
Papa Francesco ha affermato che tutti siamo sotto la pressione della «cultura del provvisorio». Su questo terreno sembrano sorgere molte fragilità vocazionali. Come leggere tale fenomeno? Quali modelli formativi proporre per rafforzare il senso della vita come dono e la perseveranza nel cammino intrapreso? Nel volume, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per la vita consacrata e le società di vita apostolica, e l’arcivescovo José Rodriguez Carballo, segretario dello stesso dicastero, interpretano l’attuale situazione con realismo e speranza, indicando il compito delle istituzioni nel promuovere l’ideale di una vita dedicata alla sequela di Cristo. Lo psicologo Amedeo Cencini mostra la crisi come opportunità di crescita e propone un modello di formazione integrale capace di andare oltre un approccio moralistico e formale. Gli interventi di formatori, rappresentanti delle grandi aree geografiche in cui opera il carisma francescano, rilevano le sfide e le opportunità che le diverse culture costituiscono per la fedeltà vocazionale. Il sociologo Giovanni Dal Piaz, infine, rilegge la situazione attuale indicando i segni di una perseveranza che passa attraverso la strettoia di mutamenti sociali inediti.
Santa Veronica Giuliani, vissuta tra il Sei e il Settecento a Città di Castello, in Umbria, è probabilmente l'esponente più rilevante della mistica barocca in Italia. La sua vita spirituale è stata contrassegnata dalla contemplazione amorosa e dall'esperienza della passione di Cristo, dal mistero della croce, dal desiderio incoercibile dell'immolazione e della sofferenza espiatrice. Fenomeni straordinari, eroicamente chiesti e vissuti nel triplice aspetto compassivo, espiativo e redentivo sono solo il segno esteriore di ciò che la santa visse interiormente. La fedeltà nello stare in croce, l'offrirsi vittima, la sua missione diretta e personale, rappresentano le scelte concrete di una donna totalmente dedicata alla sua vocazione. Le pagine del volume rendono ragione di questo singolare compito, vissuto nella più radicale povertà e umiltà, attraverso la presentazione della sua missione espiatrice ("essere mezzana", stare in mezzo). Nella prima parte, la ricerca tratta della vita e della spiritualità di Veronica Giuliani alla luce dei suoi scritti, considerando il contesto spirituale del XVII e XVIII secolo. La seconda parte studia il Diario della santa e propone una rigorosa indagine lessicale proprio sul significato del termine "mezzana".
Il manuale ripercorre in modo sintetico, ma scientificamente documentato, il vasto panorama delle esperienze spirituali nate e immerse nella vita evangelica di Francesco e Chiara d'Assisi. La circolarità tra spiritualità e storia consente di superare una visione autoreferenziale della vicenda francescana per coglierne il nesso con i grandi mutamenti generali, nella convinzione che la spiritualità sia l'esperienza di contagio che un determinato carisma produce nel tempo. Questo primo volume offre alcune chiavi di lettura dell'esperienza spirituale del Santo di Assisi, esamina il rapporto tra i francescani e la società urbana e affronta il «lungo XIV secolo» che va dalla morte di Bonaventura da Bagnoregio allo scisma d'Occidente. La sintesi proposta dalla Chronica XXIV Generalium consente inoltre di indagare le proposte spirituali delle Osservanze francescane maschili e femminili, mentre il capitolo finale suggerisce alcune letture di vicende francescane nel passaggio tra medioevo ed età moderna.
Il titolo del volume, forse un po' strano, prende spunto dal primo capitolo: «Donna è quando...», che diventa una specie di ritornello, unificatore di tante e varie situazioni che la donna vive e in cui ritrova se stessa, le proprie contraddizioni, le nostalgie, la speranza.
Figure di donna si intrecciano con racconti che hanno come riferimento la vita quotidiana, assieme a medaglioni di storia rivisitata con tocco inatteso, o a temi e personaggi biblici filtrati con libertà interiore. E sempre il tema della soggettività: il tempo del distacco, la casa, l'amicizia, la preghiera, il corpo.
