
Maleducati. Trasgressivi. Immaturi. Le ricette salva figli sono ormai diventate argomento quotidiano di discussione e confronto fra genitori in crisi e insegnanti rinunciatari. C'è chi grida alla sconfitta dell'antiautoritarismo. Chi invoca un ritorno alla disciplina tra le mura domestiche. Chi accusa la scuola di aver abbandonato il suo ruolo pedagogico. Per Vittorino Andreoli, da sempre attento osservatore del disagio psicologico degli adolescenti e dei loro compagni più adulti, invece il fallimento educativo è un malessere profondo che riguarda tutti, genitori e no, e che può essere risolto solo con uno sforzo comune. Il primo sintomo va ricercato senz'altro nella morte della famiglia tradizionale. I bambini avrebbero bisogno di un'unica figura che si occupi di loro: la madre. L'aumento delle figure di riferimento - necessario, per molte ragioni, nella nostra società crea un disaccordo educativo, ed è la vera causa della loro inquietudine e disobbedienza. Cosa dovrebbero fare, allora, i genitori per far crescere meglio i loro figli? Dovrebbero ritrovare un punto d'unione con tutte le figure che li affiancano: i nonni, le babysitter, le insegnanti dei nidi e delle scuole per l'infanzia... Educare vuol dire trasformare un figlio in un uomo o una donna capaci a loro volta di diventare padri e madri. E per farlo dobbiamo tenere conto dei sentimenti che sono parte indispensabile di ogni processo di crescita.
Le amicizie e le antipatie, i successi e le delusioni scolastiche, la vita in famiglia e i primi amori: la crescita di ogni ragazzo è fatta di contesti e momenti cruciali che segnano indelebilmente il suo modo di rapportarsi a se stesso e agli altri. Dopo aver osservato e studiato per anni il rapporto tra giovani e adulti dalla prospettiva privilegiata della psichiatria per coglierne gli effetti dannosi, in questo volume Vittorino Andreoli parte dalla sua lunga esperienza con genitori e insegnanti per spiegare come risolvere al meglio i piccoli e grandi problemi della vita dei figli: in un itinerario che attraversa le paure infantili e la scelta del gruppo di amici, la scoperta del proprio corpo e la vita scolastica, le insicurezze e i momenti di ribellione, il grande psichiatra ci accompagna passo dopo passo nel percorso di crescita dei nostri ragazzi, aiutandoci a compiere le scelte migliori per aiutarli a diventare adulti sereni e consapevoli.
"Professore, so che lei è molto occupato, mi può dare il nome di uno psichiatra? Lo vorrei matto, preferibilmente." Vittorino Andreoli, uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea, i matti li frequenta da tanti anni. Quello che non gli era mai capitato prima era di considerare un popolo intero come paziente. Lo fa in queste pagine in cui affronta i mali del bel Paese, a cominciare dal masochismo che affligge il popolo italiano spingendolo a una distruttività di sé malcelata dietro una maschera esibizionista. Uno scintillio di falso benessere rincorso da chi, non potendo permettersi certi lussi, fa di tutto per ingannare se stesso e gli altri. Poi c'è la straordinaria fede nei miracoli che ci rende un popolo credulone e facilmente abbindolabile dal truffatore di turno. E infine una dose di individualismo spietato con un talento innato per la recita. Con ironia e lucidità, "Ma siamo matti" fornisce molti consigli utili per risvegliarci dal "mal d'essere" in cui ci hanno gettato la crisi e l'impoverimento generale. Ma è anche una dichiarazione d'amore per la propria terra. "Mi piacerebbe che questo libro diventasse il libro di un popolo" scrive Andreoli, "del popolo di cui sto per parlare sapendo che al contempo parlo di me stesso, perché senza questo popolo semplicemente non sarei. Perché è questa la mia terra, quella dell'Italia, e anche se dovesse essere sommersa dalle acque che la circondano, è una penisola che, comunque sia, io amo."
