
Attraverso un’analisi esaustiva della struttura e del funzionamento dei cosiddetti gruppi carismatici e dei dati relativi all’attività di un centro di ascolto, il volume offre una riflessione psicologica sulle motivazioni individuali, i processi sociali e le dinamiche relazionali che sottendono il fenomeno del settarismo e dell’antisettarismo religioso moderno.
Il bisogno di credere, di evadere, di ricercare il senso e la speranza sono tutti bisogni costitutivi dell’esperienza umana. Ma cosa succede quando il credere scivola in credulità, il fideismo e l’appartenenza diventano gregarismo e dipendenza, la fiducia nel leader degenera in ipocritica, la fantasia e il gioco sono mortificate in stereotipia e ripetitività, il simbolismo decade in totemismo, il rito in rituale esoterico per iniziati e la solidarietà e coesione interna diventano chiusura e distacco dall’esterno…
L’autrice analizza i fenomeni religiosi per coglierne strutture e dinamismi psicologici, si interroga sulle caratteristiche di personalità e sulle motivazioni dei soggetti coinvolti, sottolineando il potenziale trasformativo che le esperienze del genere hanno sulla loro personalità.
Raffaella Di Marzio, laureata in Psicologia, Scienze dell’educazione e Scienze storico-religiose, è insegnante di religione cattolica. Membro del direttivo della SIPR (Società Italiana di Psicologia della Religione) e del comitato scientifico della rivista «Cultic Studies Review» pubblicata dall’ICSA (International Cultic Study Association), ha insegnato Psicologia della religione presso la Pontificia Facoltà «Auxilium» di Roma. Autrice di numerosi articoli in lingua italiana e inglese pubblicati su riviste specializzate nel settore, è tra i collaboratori del volume Le religioni in Italia (Elledici, 2006). Direttrice editoriale dei primi corsi online sul fenomeno religioso in Italia (www.corsiweb.org), ha fondato ed è responsabile del Centro di Informazione online SRS (Sette, Religioni e Spiritualità: www.dimarzio.it).
In questa raccolta di saggi Hillman ci parla di sé e di come è nata la sua visione della psicologia, dell'uomo, del mondo. Tutti i suoi poliedrici scritti sono contraddistinti da un denominatore comune: la centralità del processo immaginativo nell'attività della e sulla psiche. E l'importanza della cura della vita immaginale, quindi, come modo per promuovere nuove visioni, per coltivare il senso estetico nelle relazioni con il mondo, per restituire Anima ai luoghi, alle malattie abitate dagli uomini, al mondo. "Restituendo i sintomi all'anima", dice l'autore, "io tento di restituire un'anima ai sintomi ridando loro quel valore centrale nella vita che è proprio dell'anima". Il costante interpenetrarsi di pensiero e immagine della sua visione consente un avvicinamento tra apparenza e realtà, tra "lo spirito che sviluppa teorie e l'anima che costruisce fantasie" e ci consegna un nuovo stato della mente che sa vedere oltre per immaginare il presente in modo nuovo.
Il riconoscimento del disturbo post-traumatico da stress quale entità diagnostica nella terminologia psichiatrica ha favorito lo sviluppo di ricerche sulle modalità con cui le persone reagiscono alle esperienze oppressive. L'evoluzione storica del concetto del trauma, le reazioni e gli adattamenti al trauma, il meccanismo della memoria, le questioni di natura evolutiva, sociale e culturale sono parti principali di questo volume all'interno del quale è confluito l'attuale sapere sugli effetti delle esperienze intollerabili sulla mente, sul corpo e sulla società. Integra la trattazione la rassegna critica dei contributi relativi alla prevenzione, alla diagnosi e al trattamento del disturbo post-traumatico da stress.
"Guarire dal trauma" è frutto di ricerca e lavoro clinico con vittime della violenza sessuale e domestica, con veterani di guerra e vittime del terrorismo politico. È un libro sulla possibilità di ristabilire i legami e, quindi, un libro sulla guarigione: tra il mondo pubblico e quello privato, tra l'individuo e la comunità, tra gli uomini e le donne. È un libro su ciò che hanno in comune le sopravvissute a stupri e i veterani di guerra, le donne maltrattate e violentate e i prigionieri politici, i sopravvissuti ai campi di concentramento...
