
Genitori che fanno fatica, allergici a ogni forma di ribellione filiale, preparatissimi eppure inspiegabilmente inesperti circa la normalità di come sia fatto un essere umano lungo la linea evolutiva: sono coloro che chiedono aiuto in seduta, ma anche sui social e in radio, a Stefania Andreoli, una delle più importanti terapeute dell'adolescenza, davanti alle trasformazioni dei figli, che incutono la paura di aver sbagliato tutto. E ancor più in questa epoca, quella in cui gli "adolescenti" sembrano essere scomparsi, non avendo spesso ricevuto regole da trasgredire da chi avrebbe dovuto dargliele, saltando così il tradizionale passaggio all'autonomia e alla responsabilità, ossia all'età adulta. In questo libro provocatorio e al tempo stesso tranquillizzante, l'autrice propone un'idea funzionale di adolescenza, analizzando i diversi ambiti in cui si manifesta (dalla scuola all'amore, al sesso, ai progetti per il futuro) e risponde alle domande che quotidianamente le vengono poste da padri e madri disorientati e confusi, che spesso faticano a distinguere un adolescente "fisiologico" da un figlio che invece ha bisogno di aiuto. Uno strumento prezioso per accompagnare l'evoluzione dei figli senza perdere la testa e per intervenire solo quando ce n'è davvero bisogno.
Allora quello che sento è vero? Perché alcune persone dicono «Il mio difetto è che sono troppo sensibile»? Allora non sono sbagliata? Perché mi dicono che devo controllare le mie emozioni? Queste sono alcune delle domande che tante persone si pongono quando incontrano per la prima volta il tema della sensibilità affrontato con scientificità e competenza, quando scoprono che il loro sentire un po' più forte non è un problema ma una risorsa sottovalutata. Sono le stesse che si è posta Nicoletta Travaini quando, attraverso i suoi studi da psicoterapeuta, si è scoperta lei stessa persona altamente sensibile, dopo una prima fase della vita passata a sentirsi "diversa", strana, isolata e per la maggior parte del tempo incompresa. Questo libro vuole quindi essere un viaggio interiore alla scoperta di quei "superpoteri" che troppe volte vengono scambiati per debolezze: la sensibilità, la vulnerabilità, la timidezza, l'introversione, la fragilità e tanti altri. Riconoscersi sensibile è il primo passo; dare un nome a ciò che proviamo, creando un buon vocabolario emotivo, è il secondo. Così possiamo attraversare i momenti difficili della vita con il giusto equipaggiamento e uscirne migliori.
Al giorno d'oggi, la metafora più diffusa per descrivere il cervello è quella che lo paragona a un computer: la sua struttura fisica corrisponderebbe all'hardware, la mente al software. La psiche in via di sviluppo di un neonato non sarebbe altro che un database da riempire di informazioni. Una simile visione ci porta spesso a interpretare i nostri processi mentali quasi fossero programmi, capaci di offrirci soluzioni semplici, rapide e lineari a ogni problema. Esperienze, pensieri, ricordi e sentimenti plasmano senza sosta le nostre reti neurali, che a loro volta determinano il modo in cui pensiamo e sentiamo. Paragonarci a delle macchine, per quanto meravigliose e sofisticate, ci porta a travisare la nostra natura. Sempre più spesso, invece, la psicologia e la biologia contemporanee tendono a recuperare una metafora antica ma efficace: l'idea che possiamo coltivare il nostro io più profondo, che lo si chiami mente o animo, proprio come faremmo con un giardino. Combinando mirabilmente scienza e letteratura, psicoanalisi e racconto, indagine teorica e consigli pratici, questo libro si propone di ricordarci una verità fondamentale, che chi lavora a contatto con la natura conosce da sempre: prenderci cura di un orto o un giardino, di piante che crescono seguendo il proprio ciclo vitale, può influire in modo positivo sulla nostra salute, il nostro benessere psicologico e la nostra autostima. I carcerati cui viene concesso di dedicarsi a coltivare un piccolo giardino hanno meno probabilità di ricadere nel crimine; i giovani a rischio che si sporcano le mani di terra hanno più probabilità di finire gli studi; gli anziani che si dedicano all'orticultura vivono meglio e più a lungo. Dai richiedenti asilo ai giovani in carriera, dai veterani di guerra ai neopensionati, Sue Stuart-Smith ci racconta storie illuminanti di persone che lottano con depressione, lutti e dipendenze, per mostrarci quanto poco sappiamo ancora del potere rigenerativo che la natura può esercitare sulle nostre vite.
