
Da bambina aveva giurato "Andrò alle Olimpiadi" ma anche "Diventerò una cantante". Indovinate com'è finita. Ha cominciato ad allenarsi a 4 anni (da piccola la chiamavano Duracell perché non si fermava mai). A 12 ha lasciato Catania e la famiglia per dedicarsi completamente allo sport. A 17, dopo aver fatto il pieno di medaglie nei campionati internazionali, ha partecipato alle Olimpiadi di Londra, realizzando il suo sogno di bambina. Carlotta Ferlito, segno zodiacale Acquario, campionessa italiana di ginnastica artistica, racconta la sua storia in pagine ricchissime di foto ed emozioni: ci sono gli esordi, le prime gare importanti, l'attrezzo che preferisce (la trave) e quello che teme (le parallele), la passione per la musica e quella per i dolci. Ma soprattutto c'è la sua vita dietro le quinte: l'infanzia a Catania, i fratelli e il cane Pepe, le amicizie e gli amori, pochi ma buoni.
È il novembre del 1918, e il mondo di Rosa Tiefenthaler è andato in frantumi. L'Impero austroungarico in cui è nata e vissuta non esiste più: con poche righe su un Trattato di pace la sua terra, il Sudtirolo, è passata all'Italia. "Il nostro cuore e la nostra mente rimarranno tedeschi in eterno", scrive Rosa sul suo diario. Colta e libera per il suo tempo, lo tiene da quasi vent'anni, dal giorno del suo matrimonio con l'amato Jakob. Mai avrebbe pensato di riversare nelle sue pagine una così brutale lacerazione. Ne seguiranno molte altre. In pochi anni l'avvento del fascismo cambia il suo destino. Cominciano le persecuzioni per lei e per la sua famiglia, colpevoli di voler difendere la loro lingua e la loro identità: saranno arrestati, incarcerati, mandati al confino. E Rosa assiste impotente al naufragio di tutte le sue certezze. Intorno a lei, troppi si lasciano sedurre da un sogno pericoloso che si sta affacciando sulla scena europea: quello della Germania nazista. Non potrà impedire che Hella, la figlia minore, sia presa nel vortice dell'ideologia fatale di Hitler. E presto dovrà affrontare la scelta impossibile tra l'oppressione e l'esilio. Nata austriaca, vissuta sotto l'Italia, morta all'ombra del Reich, Rosa è il simbolo dei tormenti di una terra di confine. Su quella frontiera è cresciuta Lilli Gruber, sua bisnipote, che oggi attinge alle parole del suo diario. E racconta una pagina di storia personale e collettiva in questo libro teso sul filo del ricordo.
Somalia, 1994. Murayo, una bambina gravemente malata, viene lasciata in un ospedale militare italiano per essere curata. Il padre va a visitarla una volta e poi sparisce. La piccola diventa la mascotte dell'accampamento fino al momento del ritiro del contingente. Ma il militare che avrebbe dovuto accompagnarla all'orfanotrofio di Mogadiscio non se la sente di abbandonarla, le vuole bene e decide di portarla con sé. Murayo arriva in Sicilia e diventa il centro di una nuova famiglia. È convinta di aver perso tutti i suoi cari e la Somalia resta per lei solo un lontano ricordo. Fino a quando, quattordici anni dopo, una puntata della trasmissione Chi l'ha visto? rimescola di nuovo le carte e accade quello che nessuno avrebbe mai immaginato: Murayo riconosce suo padre in un campo di rifugiati in Kenya. "Solo le montagne non si incontrano" mai è l'incredibile storia di una ragazza che intraprende il viaggio più importante della vita per ritrovare la sua famiglia. Una vicenda segnata da situazioni imprevedibili e coincidenze fatali che travolgono anche tutte le persone a lei vicine. L'aiuta in questa impresa una donna determinata come Laura Boldrini, da anni impegnata nella difesa dei diritti dei rifugiati, che racconta con grande coinvolgimento come una perdita può trasformarsi in una conquista. Perché oggi Murayo non è più divisa tra due padri ma unita a tutti e due.