Duplice il filo conduttore: la spiritualità quotidiana, raccontata dalle situazioni più banali a quelle più impegnative; la vita francescana che fa da sfondo a diversi racconti.
Sommario
Premessa e avvertenza. I sezione. Donna e donne. II sezione. On the road. III sezione. Incontri e scontri. IV sezione. Andar per Bibbia. V sezione. Quando il tempo si fa breve.
Note sull'autrice
Clara D'Esposito (Roma 1934) è laureata in lettere classiche all'Università di Roma nel 1956 e ha insegnato lettere nei licei statali dal 1961 al 1990. Nel 1971 ha emesso la professione nell'Ordine francescano secolare e in esso è stata maestra di formazione a livello locale e regionale, vicepresidente nazionale e ministra di fraternità. È tuttora maestra di formazione nella sua fraternità. Collabora alla rivista Messaggero Cappuccino. Presso le EDB, nella medesima collana ha pubblicato Io sono Bartimeo (2007).
Il volume raccoglie sette manoscritti inediti dell'autore. Si tratta di meditazioni da lui elaborate durante la degenza nel sanatorio del Lido di Venezia, tra il settembre 1959 e il febbraio 1960, che costituiscono un'opera unitaria per tempo di composizione, tema sviluppato e struttura delle parti.
Il titolo, puramente redazionale, esprime l'intreccio delle riflessioni di p. Raffaele, ove ricorrono tre parole chiave: la consacrazione a Maria rivissuta come sacerdote, secondo le parti della Messa.
Dallo stile vivace e immediato, le meditazioni non furono prodotte per la pubblicazione: esse dal cuore fluiscono e al cuore parlano, manifestando maturità umana e profondità di pensiero.
Sommario
Introduzione (p. C. Dallari). I. Come è la Madonna. II. L'Immacolata e l'Ostia. III. La Presentata e l'offertorio. IV. L'Annunciata è la mia consacrazione. V. L'Addolorata e la consacrazione della Messa. VI. La Regina del cenacolo e la comunione. VII. L'Assunta e l'Ite, missa est.
Note sull'autore
Raffaele Spallanzani nasce a Mestre il 15 marzo 1922. A 17 anni entra nell'Ordine dei frati minori cappuccini; viene ordinato sacerdote nel 1945. Ammalato per 29 anni, la sua disponibilità ad alleviare le sofferenze morali e spirituali del prossimo è smisurata. Muore il 5 dicembre 1972. Il 23 maggio 2008 viene aperto in diocesi di Modena il processo canonico per la sua beatificazione. Lascia molti scritti e un numero considerevole di discorsi, conferenze, ritiri spirituali. Di p. Raffaele le EDB hanno pubblicato La prima linea di P. Pio (2004) e La rivoluzione di Maria (2009).
L'autore, che si definisce un "ateo non dogmatico e fedele", si interroga su che cosa resta quando si perde la fede e in che cosa consiste una spiritualità senza Dio. In sintesi, la risposta è la seguente: "Una spiritualità senza Dio è una spiritualità dell'immanenza, una spiritualità della fedeltà più che della fede, dell'amore più che della speranza, dell'eternità presente più che di quella a venire, infine dell'azione e della meditazione più che dei riti o della preghiera".
C'è una dimensione del futuro che, a partire da Agostino, vanta una lunga tradizione nel pensiero occidentale. Essa riguarda la vita interiore, risorsa disponibile solo se si osa l'avventura della conoscenza di sé, dell'educazione, del primato accordato ai valori umani. L'inefficacia del discorso moralistico e impositivo e il logoramento di quello esortativo e paternalistico confermano l'esigenza di cercare altrove le risposte e le indicazioni di futuro. Questa tradizione ci dice che il futuro nasce anche dall'interiorità. In tale contesto svolge un ruolo fondamentale una facoltà solitamente tenuta in sospetto, l'immaginazione. Movimento interno alla creatività, essa non è riducibile a illusione o a fuga dal reale, ma è un atteggiamento esistenziale che apre una strada al futuro e pensa che ciò che non è possibile oggi lo potrà essere domani.
