
Oggi, ci dice il cardinale Comastri, è difficile persino vivere l'attesa di un figlio: molte donne e uomini fuggono spaventati da responsabilità, fatiche e impegni che cambiano la vita e la nostra percezione dell'esistenza. In queste pagine, Comastri ci conduce all'interno del mistero dell'attesa di Dio, che in Maria corrispose proprio all'attesa di un figlio. Per lei e per Giuseppe, sponsalità, maternità e paternità non furono impegni da sfuggire, ma doni da accogliere e dai quali ottenere frutto. Le vite dei membri della Santa Famiglia non furono sotto il segno di una libertà personale totale, ma di una libertà messa in gioco nella relazione.
Viviamo tempi difficili, in cui le domande che ogni giorno ci vengono poste hanno risposte che ci sembrano sempre parziali, incomplete: una di queste, tra le più importanti, riguarda la nostra libertà. A chi affidarla? Di chi fidarci? Di chi diffidare? Le parole del cardinale Comastri non sfuggono alla domanda e alla sua complessità e non accettano di rispondervi superficialmente, anzi ci chiedono, in nome di Gesù, di non svendere la nostra libertà. Abbiamo degli esempi positivi nella nostra vita, dobbiamo solo avere il coraggio di tornare a guardarli per ottenere una luce nuova nell'interpretazione della nostra realtà.
Viviamo questi nostri complessi giorni in una confusione che ci distrae in vari modi dal cammino più vero e sincero: l'inferno, la tentazione, la nostra fragilità sono tutte espressioni del male che ci assedia. Dall'altra parte c'è un Dio che ha deciso di scendere nel nostro stesso inferno, ci dice il cardinale Comastri, un Dio che ha voluto abbracciare le nostre stesse tentazioni, mostrandoci che è possibile vincerle. Comastri, con le riflessioni raccolte a comporre questo libro, propone un preciso disegno atto a invitarci a uscire dal tunnel della sfiducia che, oggi più che mai, avvolge molti, per offrire, tramite la narrazione biblica, il rinnovarsi di una speranza che non potrà deludere.
Dall'epidemia di Covid19 al cambiamento climatico, dalle guerre alla crisi energetica, anche il nostro Occidente sta riscoprendo che cosa significhi avere paura del domani, vivere in una condizione di continua incertezza. Ritrovare Gesù di Nazaret, rimettersi sulle sue tracce, ci dice il cardinale Comastri, è una garanzia di qualcosa che non muta pur in un mondo in trasformazione: l'amore di Dio, infatti, resiste, è tenace, non cede al male. La presenza di Gesù, pur in mezzo ai dolori del mondo, è garanzia di una risposta e del ritrovamento di una forza che a volte ci sembra lontana. Oltre le nostre paure quotidiane, la felicità di chi ha incontrato Cristo offre uno spiraglio che non viene meno. In questo libro, dunque, saremo condotti ad approfondire il modo con cui l'amore di Dio non ci abbandona, nonostante i nostri timori.
La condizione umana è sempre in bilico tra un desiderio di infinito e un quotidiano di limitatezza; tra la voglia di una ricchezza che consolidi i nostri desideri e una croce che non smettiamo mai di portare. Come uscire da questo passaggio stretto? La scoperta del cristianesimo è l'unica risposta possibile: la vicenda di Cristo è infatti la garanzia di un'esistenza che sceglie l'amore per rispondere al dolore. Le pagine della passione di Gesù ci invitano a guardare alla nostra sofferenza sapendo che non siamo soli nel viverla. A chi si domanda cosa scegliere tra la ricchezza e la croce, Dio risponde in Cristo che la ricchezza è la croce.
Non c'è mai stata un'epoca in cui, di fronte allo sconforto delle esistenze, sia stato sentito tanto necessario l'annuncio della risurrezione. Mentre camminiamo fra disillusioni e speranze che sembrano svanite per sempre, mentre non ci attendiamo più nulla dal futuro, ecco che la parola della risurrezione, di fronte a tutto questo dolore, è una promessa che non resta disattesa: la promessa che nulla di ciò che viviamo finisce nelle tenebre, se manteniamo aperti gli occhi sul mattino di Pasqua. Quando ci sembra che scenda la notte non dobbiamo smettere di ripetere: "Resta con noi, Signore", poiché tu sei il Dio della vita, di quella vita che sembra sfuggirci di fra le mani, e che invece ci riconsegni per sempre.
È possibile leggere la liturgia nella vita di ogni giorno? Possiamo, come cristiani, fare in modo che essa ci parli anche fuori dalla ritualità? Percorrendo il capitolo 16 del Vangelo di Marco e le riflessioni che papa Francesco ha espresso nella lettera apostolica Desiderio Desideravi, Alessandro Deho' muove dallo smarrimento più grande - di fronte al vuoto del sepolcro - per delineare una liturgia della vita, fertile e infiammata di fede, che si nutra soprattutto di carità. Occorre mettersi in ascolto, essere pronti a cogliere e accogliere i segni del Risorto in ogni incontro, finanche nella fatica che viene naturalmente dall'iniziale rifiuto dell'annuncio di resurrezione.
