornare a origini più antiche: l'idea di unificazione europea risale infatti a Dante, a Kant e all'europeismo ottocentesco. Il volume intende ricostruire le linee che grazie alla diffusione dei concetti di liberalismo, democrazia e socialismo hanno portato l'Europa al superamento dell'ideologia nazionale, origine dei principali conflitti.
La "Storia della Shoah", nata sotto la direzione di un collettivo di studiosi italiani coadiuvati da un comitato scientifico comprendente alcuni tra i maggiori specialisti internazionalmente riconosciuti, analizza il genocidio degli ebrei non soltanto come un evento geograficamente e cronologicamente circoscritto ma, più in generale, come un nodo problematico della storia del Novecento. L'evento, con la sua singolarità e la sua estrema condensazione temporale durante la guerra, è inevitabilmente posto al centro dell'opera, che ne ricostruisce il processo, le strutture, le forme, le tappe e gli attori. Ma la Shoah è studiata anche come un problema storico nel senso più ampio del termine, cercando di sondarne l'impatto sulla cultura del mondo occidentale.
Attraverso le parole degli ultimi protagonisti ancora in vita, il Dvd ripercorre le drammatiche vicende del processo sottolineando i diversi punti di vista e i ricordi di chi a Norimberga era presente nelle vesti di giudice, di militare o di semplice cronista. Straordinarie immagini storiche degli imputati durante il processo sono state montate utilizzando filmati originali inediti provenienti dall'Archivio Statale Russo di Film e Foto di Krastnogorsk e il materiale girato in aula (deposizioni degli imputati, interrogatori, requisitorie finali). Il volume "Il processo di Norimberga tra storia e giustizia" composto dai saggi degli storici Marina Cattaruzza e Istvan Deák ricostruisce oltre al processo propriamente detto anche il dibattito morale prima che giuridico che portò già nel '42 alla costituzione di una "Commissione delle Nazioni Unite per l'investigazione dei crimini di guerra" e poi alla "Dichiarazione sulle atrocità" (con le "prove documentate su atrocità, massacri ed esecuzioni di massa") stilata nel corso del vertice dei ministri degli esteri tenutosi a Mosca nel 43. Dichiarazione che del Tribunale di Norimberga può essere considerata il vero atto di nascita.
Ormai da diversi secoli la legge del taglione e il criterio dell'"occhio per occhio" vengono considerati espressioni di una cultura barbarica e orripilante, per fortuna quasi ovunque superata. Una volta esorcizzato, il fenomeno è però lontano dall'essere compreso, sia storicamente che teoricamente. L'"antiteoria della giustizia" proposta da William lan Miller abbandona le mere astrazioni alle quali ci aveva abituato la filosofìa politica degli ultimi decenni e considera "occhi, denti, mani e vite" come concrete e precise unità di misura per pareggiare i conti, per ristabilire gli equilibri personali e sociali violati e per evitare l'anarchia dello scatenarsi di rappresaglie indiscriminate ed eccessive.
Alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale, i più immorali pensavano soltanto di ricavare dei guadagni per potersi adeguatamente arricchire. Gli idealisti, invece, credevano di offrire all'Italia l'opportunità di conquistare peso e prestigio internazionale, in modo da restituirle quel ruolo che vagheggiavano ma che, dopo i fasti della Roma dei Cesari, era rimasto incartato nei libri della storia classica. Negli ultimi dieci anni, prima di quel 1914, i soldati erano cresciuti alle direttive del generale Paolo Spingardi, ottimo oratore parlamentare e del generale Alberto Pollio, ottimo scrittore. L'uno e l'altro - con tutto lo stato maggiore coltivavano il mito di Napoleone del quale leggevano con avidità biografie, recensioni, commenti strategici e valutazioni tattiche. Al momento dell'entrata in guerra, l'esercito italiano venne affidato a Luigi Cadorna che, se avesse ottenuto risultati proporzionali alla sua presunzione, avrebbe conquistato il globo terracqueo. I guai maggiori di chi combatteva per l'Italia vennero dagli stessi italiani che dimostrarono di non aver maturato alcuna idea e che, tuttavia, a quel nulla, si aggrapparono con convinzioni incrollabili. Si armarono di ordini assurdi. Pretesero di mandare le truppe all'assalto anche quando ogni logica l'avrebbe sconsigliato. Instaurarono un regime di oppressione che sarebbe risultato odioso per una qualunque dittatura. E provocarono la morte di un numero imprecisato di loro uomini.
"La maggior parte dei francesi pensava come Bossuet poi all'improvviso i francesi iniziarono a pensare come Voltaire: è una rivoluzione", scriveva Paul Hazard in questo classico, in cui descrive i mutamenti della coscienza europea dal Rinascimento, epoca del suo massimo fulgore, all'Illuminismo e ai traumatici eventi della Rivoluzione francese. In un tempo breve si verifica la trasformazione da una società basata sull'obbedienza cieca all'autorità del sovrano e del clero a una civiltà fondata sul diritto. Verso il 1680 tutto si mette in movimento: si diffonde l'idea che i moderni sono altrettanto importanti degli antichi, che il progresso deve avere la meglio sulla tradizione, la scienza sulla fede. Un'epoca di transizione in cui il gusto per i racconti di viaggio amplia gli orizzonti e fa vacillare convinzioni acquisite da tempo. Si discute della Bibbia, dell'autenticità dei testi sacri; i liberi pensatori dichiarano guerra alla tradizione. Si parla di religione naturale, di morte naturale, di diritto naturale. Si sogna un'era di felicità sulla terra basata sulla ragione e sulla scienza. Principali artefici di tale mutamento furono alcuni pensatori come John Locke e Pierre Bayle, sostenitori dell'indipendenza della morale dalla religione, di A. Shaftesbury, difensore del principio della tolleranza e di John Toland, che sottoponeva a revisione critica le rivelazioni contenute nei testi sacri, minando così l'autorità della chiesa fin dalle sue fondamenta.
Che cosa è stata la magia nei secoli, in particolare in quel periodo ritenuto magico per eccellenza, ossia il Medioevo? Quali le relazioni tra magia, scienza e religione, illusione e realtà? Che cosa si intende per magia? Quale il ruolo del Demonio nella magia? Quante immagini del Demonio si sono avute in quei secoli cosiddetti "bui"? A questi interrogativi, come a quello della definizione di "occulto" e di occultismo a cui risposero alcuni dotti del Medioevo, il lettore potrà trovare articolati chiarimenti secondo un tracciato storico individuato su documenti e testi per lo più inediti o poco conosciuti di autori dei secoli XIII e XIV talora conservati in rari incunaboli del secolo XV: una storia della magia che si configura pertanto come una storia della filosofia, della scienza e dell'occultismo nel periodo maturo del pensiero medievale. Il mondo contemporaneo, con tutta la sua sofisticata tecnologia, ha veramente espunto i tratti essenziali della magia dal suo orizzonte?

