
Come vivere felici? Come accettare e valorizzare se stessi? In che modo stabilire rapporti sereni e duraturi con gli altri? A queste e altre domande, John Powell, autore di numerosi bestseller spirituali, risponde in questo libro dal titolo così particolare. Con l'intelligenza di chi ben conosce l'animo umano, egli porta il lettore, attraverso una serie di brevi riflessioni ricche di aneddoti e di umorismo, a lavorare su se stesso con dieci esercizi che, se svolti adeguatamente, lo lasceranno diverso e migliore di prima. Una sfida e un impegno, dunque, ma anche un viaggio piacevole e profondo dentro di sé. E allora... perché non imparare a vivere felici? "Un mondo più grande e una vita più piena ti aspettano. Ma devi arrivarci con l'esercizio. Avanti, buttati! Renditi felice!".
Il libro nasce dal desiderio di comunicare l'urgenza dell'amore come sponsalità, amicizia, comunione-comunità, affinché non venga equivocato, banalizzato, tradito, ma circoli tra noi. L'amore, infatti, non è una passione unificatrice né un invischiamento, non è amarsi attraverso l'altro, ma corrispondere all'Altro. Queste pagine sono frutto di una sinergia, sempre in atto, tra lo stile di vita monastico di Madre Cànopi, la sua sollecitudine materna dell'amore di Grazia, e la premura al servizio degli altri e alla "vita buona" nella carità di Beatrice Balsamo. L'amore nasce dal silenzio, dal distacco. L'amore è una brezza leggera.
Ci sono storie che raccontano la vita, che rivelano sconfitte da cui emergono nuovi legami, che smascherano il vero senso dell'esistenza umana. E ci sono storie che riferiscono l'amore di Dio verso l'umanità: un amore energico che scuote dal torpore e non esita a discutere e a provocare. Riflettendo sulla parabola del padre di due figli (Lc 15,1-32), questo libro cerca di capire come, attraverso Gesù Cristo, si possa vivere una relazione d'amore con Dio, il Padre di molti figli. Questa parabola infatti non è una storia qualunque: è la storia della nostra vita e della nostra fede e sfocia nella storia dell'amore di Dio, il Padre che accoglie i suoi figli, lontani e vicini. Il Padre è la "casa" a cui siamo diretti, dopo la lontananza sofferta lungo il percorso della vita. Soltanto una relazione d'amore con il Padre salverà la nostra vita.
Vivere una vita spirituale vuol dire intraprendere il viaggio più importante e impegnativo che esista: quello verso l'interno di sé. Viaggio che conduce a diventare ciò cui si è chiamati ad essere: se stessi. Un viaggio faticoso e insieme affascinante che, attraverso la domanda che si fa consapevolezza, permette di lasciare il porto della noia e, frantumando l'inganno della banalità, approdare a quell'orizzonte di senso cui l'umano, da sempre, è destinato. "Non è nella profondità che si annega, ma nella superficialità" (Luciano Manicardi)
La perla è splendida e preziosa. Nasce dal dolore. Nasce quando un'ostrica viene ferita da qualcosa d'estraneo. In quel momento la conchiglia, per proteggere il proprio corpo indifeso, inizia ad avvolgere il male che è entrato in lei con la madreperla. Alla fine si sarà formata una bella perla, lucente e pregiata. Se non viene ferita, l'ostrica non potrà mai produrre perle, perché la perla è solamente una ferita cicatrizzata. Tutto ciò che ha il sapore del limite, racchiude in sé anche la possibilità del suo compimento.
Incamminarsi lungo i sentieri dell'interiorità significa ritrovare le energie per vivere consapevolmente la nostra quotidianità e per esprimere noi stessi attraverso gesti, parole e atteggiamenti autentici. Queste pagine mostrano come, attraverso il training autogeno, ognuno possa imparare l'arte dell'ascolto del suo corpo e della sua interiorità, cioè di quel mondo spirituale dove ogni persona vive la propria libertà, la propria unicità, le più profonde inclinazioni e l'amore per qualcuno o per qualcosa per cui spendere la propria vita. Qui molti si aprono alla trascendenza e i cristiani trovano il volto del Dio trinitario. Dentro di noi può allora sorgere il dialogo con il Tu divino, la preghiera come luogo di autentica relazione tra l'uomo e Dio. "Non andare fuori ma torna in te stesso; nell'uomo interiore abita la verità." (Sant'Agostino)
Non sono le tante parole a farci abitare il mondo, ma le parole custodite. E anche il nostro essere in relazione con gli altri nasce dalla capacità di custodire la parola, di farla abitare in noi attraverso lo spazio bianco, il tempo della memoria e soprattutto il silenzio, che ci permette di aprirci alla dimensione trascendentale del mondo. La parola che non ha possibilità di risuonare in noi, di lasciarvi una sua traccia, è una parola perduta, smarrita, vanificata. Questi brevi racconti rimandano a diverse esperienze spirituali: la necessità di compiere quei passaggi che segnano l'esistenza in profondità, l'esperienza del cammino, legata a immagini di cambiamento, cesure, simboli che ci ricordano come l'intera vicenda umana possa essere letta come un perenne andare oltre. In forza della loro brevità coltivano l'allusione, il paradosso, il non detto, in un vasto orizzonte narrativo che resta consegnato al lettore e che si affida alla sua capacità di aggiungere senso al testo.