«Le persone che chiamiamo "leader" hanno un campo visivo più sviluppato di noi "follower". La mostruosità della leadership comincia da qui: da questi occhi enormi e deformi, simili a quelli delle mosche, che vedono in lungo e vedono in largo. È una dote innata, ma che soltanto pochissimi riescono a maturare in talento, attraverso una lunga pratica e incessanti esercizi.» È da questi occhi, o meglio dalla capacità di osservazione che sono capaci di esercitare, che prende avvio l'analisi di Antonio Funiciello, già capo di gabinetto dei presidenti del Consiglio Mario Draghi e Paolo Gentiloni. Un'analisi che non rincorre alcun mito del leader forte, ma che dichiara l'assoluta necessità della leadership per affrontare le sfide attuali. Per tracciare una sorta di ritratto del leader assente, Funiciello prende in esame tre coppie di politici del passato: Golda Meir e Harry Truman, Cavour e Lincoln, Nelson Mandela e Václav Havel. Dal confronto di queste figure, forgiate ed emerse dalla lotta politica, riconosciamo quale sia la vera forza della buona leadership: la disposizione a voler imparare a diventare leader; la fedeltà a una causa; la capacità di delega contro ogni narcisistico accentramento; l'abilità di pianificare senza affidarsi alle proprie intuizioni; saper giocare di sponda - e sporco, se necessario; il rispetto degli avversari; la dissidenza come scintilla dell'azione trasformativa. Oltre alle figure del passato, l'autore mette a fuoco alcune qualità di leader che ha avuto modo di osservare da vicino, in particolare il presidente Draghi e Angela Merkel. A fare da apripista in questo avvincente racconto, il leader riluttante per eccellenza, Mosé: colui che guida un popolo nel deserto dell'incertezza, lasciando in eredità ai suoi seguaci - e anche ai suoi detrattori - quella Terra Promessa in cui lui non metterà mai piede. Potenza della vera leadership.
Ogni martedì la psicoterapeuta Stefania Andreoli tiene sul suo profilo Instagram una rubrica di domande e risposte. Qui trovano spazio storie, attualità e tanti dubbi di genitori. Mamme, perlopiù. Disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste. Giuste, sì, ma per chi? Da quando si diventa madri, sembra sottinteso che l'unica ragione accettabile per qualunque decisione quotidiana e di vita sia "lo faccio per mio figlio". "Lo faccio per me" è una frase che suona egoista, indegna per una madre. Le ragioni sono storiche, culturali, legate ai falsi miti del sacrificio e dell'amore incondizionato e a una distorta interpretazione del famoso istinto materno. La pressione è forte: a lasciare il lavoro; a trascurare interessi, amicizie e il rapporto di coppia; a sentirsi in colpa per un paio d'ore dal parrucchiere "che sottraggono tempo alla famiglia". Insomma, a dire addio a una parte di sé. In questo libro Andreoli ribalta le vecchie convinzioni e propone l'idea che l'esperienza della maternità possa aggiungere, e non togliere, ricchezza all'identità femminile. Soltanto "facendolo per sé", trovando ciascuna il suo personale modo di fare la mamma - diverso dagli altri perché frutto della propria storia in quanto persona - sarà possibile liberare la maternità, rendendola sana, contemporanea e davvero utile per la crescita di un figlio e per il futuro della società.
Che cosa significa essere adulti oggi? E come diventarlo? Se negli ultimi decenni l'identità adulta è stata principalmente fondata sul lavoro e sulla possibilità di costruire un proprio ruolo sociale e professionale, oggi quel modello appare in crisi e non più in grado di offrire le certezze fornite finora. Anche per questo, nella "stanza delle parole" dove la psicoterapeuta Stefania Andreoli riceve i suoi pazienti, negli ultimi anni ha cominciato a emergere una istanza generazionale comune: quella dei venti-trentenni e dei trenta-quarantenni, in cerca di aiuto per capire come trovare il proprio posto in un mondo sempre più schiacciato sul presente e che sembra aver perso ogni slancio verso il futuro. Partendo dalle storie di chi si rivolge a lei ogni giorno, Andreoli mostra a tutti noi cosa voglia dire essere adulti in quest'epoca di disorientamento, e prova a tessere un filo per ricucire lo strappo che oggi separa i più giovani dai loro genitori e dalle generazioni che li precedono. Perché, in un momento in cui le accuse reciproche prevalgono sul dialogo e la richiesta di omologarsi a un irraggiungibile ideale di perfezione vince sul guardarsi davvero, potrebbero essere proprio i giovani adulti, e i nuovi modelli di cui sono portatori in quanto figli del loro tempo, a indicare la soluzione rivoluzionaria capace di aiutare tutti a essere più in ascolto di se stessi e degli altri e, finalmente, anche più felici.