I nemici dei vostri nemici sono vostri amici. I messaggi I si mandano con le azioni, non con le parole. Niente è effimero come il successo. E ricordate sempre: se non volete perderlo, il potere va esercitato. Con ogni mezzo. Trattato formidabile per profondità di analisi e capacità di indicare strategie per sfruttare eventi e comportamenti umani a proprio vantaggio, "Il Principe" di Machiavelli rappresenta un'ottima guida anche nel mondo del lavoro di oggi, ormai diventato,, tra competizione, divisioni e obiettivi sempre più proibitivi, un campo di battaglia in cui solo i più abili riescono a farsi strada. Tim Phillips - giornalista di business esperto di management rilegge il famoso trattato rinascimentale offrendo consigli e suggerimenti per districarsi tra imprevisti e cambi di rotta tipici delle aziende di oggi: dagli atteggiamenti da tenere con colleghi e concorrenti agli errori da evitare, fino alle strategie per esercitare al meglio il proprio potere, Phillips indica, sulla scia delle brillanti intuizioni di Machiavelli, quale percorso seguire per sopravvivere e arrivare al vertice nell'anarchia del lavoro contemporaneo.
"Ibsen, Shakespeare, Brecht..." Quando gli insegnanti del Centro universitario teatrale gli sottoposero una lista di autori da portare in scena, il giovane Luigi Proietti per poco non svenne: non ne aveva mai sentito nominare nessuno. Come tanti ragazzi cresciuti nella periferia della capitale, all'ombra del boom economico, Proietti pensava soprattutto alla musica e guardava all'America. Per lui l'unico palco era quello dei night club, dove suonava e cantava insieme agli amici di sempre. Si era iscritto per gioco a quel corso di recitazione, spinto dalla voglia di qualcosa di diverso: non poteva immaginare che quel "gioco" gli avrebbe cambiato la vita. Il "cantante dalla voce ritmico-melodica-moderna" dimostra subito una versatilità senza precedenti, un potenziale che esprimerà al meglio in "A me gli occhi, please" e negli altri one-man show scritti con Roberto Lerici, dei tour de force nei quali salta dal dramma al varietà lasciando il pubblico a bocca aperta. E in cinquant'anni di carriera Proietti ha conquistato generazioni di spettatori, contaminando la cultura "alta" e quella "bassa" senza pregiudizi. In "Tutto sommato" ci restituisce quella voglia di mischiare le carte in tavola, intrecciando le gioie della vita a quelle del palco e lasciando sempre sullo sfondo la sua Roma, città eterna e fragile, tragica e ironica, cinica e innamorata.
Milano, 1976. Nel seminterrato del mitico Derby Club due giovani comici si guardano da lontano, si studiano, intuiscono rapidamente una cosa molto precisa: diversi in tutto, sono affini per umorismo e gusto della vita. Da lì a cominciare la collaborazione artistica è un attimo, e in poco tempo nasceranno i personaggi dello stralunato commissario Zuzzurro e del suo assistente carogna Gaspare. Soci, amici e anche cognati per un pezzo, Nino e Andrea hanno attraversato insieme tre decenni di spettacolo: sono stati a lezione di comicità da Gianfranco Funari, hanno animato estati ruggenti tra Forte dei Marmi e la Sardegna, hanno visto Berlusconi (allora "solo" Sua Emittenza) rimproverare Liedholm per aver fallito una qualificazione in Coppa Uefa. Ma soprattutto sono stati protagonisti di irripetibili stagioni televisive a Drive In ed Emilio, hanno incassato i complimenti di un monumento della comicità come Neil Simon per i loro adattamenti di Andy & Norman e La strana coppia, hanno vissuto trent'anni di carriera teatrale e sono tornati in tv con una partecipazione a Zelig per ricevere l'abbraccio del loro pubblico e di colleghi vecchi e nuovi. Quando Andrea Brambilla si spegne, il 24 ottobre 2013, tocca ovviamente a Nino dare la notizia: "Gaspare e Zuzzurro non ci sono più. Punto". Ed è proprio lui a raccontare in questo libro la loro storia, senza nascondere o addolcire niente, tra clamorosi successi pubblici e umanissime debolezze private, tra aneddoti e momenti drammatici.
