
Il mondo di oggi non sarebbe lo stesso senza Cleopatra, una sovrana colta, intelligente e dotata di una straordinaria abilità sia sul tavolo delle trattative che nelle guerre. Una donna di potere incredibilmente moderna per il passato e allo stesso tempo capace di provare grandi passioni amorose. Ma chi era veramente l'ultima regina d'Egitto? Lei, infatti, è nell'immaginario di tutti, però la sua figura storica è ancora in parte poco conosciuta e non priva di aspetti enigmatici a causa dei pochi dati certi che la riguardano. Alberto Angela ha deciso di ricostruire la vita e le abilissime mosse sullo scacchiere internazionale, ma anche gli amori e le passioni della regina che in un certo senso ha conquistato Roma, rintracciando le fonti storiche e consultando gli studi moderni, e accompagnandoci per mano tra le caotiche strade della capitale del mondo antico, sulle banchine dell'esotico porto di Alessandria d'Egitto e sui sanguinosi campi di battaglia, alla scoperta di persone, storie, usi e costumi. Alberto Angela è in grado di farci rivivere in prima persona il periodo che ha segnato un cambio epocale nella storia romana, dal racconto minuto per minuto dell'uccisione di Giulio Cesare che decreta la fine della Repubblica alla morte di Antonio e Cleopatra (la cui tomba non è ancora stata ritrovata!) fino alla nascita dell'Impero con Augusto al potere. "Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l'eternità" è un viaggio nel tempo tra Occidente e Oriente, per riscoprire con uno sguardo nuovo una donna carismatica e intelligente e un periodo storico affascinante e convulso, ricco di contraddizioni, intrighi, passioni e guerre che hanno segnato il nostro presente e contribuito a rendere il mondo il luogo che oggi tutti noi conosciamo.
Nato nell'antica città di Sana'a, nello Yemen, da una coppia di medici della middle class, Mohammed Al Samawi è cresciuto come un devoto musulmano ed è stato educato a considerare cristiani ed ebrei come nemici. A ventitré anni, però, qualcuno gli regala in segreto una copia della Bibbia e quello che legge mette in dubbio tutto ciò in cui aveva sempre creduto. Così, attraverso i social media, si mette in contatto con ebrei e cristiani di tutto il mondo, partecipa a conferenze interreligiose internazionali e diventa un attivista con l'obiettivo di promuovere il dialogo e la cooperazione tra culture nel suo paese. A quel punto inizia a ricevere minacce di morte, prima su Facebook e poi con terrificanti telefonate anonime. Per proteggere se stesso e la propria famiglia, Mohammed si rifugia a Aden, nel sud dello Yemen. Non immagina che di lì a poco la città sarebbe diventata il cuore del sanguinoso conflitto civile tra il Nord e il Sud del paese e di una guerra sussidiaria tra Iran e Arabia Saudita. Mentre sparatorie e bombardamenti scuotono la città, Mohammed si nasconde nel bagno del suo appartamento e lancia un disperato appello ai suoi contatti di Facebook. Anche se a malapena le conosce, alcune persone rispondono alla sua accorata richiesta d'aiuto: nel giro di tredici giorni quattro normalissimi ragazzi senza la minima esperienza diplomatica o militare, operando su sei diverse piattaforme tecnologiche e attraverso dieci fusi orari, tracciano una via di fuga per salvare Mohammed, intrappolato tra i ribelli huthi che arrivano da nord e i combattenti di Al-Qaeda che premono a sud.
Nel 1519, l'esploratore Ferdinando Magellano si imbarca dalla Spagna accompagnato da cinque navi e da più di duecento uomini alla volta delle Isole delle Spezie, in cerca di una più rapida via d'accesso a quelle terre ricche di tesori che valevano più dell'oro. Per arrivarci compirà un lunghissimo viaggio tra gli oceani, e realizzerà un'impresa che rivoluzionerà la concezione geografica del mondo conosciuto: circumnavigare la terra per la prima volta nella Storia. Laurence Bergreen, offre al lettore il racconto di un'epopea rivoluzionaria e maestosa che ha cambiato la storia del mondo e il modo in cui gli esploratori avrebbero navigato sugli oceani da quel momento in poi. Una spettacolare odissea durata tre anni, in cui passione, avventura e dramma si intrecciano, dando luogo a un resoconto appassionante sul senso dell'esplorazione e della scoperta.