"Che lettore di Vangelo sia don Fabrizio è subito chiaro. Per lui Gesù è il liberatore, colui che scioglie l'uomo dai vincoli di ogni sovrastruttura superflua, di ogni convenienza e connivenza mondana. Un Gesù povero tra i poveri, la cui incarnazione si compie ancora, ogni giorno, nelle ferite e nelle lacrime di ogni sofferente. A questo Cristo don Fabrizio dà del tu, perché al più umano fra gli uomini non ci si può rivolgere altrimenti. Si impara molto, leggendo questo libro. Più che altro, però, si ritrova una prospettiva che sembrerebbe altrimenti perduta: quella per cui ogni racconto è il racconto di un ritorno, e cioè di una perdita e di una salvezza. A riassumere le storie di tutti, in quella che diventa la storia di ognuno, è la vicenda irripetibile di Gesù di Nazareth. Crediamo di conoscerla, come se fosse una favola. Invece ci sorprende sempre, come se fosse il resoconto di una vita che ancora dobbiamo incontrare". (Dalla Prefazione di Alessandro Zaccuri).
Scrittori di Scrittura" è un progetto che presenta al pubblico le opere di alcuni autori che si sono cimentati nella riscrittura di un brano biblico secondo la propria sensibilità. Ogni volume è corredato della breve introduzione esegetica di un biblista e della traduzione del testo originale dall'ebraico o dal greco. In questo volume, Margherita Oggero dà la voce a Isacco che, al termine della sua lunghissima vita, ricorda gli avvenimenti più importanti e misteriosi, e pone domande a Dio. "E tu, Signore mio, che il tuo nome sia sempre benedetto, perché ci hai creati a tua immagine e somiglianza, ma non ci hai concesso di capirti?"
Pensare ai malati nella cosiddetta fase terminale significa quasi immediatamente immaginare un confronto con la morte, con il comprensibile senso di rifiuto che questo può comportare. Eppure questa fase delicata e drammatica può rivelarsi infinitamente feconda, sorprendente e talvolta addirittura più ricca e vera di tutto il tempo che l'ha preceduta. Queste pagine riprendono alcuni passaggi dell'autobiografia di Cicely Saunders - che gettò il seme delle moderne cure palliative e diede vita al primo hospice nell'Inghilterra degli anni '60 del secolo scorso - e raccontano l'esperienza di alcuni incontri nati nell'assistenza spirituale in un hospice riportando, senza retorica, il rapporto con la malattia a un dialogo più profondo con la vita, non solo pensata verso l'eternità, ma volta ad una vera riconquista del tempo e delle relazioni. Perché se morenti si nasce... viventi si diventa. "Lo spazio-tempo della morte è, per chi accetta di entrarci, un'occasione indimenticabile di intimità." (Marie de Hennezel)
Luigi e Zelia Martin, per vie diverse, andarono oltre il disappunto per i "no" ricevuti alla richiesta di entrare in convento, ma non potevano immaginare che proprio quell'esperienza avrebbe creato tra loro un ponte ideale a distanza che li avrebbe portati a percorsi imprevisti e fecondi. Lo Spirito ha svolto nei loro cuori un'opera preziosa di umiliazione e di elevazione, di distruzione e ricostruzione. I coniugi Martin si aprirono ad ascoltare al di sopra di tutto la voce di Dio, così come si sarebbe manifestata nella loro concreta situazione di vita. Finalmente pronti all'imprevedibile, seppero porgere l'orecchio solo alla voce di Dio, per compiere la sua volontà. Anche questo santa Teresina imparò dai genitori, quando nella sua "Autobiografia" scrisse che avrebbe desiderato tutte le vocazioni e tutte le missioni possibili.
Che caratteristiche ha la personalità di Gesù, così come è descritta nei Vangeli e riletta alla luce della psicologia del profondo inaugurata da Sigmund Freud?
Se ci soffermiamo su alcuni episodi emblematici della Sua vita, possiamo cogliere nitidamente come Gesù fosse perfettamente padrone di se stesso e dotato di una capacità relazionale straordinaria. In mezzo a persone squinternate, malate, con il cuore inquinato e ferito, mostra un’autorevolezza sconcertante e non lesina mai la parola del perdono. È in grado di instaurare rapporti veri, di pacificare la persona che incontra e di farla ripartire daccapo, fiduciosa e colma di speranza, qualunque sia la sua situazione.
Attraverso un linguaggio comprensibile e scorrevole, questo approccio alla personalità di Gesù secondo i dinamismi inscritti nella nostra umanità ci porta alla soglia del Suo “mistero”.
Un piccolo trattato di “cristologia”, alla luce della psicologia del profondo, che ci aiuta a rendere ragione della speranza che è in noi.