Maleducati. Trasgressivi. Immaturi. Le ricette salva figli sono ormai diventate argomento quotidiano di discussione e confronto fra genitori in crisi e insegnanti rinunciatari. C'è chi grida alla sconfitta dell'antiautoritarismo. Chi invoca un ritorno alla disciplina tra le mura domestiche. Chi accusa la scuola di aver abbandonato il suo ruolo pedagogico. Per Vittorino Andreoli, da sempre attento osservatore del disagio psicologico degli adolescenti e dei loro compagni più adulti, invece il fallimento educativo è un malessere profondo che riguarda tutti, genitori e no, e che può essere risolto solo con uno sforzo comune. Il primo sintomo va ricercato senz'altro nella morte della famiglia tradizionale. I bambini avrebbero bisogno di un'unica figura che si occupi di loro: la madre. L'aumento delle figure di riferimento - necessario, per molte ragioni, nella nostra società crea un disaccordo educativo, ed è la vera causa della loro inquietudine e disobbedienza. Cosa dovrebbero fare, allora, i genitori per far crescere meglio i loro figli? Dovrebbero ritrovare un punto d'unione con tutte le figure che li affiancano: i nonni, le babysitter, le insegnanti dei nidi e delle scuole per l'infanzia... Educare vuol dire trasformare un figlio in un uomo o una donna capaci a loro volta di diventare padri e madri. E per farlo dobbiamo tenere conto dei sentimenti che sono parte indispensabile di ogni processo di crescita.
Se l'uomo di Musil si è caratterizzato per "la mancanza di qualità" quello di Andreoli descritto in questo romanzo è un uomo privo di identità. Un uomo stanco della follia del mondo e del suo rumore, che fugge in una baia sperduta della Scozia affacciata sull'oceano Atlantico. Circondato solo da uccelli di mare, Franz Gustav farà i conti con i fantasmi del passato e con le molte relazioni che attende ancora di vivere. "L'uomo senza identità" è dunque la narrazione di un uomo solo che però trova dentro di sé non un doppio ma addirittura una frammentazione, che lo porta a smarrire persino il significato di che cosa voglia dire Io. In quel luogo disabitato nasce la storia di un uomo che appare più ricca ma anche più confusa di quella di una grande metropoli. L'identità, la coerenza, il riconoscimento di principi, tutto diventa indefinibile e Franz Gustav tenterà di immergersi nel proprio profondo fuggendo persino dalla propria sensorialità, chiudendo gli occhi. E in questa immersione incontrerà il vuoto e il nulla. Dopo aver raccontato la fragilità dell'essere umano nei suoi saggi, Vittorino Andreoli mette in scena la frantumazione dell'individuo, la moltiplicazione in frammenti di io che si sdoppiano per imporre il proprio mistero.
"C'è un vento che spinge in avanti e un vento che rallenta e vorrebbe che tu rimanessi fermo." La storia di Vittorino Andreoli comincia con il vento euforico del dopoguerra e continua in una corsa disseminata di piccole ma profonde rivoluzioni. La prima lo porta ad abbandonare l'impresa edile di famiglia per diventare "un medico dei matti". Una scelta inconsueta segnata dall'incontro con alcuni uomini formidabili come André Breton e Eugène Minkowski. Dopo gli studi in medicina, intraprende l'avventura da scienziato puro con le ricerche sul ruolo della serotonina nei disturbi mentali a Cambridge e alla Cornell University di New York. Frequenta i laboratori della Nasa nel New Mexico. In quell'atmosfera surreale del deserto, insieme a un medico con nostalgie naziste, costretto a radersi completamente per sfuggire alle attenzioni degli scimpanzé interessati solo allo "spidocchiamento" della sua nuca, Andreoli capisce che la ricerca e la cura di un malato diventano possibili solo all'interno di una relazione. Si compie così la seconda rivoluzione. Andreoli lavora con Seymour Kety ad Harvard, rifiuta l'insegnamento universitario e prende servizio al manicomio di Verona. Ed ecco profilarsi innumerevoli altre rivoluzioni. Uomo di lettere, scrittore di romanzi e pièce teatrali, consulente dei più noti casi di cronaca criminale, da Pietro Maso a Donato Bilancia, acuto osservatore del malessere dei giovani, e del disagio dei loro genitori.