Non amava che si scrivesse di lei. Non sopportava sentir pronunciare il suo nome a sproposito né tantomeno vederlo stampato in giro. Per tutta la vita Oriana Fallaci dovette sopportare il peso dolceamaro della celebrità, perché la condanna dei grandi è di finire sulla bocca (e a volte nel cuore) di tutti, anche a dispetto della più ostinata riservatezza. Entrata giovanissima nell'officina del giornalismo, ha attraversato la seconda metà del Novecento e l'alba del terzo millennio fissando su carta i momenti più intensi della nostra storia recente. Il dopoguerra e la ricostruzione, le fratture ideologiche della guerra fredda, la corsa allo spazio, l'imporsi della cultura pop, l'emancipazione femminile, gli scontri generazionali e l'ombra lunga di quell'eterno conflitto che - dopo aver tormentato gli angoli più poveri del pianeta - l'11 settembre 2001 ha oscurato il cuore dell'Occidente. Questo libro prova a ripercorrere di pari passo l'evoluzione dello scrittore e quella del personaggio pubblico, intrecciando le opere di Oriana Fallaci alle fotografie che l'hanno immortalata e agli oggetti personali che meglio l'hanno rappresentata. In queste pagine le parole e le immagini di una vita si avvicendano in un intenso ritratto biografico: testi e citazioni estratti dalla sua vasta bibliografia e dalle sue carte private, e una ricca galleria di immagini rare, spesso del tutto inedite.
"Cosa c'è in me di così spaventoso da volerlo coprire? Che cos'ho che non va?" È il 1983, e Abnousse ha sei anni quando per la prima volta si ribella ai guardiani della Rivoluzione spogliandosi e correndo nuda per il cortile della sua scuola a Teheran. Per suo padre, un intellettuale liberale che ha scelto di crescerla incoraggiando la sua ostinazione, l'esilio è l'unica via d'uscita: "Non si può fare granché quando si è prigionieri. Bisogna liberarsi. E impossibile negoziare la propria libertà. La si sceglie e la si prende". A Parigi, però, Abnousse scopre che la libertà è profondamente diversa da come se l'era sognata, e questa volta è con la letteratura che sceglie di combattere i "signori della morale": è nei libri infatti che scopre un mondo unico, dove uomini e donne sono uguali, dove a forza di letture, dibattiti, dubbi ed esperienze, le eroine possono vivere la vita quale dev'essere, liberata da pregiudizi, paure e convenzioni. Può la semplice lettura di un romanzo diventare un atto politico? Sì. se come ha scritto Nabokov "la curiosità è insubordinazione allo stato puro". Dalle parole trasformate in carne degli scrittori libertini ai "Versi Satanici", da Colette a Victor Hugo, da Simone De Beauvoir a Madonna, questo è uno straordinario libro sui libri, una storia di resistenza contro l'oppressione, un'appassionata rivendicazione del diritto alla libertà.
Un'avventura ininterrotta, la vita di Walter Bonatti, spesa tra prodezze uniche rimaste nella storia: la sua drammatica partecipazione alla conquista del K2, la scalata in solitaria del Petit Dru, nel gruppo del Monte Bianco, la tragica impresa sul Pilone Centrale del Frèney, la vittoriosa salita sul Gasherbrum IV nel Karakorum, i numerosi viaggi che lo hanno condotto dalla Siberia all'Alaska, dalla Tanzania al Kenya, dal Perù, al Messico, alla Nuova Zelanda. Impossibile dare conto di tutte le vie aperte da Bonatti, di tutte le avventure estreme di un alpinista ed esploratore romantico che si nutriva della stessa curiosità di Ulisse, in un perpetuo ricercarsi nella Natura. In questo libro, rivisto di pugno dall'autore poco prima della sua scomparsa, il "re delle Alpi" ha raccolto interviste e ritagli di giornali, pensieri e dialoghi, commenti e discorsi che compongono il panorama dì una vita eccezionale e il ritratto, anche intimo e personale, di un protagonista indimenticabile.
"E allora?" urlo. "Allora cosa?" risponde l'arbitro. "Dico, solo punizione? A momenti mi stacca una gamba!" Comincia così, con un cartellino rosso non dato, la carriera di Nicola Rizzoli, che quel giorno del 1987 a Bologna ha sedici anni e non è l'arbitro, ma un attaccante. Ed è proprio per scoprire tutti i segreti del regolamento e poter ribattere a tono che decide di iscriversi al corso per arbitri. È l'inizio di un percorso lungo quasi trent'anni che, dai campetti di provincia e dalle trasferte in solitudine in ogni angolo d'Italia, lo condurrà al palcoscenico degli Europei 2012, a Wembley per la finale di Champions League 2013, fino al leggendario Maracaná di Rio per la finale degli ultimi Mondiali Germania-Argentina. Per la prima volta Nicola Rizzoli racconta i suoi segreti tecnici, i momenti di goliardia vissuti con i compagni di avventura, gli ineludibili riti prepartita - la playlist da ascoltare nello spogliatoio, il Vicks Vaporub da respirare a fondo per rilassarsi, lo stemma Fifa da cucire personalmente sulla divisa con ago e filo come gli aveva insegnato a fare la nonna -, tanti retroscena e aneddoti che includono campioni del calibro di Messi, Ibrahimovic, Cassano, Totti, Baggio, Maldini. Ma ricorda anche la bufera di Calciopoli, tutti i suoi sbagli, il rapporto prezioso con un maestro come Pierluigi Collina e le volte in cui è stato a un passo dal mollare tutto.