Sotto il titolo di "Storia critica delle idee" è proposto in traduzione italiana un ciclo unitario di lezioni tenute da Husserl al termine dell'anno 1923 presso l'Università di Freiburg. Ciò che lo rende prezioso e che ne fa anzi un caso unico nell'insieme della produzione di Husserl, è l'andamento storico-filosofico della riflessione. I temi fenomenologici vengono qui fatti emergere in una considerazione critica delle tappe fondamentali della storia della filosofia europea - da Platone e dalla filosofia greca in genere fino a Leibniz e a Kant attraverso Descartes e l'empirismo inglese. Questo orientamento storico agevola certamente la comprensione perché rende esplicita la portata critico-polemica di ciascuna problematica, radicandola solidamente all'interno di luoghi ben noti della riflessione filosofica che vengono sollecitati secondo nuove direzioni interpretative. Nello stesso tempo, valutazioni e giudizi sul passato filosofico si ribaltano sul modo di intendere la fenomenologia, suggerendo prospettive interpretative inusuali. Ciò vale in particolare per l'ampiezza del dibattito sull'empirismo inglese, che mostra un'incidenza, non solo come obiettivo polemico, ma anche sul piano della formazione delle tematiche fondamentali, spesso trascurata dalla critica corrente.
Settant'anni orsono, la mattina del 19 maggio 1944, veniva rinvenuto nella casermetta di via Frutaz, ad Aosta, il corpo senza vita del notaio Émile Chanoux, impiccato alle sbarre della finestra della cella dove era stato rinchiuso la sera precedente dai suoi aguzzini. In quel momento Chanoux, leader del movimento resistenziale valdostano, diventava l'eroe delle non mai sopite istanze di autonomia politica e amministrativa della Valle d'Aosta. In realtà, dietro l'eroe si nascondeva uno scrittore politico di assoluto rilievo nel paesaggio del federalismo del Novecento, che individuava nella vocazione all'autonomia e all'autogoverno propria delle comunità territoriali dell'arco alpino l'elemento essenziale per guardare con fiducia all'Europa dei popoli e non degli Stati. Ripubblicare oggi il suo testo "Federalismo e autonomie" rappresenta il modo migliore per rendere omaggio alla sua figura.
Arminio Wachsberger venne arrestato dai nazisti a Roma il 16 ottobre 1943 e deportato ad Auschwitz perché ebreo. Dei 1.024 rastrellati quel giorno, ne tornarono solo 16: Arminio è uno di questi. Da subito, appena dopo la fine della guerra, il protagonista di questa storia ha voluto testimoniare sulle travagliate vicende della sua vita, con la parola e con la scrittura. La sua intraprendenza e la conoscenza delle lingue gli hanno permesso di guardare e raccontare gli eventi da un punto di vista privilegiato: quello dell'interprete tra i deportati e le autorità naziste. Dopo la guerra il suo ruolo di interprete non è venuto meno, e non solo nei tribunali: i suoi racconti hanno tradotto in un linguaggio comprensibile una realtà ai confini dell'immaginabile: la tragica esperienza dei lager nazisti. L'appassionata dedizione di Arminio Wachsberger al suo compito di testimone ha fatto emergere nuovamente diverse domande cruciali (su cui altri autori, fra cui Primo Levi, si erano interrogati con sofferta lucidità): che cosa si ricorda? che rapporto esiste tra testimonianza e verità? perché tra storici e testimoni è sorta una reciproca diffidenza? che rapporto esiste tra storia e memoria? quale ruolo svolgono la scrittura e la letteratura nella trasmissione della memoria?
Su una spiaggia della Versilia, al ritmo sincopato di un charleston una bambina, quasi una ragazza, inizia a muovere i suoi primi timidi passi di danza. È qui che comincia il racconto di Enzo Fiano, con un'immagine di giovinezza liliale, non ancora ruggente, ma ricolma di speranza. E tutto "Charleston" coglie l'invito di questo ballo, in un continuo inseguirsi di ricordi teneri e vibranti, capaci di illuminare persino i momenti più bui del Novecento, del fascismo, della Shoah, che hanno lasciato sulla storia e le persone che l'hanno vissuta un segno tragicamente indelebile. Così, come nella composizione di un'opera musicale, l'autore sceglie di rincorrere il tema - la storia della propria famiglia - attraverso undici variazioni, undici movimenti dell'animo umano che si culla a occhi chiusi tra il mondo di ieri e il presente. Un dolce esercizio della memoria che è non solo un modo diverso di riavvicinarsi al passato ma forse l'unico per gettare uno sguardo sul futuro. Prefazione di Emanuele Fiano e Andrea Fiano.