Nei momenti veramente fatali della vita (come una disgrazia o un’invalidità), davanti alle più inspiegabili ingiustizie dell’esistenza (come una catastrofe naturale o una morte violenta) l’uomo si chiede da sempre «perché?». «Destino» è la risposta più antica a questa domanda, parola vuota ma densa, che riguarda la durata della vita, la natura della morte, la qualità degli eventi fortuiti e le caratteristiche soggettive dell’uomo. Il destino è inspiegabile quando distribuisce malformazioni fin dalla nascita; è assurdo quando uccide neonati per mano di madri folli; è imprevedibile quando dispensa fortune al Superenalotto; è strapotente quando rovina risparmi e investimenti; è inflessibile quando vanifica le cure per un malato. L’idea di destino incontra l’ostilità di chiunque rivendichi la volontà umana di auto-determinarsi e rigetti l’ipotesi di una vita determinata a priori. Esso è immaginato in un altrove che si estende al di là dell’uomo: tessuto dagli dèi o scritto nelle stelle, pianificato da anime già morte o ereditato geneticamente prima ancora di nascere. La sua realtà è avversata da chi cerca dentro l’uomo la ragione e il senso dell’esistenza. La psicologia analitica individua nell’inconscio una categoria che è dentro l’uomo, ma è estranea alla sua conoscenza, che interviene nelle scelte dell’individuo ed è più potente delle sue intenzioni coscienti. Inconscio potrebbe essere un altro nome per indicare il destino. Come il destino, l’inconscio impronta l’inclinazione per certi lavori o a perdere il posto, la propensione ad ammalarsi o a morire di morte violenta; custodisce il nucleo soggettivo di ogni persona e la sua pulsione a individuarsi, la sua specifica mission e ogni altra caratteristica individuale. È depositario di un individuale Piano di Vita, che si realizza attraverso un intreccio di coincidenze apparentemente casuali, ma sensate e significative, che punteggiano la personalissima Via del Destino. L’io dell’individuo non ha il potere di annullare l’inconscio, ma ha la responsabilità di partecipare alla realizzazione della propria Via del Destino. La sua libertà è limitata, ma tanto determinante da poter scegliere, perfino, fra la possibilità di vivere per niente o morire per qualcosa.
Claudio Widmann, analista junghiano, vive e lavora a Ravenna. È Direttore dell’icsat (Italian Committee for the Study of Autogenic Therapy) e docente di discipline inerenti il simbolismo e l’immaginario presso Scuole di Specializzazione in Psicoterapia. È autore e curatore di saggi che trattano temi attinenti la psicologia junghiana, tra cui, per i tipi delle Edizioni Magi, sono stati pubblicati: Il viaggio come metafora dell’esistenza, Il simbolismo dei colori, La psicologia del colore, Le terapie immaginative e La simbologia del presepe.
Dal fenomeno wrestling al comportamento violento, dai videogiochi alle condotte aggressive, dalla violenza in TV alle assurde emulazioni di fronte a cui, non di rado, rabbrividiamo tutti: esistono similitudini tra quello che i giovani vedono sugli schermi e i loro comportamenti antisociali e violenti? Il fenomeno del bullismo purtroppo "sta al passo con i tempi". Quali sono le sue nuove forme? Come nasce il cyberbullo e in che cosa risiede la sua forza? Come si può prevenire il bullismo, chi ne è responsabile e di chi è la colpa? La lettura psicologica del fenomeno inizia in questo libro con il ritratto psico(pato)logico del bullo per proseguire con quelli, non sempre edificanti, dei mass-media, della scuola e della famiglia. Gli autori, facendo luce e le dovute distinzioni tra i concetti di aggressività e di violenza, fanno il punto della situazione sui comportamenti patologici nella società dei giovani e si soffermano sulle conseguenze di tali condotte. Ai danni fisici delle vittime si sommano traumi psichici particolarmente gravi di cui non sono affatto esenti gli aggressori. Inevitabilmente cupo, il quadro che emerge da questa analisi contiene tuttavia nuclei creativi di notevole potenziale, individuati in particolare all'interno della famiglia e nella partecipazione delle istituzioni. Nella ricca disamina delle modalità di prevenzione spicca un progetto educativo alla legalità, già in via di attuazione, che coinvolge unanimemente studenti, insegnanti, genitori e i mass-media.
La violenza domestica è un fenomeno sociale e familiare di cui solo di recente si sono riconosciute l'estensione e la gravita. Infatti, in Italia, ma anche in altri paesi occidentali, questa forma di sopraffazione non scompare con l'avanzare del cosiddetto progresso; è solo divenuta più subdola e multiforme. Il volume è una riflessione sul costo sociale e psicologico, non solo per le donne, ma per l'intera società della violenza in famiglia. Una violenza che trascende i tempi storici e le condizioni socio-culturali, che si esprime quotidianamente nell'ambito di tante mura domestiche e ha come vittime non solo le donne ma anche i bambini, con conseguenze devastanti per tutti, poiché la violenza si trasmette e si apprende. Vengono rievocati e illustrati il percorso e i motivi culturali, sociali e politici che hanno portato alla nascita dei Centri antiviolenza in Italia e in molti paesi europei e non europei, attraverso le testimonianze di chi ha contribuito alla nascita di questi centri e di chi vi ha lavorato o tuttora vi lavora.
