
Con questo studio Feldenkrais ha voluto creare un contesto in cui possano trovare una loro collocazione i risultati del suo metodo per la rieducazione dell'uso del proprio corpo.
L'enneagramma è una figura geometrica di singolare pregnanza che con misteriosa insistenza ricorre nelle più diverse ricerche sulla natura umana: il misticismo mediorientale, il sufismo, i 'dervisci danzanti', le teorie di G.I. Gurdjieff, fino alle recentissime indagini occidentali sulla sofferenza psichica. Grazie alla sua variegata formazione culturale e alla ricchezza di esperienze individuali, l'autrice ha potuto cogliere ed estrarre da quelle diverse riserve di sapere sull'uomo una tipologia caratteriale basata sull'enneagramma. E la propone qui direttamente al lettore come uno strumento potente al servizio dell'automiglioramento dell'essere umano.
Com'è una supervisione con i più grossi capiscuola della psicoanalisi mondiale? E cosa viene fuori se il caso in supervisione è il medesimo per tutti: stessa analista (Virginia Hunter), stessa paziente (Roselyn), stessa seduta, stesso materiale? Come reagiscono, cosa riescono a dare personaggi come André Green, Hanna Segal, Frances Tustin, John Bowlby, Ernest Wolf, Peter Giovacchini, Arnold Goldberg, Rudolf Ekstein, Robert Wallerstein, Arnold Modell, Jacob Arlow, quando lavorano su un caso? L'idea di usare lo stesso caso è geniale perché consente al lettore di confrontare le supervisioni sullo stesso terreno, di vedere concretamente come e in che misura i diversi modelli teorici di cui quegli analisti sono i maggiori esponenti si calino in una realtà e la chiariscano, la illuminino. Non solo, ma ci permette di osservare in che consista la differenza tra modello e modello. A ogni consulenza l'autrice dedica un capitolo, in cui la registra fedelmente, attenendosi perfino allo stile e al tono parlato degli scambi. Ma fa anche di più. Per consentire al lettore di aver presente, mentre legge la supervisione, il riferimento teorico dei vari 'supervisori', fa precedere ciascun capitolo da un'intervista con lo psicoanalista stesso, in cui egli viene indotto a raccontare generosamente la sua storia personale e i concetti fondamentali della sua concezione teorica.
Poche sono le persone di cultura (non addette ai lavori) che sappiano cos'è l'analisi fattoriale. Purtroppo, sembra che lo ignori anche gran parte dei laureati in psicologia o sociologia. Secondo Kline non lo hanno capito davvero neppure parecchi 'esperti' che quella tecnica applicano quotidianamente. Perché? Le ragioni sono varie, ma sicuramente una delle più forti è che qui c'è di mezzo la matematica. Infatti, l'uso della matematica per manipolare dati è fonte di intelligenza e conoscenza solo se il significato di tale applicazione è sempre chiaro nella mente di chi opera. Questa esigenza primaria è però piuttosto trascurata nei manuali di analisi fattoriale. La situazione, poi, avverte Kline, rischia di peggiorare dopo l'avvento di programmi informatici di analisi, che consentono di fattorializzare meccanicamente qualsiasi insieme di dati. L'obiettivo di questo testo sarà dunque di mettere il lettore in condizione di capire il significato dell'applicazione matematica, e grazie a questo di imparare a capire cosa fa un'analisi fattoriale. È un libro scritto nel modo più elementare e rigoroso possibile, rivolto allo studente ma anche a molti sperimentatori che usano i programmi informatici senza sapere bene ciò che fanno. In questa sua funzione didattica questo volume è il complemento ideale al Manuale di psicometria, dello stesso autore.
Per i candidati del Chicago Institute incontrare un insegnante del calibro di Heinz Kohut dev'essere stata un'esperienza unica; noi possiamo farcene un'idea grazie a questa fortunata trascrizione delle sue lezioni che ne restituisce intatta l'immagine, il caratteristico pensare ad alta voce mentre va costruendo quelle formulazioni che diverranno le pietre angolari del suo castello teorico. All'esposizione rigorosa si alternano resoconti di casi clinici, aneddoti, digressioni e fulminee intuizioni, sia cliniche sia teoriche, che ritroviamo poi, debitamente sviluppate, nei suoi lavori fondamentali. A prescindere dal fascino documentario, però, queste lezioni occupano una posizione chiave nell'evoluzione della teoria kohutiana. Tenute negli anni 1974 e 1975, a metà tra la pubblicazione di Narcisismo e analisi del sé (1971) e La guarigione del sé (1977), ci rivelano un Kohut in evoluzione, alle prese con la tensione creativa fra tradizione e innovazione, fra continuità e cambiamento, proprio mentre sta dando forma a quella psicologia del sé che avrebbe segnato il suo definitivo distacco dal pensiero psicoanalitico tradizionale. Nelle sue parole già vediamo quelli che saranno i caposaldi della matura psicologia del sé. Rivedute con cura, queste lezioni ci restituiscono lo stile intellettuale e la statura pedagogica di un pensatore creativo nel bel mezzo della sua creazione.