Scandali finanziari, abusi edilizi, corruzione politica e una crisi economica che arricchisce i pochi e impoverisce le masse. È Roma nel 1884, quando ci arriva Paolo Ciulla, giovane catanese assai versato nel disegno. Vuole studiare architettura e diventare un artista: non ci riuscirà. In compenso anni dopo, in una Sicilia sconvolta dalla dura repressione degli scioperi agrari e del movimento dei Fasci siciliani, verrà a galla il suo vero genio: quello per la falsificazione di banconote. È solo l'inizio di una "carriera" che si dipanerà per laboratori e stamperie, banche e taverne, trasformandolo in un paladino dei poveri messi in ginocchio dalla crisi. Paolo Ciulla, anarchico, criminale, benefattore, è un antieroe contemporaneo e la sua Italia è la nostra. Le sue avventure, raccontate con stile trascinante in questo romanzo dal vero, attraversano e illuminano un Novecento italiano che non è stato il secolo breve, ma il più lungo: iniziato nel 1861, non è ancora finito. L'interrogatorio di Ciulla, uno dei primi grandi processi mediatici del nostro Paese, ha il ritmo di una pièce teatrale: quasi cieco per le sperimentazioni con gli acidi, ma ironico e indomito, il principe dei falsari per giorni tiene testa a giudici e pubblici ministeri. Fino all'apoteosi finale, il più grande momento di gloria: il riconoscimento pubblico di un italianissimo genio.
"Un giorno ricreerò quella magia." Claudio Abbado aveva sette anni quando, nel loggione del Teatro alla Scala, i Nocturnes di Debussy diretti da Antonio Guarnieri gli strapparono quella promessa. Ne aveva trentacinque quando della Scala divenne direttore artistico. E cinquantasei quando raccolse da Herbert von Karajan la direzione dei Berliner Philharmoniker. Una carriera luminosa fatta di musica, viaggi, curiosità, impegno: dagli esordi nella Milano degli anni Sessanta, tra utopie e contestazioni di piazza, ai 90.000 alberi chiesti nel 2010 al posto del cachet per tornare nella sua città; dal podio del Concerto di Capodanno con i Wiener a quello del concerto di compleanno di Fidel Castro a Cuba; dal rilancio del Festival di Lucerna alla creazione dell'Orchestra Mozart a Bologna. Tutto questo nonostante la malattia, accettata come una nuova occasione per rimettersi in gioco, quasi una nuova avventura. Nel vivido puzzle di memorie composto da Giuseppina Manin non c'è solo l'artista, ma l'uomo: un Claudio Abbado che ci appartiene e ci interpella più che mai. È vivo il suo messaggio di difesa della natura: lui stesso confessava di sentirsi, in fondo al cuore, "un giardiniere". Sono vive la battaglia per una musica libera e per tutti, e la filosofia del silenzio e dell'ascolto. Sono vivi i suoi passi nei luoghi che amava, dai magici boschi dell'Engadina alle coste ventose della Sardegna. Perché il viaggio, per i veri viaggiatori, non ha fine.
La lunga e meravigliosa storia di Dario Fo ricreata come in un romanzo attraverso sogni, visioni, ricordi, testimonianze, aneddoti, rari documenti. Dai racconti strabilianti dei fabulatori del lago, i suoi primi maestri, alla passione per la pittura e per il teatro, due grandi amori che coltiverà in parallelo tutta la vita. E poi il terzo amore, Franca Rame, con la quale ha diviso la sua parabola umana e artistica. Con lei a fianco nelle prime farse, nelle tante commedie dello sberleffo politico, nell'avventura televisiva di Canzonissima, negli scontri con le censure...
Un memoir ardente e vivissimo, scritto di getto poco prima dell'esecuzione da una ragazza condannata a morte dai bolscevichi nel giugno del 1931. Evgenija Markon, figlia della borghesia intellettuale ebraica di Pietrogrado, moglie del poeta Aleksandr Jaroslavskij, anarchica, ladra, deportata in un gulag sulle isole Solovki, si racconta in queste pagine intense. «Una studentessa piena di sogni», così si definisce Evgenija, che disgustata molto presto dalla dittatura dei bolscevichi, decide che il mondo dei teppisti costituisce l'unica classe veramente rivoluzionaria. Decide dunque di vivere per strada e diventare ladra, sia per convinzione politica, sia per amore del rischio. Lontano dalle immagini eroiche della «costruzione del socialismo», in questo libro emergono la Mosca e la Leningrado degli emarginati, bambini di strada, ubriaconi, prostitute, vagabondi, raccontati in una lingua immediata.