L'universo è un luogo estremo per eccellenza. Un'incognita che iniziò a essere svelata soltanto a partire dal 12 aprile 1961, quando, a bordo della navicella Vostok, Yurij Gagarin avrebbe avuto la sorte di essere il primo uomo a volare nello spazio. Ma cosa sente un essere umano al cospetto di una dimensione percepita come infinita? Cosa ne è dei suoi valori, delle sue emozioni e del suo stesso legame con il mondo quando si trova immerso in un'atmosfera completamente estranea a tutto ciò che può chiamare "casa"? E come, in una simile situazione, vissuta in realtà soltanto da un numero minimo di persone, le percezioni possono essere alterate, le valutazioni distorte, i criteri di valutazione modificati per sempre? Dopo aver raccontato la sua vita di cosmonauta in "Non c'è nessun dio quassù", Jurij Gagarin ritorna nello spazio insieme allo psicologo Vladimir Lebedev, già responsabile del suo addestramento, per raccontare ciò che davvero ha visto e sentito nel corso del più celebre di tutti i viaggi interstellari e per spostare nel cuore dell'universo la frontiera di ciò che ancora oggi può essere considerato umano.
La teoria della costellazione familiare di Toman si basa su una semplice idea che ha applicazioni straordinarie: dalla posizione di nascita dell'individuo all'interno della famiglia si possono determinare i tratti salienti della sua personalità e prevedere i suoi comportamenti sociali. La ricerca sperimentale svolta da Toman ha dato una base scientifica ad alcune intuizioni proprie della psicoanalisi. Ne derivano conseguenze importanti per la conoscenza dell'individuo e per il lavoro clinico, poiché la costellazione familiare determina la personalità, il carattere, la vita affettiva e sociale. Sulla base delle sue ricerche e del suo lavoro clinico, Toman stilò dei profili di personalità per ogni posizione di nascita, descrivendo i principali tratti psicologici e comportamentali di ciascuno di essi.
La rabbia non fa che scatenare altra rabbia, lo sappiamo. Nostro figlio si impunta, noi urliamo, lui non cede, noi urliamo più forte lui piange, noi ci sentiamo in colpa. È un copione che sappiamo a memoria, un circolo vizioso che ci lascia tutti, piccoli e grandi, sconfitti e sfiniti. Non esiste (purtroppo) una ricetta miracolosa da applicare in tutti i casi. Ci sono però delle semplici tecniche che permettono di creare ogni giorno in famiglia un'atmosfera serena e scevra da rapporti di forza, soluzioni che aiutano i genitori a educare senza urla e minacce, e i bambini a esprimersi, a loro volta, senza rabbia. Scoprite come: prevenire e smontare le crisi di collera dei vostri figli; sintonizzarvi con il mondo del bambino per comunicare con più efficacia; prendervi cura di voi stessi per gestire meglio le vostre emozioni. Per vivere più gioiosamente la vita familiare.
Il bambino sicuro di sé, capace di far valere i suoi diritti e di rispettare quelli degli altri, capace di convivere in armonia, è stato educato a seguire semplici, ragionevoli regole di vita. Regole che i genitori non impongono con la forza o con il ricatto, ma che stabiliscono esercitando il buon senso, l'osservazione attenta delle esigenze del bambino, e che si impegnano loro stessi a rispettare. Con esempi concreti, tratti dalla vita di ogni giorno, questo manuale aiuta i genitori a formulare alcune basilari regole di convivenza.
Gli istinti maschili sono stati espulsi dalla nostra cultura, sempre più femminilizzata e "materna", così come dalla società delle "buone maniere". Eppure sono istinti ancora vitali, che vanno riconosciuti senza timore e dominati, cioè vissuti in modo equilibrato, per poter ritrovare una sana e sincera spontaneità. Attraverso una lettura di sogni, leggende, miti, il libro dello psicoanalista Claudio Risé ripercorre la storia di questo "interdetto" e offre agli "uomini in crisi" una via per ristabilire un contatto positivo con il loro lato "selvaggio".