Bebe, appena diciottenne, come tutti i ragazzi della sua età ama divertirsi: andare al centro commerciale o ai concerti con le amiche, mettersi in tiro per uscire la sera... Non ci sarebbe nulla di strano se non stessimo parlando di Beatrice Vio che a undici anni, dopo essere stata colpita da una forma di meningite acuta, ha subito amputazioni a gambe e braccia. Ma per Bebe la malattia non è la fine, anzi rappresenta soltanto una piccola parentesi tra quello che era prima - una bambina con una famiglia fantastica, moltissimi amici e le "tre S" (scuola, scout, scherma) - e quello che è diventata, ovvero un'adolescente felice, con ancora più amici di prima e sempre le "tre S", ma un po' cambiate: oggi frequenta le superiori, ha ormai ricevuto il suo nome-caccia scout (Fenice Radiosa) e ha già vinto diverse medaglie in competizioni paralimpiche di scherma, anche internazionali, di altissimo livello. Eccezionale atleta e insieme ragazza scoppiettante di vita, Bebe si racconta in queste pagine che traboccano di entusiasmo: dalle gare in giro per il mondo alle vacanza all'Elba, dalle figuracce in tv alle gioie delle protesi con tacco, dai faccia a faccia con i suoi miti agli incontri motivazionali che tiene nelle piazze e nelle scuole. E dei suoi sogni. Perché dopo avere fondato con i genitori art4sport (un'associazione onlus che avvicina i ragazzi con disabilità fisiche allo sport), avere fatto la tedofora a Londra 2012 e avere gareggiato con le atlete più forti al mondo...
Questo libro raccoglie gli articoli scritti da Gianni Minà su Cassius Clay-Muhammad Ali dal 5 marzo 1971 ad oggi. Minà, per il Tg2 della Rai, seguiva, dall’inizio degli anni ’70, l’avventura umana e sportiva del “mito americano con la faccia nera”, il più prestigioso pugile del secolo appena trascorso. Una sorta di diario accompagnato dagli articoli, dettati “a braccio” nella notte, da Los Angeles o da Las Vegas, da Kinshasa o da Manila, al Corriere dello Sport e poi anche a la Repubblica e altri giornali. Queste cronache delle sfide pugilistiche di The Greatest con Frazier, Norton e Foreman caratterizzavano gli Stati Uniti di quegli anni, quelli del riscatto degli afroamericani, di Malcolm X, di Martin Luther King, delle conquiste de “l’altra America”, l’America che lottava per l’affermazione dei “diritti civili”. Cassius Clay, che per abbracciare la fede musulmana aveva cambiato il suo nome in Muhammad Ali, non solo fu al centro di questi eventi sportivi e sociali, ma ne fu in molti momenti uno dei protagonisti. Da allora fino a tempi più recenti quando, nel 1991, si impegnò perfino per la liberazione di alcuni cittadini nordamericani sequestrati in Iraq da Saddam Hussein. L’idea di questo viaggio, nei ricordi di quell’epoca professionale di Minà, è nata quasi casualmente dalla curiosità di sua moglie Loredana che, mettendo in ordine alcuni passaggi dello sterminato archivio cartaceo del giornalista, si è imbattuta in alcune cronache delle imprese del campione di Louisville e ne ha scoperto il fascino, segnalandolo acutamente nella postfazione. Per capire il fenomeno è sufficiente considerare che, dopo il suo rifiuto, negli anni ’60, di andare a fare la guerra in Vietnam, è stata cambiata negli Stati Uniti la legge sull’obiezione di coscienza. Minà ha sempre avuto un’attenzione particolare per campioni complessi come Maradona, Mennea, Tommy Smith, Lee Evans, Baggio e Tomba. La sensibilità sulla vicenda di Cassius Clay, anche ora che il campione è afflitto dal morbo di Parkinson, ne è la prova e conferma la singolarità del libro, che, non a caso, è introdotto da un prologo di Mina, artista somma, ma anche indiscutibile esperta di boxe.