Don Salvatore è un punto di riferimento sul tema del desiderio del sacerdozio; è stato ordinato in anticipo sulla data canonica (il 16 aprile 2015) a causa di una malattia terminale che lo porterà alla morte poco tempo dopo. Alla vigilia della sua ordinazione riceve l'inaspettata telefonata di papa Francesco, che lo chiama per rincuorarlo e chiedergli la sua prima benedizione da presbitero. Cosa che lui fa il giorno stesso in cui diventa ministro di Dio: dopo aver benedetto il Santo Padre afferma: "L'ho fatto con il cuore pieno di gioia perché per noi tutti è un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo e continuare a pregare per lui". L'ultima celebrazione eucaristica che don Salvatore officia ha la data del 26 giugno 2015. Nella sua morte molti hanno intravisto la presenza di qualcosa di speciale, in lui che aveva detto: "Oggi, da presbitero, prendo la consapevolezza che l'aderire ai dolori immensi del Cristo, così come fanno tanti altri miei fratelli, spalanca varchi di luce sul mistero del soffrire". Questo libro raccoglie alcune preziose pagine del suo periodo di formazione seminaristica: da esse emerge tutta la sua forte tensione all'assoluto, esemplare per ogni sacerdote e per chiunque guardi ancora al ministero presbiterale come a un segno della presenza, incarnata, dell'amore di Dio nella nostra storia.
Dal Golgota, dove fu crocifisso, Gesù lanciò forse il suo ultimo sguardo "terreno" non solo sulla Città Santa, ma su tutta l'umanità dolente che guardava senza ancora capire. La presente Via Crucis e le meditazioni che seguono nascono proprio percorrendo il selciato che conduceva al luogo del Cranio: la "Via Dolorosa", come tradizionalmente è identificata, nella quale Cristo abbraccia la croce per noi. È con l'auspicio che possano partecipare del clima spirituale in cui il Santo Sepolcro e Gerusalemme tutta sono immersi, che Massimo Tellan dona pagine ispirate e sentite ai suoi lettori, per vivere la Via Crucis non solo come momento di preghiera, ma anche come occasione per fare memoria del dono inesauribile che, lungo quella via dolorosa, si preparava per noi. Un cammino, quello proposto dall'autore, arricchito ulteriormente dai brani degli inni che si cantano ogni pomeriggio con la processione francescana nella Basilica del Santo Sepolcro, qui riportata e adattata per l'oggi. Dal selciato di Gerusalemme, seguendo le orme del Maestro, possiamo imparare a percorrere le tante strade del mondo cui siamo chiamati, le nostre vie dolorose che non comprendiamo; davanti agli occhi però avremo sempre una risposta, mite e potente, che si offre di consolare le nostre paure e i nostri dolori: è Gesù che, anche quando su di noi grava la croce, insegna al cuore come restare in alto, all'anima come volare libera.
Le stigmate sono episodio centrale della vita di Francesco. Spesso interpretate solo come partecipazione alla sofferenza di Cristo, le stigmate sono anche la possibilità di una nuova relazione tra Dio, i fratelli e il mondo.
Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1223, a Greccio, vicino a Rieti, san Francesco mise in scena il primo presepe della storia. Un libro per comprendere e rivivere il senso profondo di quell'evento.
«Una lotta. Un dramma. Una instancabile e appassionata ricerca di Dio. È questo ciò che emerge dalla lettura de La lotta con l'angelo, il primo diario di Divo Barsotti pubblicato anonimo nell'ormai lontano 1954. Chi conosce la Bibbia avrà già riconosciuto nel titolo un evidente rimando all'episodio narrato in Gn 32,23-33, in cui l'autore sacro racconta la lotta di Giacobbe con Dio presso il torrente Iabbok». (dalla Prefazione di Stefano Albertazzi) «In questo diario si parla dell'autore come di un'"anima sacerdotale che la grazia interiormente sollecitava al Signore". Si usa il procedimento d'una fictio letteraria, fingendo che l'autore sia sconosciuto, morto poi nell'estate del 1942. [...] Barsotti giustifica la ragione della pubblicazione con il desiderio di "aprire le anime a una visione più alta di vita soprannaturale". Le parole del diario, per il Barsotti, "rivelano meno l'uomo che Dio", [...] Dio conosciuto e amato tramite Gesù Cristo» (da Emilio Grasso, "L'esperienza di don Divo Barsotti attraverso la lettura dei diari" in: S. Tognetti - G. Guarnieri - L. Russo [a cura di], Cerco Dio solo. Omaggio a don Divo Barsotti, Comunità dei figli di Dio, Settignano 1994, 21.27).