"Non so come, stiamo parlando di deserto e comincio a raccontare la storia di Lawrence d'Arabia e del suo bellissimo turbante azzurro e scivolo discretamente nel discorso, buttando lì che probabilmente dovrò sottopormi a una cura che mi farà perdere i capelli. Ricordo come una lama affilata il commento di mio figlio: 'Allora, mamma, vuol dire che hai avuto un tumore; anche un bambino a scuola è senza capelli perché ha avuto un tumore quelli che perdono tutti i capelli hanno un tumore'". Un duetto sul tempo della malattia dove la scrittura diventa indagine, scavo, consolazione. E dove "stare" è un verbo attivo. Nota di lettura di Silvano Petrosino.
«"Hanno pugnalato frèreRoger durante la preghiera della sera". Il 16 agosto 2005 sono le 22 quando ricevo sul telefono questa frase senza firma da un numero sconosciuto. Nella sua estrema sintesi, il messaggio suona terribile e sinistro. Non cerco nemmeno di capire, è tutto semplicemente impossibile. Ho come un rifiuto interiore e una profonda irritazione per una frase che mi sembra una sciocchezza di pessimo gusto. Purtroppo la notizia si rivela presto vera. Frère Roger è stato ucciso mentre pregava: l'ultima ed estrema testimonianza di un uomo di Dio che ha segnato la mia vita come quella di migliaia di giovani e meno giovani in tutto il mondo».
La pratica del digiuno e le scelte alimentari rivestono un'importanza fondamentale per la storia del movimento monastico nella tarda antichità, nonostante la carenza delle fonti materiali e il fatto che cibo e bevande possiedono un significato simbolico non univoco, bensì continuamente rimodulato, anche all'interno di uno stesso contesto culturale e religioso. In merito alla pratica ascetica del digiuno l'autore prende in esame due esempi. Il primo riguarda Paolo il Semplice, che per essere accolto come monaco da Antonio viene sottoposto a diverse prove, in cui il cibo e l'acqua svolgono un ruolo centrale. Il secondo è un passo delle Confessioni in cui Agostino afferma di lottare "ogni giorno contro la concupiscenza del cibo e della bevanda" perché, a differenza dei "piaceri venerei", la gola è più difficile da tenere a freno. Dai due casi emerge che la sfida più importante degli asceti non consisteva nel reprimere il desiderio sessuale, come invece sostiene lo storico Peter Brown, ma nel controllare la fame e la sete. La categoria moderna di sessualità, dunque, sarebbe poco adatta per comprendere il fenomeno tardoantico dell'ascetismo.
La vocazione, la preghiera, la comunità, l'obbedienza, il combattimento spirituale, il silenzio. Attraverso l'affascinante racconto di dom Jean-Marc Thevenet, abate della celebre abbazia cistercense d'Acey, fondata in Francia nel 1136, si può ripercorrere la giornata di un monaco. E intuire che le comunità monastiche dicono ai pellegrini e ai vagabondi - e un po' tutti lo siamo - che la «comunione è possibile», nonostante le barricate che si erigono e muri che si alzano. Perché comunione e ospitalità sono inseparabili.
In queste pagine, più che mai attuali, don Primo Mazzolari, sacerdote coraggioso, ci ricorda che i poveri sono la vera ricchezza della Chiesa, l'unica salvezza del mondo. Come dice anche papa Francesco: «Chiediamo al Signore la grazia di vedere i poveri che bussano al cuore, e di uscire da noi stessi con generosità, con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di Dio possa entrare nel nostro cuore».