L'essere felici non dipende tanto da fattori esterni o da particolari tecniche, ma dal nostro cuore. Sono le buone radici della nostra infanzia che ci rendono capaci della felicità. C'è una felicità sana, propria degli ottimisti che, possedendo una buona fiducia di base, si sentono amati e sono pronti a dare amore. E c'è una felicità malata, propria dei cercatori del piacere scambiato per felicità, dei dipendenti da psicofarmaci o da droghe, degli euforici, degli iperattivi, degli iperadattati che, per evitare la critica ed essere accettati e amati, si sentono inconsciamente obbligati a esibire la maschera della contentezza. Ci sono coloro che, pur desiderandolo, si sentono in colpa o hanno paura di essere felici. Ci sono i pessimisti che si sentono tagliati fuori dal mondo della felicità, ma essa può loro dischiudersi, se saranno aperti a un serio e impegnativo itinerario psicoterapeutico. Aspirare a essere felici è una potente molla dell'esistenza. Rivela che non abbiamo perso la fiducia in noi stessi e nei nostri simili e che la speranza non è spenta nei territori della nostra psiche. Ciò aiuta a crescere, anche quando l'anagrafe ci colloca nella terza o nella quarta età.
Nel volume sono riportate le esperienze più significative e consolidate che rappresentano la moltitudine degli interventi terapeutici che si svolgono in Italia da molti anni a favore dei bambini con disturbo dello spettro autistico. Nell'ambito dell'acceso dibattito, il fatto che il Presidente dell'ISS prof. Enrico Garaci abbia specificato che le linee guida non siano prescrittive ma siano una raccomandazione, ha permesso la riattivazione di un dialogo che garantisce la proficuità dell'apertura scientifica. L'On. Paola Binetti, in qualità primariamente di neuropsichiatra infantile, ha promosso l'incontro di diverse scuole di pensiero per far sì che tante esperienze pluridecennali non venissero accantonate e che i genitori continuassero a esercitare la libertà di scelta. Il convegno di cui il presente volume è una testimonianza, si è posto l'obiettivo primario di rispondere alla complessità del disturbo autistico dando voce a quanti si impegnano quotidianamente nell'ambito riabilitativo. Oltre agli interessanti contributi di ordine scientifico, come per esempio quello di Gabriel Levi, sono presenti riflessioni di più ampio respiro che coinvolgono temi di bio-etica, come il contributo di Marianna Gensabella Furnari.
È crescente l'interesse nei confronti dell'omosessualità da parte della società civile, anche se dobbiamo riconoscere che il dibattito non sempre avviene in modo sereno e avulso da pregiudizi. Al riguardo, sono ancora troppe le stigmatizzazioni e le discriminazioni. Per una corretta comprensione dell'omosessualità si ritiene necessario non fermarsi al semplice comportamento manifesto ma, a partire dai contributi di Freud, tuttora fondamentali e imprescindibili, evidenziare le dinamiche psichiche profonde, e in gran parte inconsce, che vi sono sottese. Il volume prende in esame, entro una visione organica e il più possibile completa, i vari aspetti dell'omosessualità sia maschile sia femminile spesso, questa, trascurata o addirittura rimossa. I temi trattati riguardano l'eziologia, le fasi dello sviluppo, l'ambiente familiare, le omosessualità, il processo di depatologizzazione, avvenuto tra gli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, e il conseguente riconoscimento dell'omosessualità come una variante normale del genere sessuale, il coming out, gli eventuali interventi psicoterapeutici comunque non finalizzati al cambiamento dell'orientamento sessuale, l'omogenitorialità e l'omofobia. L'obiettivo è quello di fornire un quadro panoramico utile non solo a chi è impegnato nel campo della psicodiagnosi e/o della psicoterapia, ma anche a tutti coloro che operano nel campo psico-sociale, scolastico e, più in generale, dell'educazione.
Il libro raccoglie i contributi di vari esperti, elaborati dopo l'approvazione della legge n. 134/2015 sull'autismo, che si pongono sostanzialmente due obiettivi: mettere a fuoco i quesiti che con maggiore frequenza riguardano il tema dell'autismo, cercando di comprendere perché sia indispensabile parlare di autismi o, comunque, di Disturbo dello Spettro Autistico (OSA) e di ragionare su ciò che oggi realisticamente si può e si deve fare per migliorare la qualità di vita delle persone comprese nello spettro autistico. Nel libro vengono presentati tempi e modi dei diversi interlocutori che si interfacciano con la persona con OSA: la famiglia, la scuola, i centri specializzati per la sua presa in carico, il mondo del lavoro e del tempo libero. I vari autori si pongono davanti alla realtà dell'autismo con il giusto livello di problematicità. Dalla lettura dei vari contributi emerge con chiarezza che l'unico modo per costruire, a livello personale, un rapporto efficace con una persona che rientra nello spettro autistico, è aiutarla a superare la sua tendenza alla frammentazione, imparare a rispondere alle sue sollecitazioni in modo verbale e non verbale, ricorrendo al linguaggio corporeo, a quello dei simboli e delle parole, dando risposta alle domande implicite nelle sue osservazioni, cogliendo i significati che si intuiscono e offrendo le necessarie rassicurazioni sul piano affettivo ed emotivo.