Molti di fronte allo scorrere del tempo reagiscono, anche nelle difficoltà, traendone sensazioni positive, individuandone gli aspetti vantaggiosi. Esprimono così la "gioia di vivere", un modo di vedere l'esistenza che si inserisce nel flusso della Natura, accettando ciò che il presente dona, senza decorarlo troppo con i propri desideri. Ma la maggior parte di noi è affetta dalla "fatica di vivere". Siamo sempre in azione e mai soddisfatti, destinati a rincorrere un futuro che non c'è e forse non ci sarà mai, spinti nella lotta per il potere dalle nostre ambizioni, dalla paura dell'insuccesso o perfino della morte. Due stili di vita opposti, che non appartengono all'ambito patologico, ma che sono la chiave per dare a una stessa esistenza un significato contrapposto: vivere bene, o al contrario vivere male. In questo libro Vittorino Andreoli, "portatore della visione tragica dell'esistenza", ci accompagna alla ricerca del segreto della gioia di vivere. E, attraverso la riflessione sui classici, la filosofia, la religione, l'osservazione delle storture della società e naturalmente con la conoscenza dell'uomo, delinea un percorso per recuperare la vera essenza del nostro essere umani. Si scopre così che nel mondo dominato dalle strategie per essere vincenti, dal fascino dell'esclusività, dalla bellezza, dalla fatica di vivere dell'individuo, il "magico potere" della gioia non è altro che la capacità, che tutti abbiamo dentro, di passare dalla dimensione dell'"io" a quella del "noi".
"La mia vita di psichiatra si è svolta in un periodo storico fatto di tante psichiatrie (persino di una definita democratica), segno che non esisteva la psichiatria. In questo clima, non potevo che costruire la mia psichiatria." Sono passati cinquantotto anni da quando il professor Vittorino Andreoli è entrato nell'ambiente psichiatrico. Un periodo di intensa e appassionata professione, con modificazioni profonde sulla concezione delle malattie della mente: nascita di nuovi disturbi, scoperte scientifiche sul cervello e in particolare sulla sua parte plastica che si lega in maniera specifica alla psichiatria. È diventato chiaro che la normalità non può essere considerata la misura per la follia, poiché sovente una condizione si interseca con l'altra, in funzione degli ambienti e delle condizioni sociali. È anche per questo che serve "uno psichiatra frammentato" capace di avvalersi di altre competenze, seguendo la metafora dell'orchestra. Uno psichiatra che deve entrare in relazione e con-partecipare i vissuti del paziente per impedire che un disturbo mentale si trasformi in una tragedia. Soltanto da una così lunga esperienza in Italia e nei Centri internazionali potevano emergere i nuovi princìpi per curare i dolori della mente.
In questo libro Vittorino Andreoli mette a nudo la sua psiche e l'intero suo essere. E' il diario sentimentale di un anno particolare, quello in cui Andreoli ha voluto andare in pensione, dopo decenni di impegno a contatto quotidiano con i malati, per dedicarsi a tempo pieno all'insegnamento e alla scrittura. Attraverso la descrizione dei viaggi, degli incontri, delle esperienze di un anno, l'autore riflette su di sé e su di noi, sui grandi cambiamenti non solo personali ma anche collettivi che la nostra società sta sperimentando. "Cronaca dei sentimenti" è un libro sulla follia che si cela dentro ogni uomo, sulle grandi e piccole ossessioni della nostra epoca, sulla ricerca spesso vana di Dio.
"Dopo sei anni dalla prima pubblicazione, questo libro ritorna, il dolore che si è caricato su questi anni lo ha reso meno strano, lo pone davanti agli occhi come qualcosa di utile per capire eventi che ci sono apparsi assurdi, demoniaci e hanno persino attivato teorie del maligno che appartenevano a secoli ormai lontani. C'è bisogno di capire che cosa sia questa pulsione nell'uomo, considerare la sua pericolosità, il bisogno del suo controllo, riaprire la necessità di un'educazione sui principi che riguardano il rispetto dell'altro, l'accettazione di quel "Non uccidere" che si propone come imperativo è segno evidente che rappresenta un rischio alto e può portare a fare di ciascuno di noi un assassino." (Vittorino Andreoli)
In questo libro l'Autore indaga con rigore e racconta con un linguaggio chiaro e di forte impatto emotivo la condizione dei bambini nella nostra società: per trovare quei modelli educativi che possono condurre a un armonioso sviluppo della personalità.
"Dentro di me non ho mai sentito la duplicità delle culture. Io faccio sempre la stessa cosa, una sola: mi occupo dell'uomo, lo studio nel suo comportamento, in azioni che talora si fanno estreme e giungono a uccidere un altro uomo. Un comportamento che si fa follia e che pure parla dell'umanità."